2
luce favorevole della concretezza e operatività.
Tale modo di presentare l'argomento mette a
disagio chi ha qualche difficoltà a subire passivamente
le ricette, americane o giapponesi che siano. Non c'è
solo da decidere cosa fare e come farlo, infatti c'è
anche da capire il perché e il per chi, senza i quali si
rischia di fare degli errori. Ciò dipende, almeno in
parte, dall'ambiguità che accompagna da sempre il
concetto stesso di qualità e l'uso che del concetto si é
fatto; basta ricordare che esso contiene sia il significato
di caratteristica (un oggetto ben fatto), sia quello di
valore (un prodotto fatto con materie prime di pregio,
ben diversi tra loro). Forse dipende anche dal rapido
processo di generalizzazione dell'ambito considerato
che procede per successivi ampliamenti e crescente
astrazione.
La qualità é attualmente argomento di moda, ma
ha dovuto superare degli alti e bassi, analogamente al
fenomeno-formazione, che solo negli ultimi anni é in
continua e costante crescita e diffusione. Non si é
3
compiutamente verificata una parallela e
corrispondente crescita sul piano del sapere, dei
modelli teorici di riferimento, dell'innovazione e della
qualità.
L'idea é che la formazione, intesa come
formazione professionale o formazione manageriale: in
ogni caso formazione degli adulti, sia oggi alle soglie
di un decisivo salto di livello. Molte delle novità
metodologiche delle riformulazioni teoriche proposte
in questi ultimi anni, lasciano intravedere i segni di una
rottura imminente, di una discontinuità con il passato.
La formazione ha visto in questi anni perdere
spessore di Know-how e tensione verso l'espressione di
un orientamento o di un modello culturale proprio.
L'idea é che il salto di qualità sia possibile solo
attraverso una rielaborazione, un recupero, un
ripensamento del passato in vista di un progetto di
miglioramento della qualità di educazione degli adulti
1
.
Obiettivo primario di questo lavoro di tesi é stato
1
Cfr. G. P. Quaglino, Fare formazione, Edit. Il Mulino, Bologna,
1985, pp. 7-8.
4
di ricercare il disegno di un progetto formativo che
mirasse al miglioramento qualitativo dei processi di
formazione. Viene proposto un progetto formativo e
attuato presso l'Unità Formativa Territoriale delle
Ferrovie dello Stato di Bari.
Infine é stata fatta una raccolta dati relativa ai
risultati del corso per valutare se l'obiettivo é stato
raggiunto, cioè per valutare se c'è stato apprendimento
e applicazione dei contenuti e dei metodi da parte dei
partecipanti.
PARTE PRIMA
LA QUALITA'
6
CAPITOLO 1
PRIMA DI PARLARE DI
QUALITA'
7
1.1 INTRODUZIONE ALLA QUALITA'
Non c'è dubbio che la filosofia della qualità, pur
essendo nata in Occidente, abbia finora raggiunto il
massimo risultato in Giappone. Negli Stati Uniti, infatti
dove é nato, il Sistema Qualità era in origine
subordinato alla suddivisione delle responsabilità tipica
dell'organizzazione scientifica del lavoro elaborata
dall'ingegnere americano Frederick Winslow Taylor
(1856-1915). I principi del taylorismo si possono
riassumere nello sviluppo di una scienza
dell'organizzazione dalla quale derivare sia precisi
criteri di scelta e addestramento della manodopera, sia
la definizione degli standard di lavoro su cui basare un
salario differenziale. In Europa la diffusione del
taylorismo é stata mediata dalla maggiore tradizione
culturale umanistica. In Giappone, invece, il rifiuto del
taylorismo, incompatibile con la cultura e la tradizione
di un popolo che ha un elevato senso di partecipazione,
impose una totale revisione delle teorie sulla qualità. Si
8
ebbe cosi' il più grande moltiplicatore di effetti mai
riscontrato nelle attività economiche e industriali
1
.
Quella che si va affermando oggi é una nuova
logica di impiego delle risorse umane all'interno
dell'azienda, che obbliga ad una profonda revisione dei
sistemi formativi e dei paradigmi organizzativi.
Nel mondo del lavoro, solo da poco si é capito
che professionalità non può voler dire solo sapere come
saper far funzionare qualcosa, ma soprattutto sapere
che uso farne, cosa tirare fuori; il che non é solo un
problema tecnico. Nel mondo giornalistico si
raccomanda sempre la formula 5w ottenuta dalle
iniziali delle parole inglesi Who, What, Where, When,
Why, How cioè chi, cosa, dove, quando, perché, come;
in effetti si tratta di sei punti o riferimenti che é utile
considerare per qualsiasi tipo di situazione o problema.
1
G. Pala, La qualità perché, per chi e come farla. Dalla Cultura
della produzione a quella del servizio, Edit. Franco Angeli, Milano, 1994,
p.13.
9
Sempre in campo professionale, si percepisce la
seconda grande rivoluzione dopo quella che é stata
generata da processi di industrializzazione, che
qualcuno chiama ritorno all'artigianato. L'artigiano era
un lavoratore autonomo, autosufficiente, che cioè
cercava di assolvere da solo a tutte le incombenze
necessarie alla sua attività; il suo modo di lavorare é
passato di moda, ed é nata la dimensione industriale,
che assegna le diverse incombenze a specialisti che
assicurano l'ottimizzazione del proprio ruolo. Da
quando la tecnica, e in particolare l'informatica, ha
semplificato i metodi, viene a mancare l'esigenza di
molte specializzazioni, o almeno della loro parte più
esecutiva, perché se i metodi diventano semplici
essi possono essere riconsegnati a chi gestisce l'attività
principale, proprio come nel mondo artigiano. E come
un tempo, il nuovo artigiano, potrà lavorare a casa con
la sua macchina, perché la riconquista dell'autonomia,
ridurrà l'esigenza di raccordare la sua mansione con
10
altri, in un ufficio in comune
2
.
Ciò che si vuol sviluppare nella prima parte é il
perché sia da considerare ormai irrinunciabile fare
qualità; la seconda parte riguarda i soggetti ai quali la
qualità si rivolge e quindi per chi essa abbia rilevanza o
conseguenze. Nella terza parte é stato proposto un
disegno di progetto formativo e attuato presso l'Unità
Formativa Territoriale delle FS di Bari. Infine é stata
fatta una raccolta di dati relativa ai risultati del corso,
per valutare se l'obiettivo é stato raggiunto.
2
Cfr. G. Pala, La qualità: perché, per chi e come farla. Dalla
cultura della produzione a quella del servizio, Edit. Franco Angeli, Milano,
1995, pp.13-14.
11
1.2 PERCHE' LA QUALITA'
In mercati sempre più aperti ed
internazionalmente competitivi la qualità dei beni e
servizi é diventata uno dei fattori decisivi non solo per
il successo, ma anche per la sopravvivenza delle
aziende industriali.
Qualità significa per i prodotti la capacità di
rispondere pienamente alle richieste esplicite ed
implicite dei mercati e, per le aziende produttrici, la
capacità di produrre a costi competitivi.
E' evidente che la qualità, dipende
fondamentalmente dalla capacità professionale del
personale delle aziende produttrici e dell'impegno
continuo del personale suddetto a tutti i livelli per
assicurare qualità competitiva ai prodotti ed ai processi
da cui i prodotti emergono.
Ma capacità professionale ed ingegno non
possono essere pienamente utilizzati se non sorretti da
un'organizzazione adeguata che sappia combattere la
12
competitività internazionale nei mercati aperti.
Il sistema qualità dovrebbe privilegiare le azioni
di prevenzione per evitare l'insorgere di problemi, pur
senza trascurare la capacità di risposta e di correzione
degli errori, qualora si verificassero.
13
CAPITOLO 2
DI COSA PARLIAMO
14
2.1 VALUTAZIONE E SOGGETTIVITA'
Per definire cosa è la qualità occorre ricordare
che i giudizi qualitativi sono necessariamente
soggettivi. Poiché il giudizio più importante é quello
del cliente, é necessario passare dalla cultura del
prodotto a quella del servizio e del valore per il cliente.
La qualità infatti ha sia il significato di caratteristica sia
quello di valore che soggettivamente prevale.
Secondo un noto aforisma "la bellezza é
nell'occhio di chi guarda", cioè non va dimenticato che:
giudizi qualitativi implicano sempre valutazioni
soggettive e che il concetto stesso di qualità é
sfuggente, facile da esemplificare, ma frustrante per la
difficoltà di definirlo. La qualità é relativa al punto di
vista di chi la valuta e quindi se ne possono dare
definizioni diverse. Per un uomo di marketing qualità
vuol dire prodotti capaci di migliori prestazioni,
tecnologia avanzata, chi si occupa di produzione
invece, ragiona in termini di conformità alle specifiche
15
di progetto e di metodi per fare bene le cose fin dalla
prima volta. Costoro definiscono comunque la qualità
in termini di qualità del prodotto.
Anche chi non ha a che fare con i prodotti, come
gli addetti alla logistica, all'organizzazione, deve
preoccuparsi della qualità. In definitiva nessuna
funzione aziendale guarda globalmente alla qualità, ma
ciascuno dei punti di vista é in qualche modo corretto e
può contribuire a darne una definizione completa
3
.
3
G. Pala, La qualità: perché, per chi e come farla. Dalla cultura
della produzione a quella del servizio, Edit. Franco Angeli, Milano, 1994,
p.17.