LA QUALITÀ NELL’IMPRESA
AERONAUTICA PER MIGLIORARE LA
Introduzione
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Anche l’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) ha recepito
l’importanza di tale concetto ed è in essere una serie di interventi per
affrontare il problema in modo più mirato. Oggigiorno, comunque,
un’Azienda Aeronautica che non presenta un proprio sistema Qualità non può
essere autorizzato dall’ENAC ad operare nel nostro territorio nazionale ed in
Europa.
Si nota quindi l’importanza basilare per un’Azienda Aeronautica di un
efficace e mirato sistema Qualità, concetto che andremmo a studiare in tutti i
dettagli per meglio chiarirne l’utilità e soprattutto la messa in atto.
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Cap. I
Storia della Qualità
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CAPITOLO I
STORIA DELLA QUALITÀ
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Anche se il concetto di Qualità sotto forma di certificazioni è abbastanza
recente, si possono notare le origini di una ricerca di questo concetto fin dalla
prima rivoluzione industriale, quando si rese necessaria una produzione
efficiente e con un certo grado di efficacia.
Gli storici hanno definito tre rivoluzioni industriali, che hanno portato le
attività umane da una produzione prettamente agricola all’era della tecnologia
diffusa su larga scala e delle telecomunicazioni.
Mentre non si nota grande differenza nell’affrontare il sistema Qualità
durante il passaggio dalle varie rivoluzioni industriali, importante differenza
di applicazione e soprattutto di interesse manageriale si può osservare a
seconda delle civiltà.
1.1 Nascita del problema Qualità
Il problema della Qualità si pose ai produttori di beni e servizi agli inizi
del secolo scorso, quando le nuove tecnologie, l'applicazione del fordismo e
del taylorismo diedero inizio alla produzione industriale di massa di prodotti a
prezzo contenuto destinati ad un alto numero di consumatori.
Il controllo di Qualità è infatti legato al metodo della scomposizione del
prodotto in un processo di fabbricazione sempre più intricato, in quanto la
complessità del ciclo e del prodotto rischia di diventare ingovernabile in
mancanza di un controllo a posteriori che rilevi le imperfezioni e che possa
dunque correggere, attraverso un feedback (una retroazione) di informazioni,
la progettazione ed il metodo di produzione.
In questa fase il problema consiste nell'individuazione di un meccanismo
operativo che consenta di separare i prodotti buoni da quelli difettati. Tale
compito è affidato a dei collaudatori che, al termine del processo produttivo,
provano i prodotti completati, scartano quelli non rispondenti a standard
prestabiliti consentendo di far affluire sul mercato una produzione con il
minimo numero di prodotti non all'altezza di soddisfare le presunte esigenze
dei consumatori.
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1.2 La gestione della Qualità in Giappone
Fu in Giappone che si diede forma attivamente al concetto di Qualità.
Infatti allo scoppio delle ostilità con gli americani in Giappone vi erano tre
livelli di Qualità:
1. il primo livello era rappresentato dai prodotti destinati
all'esportazione, in quanto per anni i giapponesi avevano sfruttato la
maggior parte dei loro capitali, dei loro migliori managers, dei loro
ingegneri e dei loro materiali per le ambizioni imperialistiche della casta
militare dominante nel paese Tali prodotti essendo i soli conosciuti in
occidente, fecero identificare in tutto il mondo il "made in Japan" con la
scarsa Qualità;
2. poi c'era il secondo gradino, occupato dal materiale militare,
senza dubbi qualitativamente superiore a quello americano (soprattutto
siluri ed aeroplani da combattimento);
3. infine c'erano i prodotti fatti a mano secondo l'antica tradizione
giapponese: spade, carta, vasellame laccato, rame e xilografie, che
unanimemente, sin dal XVI secolo, erano ritenuti superiori a qualsiasi altro
oggetto conosciuto in occidente.
Anche prima della guerra, quindi, i giapponesi avevano raggiunto una
competitività a livello qualitativo rispetto ai prodotti occidentali di tutto
rispetto, anche se solo in alcuni settori.
Fu la sconfitta militare che diede al Giappone lo stimolo necessario per
allargare la Qualità ottenuta in pochi settori a tutto il resto della produzione,
anche ai prodotti destinati all’esportazione.
Nel 1946 tecnici, professori e ricercatori giapponesi, impressionati dalle
nuove metodologie statistiche per il controllo della Qualità introdotte dagli
americani, e comprendendo che lo sviluppo ed il miglioramento di tali
tecniche poteva essere una delle strade da battere per risollevare le sorti delle
industrie giapponesi, fondarono il Japanese Union of Scientists and Engineers
(JUSE), un'associazione privata dotata di personalità giuridica e totalmente
indipendente sia economicamente che strutturalmente dal governo
giapponese, che si poneva come obiettivo la promozione dello sviluppo e
della diffusione del controllo della Qualità in Giappone. L'attività del JUSE,
punto d'incontro dei migliori cervelli del Giappone, si rivelò poi una delle
ragioni per cui la Qualità Totale ha riscosso tanto successo nel mondo.
Nel 1949 il JUSE crea il Quality Control Research Group (QCRG).
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Negli anni '50, la necessità proveniente da nuovi settori quali quello
aerospaziale, quello nucleare, quello petrolchimico e quello delle
telecomunicazioni, di ottenere prodotti sempre più affidabili, condusse, in
tutti i paesi industrialmente avanzati, ad ulteriori miglioramenti dei processi di
controllo. Nacque così l'assicurazione della Qualità, intesa come il sistema
che attraverso l'integrazione di molteplici attività concorre a determinare la
Qualità del prodotto. Rispetto al passato, cioè, la novità consisteva in un
approccio sistematico ed integrato alla gestione della Qualità: c'è una fase di
progettazione dei sistemi di controllo della Qualità, il processo è affidato al
management e si definiscono le unità incaricate della predisposizione del
sistema e dell'ottenimento della documentazione che evidenzia la Qualità
raggiunta.
Per la prima volta, inoltre, sempre in quell'epoca, si riconosceva che la
Qualità dei prodotti e dei servizi era il risultato degli sforzi congiunti di tutte
le funzioni aziendali, e che ciò che contava era la Qualità dei processi
aziendali, e non più solo quella dei prodotti; nacque il Total Quality Control.
Questi concetti si svilupparono e trovarono un fertile campo di
applicazione nel sistema produttivo giapponese, attraverso il contributo di due
studiosi americani, W.E. Deming e J.M. Juran.
fig 1.1 - Adesione delle Imprese al CWQC (Company Wide Quality Control) negli anni.
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E' sorprendente constatare come siano stati sufficienti una serie di
seminari, tenuti da due studiosi stranieri (Deming e Juran) ad avviare
l'industria giapponese su una strada completamente nuova: quella della
Qualità totale.
Mentre nel mondo occidentale tali seminari furono totalmente ignorati per
oltre vent’anni i giapponesi recepirono tali informazioni e, applicandole al
proprio sistema industriale, riuscirono ben presto a prendere la leadership del
sistema Qualità.
L'approccio alla gestione della Qualità che tanto successo avrebbe riscosso
dapprima in Giappone e poi nel resto del mondo fu sviluppato nei primi anni
‘50 da alcuni esperti giapponesi appartenenti al QCRG, rielaborando ed
adattando al sistema industriale giapponese le indicazioni del total Quality
control. Questo prese il nome di Company Wide Quality Control (CWQC). I
suoi principi fondamentali furono presentati per la prima volta in occasione
del settimo simposio nazionale sul controllo di Qualità che si tenne nel 1968.
Il concetto base di questo nuovo sistema manageriale era sempre quello di
produrre beni e servizi di Qualità, ma ciò che contava non era più tanto il
rispetto delle prescrizioni e l'affidabilità del prodotto, come accadeva nei
sistemi di Quality assurance, ma piuttosto la rispondenza del prodotto all' uso
che il cliente desiderava farne, la customer satisfaction. Quindi un prodotto
tecnicamente perfetto, ma che non era in grado di soddisfare le richieste del
consumatore, non era considerato un prodotto di Qualità. Inoltre vi era il
bisogno che tutti gli operatori aziendali, indistintamente, fossero coinvolti nel
processo continuo di miglioramento e che tutte le funzioni aziendali
cooperassero al raggiungimento degli obiettivi.
Con l'avvento del CWQC, la Qualità cessava di essere un problema di un
solo reparto, quello del collaudo, o di una sola funzione, quella della
produzione, per diventare un valore che attraversa l'intera organizzazione.
In un tempo relativamente breve, dal 1950 al 1965, il CWQC raggiunse la
maturità, realizzando in Giappone una vera e propria rivoluzione manageriale.
Nel 1969 fu organizzata in Giappone la prima "International Conference
on Quality Control", che ebbe luogo a Tokyo. Ad essa parteciparono
delegazioni di molti paesi occidentali, testimoniando il fatto che già in
quell' anno il tema della Qualità iniziava ad essere avvertito come un aspetto
critico.
Negli anni più recenti il CWQC è divenuto definitivamente uno strumento
strategico per moltissime aziende giapponesi, che ha consentito loro di
primeggiare in molti settori, esso inoltre ha contribuito moltissimo alla
enorme crescita economica del paese del sol levante. Questi risultati, sotto gli
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occhi di tutti negli anni '80, hanno permesso la sempre maggiore diffusione di
questo approccio alla gestione della Qualità.
fig 1.2 - La Qualità del prodotto negli anni.
Si è passati da un interesse del CWQC negli ambiti del siderurgia,
fertilizzanti, cemento fino ad arrivare alla copertura di tutti i settori, compresi
quelli dei servizi quali ospedali, enti governativi ed infine istituiti di credito.
1.3 L’approdo del sistema Qualità in occidente.
Come già detto, per anni il concetto di Qualità totale fu ignorato dal
mondo occidentale. Questo era visto non come una possibilità di sviluppo, ma
piuttosto come uno spreco di risorse aziendali. Le aziende occidentali si
resero conto dell’importanza del concetto di Qualità solo agli inizi degli anni
’80. In questi anni ci si rese altresì conto che l’importante aspetto della
Qualità non interessava solo il processo della produzione, ma spaziava su tutti
gli aspetti della vita aziendale.
Il fenomeno della Qualità ha trovato impreparato l'occidente non solo nelle
sue aziende ma anche nel mondo della ricerca e dell'Università.
Ciò è accaduto per due motivi: il primo deriva da pregiudizi culturali, in
quanto i giapponesi erano visti come degli ottimi copiatori ma mai come
innovatori per cui li si poteva temere sul piano dei prezzi e non sulla Qualità;
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il secondo motivo è che le aziende occidentali, a differenza di quelle
giapponesi, erano sprovviste di indicatori che mettessero in evidenza la
Qualità percepita dai clienti.
Le aziende giapponesi, infatti, avevano sviluppato mezzi di misurazione
della soddisfazione del cliente, della competitività della Qualità, della
performance dei più importanti processi, e tali misurazioni erano parte
integrante degli strumenti attraverso i quali gli amministratori delegati
prendevano le proprie decisioni.
Tra i paesi occidentali, quello in cui l'introduzione di sistemi di Qualità
totale è allo stadio più avanzato è senz'altro gli Stati Uniti, dove in tutti i
settori si è recepita pienamente l' importanza strategica di questo nuovo
approccio manageriale.
L'Europa però sembra avere maggiori potenzialità, malgrado il ritardo
accumulato non solo nei confronti dei giapponesi ma anche degli americani.
Questo perché nell'introdurre sistemi di Qualità totale nelle aziende è
fondamentale il coinvolgimento di un'elevata percentuale delle risorse umane
e ciò è direttamente proporzionale a due fattori: l'omogeneità della cultura e
delle tradizioni dei dipendenti, e il loro grado di scolarizzazione. Come è ben
noto negli USA la presenza di numerose etnie, spesso profondamente diverse
tra loro, e la scarsa scolarità in quantità e Qualità, giocano a sfavore, mentre
in Europa questi fattori dovrebbero costituire un importante punto di forza sul
quale fare perno nell' introdurre progetti di Qualità totale.
Il passo successivo in occidente fu quello di voler cambiare la mentalità
delle persone per favorire l'introduzione del nuovo modello così diverso dal
modo di gestire l'azienda occidentale. Si capì quindi che era notevolmente
importante l'aiuto delle organizzazioni governative, nacquero così le
campagne nazionali della Qualità un po' in tutti i paesi occidentali (in Italia
nonostante i molti solleciti, non si è fatto ancora nulla).
E' solo quindi a partire dagli anni '80, che le aziende occidentali hanno
scoperto che la Qualità totale era il vero vantaggio competitivo dell'industria
giapponese, ed hanno iniziato a correre ai ripari, cercando di colmare il deficit
accumulato in anni di incomprensioni e superficialità. Le aziende occidentali,
cioè, hanno provato ad introdurre i metodi ed i meccanismi di miglioramento
della Qualità, messi a punto nel paese asiatico.
I primi approcci sono stati però senz'altro deludenti; del resto ciò era quasi
inevitabile, in quanto il cambiamento proposto era enorme: dalla Qualità
come aspetto puramente tecnico, alla Qualità come priorità assoluta
dell'azienda, così compenetrata con essa da determinare un nuovo sistema
manageriale.
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1.3 L’Italia e la Qualità.
Fino al 1989 la Qualità era un fenomeno d’élite, conosciuto solo in pochi
ambienti accademici. In Italia il precursore del sistema Qualità totale
aziendale fu l’amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, che per
primo utilizzò questo concetto nella propria azienda, lanciando un piano della
Qualità totale. Da questo punto, si cominciò a parlare molto di questo
concetto, anche attraverso i mass-media.
A seguito di tanto interesse, però, seguì una scarsa applicazione di progetti
di introduzione di sistemi di Qualità totale nelle aziende italiane tanto che, da
quanto risulta da una ricerca della Summit nel 1994, seppur l'86% delle
aziende italiane dichiara di aver sviluppato al proprio interno un programma
di Qualità totale, molte in realtà poi si rivelano totalmente a digiuno della
conoscenza di tecniche, strumenti e metodologie del modello manageriale,
rivelando che in realtà sono coinvolte in generici progetti e processi di
miglioramento della Qualità, totalmente differenti tra loro sia per natura che
per obiettivi. I risultati di questa analisi ci rappresentano il fatto che la
maggior parte delle aziende si limita alla ricerca della certificazione per un
mero carattere pubblicitario senza in realtà avere colto il vero significato della
Qualità totale quale il miglioramento aziendale, sia come organizzazione
interna che come soddisfazione della clientela.
Dalla ricerca, inoltre, è emerso che il sistema Qualità totale è visto dalle
aziende come una tecnica che può essere introdotta nell’azienda in modo
semplice e veloce, una sorta di ricetta miracolosa che con poche risorse e
senza difficoltà può risolvere tutti i problemi aziendali.
Dallo studio emerge però che è ormai acquisito dalle aziende che la
Qualità dei prodotti e dei servizi è l’unico modo per rimanere sul mercato e
competere con la concorrenza.
Si può in conclusione affermare che vi è la consapevolezza
dell’importanza del sistema Qualità, ma vi è una totale confusione sulle
tecniche da affrontare per applicarla proficuamente nel proprio sistema
aziendale.
Le aziende italiane che hanno implementato il sistema di Qualità totale,
hanno agito in maniera differente dalle grandi multinazionali americane,
affrontando il problema in modo graduale, basato sull’allargamento del
consenso. Purtroppo la scarsa perseveranza adottata ha visto l’alternarsi di
momenti di grande attivismo a momenti di totale abbandono, al contrario
dell’esperienza americana, come si è detto, che ha affrontato il problema in
modo fortemente pianificatorio.