Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
11
aspettative, le emozioni, le motivazioni dei partecipanti nei confronti della professione
di Master in Gestione delle Risorse Umane partendo dalla socializzazione del gruppo
stesso in relazione alla conoscenza di sé. Tra le varie modalità didattiche utilizzate dalla
docente, molto interessante è stato lo schema della “Finestra di Johari” che ha permesso
di dividere le relazioni interpersonali tra persone in quattro “quadranti” basati su due
dimensioni e ha mostrato come una persona possa apparire alla società e come di
conseguenza la sua personalità possa essere esaminata.
Con il dott. Carturo abbiamo visto come si può avviare una attività imprenditoriale,
quali requisiti occorrono e quali sono gli adempimenti amministrativi e fiscali richiesti.
Abbiamo attentamente esaminato il percorso di un “Business Plan” nelle parti che lo
compongono, come di seguito elencato:
1. Sintesi del progetto imprenditoriale
2. L’impresa, attraverso la sua storia, la sua forma e composizione
societaria
3. L’imprenditore (o nucleo imprenditoriale):
4. Il team imprenditoriale con i componenti del gruppo e le esperienze dei
suoi componenti
5. Il mercato, o i mercati, di sbocco
6. La concorrenza
7. I mercati di approvvigionamento
8. Il prodotto o servizio previsto, con un’attenzione particolare al bisogno
che si intende soddisfare
9. La commercializzazione, ovvero quali strategie di marketing attuare
10. Il patrimonio tecnico-industriale
11. Il network, vale a dire che tipo di relazioni commerciali si possono creare
12. Le proiezioni economiche/finanziarie
13. I rapporti con l’eventuale investitore
14. Gli allegati, ovvero altre indicazioni di tipo contabile e informativo
Con il dott. Carturo abbiamo altresì analizzato i vari tipi di società che oggi è possibile
creare e le loro principali caratteristiche, i regimi contabili attualmente disponibili sia
per le persone fisiche che per le persone giuridiche e i principali obblighi fiscali
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
12
correnti, facendo esplicitare l’immagine del futuro professionale dei corsisti e valutare i
significati attribuiti all’esperienza lavorativa nelle diverse forme che questa può
assumere.
Per quanto riguarda la conoscenza e la realizzazione degli strumenti di presentazione nel
mercato del lavoro e lo sviluppo di tecniche di ricerca attiva del lavoro, con il Dott.
Capatti abbiamo approfondito e dettagliato l’importanza della preparazione di un
adeguato Curriculum Vitae. Il dott. Capatti ci ha fatto comprendere pienamente il valore
di un (o più) adeguato curriculum per la posizione ricercata, sottolineando come
l’efficacia di questo strumento possa talvolta trasformare la vita di un candidato e ci ha
addestrato a particolari tecniche di compilazione di questo strumento. Il dott. Capatti ci
ha altresì istruito su alcune specifiche modalità per affrontare al meglio una selezione,
dai tipi di selezionatori che si possono incontrare ai tipi di colloquio a cui si può venire
sottoposti. Infine, con una particolare esercitazione atta rinforzare la nostra coscienza
personale, abbiamo fatto una analisi complessiva dei nostri limiti e dei nostri talenti allo
scopo di ampliare maggiormente le nostre consapevolezze.
1.2 SVILUPPO DI ABILITA’ PERSONALI E RELAZIONALI
Questo modulo, condotto dalla dott.ssa Alessia Cubico e dal dott. Cavallin, ha permesso
di favorire lo sviluppo delle principali abilità personali dell’esperto in Direzione e
Sviluppo Risorse Umane. In questo contesto si sono sviluppate le competenze
relazionali interpersonali e con i gruppi, si è resi i partecipanti abili nell’utilizzare le
principali tecniche di comunicazione e di conoscere e applicare le regole del pensiero
creativo. Questo modulo ha fornito altresì le competenze relative alla presa di decisione
e alla soluzione dei problemi
Con la dott.ssa Cubico abbiamo visto come il processo comunicativo sia
necessariamente bidirezionale, implicando questo il concorso di due entità: l’emittente e
il ricevente. La risposta da parte del ricevente offre sempre l’opportunità di valutare
l’efficacia del processo comunicativo; solo ascoltando la risposta l’emittente ha la
possibilità di verificare che le informazioni siano effettivamente giunte in modo
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
13
corretto, sottolineando così l’importanza della capacità di ascolto (feedback), quale
elemento indispensabile per capire cosa è effettivamente arrivato al ricevente.
Il messaggio ha un codice (linguaggio, parola scritta o parlata, immagine con cui viene
formulato il messaggio) che viene emesso attraverso un canale (- il mezzo di diffusione
- scrittura, onde sonore) e si colloca in un ambiente che definisce il contesto; il
contenuto quindi è l’insieme delle informazioni che si vogliono trasmettere. Si viene
così a configurare un “sistema circolare reciproco”: il ricevente, attraverso il ritorno
dell’informazione (feedback) diventa a sua volta emittente.
Per comprendere il processo comunicativo è altresì importante tenere in considerazione
gli aspetti psicologici che intervengono in maniera determinante sia nel momento della
trasmissione del messaggio da parte dell’emittente, sia della decodifica del segnale da
parte del ricevente. Ognuno di noi quindi interpreta la realtà secondo le proprie mappe
mentali e attribuisce un significato autonomo alle cose modificandone i contenuti al fine
di renderli più simili al proprio “modello di realtà”, anche secondo la propria situazione
individuale che ha effetti di distorsione nel processo di trasmissione e ricezione del
messaggio.
Paul Watzlawick, psicologo e primo esponente della Scuola di Palo Alto, ha rilevato
nei suoi studi sulla comunicazione due dimensioni distinte nel processo comunicativo:
ι la dimensione della relazione, ossia ciò che i partecipanti coinvolti nel
processo comunicativo lasciano intendere sia a livello verbale che non
verbale sulla qualità della relazione che intercorre tra loro;
ι la dimensione del contenuto, ovvero ciò che le parole dicono.
È necessario prestare attenzione ad entrambi questi aspetti per comprendere pienamente
l’atto comunicativo poiché nella comunicazione si “apre” la relazione, ovvero la
relazione con l'altro è già implicita nella stessa esistenza umana. Riconoscere la natura
soggettiva di ogni rappresentazione del reale e la parzialità dei nostri modelli mentali è
indispensabile al fine di predisporsi ad un dialogo costruttivo con il nostro interlocutore,
senza avere la pretesa di essere gli unici detentori della “verità” .
La comunicazione viene altresì influenzata, oltre che dal linguaggio verbale, dal
linguaggio non verbale, ossia quella parte che riguarda gli atteggiamenti involontari del
nostro corpo come il tono della nostra voce, la mimica, le gestualità, elementi che
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
14
talvolta prendono il sopravvento e spesso influenzano le informazioni anche sul piano
del contenuto.
Con la dott.ssa Cubico abbiamo altresì conosciuto un altro aspetto interessante della
comunicazione: la comunicazione assertiva, che consiste nel saper effettuare una
comunicazione chiara e diretta con il nostro interlocutore, esprimendo con franchezza le
nostre convinzioni senza per questo usare modi aggressivi.
La comunicazione assertiva è anche ascolto, durante il quale atto chi comunica
dovrebbe astenersi dall’esprimere qualsiasi tipo di giudizio assumendo altresì un
atteggiamento che dimostri attenzione e incoraggi l’ interlocutore a continuare la
comunicazione.
L’assertività è quindi uno dei segreti comunicativi più importanti per creare le
condizioni necessarie a sviluppare una relazione efficace, aggiungendo inoltre che, a
mio parere, per attuare questa modalità bisogna essere innanzitutto assertivi con sé
stessi.
E’ importante infine sottolineare il suggerimento fornito dalla docente sulla lettura “I 6
cappelli per pensare” di Edward de Bono come strumento di orientamento dell’attività
manageriale. Ho trovato questo testo pratico e molto stimolante adatto all’utilizzo e al
potenziamento delle varie modalità di pensiero all’interno dei gruppi di lavoro.
Con il dottor Cavallin abbiamo invece affrontato il tema del problem solving e del
decision making. Chi si occupa di H.R. all’interno delle organizzazioni infatti è
chiamato a dare una diversa chiave di lettura, e di soluzione, alle problematiche che
insorgono quotidianamente.
Gestire persone equivale a gestire incertezza; la capacità di cambiare punto di vista
quindi ci consente di trovare un maggior numero di soluzioni.
Con il dott. Cavallin abbiamo analizzato a tal proposito i diversi tipi di intelligenza che
si tendono abitualmente a utilizzare:
ι l’intelligenza analitico lineare, che ci permette di cogliere i nessi di
causa-effetto;
ι l’intelligenza pratica, che ci permette di non vedere le cose secondo gli
schemi preordinati ma ci dà la visione di opportunità insperate;
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
15
ι l’intelligenza emotivo-relazionale fondamentale per capire le persone ed
avere un atteggiamento empatico;
ι l’intelligenza creativo-esplorativa, quella che utilizziamo per individuare
nuove soluzioni ai problemi.
Il dott. Cavallin, a mio parere, ci ha fatto soprattutto comprendere attraverso questa
distinzione l’importanza della creatività all’interno delle organizzazioni; in azienda si
utilizza soprattutto una intelligenza analitico-lineare; l’intelligenza emotivo-relazionale
e creativo-esplorativa invece possono essere degli straordinari strumenti per sciogliere
momenti di tensione (e chi ha operato a stretto contatto con le direzioni conosce
benissimo questa problematica!) e creare altresì delle opportunità insperate; le
organizzazioni che hanno compreso questa opportunità sicuramente “viaggiano” ad
un'altra velocità in un mercato globalizzato quale’é attualmente quello con il quale ci
relazioniamo.
Oltre ai diversi tipi di intelligenza comunque, vi sono anche modalità di atteggiamento
che le persone attuano di fronte alle problematiche che esse incontrano:
ι Atteggiamento reattivo, che si verifica nei casi in cui si ha una risposta
non ponderata al problema quando questo si presenta;
ι Atteggiamento proattivo, quando intuisce e anticipa l’insorgere dei
problemi, adattandosi prontamente ai cambiamenti in atto;
ι Atteggiamento innovativo, ovvero di colui che attiva e motiva il
cambiamento.
Queste diverse modalità di atteggiamento consentono di vedere quale parte di noi si
manifesta a seconda delle situazioni nelle quali si è coinvolti e di attuare quindi quella
più utile alla circostanza.
Per quanto riguarda il problem solving, ossia la capacità di risolvere i problemi in
maniera veloce ed efficace sviluppando idee diverse rispetto al contesto a cui ci si
riferisce, il dott. Cavallin ci ha fatto sperimentare alcune situazioni nelle quali siamo
stati chiamati a dare soluzioni diverse, creative ed efficaci. In una di queste, con un
gruppo di colleghi, abbiamo ideato un gioco (che personalmente ho poi utilizzato con
successo nei contesti formativi che ho condotto) che riguarda proprio la capacità di
risolvere problemi in maniera efficace, originale e fattibile con il risultato di verificare
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
16
innanzitutto quali dinamiche si verificano nei contesti formativi delle H.R. e poi quali
capacità aiutano ad essere creativi nei processi di problem solving.
1.3 MODELLI DI DIREZIONE E DI LEADERSHIP
Nel terzo modulo si è analizzata e approfondita la tematica della leadership con la
Prof.ssa Rappagliosi, modulo nel quale ha avuto una parte importante, seppur
concentrata, anche il Prof. Massimo Bellotto; nello stesso ambito abbiamo altresì
esaminato l’argomento della delega con il dott. Colautti.
La peculiarità di questo modulo si può individuare nei giochi di ruolo effettuati in aula.
Tali simulazioni hanno coinvolto tutti i partecipanti, facendo vivere le situazioni sia
come attori che come osservatori. Nella leadership, ad esempio, abbiamo osservato e
rilevato diversi stili di in tutti noi e commentato e analizzato all’interno del gruppo di
lavoro questo genere di dinamiche.
Per una Leadership infatti è importante essere efficaci ed efficienti, saper orientare e
allineare le persone coinvolte nel contesto organizzativo con la direzione e soprattutto
sviluppare fiducia facendo sentire a proprio agio i collaboratori e dimostrando
temperamento, sapendo direzionare e gestire i compiti del gruppo nel dare a loro tutta la
soddisfazione necessaria.
Un Leader è anche un portatore dei valori; è un insegnante che incoraggia i singoli
individui che fanno parte nel gruppo e che ha la visione ben chiara, è esperto della
diversità, e punto di riferimento per i conflitti, all’interno delle organizzazioni.
Analizzando alcune delle più recenti teorie sulla Leadership, troviamo la teoria di Likert
che è basata sulla gestione.
Likert distingue 4 stili di leadership:
ι 1. autocratico
ι 2. paternalistico
ι 3. consultivo
ι 4. di gruppo
Tra i più recenti studi troviamo la griglia di Robert R. Blake e Jane Mouton che
riconosce 5 stili di leadership basati sull’interesse:
ι 1 .esaurito
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
17
ι 2. circolo ricreativo
ι 3. compito
ι 4. metà strada
ι 5. squadra
Di recente si è messo l’accento sul fatto che non esiste in assoluto uno stile di leadership
ottimale, però sono individuati come necessari almeno tre stili:
1 Leadership innovatore, che trova nuove idee, che ha voglia di successo e che è
convinto che l’ambiente possa essere modificato e controllato.
2 Leadership realizzatore, che consegue i risultati, che ha la mentalità sistematica
di fronte ai problemi, ha volonta di assumere delle responsabilità per le
decisioni.
3 Leadership pacificatore, che ha la capacità di decentrare le decisioni, di
rassicurare le persone che hanno dubbi e che sa prendere decisioni veloci con
coerenza
Con il modello di Fiedler, invece, si sottolinea l’importanza del leader e sostiene che la
leadership sarebbe un processo di influenza visto come:
1 La posizione forte o debole del leader
2 La struttura del compito, se è fortemente controllabile o meno
3 I rapporti interpersonali tra il leader e i componenti del gruppo
Un’altra teoria di carattere situazionale è quella di Hersey e Blanchard, i quali
sostengono che la leadership funziona se esiste un’attenta combinazione tra
comportamento del leader a seconda del suo temperamento e delle situazioni che sta
vivendo. Se il leader è direttivo c’è molta guida e poca delega e la comunicazione è a
una via; se il leader è consultivo la comunicazione è a due vie ed esiste comprensione e
se il leader è delegante esistono scarsi rapporti interpersonali. Nella teoria situazionale
di Hersey e Blanchard si valorizza quindi e si dà importanza ai rapporti organizzativi e
alla sua struttura.
Fattori situazionali esistono anche nella Path Goal Theory di House e Mitchell, i quali
affermano che determinati fattori situazionali possono influire sulle percezioni delle
aspettative e alle percezioni di aiuto, ovvero la leadership è efficiente se riesce a fornire
guida, se sa motivare e aiutare i collaboratori, mantenere i livelli soddisfacenti,
conoscere i bisogni dei collaboratori, ridurre gli ostacoli, aumentare le opportunità che
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
18
conducono alla soddisfazione e, ovviamente, sa raggiungere gli obiettivi.
Secondo la Path Goal Theory il leader assumerà quattro diversi comportamenti di
seguito elencati a seconda delle situazioni:
1 Comportamento strumentale: è orientato al compito ed è esigente verso i
collaboratori; pianifica, monitora e controlla.
2 Comportamento supportivo: c’è apertura e attenzione verso i collaboratori; sa
stimolare i collaboratori.
3 Comportamento partecipativo. È orientato alle relazioni; coinvolge, condivide
le responsabilità e dà attenzione alle proposte dei collaboratori.
4 Comportamento orientato ai risultati. Mira il raggiungimento degli obiettivi,
utilizzando gli incentivi; il leader non ha autostima e lo caratterizza lo scarso
bisogno di successo.
La teoria di Vroom e Yetton, anche se apparentemente diversa nella forma dalle
precedenti, utilizza comunque il concetto della situazione che influisce nelle prese di
decisione del leader. È una teoria che si basa sull’“albero delle decisioni” dove gli
attributi della leadership sono espressi a forma di domande alle quali la leadership deve
rispondere. L’”albero delle decisioni” fornisce al leader una struttura per decidere,
distinguendo 5 livelli di stile decisionale e presenta le regole per scegliere l’alternativa
finale. Il criterio di base, e quello più importante, è la qualità della decisione nella quale
i collaboratori accettano la decisione e concordano per il lavoro di gruppo. La teoria
presenta altresì 7 situazioni che influiscono nella qualità della decisione del leader:
ι mancanza di informazioni
ι mancanza di congruenza
ι situazione destrutturata,
ι situazione di conflitto,
ι situazione di accettazione,
ι situazione in cui si richiede parzialità
ι quando l’accettazione è prioritaria
Oltre alle varie situazioni e teorie sulla leadership, è stata approfondita la questione del
potere, studiata in profondità da French e Raven. Essi fanno una distinzione del potere
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
19
nelle organizzazioni e classificano 5 tipi di potere:
1) Potere alla ricompensa: i subordinati sono convinti che il leader sia in grado di
controllare il sistema della ricompensa (pagamenti, promozioni, responsabilità).
2) Potere coercitivo: i subordinati sono convinti che il leader sia in grado di gestire
la penalità (umiliazioni, aggressioni verbali, perdite di amicizie, favori e
privilegi).
3) Potere legittimato: i subordinati sono convinti che il leader abbia il diritto di
dare loro dei ordini e che loro hanno l’obbligo di seguirli;
4) Potere di referenza: i subordinati ritengono che il leader abbia delle
caratteristiche desiderabili e che essi vorrebbero copiare.
5) Potere della competenza: i subordinati credono che il leader abbia conoscenze
ed esperienze superiori che sono rilevanti per portare a termine i compiti o
attività.
Per quanto riguarda il secondo docente che ha contribuito a trasferire le conoscenze
all’interno di questo modulo, il Prof. Bellotto, possiamo dire che egli si è concentrato
nella distinzione delle tre parole chiave a livello organizzativo che riguardano l’efficacia
e l’efficenza dell’organizzazione:
1. La trasformazione, che rimanda al passaggio e alla transizione da una forma ad altra
di qualcosa che nella sostanza rimane come prima (ad esempio il sistema persona,
gruppo, organizzazione).
2. Il cambiamento che è più radicale rispetto alla trasformazione e a livello
organizzativo avviene nel segno della continuità; il cambiamento infatti non riguarda
l’essenza dell’organizzazione (scopo-fine), ma solo i mezzi, gli obiettivi, le strutture e le
strategie.
3.L’innovazione, che riguarda la nascita di qualcosa di nuovo e presuppone un
coinvolgimento sia mentale che affettivo, connesso al timore di fallire.
Il Prof. Bellotto ci ha fornito anche un singolare quanto sarcastico ed efficace glossario
sulla formazione, che ritengo frutto di una grande esperienza sul campo, e altresì
appreso la capacità di creare e contestualizzare un sociogramma.
Con il dott. Colautti, infine, abbiamo affrontato l’argomento della delega nel rapporto
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
20
capo- collaboratore all’interno della gestione delle risorse umane, quali sono le finalità
del capo e quali sono le sue funzioni guida. A tal proposito abbiamo appreso la capacità
di misurare le performance (data dal prodotto tra competenza e motivazione) e
compreso le due componenti base che permettono di gestire l’autonomia: la componente
prescrittiva (per l’assolvimento della quale dovrebbe essere sufficiente disporre di
conoscenze tecniche o seguire le disposizioni) e la componente discrezionale (che ha a
che fare con l’esercizio della propria autonomia in relazione alla realizzazione degli
obiettivi assegnati e per la quale divengono importanti capacità e caratteristiche
personali). Con il dott. Colautti abbiamo appreso il significato etimologico del termine
delega e i tipi di delega a livello organizzativo: quella istituzionale, ovvero permanente
e relativa ad un ruolo, e quella contingente, ossia temporanea e relativa ad una persona,
e abbiamo compreso che la delega non è una questione di compiti, ma è solo una
questione di responsabilità.
“La delega è il processo di distribuzione verticale delle responsabilità gestionali in
modo che siano funzionali agli obiettivi organizzativi dell’unità”.
1.4 IL CONTESTO ORGANIZZATIVO E LE RELAZIONI COMPLESSE
Il quarto modulo ha favorito lo sviluppo di un atteggiamento di conoscenza e di apertura
verso il concetto di vita organizzativa; esso ha permesso di conoscere funzioni e
strategie della funzione del personale e di apprendere i fondamenti per la gestione della
propria attività autonoma. In questo ambito sono stati forniti gli strumenti e le
conoscenze relative alle relazioni industriali e la conoscenza delle tecniche e degli
strumenti della comunicazione nelle organizzazioni.
Questo modulo è stato condotto dalla dott.ssa Landuzzi che ci ha parlato
dell’evoluzione del lavoro nel ventesimo secolo; dal dott. Tagliabue che ci ha parlato
dell’outplacement e dalla dott.ssa Bertoni che ha trattato il tema del mercato del lavoro
e delle politiche attive.
La dott.ssa Landuzzi, per quel che riguarda l’argomento da lei trattato, ci ha presentato
parte dei tre testi di seguito elencati:
ι Era il secolo del lavoro di E. Accornero
ι Images di G. Morgan
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
21
ι Il fenomeno organizzativo di M. Ferrante e S. Zan
Nel primo volume abbiamo trovato un’importante prospettiva sull’evoluzione del
lavoro nel XX secolo partendo dall’“Organizzazione Scientifica del lavoro” teorizzata
da Taylor e adottata da Ford, che ha portato a dei mutamenti significativi nel mondo del
lavoro con evidenti effetti anche nell’organizzazione della società: ad esempio un
salario regolare che modificava il profilo sociale del lavoratore-consumatore cosa che,
rispetto al secolo precedente, ha permesso l’espansione dei consumi. Importante
conseguenza derivante dall’aumento dei consumi è stata la crescita dei servizi e il
graduale inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Il XX secolo, infatti, rispetto a
tutte le altre epoche, ha dato la più rapida ascesa delle condizioni di vita delle persone.
Secondo l’autore però, nonostante i grandi cambiamenti, nel XX secolo non si è riuscito
a mantenere l’obiettivo, quasi raggiunto, del pieno impiego poiché sia la fine del ‘900
che il secolo corrente, sono caratterizzati da imprese flessibili che si devono adattare
alla variabilità e alla globalizzazione dei mercati e sono contrassegnati da un lavoro
meno omogeneo e più diversificato sia per la stabilità che per la tutela.
In “Images” di G. Morgan è stato trattato il tema delle organizzazioni meccanicistiche a
partire dal XVIII sec., rilevando come le organizzazioni che si avvalevano delle
macchine diventavano sempre più simili alle macchine. Tale considerazione venne
analizzata da Max Weber, il quale evidenziò le correlazioni tra la meccanizzazione
dell’industria e la proliferazione delle forme burocratiche di organizzazione:
l’organizzazione burocratica routinizza i processi amministrativi proprio come la
macchina routinizza la produzione, con il rischio di eliminare qualsiasi forma di agire
spontaneo. A conferma che la previsione di Max Weber fu quanto meno realistica, non
tardò ad arrivare l’approccio scientifico di Taylor che richiedeva che anche la più
semplice e ripetitiva delle operazioni venisse osservata nel dettaglio e misurata con la
massima precisione allo scopo di trovare la modalità di esecuzione più efficiente.
L’applicazione del “taylorismo” ha portato da un lato ad un aumento significativo della
produttività e dall’altro ad una profonda crisi del lavoratore (divenuto un mero
esecutore), rendendolo simile a una semplice macchina, cosa che è rimasta valida fino ai
giorni nostri.
Attraverso il “Fenomeno Organizzativo” di Ferrante e Zan, si è cercato di comprendere
il significato di organizzazione in tutte le sue parti, dall’insieme delle persone che la
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
22
compongono agli obiettivi che ogni organizzazione si pone per poter esser tale, dai ruoli
e dalle regole che essa deve avere per essere funzionale sino al sistema di valori che la
caratterizza, per arrivare infine al legame esistente tra i diversi ruoli operanti all’interno
di un’organizzazione.
Con il dott. Tagliabue, amministratore delegato della Corium, società leader nel campo
dell’outplacement, abbiamo trattato il tema della ricollocazione sul mercato del lavoro
di uno o più dipendenti in uscita da un'azienda.
Vediamo nel dettaglio da che cosa è composta una azione di outplacement:
- L’outplacement si attua su mandato di un'azienda che offre al proprio lavoratore
l'intervento di esperti del mercato del lavoro per la gestione della sua
riqualificazione professionale, della sua carriera e del riorientamento nel
contesto produttivo.
- L'outplacement può essere individuale o collettivo in base al numero di persone
coinvolte; al candidato è garantito un appoggio psicologico, una formazione
sulle tecniche di orientamento al lavoro e di ricerca del nuovo impiego e la
possibilità di usufruire di strutture dedicate. Attraverso questo supporto, i tempi
di inattività si riducono a fronte di un incremento delle opportunità lavorative.
La gestione del servizio di outplacement richiede un alto livello di professionalità e
competenze specifiche. Si tratta infatti di un servizio i cui risultati dipendono fortemente
dalle capacità del fornitore di individuare correttamente i bisogni del cliente, offrirgli
una consulenza completa per la gestione della criticità e del lavoratore e di fornire al
candidato il supporto e gli strumenti per la ricerca di un nuovo lavoro.
Quello del dott. Tagliabue è stato uno degli interventi più interessanti dal punto di vista
etico di questo Master: preoccuparsi di ricollocare correttamente un lavoratore in uscita
da una realtà organizzativa ritengo sia una visione altruistica e moderna del ruolo di un
gestore delle Risorse Umane.
Con la dott.ssa Elena Bertoni abbiamo trattato il tema del mercato del lavoro e delle
politiche attive. Per quanto riguarda il Mercato del Lavoro, si è presa in analisi la legge
59/97 (conosciuta come legge Bassanini) che prevede il conferimento di alcune funzioni
amministrative alle regioni, alle province e agli enti locali; tra queste funzioni, la più
Matteo Negri
La Qualità e le Risorse Umane all’interno dei processi produttivi
23
importante è l’introduzione (con il decreto legislativo 469/97) dei “Centri per
l’impiego”. Per quanto riguarda la Riforma del Mercato del Lavoro, sono stati presi in
esame la Legge 30/03 (legge Biagi) che contiene le nuove disposizioni per il
rinnovamento del Mercato del Lavoro. Il decreto legislativo 276/03, attuativo della
stessa, prevede che possano svolgere attività di mediazione su tale “Mercato” sia
operatori pubblici (i “Centri per l’impiego”) che privati (le agenzie per il lavoro o
interinali). L’attività di mediazione non va però confusa con l’attività di
somministrazione di lavoro, intesa come la fornitura professionale e di manodopera a
tempo indeterminato o a termine (ex lavoro interinale). Tali attività (somministrazione e
mediazione), pur conservando la propria autonomia, possono essere svolte da un unico
operatore e quindi essere oggetto di una sola autorizzazione.
1.5 SELEZIONE E INSERIMENTO DEL PERSONALE
Il mondo economico di cui oggi facciamo parte è un mondo in continua trasformazione
dove la globalizzazione e la competizione determinano il mercato; il successo di
un'azienda quindi dipende da una molteplicità di fattori:
ι prodotti adeguati
ι comunicazione efficace
ι tecnologie avanzate
ι logistica efficiente
ι capitali adeguati
ι strategie chiare
ι capacità di stare sul mercato rinnovandosi ed innovando
In particolare, dunque, dipende dalle Risorse Umane di cui disponiamo e dalla misura in
cui sappiamo dar valore ad esse perché sono le persone che creano i prodotti, li
producono, li muovono, li vendono, conquistano mercati, sperimentano soluzioni nuove
ed originali, organizzano uomini e mezzi per realizzare la missione aziendale.
Sono le persone il fattore chiave di ogni organizzazione, potendo rappresentare il vero
vantaggio competitivo di un'azienda e determinarne il successo. Questo fa comprendere
quanto il momento della selezione e dell’inserimento del personale in azienda, sia un
momento delicato a cui prestare molta attenzione e da non sottovalutare.