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PREMESSA
Il concetto di qualità ha subito una profonda evoluzione nel tempo attraversando una
serie continua di innovazioni ed affinamenti, sviluppando metodologie sempre più
appropriate per poter eseguire corrette valutazioni. L’affermazione dell’impresa
industriale, l’aumento di relazioni tra soggetti coinvolti alla realizzazione di un
determinato output, l’introduzione di macchine e sistemi informativi sempre più
complessi, hanno gradualmente riallineato la variabile qualità dal soggetto lavoratore al
sistema impresa e conseguentemente, al complesso sistema di relazioni al suo esterno.
Dai concetti iniziali di Controllo artigianale e collaudo si è gradualmente passati a
concetti di Controllo di Qualità e Total Quality Managment.
Il lavoro si focalizza sul processo di “progettazione e sviluppo dei prodotti” ed il suo
obiettivo è l’analisi delle fasi inerenti la progettazione ponendo attenzione agli aspetti
del monitoraggio della qualità sia del prodotto (controllo di qualità) che del processo e
valutando gli aspetti organizzativi con l’ausilio dell’esempio di un’azienda
manifatturiera.
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CAPITOLO I
1.1 Background storico
1800 - La rivoluzione industriale, iniziata nel XVIII secolo e sviluppatasi nel XIX,
portò, mediante l’adozione di nuove tecnologie e l’ottenimento di grandi quantità di
energia a basso costo, alla produzione in serie di numerosissimi manufatti offerti sul
mercato a prezzi accessibili a milioni di consumatori.
L’innovazione tecnologica ne fu il presupposto fondamentale, ma fu necessario
risolvere anche problemi manageriali ed organizzativi di dimensione maggiore e di
natura diversa da quelli che si erano presentati nelle epoche precedenti.
Nei primi anni dello sviluppo industriale, la qualità era più un problema del compratore
che non del venditore: il produttore non si poneva ancora nell’ottica del cliente per
andare incontro alle sue esigenze e a quest’ultimo, se insoddisfatto restava solo
cambiare fornitore.
Il quadro mutò quando, da un lato la crescita della domanda e l’allargamento dei
mercati misero in crisi i metodi realizzativi tradizionali e dall’altro, motivi
concorrenziali e di immagine resero necessario impedire che prodotti non idonei
raggiungessero il cliente. Di qui in poi proliferarono le metodologie ed i sistemi per
definire gli obiettivi di qualità ed assicurarne il soddisfacimento. Accanto al sistema di
produzione di tipo industriale, continuavano ad esistere un artigianato ed una piccola
industria per i quali l’ottenimento degli obiettivi di qualità era ancora basato soprattutto
sulla capacità di tipo artigianale del singolo produttore.
1900 - Negli anni precedenti la Prima Guerra mondiale, il modello di gestione tipico del
fattore qualità fu il “collaudo/ispezione finale”. L’obiettivo quantità rimase di
pertinenza della produzione, la responsabilità della qualità fu assegnata ad un nuovo
soggetto separato dalla produzione, il “collaudo”.
La quantità restava l’obiettivo, la qualità solo un possibile fattore di successo meno
importante.
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1914 - Henry Ford applicò a livello industriale la “catena di montaggio”.
L’incremento della produttività che ne conseguì permise all’industria di produrre beni a
prezzi sempre più bassi mettendoli così a disposizione di ampi strati della popolazione.
Era la seconda rivoluzione industriale.
Sotto il profilo della manodopera si passò da operai di grandi capacità professionali,
plurifunzionali, che effettuavano più operazioni diverse, ad operai altamente
specializzati, monofunzionali, che effettuavano un’unica semplice lavorazione in modo
ripetitivo. Sotto il profilo del ciclo di lavorazione, si passò dalle ore
dell’operaio/artigiano che eseguiva svariate operazioni in uno stesso posto e su uno
stesso assieme di montaggio, ai minuti/secondi dell’operaio specializzato che eseguiva
una singola operazione in una catena di montaggio.
La produzione di massa diede notevole impulso alle tecniche di controllo della qualità
che a sua volta rappresentarono la naturale evoluzione del concetto di collaudo finale
applicato alla fase artigianale. La trasformazione fu graduale (5-6 anni), ma tale da
rivoluzionare i metodi della produzione artigianale.
1950 - Il Giappone appena uscito dalla II Guerra Mondiale totalmente distrutto dal
punto di vista economico e strutturale puntò tutto sulla sua storica forte determinazione
per risollevare le proprie sorti. A livello industriale le aziende si riorganizzarono
cercando di modificare la loro strategia di crescita gettando le basi per un nuovo
sviluppo economico. La struttura direzionale della grande industria giapponese iniziò
così a vedere nel cliente il fattore prioritario assoluto per qualsiasi decisione aziendale e
la sua ″soddisfazione″ divenne la vera priorità, ovvero sinonimo di qualità. A lungo
andare l’industria si accorse che perseguendo tale strategia la produttività migliorava ed
i costi diminuivano. Il concetto di qualità venne così esteso ad ogni processo aziendale e
tutto il personale fu coinvolto in esso.
L’industria giapponese si risollevò in breve tempo grazie al nuovo modello aziendale
efficace e dinamico, e si presentò sui mercati internazionali con prodotti di alta qualità a
costi competitivi.
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1984 - ″ A commitment to excellence in manufacturing and services is essential to our
Nation’s long term economic welfare. Quality in manufacturing and services will
contribute to increase productivity, reduces costs, and consumer satisfaction ″.
Con queste parole il Presidente Ronald Reagan iniziò il proclama che istituì il mese
Nazionale della Qualità in risposta alle sollecitazioni che sempre più numerose
arrivavano dai dirigenti delle più importanti aziende americane di fronte all’invasione
del mercato statunitense da parte dei prodotti dell’industria giapponese (acciaio, radio,
televisori, semiconduttori ed automobili).
1985 - La rivista Fortune nel documento promozionale della Campagna per la Qualità
per l’anno successivo riportò dati sconfortanti sul dispendio economico causato alle
aziende americane da un basso livello di qualità dei loro prodotti o servizi.
A tale proposito l’IBM denunciò come oltre il 30% dei costi di produzione delle
fabbriche americane fosse imputabile ad errori di produzione.
Da allora la qualità cessò di essere un aspetto puramente tecnico per diventare priorità
assoluta dell’azienda, talmente radicata in essa da determinare la nascita e lo sviluppo di
un nuovo sistema manageriale: realtà industriali come Ford, Xerox, Motorola,
Westinghouse Electric Corporation, IBM, Coca-Cola fornirono primi esempi di
cambiamento nella gestione aziendale che fece tornare competitive nel giro di 10 anni le
aziende americane rispetto alle concorrenti giapponesi.
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Fig. 1. Confronto Giappone – Occidente in termini di qualità
1.2 Definizione di qualità
La qualità è un concetto globale che comprende tutto quanto concerne l’obiettivo di "
eccellenza" al quale deve tendere l’azienda senza mai dimenticare che al centro di ogni
cosa esiste il cliente e la sua soddisfazione.
E’ implicito in questa affermazione un concetto fondamentale che ha ritmato
l’evoluzione sociale e l’involuzione economica degli anni ’70-’80: l’attenzione non è
più soltanto sul prodotto, ma è allargata soprattutto al cliente. Ciò non vuol dire togliere
peso al significato del profitto, che tuttavia non rappresenta più lo scopo unico
aziendale. Se l’avvenire di ogni attività dipende dalla soddisfazione del cliente, allora le
aziende devono offrire beni e servizi a cui l’utilizzatore possa attribuire il giusto valore
e quindi con qualità e prezzo ragionevolmente vantaggiosi rispetto a quelli offerti dalla
concorrenza.
L’altro aspetto importante è rappresentato dall’output della qualità ossia dal prodotto
dell’azienda stessa.
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La qualità si presenta anche sotto forma di ricerca di un miglioramento continuo per il
quale serve il coinvolgimento di tutto il personale dell’azienda. In questo modo tutte le
persone si trasformano in "risolutori di problemi" alla ricerca di nuovi miglioramenti.
Alla base di tutto ciò si trova il concetto di breakthrough ossia la fiducia che la
creatività e l’impegno dell’uomo, accompagnati da un metodo accurato, possano
ottenere cambiamenti importanti in senso positivo in qualsiasi tipo di processo.
1.3 Qualità totale
A. V. Feigenbaum dà origine ad un processo per il controllo di qualità che prende il
nome di Total Quality Control (TQC) che viene definito dallo stesso autore come un
“sistema efficace per integrare gli sforzi di sviluppo, mantenimento e miglioramento
della qualità dei vari gruppi di un’organizzazione affinchè il marketing, la
progettazione, la produzione e l’assistenza si svolgano ai massimi livelli di economia
compatibilmente con la soddisfazione del cliente”. Il TQC diviene lo strumento per
produrre e non solo controllare beni e servizi che soddisfino le richieste del cliente
senza perdere efficienza.
K. Ishikawa adatta al sistema industriale giapponese le indicazioni del TQC
trasformandolo nel Company Wide Quality Control (CWQC) che diviene una strategia
di gestione della qualità adottata dai principali sistemi industriali mondiali che pone
l’enfasi sul miglioramento continuo e sul coinvolgimento di tutta la struttura aziendale.
Con il CWQC, la qualità del prodotto cessa di essere il problema di una fase del
processo produttivo, di un solo reparto o di una sola funzione per divenire un valore che
permea l’intera organizzazione.
In termini gestionali la competitività delle aziende smette di esser giocata sul piano del
controllo della qualità finendo per esser determinata dalla gestione della qualità
introducendo in tal modo il concetto fondamentale della qualità totale.
In termini economici si può tradurre in capacità di essere presenti sul mercato con
servizi o prodotti ad alta vendibilità quindi con valore = qualità/prezzo conforme a
quello che si aspetta il cliente.
La qualità globale è costituita da qualità nel prodotto e dalla qualità nel sistema definita
come il valore attribuibile alla gestione aziendale.