4
Introduzione
Risulta ancora attuale lo studio di una folla e le dinamiche che spingono un
individuo a cambiare nel momento in cui si trova in alcuni contesti. Si possono
citare numerosi casi in cui gruppi di persone riunite insieme compiono gesti che
individualmente non avrebbero mai compiuto. Possiamo fare l’esempio di una
partita di calcio, dove i tifosi riempiono gli stadi, creando episodi di violenza o
di disordine che lasciano sbigottita l’opinione pubblica. Possiamo citare un
episodio limite, ma che rende l’idea di come, lo studio delle folle sia ancora un
tema molto interessante da trattare. Il 21 marzo 2004, il derby Lazio-Roma è
stato sospeso per un’informazione sbagliata, qualcosa che non era accaduto ha
provocato un’interruzione di una partita. Infatti, si era diffusa tra i tifosi la
notizia della morte di un bambino per opera delle forze di polizia all’esterno
dello stadio. Nonostante le smentite ufficiali, la folla di tifosi ha continuato a
protestare fino ad ottenere la sospensione della stracittadina ed il rifiuto dei
giocatori di continuare la partita. Non era importante se la notizia fosse vera o
falsa, ma il “contagio”
1
tramite passa-parola ha raggiunto spettatori, addetti ai
lavori, e giocatori. E l’unione di tutte queste persone in una sorta di “unica
anima collettiva” ha avuto come effetto un risultato inaspettato ed imprevisto.
La folla “trascende” e questo accadeva nell’800 come oggi. E più si cerca di
controllare queste esplosioni di violenza improvvisa più essa sembra esplodere.
Proprio l’attualità dell’argomento spinge a chiedersi perché un individuo si
trasforma quando fa parte di una folla? Qual è il filo conduttore, il legame tra le
folle di oggi e quelle di ieri? Se esse rimangono così facilmente influenzabili,
allora dobbiamo temere gli effetti di questa influenza. Non sono troppo lontani
gli errori storici compiuti per la supina accettazione della volontà delle masse.
1
Espressione utilizzata da Le Bon per indicare la diffusione di un’idea nella folla
5
Perché folla vuol dire anche questo: conformismo. E allora è evidente come sia
necessario saperne di più.
Lo studio della folla è uno studio multidisciplinare, che interessa in primis la
psicologia, ma anche la giurisprudenza, le scienze sociali, la politica.
Per prima cosa, bisogna operare una distinzione tra i termini folla e massa,
anche se per quanto riguarda la psicologia sociale sono spesso utilizzati come
sinonimi.
Il concetto di folla indica propriamente “un raggruppamento di individui in uno
spazio ristretto, un insieme reso omogeneo da un identico sentire e da una
reattività elementare; nella folla l’individuo perde i tratti più personali e gli
aspetti più evoluti mentre mantiene gli istinti primitivi. La folla è un’entità
fisica, occasionale dinamica, la massa è un modo di essere un’attitudine stabile e
statica.”
2
L’utilizzo del termine massa per indicare gli studi della psicologia collettiva
compare in epoca più recente, dal momento in cui viene tradotto in tedesco il
libro di Le Bon e viene utilizzata la parola massa al posto di folla. Ciò causerà
una sovrapposizione dei due termini in tutte le lingue.
Nonostante l’interscambiabilità dei due termini nella psicologia collettiva, gli
studiosi si sono ritenuti d’accordo nell’operare una distinzione linguistica fra i
due termini: la folla, rappresenta un insieme di individui presenti in un
determinato momento ed in un determinato luogo, la massa, indica un modo di
essere della società, che prescinde dalle differenze interne ed è considerata un
insieme omogeneo che concettualmente viene contrapposto al concetto di élite.
Ciò non significa che siano state sottovalutate le profonde connessioni che
esistono tra i due termini. La massa, infatti, per manifestare un dissenso si
esprime attraverso la folla, la quale può rappresentare la “concretizzazione della
presenza delle masse sulla scena della storia.”
3
2
Marchese, Mancini, Greco, Assini, Stato e società, Firenze, La Nuova Italia, 1992, pp.246-247
3
Geremek, Masse in Enciclopedia Einaudi, vol 8, Torino, Einaudi, p. 830
6
L’origine della psicologia collettiva la possiamo collocare alla fine del
diciottesimo secolo con gli studi di Le Bon. Verrà esaminato nel primo capitolo
della trattazione il suo testo più noto: la Psicologia delle folle, il quale ancora
oggi rimane un testo attuale, sia per il poco sviluppo negli ultimi anni dello
studio di questi fenomeni, sia per la natura delle folle che essenzialmente è
proprio quella descritta da Le Bon. Nel secondo capitolo, si proseguirà con
quelli che possiamo definire i suoi successori, Freud, Ortega y Gasset e Reich, i
quali hanno trattato il tema della psicologia collettiva, in un’epoca storica
diversa nella quale il processo di trasformazione in massa dell’individuo si stava
attuando. Un’epoca dove la guerra aveva inciso e trasformato la società,
rendendola sempre meno differenziata.
Nel terzo capitolo invece si cercherà di stabilire in che modo abbia inciso per i
totalitarismi la presenza degli uomini- massa e in che modo i dittatori abbiano
sfruttato questa presenza e quali tecniche abbiano desunto dal libro di Le Bon. Si
cercherà quindi di delineare il profilo della folla dall’800 alla seconda guerra
mondiale, analizzando i differenti contesti storici ed i comportamenti che essi
hanno originato.
7
CAPITOLO PRIMO: LA PSICOLOGIA
DELLE FOLLE DI GUSTAVE LE BON
1 Introduzione
L'interesse per la psicologia delle folle in Francia deriva da una serie di fermenti
sociali che vive in gran parte tutta l'Europa. Il progressivo processo di
industrializzazione che spinge ad un massiccio spostamento della manodopera,
dalla campagna alla città, fa nascere una nuova classe sociale: il proletariato
industriale urbano. I salari molto bassi e le difficoltà nelle condizioni di vita,
spingono questa classe
alla ricerca di un riscatto
che spesso si tenta di
attuare tramite sommosse
o tumulti. Queste folle
incontrollate che cercano
di imporsi con la violenza
sono oggetto di interesse
da parte di numerosi
studiosi. Anche se priva di una vera impostazione metodologica la Psicologia
delle folle di Le Bon fu l'opera più nota e più diffusa sul tema della psicologia
collettiva. Pubblicata nel 1895, cerca di delineare i caratteri peculiari delle folle
e ciò che occorre per guidarle. Proprio per questo, l'opera di Le Bon suscitò
l'interesse dei dittatori totalitari del novecento. “Forniva loro delle formule ed è
di questo che i politici vivono, come i cuochi di ricette.”
4
Così commenta il suo
libro, la principessa Bibesco che ci fornisce numerose informazioni biografiche
su Le Bon. Nato nel 1841 a Nogent – Le - Retrou, cittadina a sud-ovest di
4
P. Bibesco, Images d’Epinal, Parigi, Librairie Plon, 1937, pp.49-50
Figura 1 Il quarto stato
8
Parigi, studiò al liceo di Tours, dove fu fra gli allievi mediocri. Si diplomò
dottore in medicina, anche se la sua laurea fu spesso messa in discussione. Tra il
1866 ed il 1873 pubblicò numerosi lavori sull'anatomia, la fisiologia e l'igiene.
Compì numerosi viaggi tra Africa, Asia ed Europa di cui abbiamo testimonianza
grazie alla dozzina di libri che descrivono queste esperienze. Pubblicò il primo
libro di argomento psico - sociologico nel 1842 Les lois psychologiques de
l'evolution des peuples. La sua strana aria da negromante, i toni autoritari ed una
casa che assomigliava ad un “polveroso santuario”, lo rendevano un personaggio
molto stravagante di cui il mondo scientifico dubitava. Il mercoledì sera soleva
riunire filosofi, diplomatici e politici per una cena, in cui il padrone di casa
imponeva argomenti di conversazione o addirittura procedeva con un vero e
proprio interrogatorio agli ospiti presenti. “Il posto occupato da Le Bon nel
mondo scientifico”scrive sempre la Bibesco “ era paradossalmente difficile da
definire”.
5
Negli ultimi anni della sua vita fu al centro della vita culturale e
politica parigina. Ogni anno pubblicava una nuova opera che veniva subito
tradotta in diciotto lingue. Morì a 91 anni, il 15 dicembre 1931, nella sua tenuta
di campagna presso Parigi.
2 Psicologia delle folle
Il suo lavoro sulla psicologia delle folle accolse in parte le tesi dell'intuizionismo
di Bergson, sulla scia di un movimento che affermava il primato del sentimento
sulla logica razionale: “ La scienza” -egli dice- “ci ha promesso la verità, o
almeno la conoscenza di quelle relazioni tra le cose che la nostra intelligenza è
capace di affermare. Ma non ci ha promesso né la pace né la felicità.
Sovranamente indifferente ai sentimenti, non ode le nostre lagnanze: nulla
potrebbe far risorgere le illusioni che essa ha distrutto”.
6
La Psicologia delle
5
Ibidem
6
Le Bon, Psicologia delle Folle, trad. It., Milano, edizione Tea, 2004 (titolo originale Psychologie des Foules,
1895), pp. 35-36.
9
folle ebbe un successo straordinario, rimanendo il libro a cui si fa più riferimento
per ciò che riguarda la psicologia collettiva, sia per la novità del tema affrontato,
sia per l'estrema semplicità e chiarezza del linguaggio, ancora oggi rimane un
testo letto e pubblicato in tutto il mondo. Le Bon inizia il suo libro con
un’analisi dettagliata dell'epoca attuale, era che definisce “delle folle”.
7
. Infatti,
numerosi cambiamenti hanno contribuito a far sì che la voce della folla
nell'epoca moderna sia divenuta “preponderante”.
8
Le credenze religiose,
politiche e sociali su cui si formava la vecchia civiltà stanno lasciando il posto a
nuove idee, fondate sulla scienza e sull'industria. La potenza delle folle nasce dal
progressivo peso che hanno assunto le classi popolari nella vita politica e dal
graduale associarsi degli individui che permette la libera circolazione di pensieri
fino ad allora puramente teorici. Ciò genera confusione in quanto le folle non
sono portate al ragionamento ma propendono per le azioni violente. La storia
insegna che le civiltà sono sopravvissute quando sono state governate da una
piccola élite intellettuale e che il governo delle masse non ha mai prodotto buoni
risultati. Proprio per cercare di evitare la dissoluzione che folle abbandonate a se
stesse, senza dubbio porterebbero, Le Bon vede nel governo delle folle “l'unica
risorsa dell'uomo di Stato che voglia non dico governarle (cosa divenuta ormai
ben difficile) ma almeno non essere da esse interamente governato”.
9
. Il suo
libro mira proprio a dare i primi ragguagli sull'argomento visto che i pochi
psicologi che si sono occupati di ciò hanno approfondito solamente le folle di
tipo criminale.
2.1 Le caratteristiche della folla psicologica
La folla psicologica non si forma semplicemente con la presenza di numerosi
individui raggruppati simultaneamente nello stesso luogo. Solo l’influenza di
“emozioni violente” permette l'annullarsi della personalità dell'individuo e la
7
Ivi, p.33
8
Ibidem
9
Ivi, p.38