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INTRODUZIONE GENERALE
La promozione della lettura ai bambini e ai ragazzi, come si vedrà nel corso di questo
lavoro, è un’attività che ha caratterizzato le biblioteche dei ragazzi italiane fin dall’inizio
della loro storia.
L’emblema contemporaneo di questa attività è il progetto Nati per Leggere, iniziativa
nazionale di promozione alla lettura.
Sono venuta a conoscenza di NpL durante il tirocinio, svolto presso la Biblioteca Civica di
Cordovado: ho avuto modo di vedere il progetto “in azione” e di assistere a ciò che piø lo
caratterizza: le letture ad alta voce. Proprio da qui è maturata l’idea di concentrare la mia
tesi su questa iniziativa, non ancora conosciuta dappertutto, pur avendo alle spalle dieci
anni di vita e di iniziative.
Il lavoro prende avvio da una piccola introduzione sul concetto di bambino e ragazzo, per
dare una definizione di chi sono i protagonisti principali ( ma non unici) del progetto.
Nel mondo bibliotecario i bambini e i ragazzi sono oggetto e soggetto di servizi e attività:
l’excursus storico vuole mostrare però la netta differenza tra la realtà internazionale (Stati
Uniti e Gran Bretagna), attiva da piø di 150 anni e l’Italia, i cui servizi per questi piccoli
utenti hanno inizio solo dalla fine degli anni 70’ dello scorso secolo, in un contesto, inoltre,
di confusione terminologica e concettuale tra biblioteca scolastica e biblioteca pubblica per
ragazzi, che ancor oggi non sembra del tutto chiarita.
Le attività italiane hanno dunque subito un deciso rallentamento a causa di questa
confusione: ma come si accennava all’inizio l’idea di promozione alla lettura non è mai
venuta meno.
Promuovere la lettura significa anche promuovere il piacere e l’utilità che da essa si può
trarre. Promuoverne la bellezza e la non obbligatorietà sia agli adulti, che come si vedrà nel
terzo capitolo, spesso devono ri-innamorarsi della lettura, sia per i bambini, per i quali la
lettura può rivelarsi elemento fondamentale nella formazione della loro persona.
Per un positivo primo approccio dei bambini con la lettura la collaborazione tra le
biblioteche pubbliche, con le loro attività di promozione (letture, animazioni, laboratori,
spettacoli etc) e le famiglie, può rivelarsi essenziale.
¨ proprio su questo che si fonda Nati per Leggere: una collaborazione tra adulti, per
rendere ai bambini la lettura un’esperienza piacevole e da ricordare. Di questa tesi il
progetto NpL è il cuore: i due capitoli conclusivi sono interamente dedicati al progetto,
prima con una trattazione piø generale che vuole essere un’esposizione teorica del progetto
e delle sue iniziative sia sul piano nazionale, da cui NpL parte, che sul piano locale, grazie
6
al quale NpL vive, si sviluppa e migliora; poi con una dimostrazione della realtà locale di
Nati per Leggere, concentrandosi sulle attività svolte dalla Regione Friuli Venezia Giulia,
dal Gruppo del Sanvitese e infine con una descrizione di una lettura ad alta voce “Nati per
Leggere” nella Biblioteca di Cordovado.
RINGRAZIAMENTI
Questo mio lavoro è dedicato a mio Nonno, forse uno dei miei piø grandi sostenitori in
questi tre anni di Università.
Il suo sostegno e quello di molte altre persone si è rivelato fondamentale per me e per il
mio percorso. Sento il bisogno di ringraziare tutta la mia famiglia, in particolare i miei
genitori e mio fratello Michele, Marco e la sua famiglia, per tutto ciò che mi hanno dato,
per il supporto e l’incoraggiamento, e per la loro costante presenza.
Un grande ringraziamento ad Alessia, preziosa compagna di avventure e disavventure in
questi tre anni, senza la quale tutto sarebbe stato piø difficile e sicuramente anche meno
divertente.
Questo lavoro probabilmente non avrebbe mai visto la luce senza l’aiuto di alcune persone:
in particolar modo Dario e Sabrina, con i quali ho trascorso una bellissima esperienza di
tirocinio in cui ho avuto l’opportunità di imparare molto, e grazie ai quali sono venuta a
conoscenza di Nati per Leggere. Devo ringraziare anche tutti quei bambini che,
partecipando alle letture in biblioteca, sono stati davvero utili per questa mia tesi: in
particolare Teresa e Nicolò che ho potuto silenziosamente osservare in diverse occasioni.
Infine, un grazie a tutti quegli amici e quelle amiche che ci sono sempre stati.
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CAPITOLO 1
IL CONCETTO DI BAMBINO E DI RAGAZZO
Oggi a noi sembra normale pensare al bambino come ad una figura completamente distinta
dall’adulto e, in quanto tale, meritevole di spazi propri, sia in luoghi privati (camere da
letto e stanze per giocare) sia in luoghi pubblici ( scuole, negozi, biblioteche, parchi giochi
etc).
Così non era però fino all’Ottocento.
Come scrisse lo storico francese Philippe Ariès: “C’è un abisso che separa la nostra
concezione di infanzia da quella precedente la rivoluzione demografica”
1
.
Infatti nell’antichità, intendendo con questo termine il periodo storico che arriva fino al III
secolo a.C., il fanciullo non era considerato un soggetto dotato di diritti propri e valori
autonomi, e solo una volta divenuto adolescente poteva essere considerato detentore di
diritti e doveri in quanto ormai alle soglie dell’età adulta
2
.
Nel Medioevo poi, e fino all’avvento dell’industrializzazione, che comportò un totale
cambiamento della vita delle persone e un conseguente calo della crescita demografica, il
bambino era, al pari dell’uomo adulto, una forza lavoro per la famiglia e non aveva diritto
ad un trattamento speciale sia in termini di affetti che di spazi. L’elevato numero di neonati
e di bambini all’interno delle famiglie, poi, non aiutava la diffusione dell’idea, ormai per
noi scontata, del bambino come bene prezioso da proteggere e amare con modalità
specifiche
3
.
Con il calo demografico nella metà del XIV secolo comincia a diffondersi e infine ad
imporsi l’idea di bambino, e come tale, dignitoso di avere una scolarizzazione distinta dal
lavoro e meritevole di spazi fisici separati dagli adulti
4
. In particolare si può dire che “il
grande avvenimento fu dunque […] il riapparire della preoccupazione educativa. Se ne
infervorò un certo numero di uomini di Chiesa, di legge, di studio […]. Erano, infatti,
soprattutto dei moralisti, piuttosto che degli umanisti […]. ¨ stata questa letteratura, questa
1
Philippe Ariès, Padri e figli nell’Europa medievale e moderna,Roma, Edizioni Laterza, 1983, p. 15
(L’Enfant et la vie familiale sous l’ancien regime, Paris, Seuil, 1960).
2
Silvano Federici, Elementi di Pedagogia,Casale Monferrato, Editrice Marietti, 1982 p.36
3
Wally Seccombe, Famiglie nella tempesta. Classe operaia e forme familiari dalla Rivoluzione industriale
al declino della fertilità, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1997, p.108.
4
Franca Olivetti Manoukian, L’educazione in famiglia: tra intenzionalità e destino, in Egle Becchi, Storia
dell’educazione ,Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1987, p.55.
8
propaganda, a insegnare ai genitori che essi avevano cura di anime; che erano responsabili
davanti a Dio dell’anima e, dopo tutto, anche del corpo dei loro figli”
5
.
Mentre nell’antichità romana si aveva una distinzione dell’età piuttosto grezza, che
divideva la vita pre-adulta semplicemente in fasi, denominate “infans”, “puer”, “ pubes”,
“adolescens”, e “iuvenis”, senza che ci fossero criteri precisi e logici
6
, nel pensiero
contemporaneo figlio del cambiamento post-industrializzazione, si distingue con maggior
consapevolezza delle differenze fisiche, ma anche delle capacità motorie, affettive,
intellettuali che caratterizzano ogni fase della vita dell’uomo. Oggi quindi si tende a
distinguere tra prima infanzia (0-3anni), seconda infanzia (3-7 anni), puerizia (7-12 anni),
adolescenza (12-18 anni), giovinezza (18- senza un limite fissato, ma variabile a seconda
delle culture)
7
.
Questa suddivisione, nata in ambito pedagogico, è parte ormai del pensiero comune e come
tale è usata anche in altre discipline. Anche nella letteratura biblioteconomica si utilizza
una scansione simile per distinguere i diversi tipi di utenti non ancora adulti che hanno
ovviamente esigenze diverse a seconda dell’età. Si parla quindi di piccolissimi, per la
fascia di età compresa tra 0 e 5 anni, bambini/ragazzi, tra i 6 ei 13 anni, adolescenti, dai 13
ai 18 anni circa
8
. Sono tutte utenze particolari con esigenze molto diverse e tutte bisognose
di grande attenzione.
La fascia dei piccolissimi è quella da “coltivare”, da far innamorare, e che ha fisicamente
necessità importanti in quanto sono utenti non autonomi; quella dei bambini/ragazzi
richiede un grosso impegno, in quanto nella maggior parte dei casi la biblioteca locale
funge da sostegno e aiuto per le carenze scolastiche; quella degli adolescenti è quella forse
piø esigente, in quanto si tratta “ […] di una generazione alla ricerca di se stessa, che non
vuole piø frequentare la sezione ragazzi ma contemporaneamente non è ancora pronta per
quella degli adulti”
9
.
5
Philippe Aries, Padri e figli nell’Europa medievale e moderna, Roma, Edizioni Laterza, 1983, pp.484-485.
(L’Enfant et la vie familiale sous l’ancien regime, Paris, Seuil, 1960).
6
Franco Cambi, Storia della pedagogia, Bari, Editori Laterza, 1995, pp.75-87.
7
Silvano Federici, Elementi di Pedagogia,Casale Monferrato, Editrice Marietti,1982, pp.31-34. Si veda
anche: Maria D’Alessio, Psicologia dell’età scolare, Roma, Carocci Editore, 1999.
8
Antonella Agnoli, Biblioteca per ragazzi,Roma,Editrice Bibliografica, 1999, pp.22-36: si veda anche Rita
Valentino Merletti, Libri e lettura da 0 a 6 anni,Milano, Mondadori, 2001.
9
Antonella Agnoli, Fare il punto sulle biblioteche per ragazzi, in “AIB-Notizie”, 15 (2003), n.3, pp. I-II,
accessibile anche all’ URL http://www.aib.it/aib/editoria/n15/03-03idx.htm