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1. Introduzione
Nella pianificazione e gestione di un territorio il protagonista principale è la
pubblica amministrazione. Nell’ultimo ventennio tuttavia, soprattutto in
contesti di piccole amministrazioni, il coinvolgimento della cittadinanza ha
acquisito importanza fondamentale nelle scelte strategiche per la governance
di un territorio. Questo non stupisce se si riflette sul fatto che un territorio,
inteso non solo dal punto di vista materiale ma anche da quello sociale,
economico, turistico etc. è il frutto delle persone che lo vivono e che senza il
coinvolgimento del cittadino viene persa buona parte delle particolarità che lo
caratterizzano. Alla luce di ciò, se è necessario e insindacabile che le
decisioni vengano prese da un gruppo di rappresentanti della volontà
popolare, è altrettanto importante che nel prendere queste decisioni venga
coinvolto direttamente anche chi il sistema territorio lo vive quotidianamente.
Il coinvolgimento del cittadino attraverso processi partecipativi è un
fenomeno che porta ai migliori risultati soprattutto quando vengono trattate
tematiche ambientali. Infatti, “più di tre quarti degli europei (77%) e quasi la
totalità degli italiani (89%) ritiene che le questioni ambientali abbiano un
effetto diretto sulla propria vita quotidiana. L’85% degli europei e l’86% degli
italiani ritengono di poter avere, come individui, un ruolo nella protezione
dell’ambiente.” (Finocchiaro 2015, 4). Quando un bene ambientale ha
importanza anche dal punto di vista storico e di identità, allora il
coinvolgimento e la partecipazione del cittadino alle decisioni in merito
diventa indispensabile. È questo il caso della ciclovia Treviso-Ostiglia nel
tratto che attraversa i Comuni del Camposampierese in provincia di Padova.
Questa pista ciclabile, infatti, nasce dalle ceneri di una ferrovia nei confronti
della quale i residenti dei comuni attraversati hanno sempre dimostrato
particolare attaccamento. Questo sentimento si rinnova ai giorni nostri nei
confronti di una pista ciclabile che collega più comuni rafforzando l’unione
che tra di essi è stata sigillata sotto il nome di Federazione dei comuni del
Camposampierese.
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Con questa tesi si intende trattare il tema della partecipazione e del
coinvolgimento del cittadino portando come esempio il caso studio concreto
della ciclovia Treviso-Ostiglia. Rientrando tra le tematiche ambientali e
collocandosi in un territorio complesso dal punto di vista strutturale e
gestionale come quello della Federazione dei Comuni del Camposampierese
il progetto di riqualificazione della pista ciclabile Treviso-Ostiglia rappresenta
un’ occasione interessante su cui condurre una progettazione partecipata.
Il presente lavoro si sviluppa in due direzioni che, seppur metodologicamente
separate, fanno parte di un unico lavoro di analisi. La prima consiste nel
presentare il processo partecipativo intrapreso nel contesto della ciclabile
Treviso-Ostiglia, la seconda riguarda l’analisi del profilo del fruitore tipico
della struttura ciclabile attraverso questionari somministrati ai frequentatori
della pista. Verranno accostati i risultati dei processi partecipativi a quelli
ottenuti dalla rielaborazione dei questionari in modo che da un loro confronto
emergano eventuali discordanze o corrispondenze in particolare per quanto
riguarda la visione futura che i vari attori di questo territorio hanno della pista
ciclabile.
Lo studio di un caso come questo trova utilità nel momento in cui una
pubblica amministrazione abbia la necessità di gestire un bene ambientale in
un contesto territoriale come quello che sarà preso in esame nei capitoli
successivi.
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2. Stato dell’arte
“Il termine coinvolgimento indica un avvolgimento reciproco fra due o più
persone […] che percorrono una medesima strada e che, nel frattempo,
scambiano informazioni, pareri e risorse. Questo scambio continuo permette
che il loro percorso non sia né parallelo né ortogonale, ma appunto
intrecciato.” (Osti 2002, 91).
Ad oggi la gamma di metodologie e strumenti che un’amministrazione
pubblica può utilizzare, qual’ora voglia coinvolgere il cittadino nelle scelte
politiche inerenti il governo e la gestione di un territorio, è molto vasta.
L’emergere di queste nuove linee gestionali nasce dalla profonda crisi che la
democrazia rappresentativa sta vivendo e dall’esigenza di affrontare le
problematiche di carattere governativo da un punto di vista amministrativo,
politico, culturale, scientifico e sociale. Infatti, una gestione partecipata
auspica l’equa ripartizione di forza politica che è propria della società civile e
che non sempre, e di certo non nella trattazione di tutte le tematiche, può
venire garantita dagli odierni modelli di government rappresentativi. A questi
modelli, in cui potere decisionale è nelle mani di pochi, si contrappongono i
più moderni modelli di governance.
Come afferma Vinci (2010), la governance designa un modello di
formulazione e gestione delle politiche pubbliche che si caratterizza per:
un più ridotto ruolo dello Stato in quanto unico attore competente sulle
questioni dello sviluppo
una riduzione degli atteggiamenti autoritativi a favore di quelli
concertativi, negoziali, contrattuali
la scomposizione dei ruoli propositivi e gestionali nelle politiche
pubbliche in un numero alto di attori pubblici e l’ingresso di soggetti
privati.
L’efficacia di un processo partecipativo, si esaurisce qual’ora questo sia
troppo limitato nel tempo o, al contrario, quando, data la sua durevolezza,
circoscriva il capitale umano a quei cittadini che per loro natura sono più attivi
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politicamente. Inoltre va ricordato che una partecipazione sentita, come
quella che può apportare la cittadinanza su tematiche riguardanti il proprio
Comune, aumenta il grado di complessità nella presa di decisioni, anche di
quelle più semplici.
Allora perché la partecipazione e il coinvolgimento del cittadino nelle scelte
pubbliche sta acquisendo così grande importanza? Innanzitutto possiamo
affermare con certezza che vi sia un miglioramento in termini qualitativi del
“progetto” qual’ora alla definizione dello stesso partecipino quelle persone
che lo vivranno quotidianamente, per una semplice motivazione d’interesse.
In secondo luogo viene maggiormente garantita la democraticità delle
decisioni consentendo anche alle rappresentanze più deboli di contribuire
alla loro formulazione. “La partecipazione degli abitanti migliora il processo di
progettazione nella direzione di […] migliorare le prestazioni delle politiche
pubbliche, avvicinando il mondo dove si formano i bisogni all’ambito della
produzione di decisioni” (Giusti 2001, 2). In fine un percorso partecipativo
promuove la coesione sociale incentivando la collaborazione e il senso di
appartenenza.
Affinché il processo partecipativo apporti i benefici sopra citati è necessario
che questo venga strutturato in maniera accurata e con il contributo
metodologico di professionisti esperti. Non è sufficiente che i partecipanti si
siedano attorno a un tavolo ed esprimano i loro bisogni, è necessario che un
processo partecipativo sia guidato da attori esterni per ottenere da questo la
massima efficacia e garantire maggiormente che l’utilizzo di tecniche di
coinvolgimento non si riveli soltanto una maschera dietro cui occultare
decisioni già prese. In quest’ottica assume importanza fondamentale il ruolo
del facilitatore che, grazie alla sua conoscenza metodologica e alla sua
terzietà, favorisce l’elaborazione di idee nuove e agevola la convergenza di
opinioni attribuendo peso equivalente ai contributi provenienti dalla sfera
laica (i cittadini non politicamente organizzati) e dalla sfera amministrativa.
Il coinvolgimento del cittadino nelle scelte pubbliche è un tema attuale, la
bibliografia di cui si dispone, soprattutto quella riguardante casi studio
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analoghi al presente, è molto povera. Questo, in fin dei conti, non
rappresenta un problema, al contrario, è una ulteriore testimonianza di come
non si possa applicare pedissequamente una tecnica partecipativa piuttosto
che un’altra in quanto ogni caso specifico richiede una trattazione ad hoc che
è frutto dell’applicazione di un mix di strumenti. A sostegno di tale
affermazione è opportuno render conto che la partecipazione e il
coinvolgimento del cittadino nelle decisioni pubbliche si esplica attraverso
una molteplicità di mezzi, applicati caso per caso e di conseguenza, data
anche la difficile reperibilità, la presentazione di casi studio simili al presente
non trova utilità. Quello che invece è opportuno fare è trattare brevemente i
risvolti in campo legislativo che il tema della partecipazione ha assunto in
questi ultimi anni.
Il soggetto pianificatore di riferimento in questo ambito è la Regione. Il
numero di realtà regionali, tra cui quella Veneta, che stanno legiferando in
questo senso, sulla scia della regione Toscana (legge 69 del 2007 poi
modificata nella legge 46 del 2013) e della regione Emilia-Romagna (legge 3
del 2010) è in crescita. In particolare nel 2007 la giunta regionale Toscana ha
istituito l’ “Autorità regionale per la garanzia e la promozione della
partecipazione” con il compito di gestire il dibattito pubblico nella
pianificazione di grandi opere e selezionare le proposte di partecipazione
avanzate dagli enti locali. La Regione Emilia-Romagna, invece, istituisce con
la legge 3 del 2010 due figure in grado di operare e mediare in ambito
partecipativo: un nucleo tecnico di integrazione con le autonomie locali (art.
7) e il tecnico di garanzia (art. 8), che ha il compito di accompagnare i
processi partecipativi e mediare nel caso in cui vi sia richiesta di
coinvolgimento attivo da parte della collettività nei confronti dell’ente
pubblico.
Per la trattazione delle tecniche di coinvolgimento del cittadino si rimanda al
capitolo sui materiali e metodi al quale seguirà la presentazione del caso
specifico nonché tema centrale di questa tesi ovvero il coinvolgimento della
cittadinanza nelle decisioni riguardanti la pista ciclabile Treviso-Ostiglia.