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D’altro canto comunque in alcune occasioni si interferisce in modo troppo pesante
con l’ambiente alpino, si pensi, ad esempio, alle lunghe colonne di veicoli di ritorno dai
week end sulla neve o a impianti di risalita che hanno richiesto il taglio di vaste superfici
alberate. Spesso, infatti, le amministrazioni locali ritengono l’ambiente una fonte
inesauribile di ricchezza da cui poter attingere risorse in modo incontrollato. E’ in
particolare evidente, invece, come, dal punto di vista prettamente economico, sia
estremamente controproducente rovinare sfruttandolo eccessivamente un patrimonio
paesaggistico, come quello dolomitico, riconosciuto e apprezzato. Si rischia in questo
modo di deprezzare o distruggere completamente un bene che i clienti, cioè i turisti, sono
disposti a pagare a un prezzo così alto come quello degli skipass o delle tariffe degli
alberghi nelle amene località alpine.
La costruzione e la manutenzione di piste da sci e impianti di risalita, devono quindi
essere eseguite in modo preciso e intelligente, ma possono anche offrire, se eseguite nel
rispetto dell’ambiente la possibilità di:
ξ dare un reddito per le popolazioni locali che, in questo modo, possono continuare a
occupare i territori, che, se abbandonati a loro stessi, possono costituire un forte rischio
idrogeologico.
ξ tutelare in modo diretto i territori attraverso opere di sistemazioni idraulica geotecnica
e forestale.
ξ tutelate i manufatti civili dall’azione delle valanghe e di eventi geologici.
ξ eseguire studi, sondaggi, rilevamenti e statistiche per avere una migliore conoscenza di
tutto la regione.
ξ Migliorare la situazione dei trasporti a fini turistici. I collegamenti tra una vallata e
l’altra attualmente sono garantiti solo da più o meno efficienti strade statali e regionali
o, nel migliore dei casi, da servizi pubblici come skibus o treni. E‘, al contrario,
auspicabile alleggerire il trasporto su gomma per eliminare alla fonte gravosi problemi
come inquinamento o congestione della rete stradale già messa a dura prova dal traffico
locale o da quello di attraversamento di veicoli commerciali con un efficiente
collegamento dei vari comprensori attraverso piste o impianti a fune è possibile quindi
per i turisti lasciare la macchina in albergo o in paese per raggiungere le zone più
appetite con gli sci ai piedi.
D’altro canto la progettazione deve tenere in considerazione la delicatezza di un
ambiente che, sia pur fortemente antropizzato, mantiene una sua forte naturalità, che
costituisce proprio la maggiore attrattiva turistica. Gli aspetti da tenere in considerazione
sono molti e fra di loro vanno segnalati :
ξ La necessità, sancita anche a norma di legge, di deforestare la minore superficie
possibile per non distruggere un habitat spesso non ricostruibile in meno di qualche
decina di anni.
ξ Limitare la presenza dell’uomo in zone con delicati ecosistemi, che possono essere
disturbati dal solo rumore. Ad esempio zone particolarmente vicine a nidi di rari uccelli
come le aquile o alle tane di animali in letargo.
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ξ Non diseducare i turisti dando un messaggio sbagliato. La costruzione di rifugi sempre
più accoglienti o mezzi di trasporto che rendono sempre più agevole l’avvicinamento
alle cime può, infatti, far pensare a qualcuno che le Dolomiti non siano nulla di più che
un’estensione del giardino di casa dove non ci sono pericoli e dove si può fare ciò che
si vuole.
ξ Limitare emissioni nocive come i gas di scarico dei veicoli o, in misura minore, le
emissioni causate dai vecchi motori a trazione diesel che muovono gli impianti di
risalita
Gli operatori e i progettisti che operano in questo campo sanno bene che gli interventi
sono caratterizzati dalla necessità di rimanere nella zona delimitata dagli interventi che
devono essere eseguiti, per assicurare sicurezza o tutela del territorio e quelli che non si
possono fare per non compromettere l’ambiente e quindi la possibilità di continuare a
sfruttare le bellezze naturali.
1.2 Premessa
Nella tesi si cercherà di illustrare le procedure che caratterizzano l’elaborazione dei
progetti, i problemi che si incontrano più comunemente e le soluzioni generalmente
adottate sia per soddisfare le richieste del committente che per garantire i necessari
requisiti di sicurezza e di rispetto dell’ambiente.
La tesi nasce, in collaborazione con lo studio di progettazione dell’ing. Francesco
Menegus di Padova, dalla consultazione di numerosi progetti di interventi di
ammodernamento o in misura minore di nuova costruzione di impianti per la pratica dello
sci da discesa eseguiti nella regione del Veneto. Le fonti degli elaborati sono state, oltre al
già citato studio di progettazione, il genio civile di Belluno attraverso l’Ing. Roberto
Dall’Armi e la sezione competente per il trasporto a fune dell’ ufficio della Motorizzazione
civile con sede a Mestre attraverso l’Ing. Sergio Boldrin. I nomi dei progettisti sono stati
omessi per rispettare la privacy degli interessati e comunque possono essere facilmente
rilevati consultando i progetti conservati a Mestre o a Belluno.
Dallo studio di tali elaborati è risultato evidente che il recente aumento della sensibilità
verso la conservazione dell’ambiente ha fatto capire ai progettisti che un intervento può
essere valido solo se tiene conto anche dei fattori non strettamente pertinenti agli impianti
sportivi. In particolare si è passati da scarne considerazioni sulla geologia dei terreni
immediatamente al disotto del piano di fondazione delle opere a complessi e articolati studi
ecologici, forestali, geologici e ambientali. Tale cambiamento coinvolge in generale tutti i
lavori dell’ingegneria civile, ma diventa indispensabile in zone “difficili” e delicate come
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le montagne del Veneto. Il lavoro diventa quindi generalmente più lungo e difficile, ma
certamente anche meno soggetto a imprevisti. Il reinerbimento ad esempio, che fino a
qualche anno fa non era certamente progettato con la raffinatezza delle tecniche odierne è
oggi progettato come parte integrante dell’opera per garantire non solo una bellezza
estetica, ma soprattutto una maggiore stabilità del pendio.
Risulta infatti evidente come l’intervento nella montagna veneta debba essere
preceduto da accurati studi che caratterizzano materie molto diverse fra loro, sia per
competenza che per mentalità. In particolare dal punto di vista ingegneristico vengono
coinvolte:
ξ Ingegneria geotecnica per lo studio della capacità portante delle fondazioni e della
stabilità dei pendii
ξ Ingegneria dei trasporti da un lato per organizzare la circolazione sulle piste
garantendo la sicurezza e la soddisfazione dei clienti e dall’altro per evitare
congestioni delle strade nei fondovalle o nei passi alpini
ξ Ingegneria strutturistica per la costruzione di fabbricati che devono resistere a forti
carichi sia di origine naturale come le opere in acciaio o in calcestruzzo per la
difesa dalle valanghe sia di origine umana come gli impianti di risalita, e che sono
sottoposti a sollecitazioni e stress termici fortissimi
ξ Ingegneria idraulica per la regimazione delle piene e il dimensionamento delle
opere per l’allontanamento delle acque meteoriche o provenienti dalla scioglimento
della neve.
ξ Ingegneria meccanica che deve scegliere e dimensionare gli organi degli impianti
per garantire il corretto movimento, la frenatura e il confort della linea di trasporto
a fune.
Esistono inoltre discipline, tradizionalmente non considerate “ingegneristiche” per il
metodo empirico che le contraddistingue, ma che sono fondamentali nella fase conoscitiva
dei progetti. In particolare è possibile distinguere :
ξ La Geologia che deve garantire da un lato una ragionevole stabilità geologica dei
terreni che circondano gli impianti o comunque deve illustrare i rischi a cui si va
incontro, dall’altro la qualità dei terreni e delle rocce che costituiscono la fondazione
delle opere su cui dovranno viaggiare gli utenti
ξ La scienza forestale che deve studiare sia l’impatto, suggerendo come minimizzarlo,
delle opere sul bosco sia le tecniche di rimboschimento e reinerbimento delle superfici
necessariamente sottoposte a movimento terra.
ξ La biologia e la zoologia che studia le specie animali che risiedono nella zona
interessata dai lavori
ξ L’economia che deve garantire l’efficienza economica dell’investimento nel prodotto
turistico sempre più soggetto alle regole del mercato di concorrenza perfetta e che
deve studiare il marketing e la migliore promozione possibile.
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1.3 Aspetti Climatici
Come si leggerà nel seguito del lavoro la determinazione del regime climatico della
zona in cui hanno o dovrebbero avere sede le piste ha una notevole importanza. In
particolare il clima influenza l’intensità delle precipitazioni la stabilità e lo spessore al
suolo del manto nevoso, parametri che determinano il dimensionamento di paravalanghe o
di altre misure di contenimento delle scariche nevose. In secondo luogo il clima determina
l’intensità e la quantità delle precipitazioni piovose in base alle quali si dimensionano i
drenaggi.
La regione del Veneto si trova climaticamente posta tra il regime cosi detto
“continentale”, caratterizzato da notevoli sbalzi termici e piovosità concentrata in estate, e
il cosi detto “clima mediterraneo”, notevolmente più dolce e caratterizzato da
precipitazioni invernali. Dalla relazione forestale per la costruzione della seggiovia “Vauz-
Pordoi” si legge “ Clima: Il regime pluviometrico presenta uno spiccato massimo estivo e
minimo invernale, rispecchiando per questa caratteristica il clima continentale proprio
dell’area interna delle Alpi. La presenza di piovosità con massimi secondari in autunno
indica che la zona risente, pur in modo marginale, delle correnti umide mediterranee che
mitigano gli eccessi del clima continentale”.
Dal punto di vista colturale è possibile quindi, secondo la classificazione proposta
nel libro “La vegetazione forestale del Veneto” di Lasen e Del Favero, distinguere quattro
distretti climatici.
ξ Pianura padana: di scarso interesse per chi progetta impianti di risalita
ξ Esalpico : con temperature simili a quelle della pianura, ma caratterizzato da una
maggiore quantità di precipitazioni (1500 mm/anno) distribuite secondo un regime
equinoziale. Si trovano carpini neri sopra gli 800 metri, faggi, castagni
ξ Mesalpico : precipitazioni sui 1400 mm/anno distribuite tra Aprile e Novembre in cui
si trovano faggete montane abeti e che è certamente il distretto in cui ci si trova ad
operare più di frequente.
ξ Endalpico : poco diffuso nel Veneto, più tipico dell’Alto Adige o del Trentino. Si trova
comunque nella conca di Cortina, alta valle del Piave e del Cordevole. C’è un clima
continentale con piogge in Luglio, sopra i 1500 metri osservo la presenza di pino
cembro, di larici e di peccete.