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1. Produzione e diffusione dell’arte contemporanea oggi.
La produzione di arte contemporanea, importante elemento per lo sviluppo della cultura e per il progresso della
coscienza civile, è affidata al lavoro degli artisti. Questi agiscono e operano all’interno di un mondo complesso,
determinato da condizioni e vincoli che, sempre più spesso, rendono il loro lavoro e il loro percorso di carriera assai
difficile.
L’artista deve misurarsi quotidianamente con gli orientamenti della domanda, le convenzioni internazionali o locali, la
globalizzazione dei mercati, le tecnologie di produzione e distribuzione, le relazioni tra cultura nazionale e
internazionale.
1.1. Sguardo internazionale.
Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Francia, sono paesi che hanno un ruolo determinante per la produzione di arte
contemporanea, possiedono strutture e sistemi adibiti allo sviluppo, alla crescita e all’affermazione delle nuove
generazioni di artisti.
All'interno del sistema di produzione e divulgazione dell’arte sono presenti, secondo modalità per ogni nazione,
organizzazioni che vanno dalle Kunsthalle alle Kunstverein tedesche, ai FRAC francesi, ai musei universitari e locali
degli Stati Uniti.
Esistono importanti spazi, principalmente non profit, anche in Gran Bretagna, in Canada, in Australia e nei paesi
scandinavi.
I centri seguono una propria linea culturale stabilita attraverso criteri curatoriali, incentivano la produzione
assicurandone la copertura parziale dei costi e forniscono agli artisti assistenza professionale, ospitalità, atelier e
attrezzature.
Simili contesti permettono agli artisti emergenti, nella prima fase della loro carriera, di completare il periodo di
formazione e di definire la poetica futura.
Questi spazi, inoltre permettono agli artisti di instaurare legami e relazioni con professionisti e operatori qualificati nel
settore, utili per il loro futuro sviluppo professionale.
All'interno dei centri, i giovani artisti hanno occasione di operare e collaborare con curatori emergenti che, nel futuro,
potranno proporre le opere degli artisti incontrati durante le esperienze lavorative precedenti, permettendogli di inserirsi
nella scena artistica internazionale.
Gli artisti che nella prima fase della loro carriera collaborano con spazi ed enti non profit, raggiunta una certa fama,
continuano comunque un’attività collaborativa con questi, partecipando a programmazioni e progetti.
Un esempio di sviluppo di un sistema per la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea a livello nazionale, ma
con ripercussioni sul mercato mondiale, è dato dalla Cina.
A Pechino è stato creato il Dashanzi Art District
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, un’area che ha reso possibile lo sviluppo dell'arte contemporanea
Cinese.
Il Dashanzi Art District è composto da studi di artista, gallerie d’arte e aziende
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.
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Chiamato anche Factory 798. Cfr. Walter Santagata “La Fabbrica della cultura”, Bologna 2007.
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Il distretto è finanziato da sponsor di fama internazionale come Sony, Christian Dior e Toyota. Cfr. Walter Santagata,, Op.Cit.
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Lo sviluppo di questo sistema è stato possibile perché in Cina vi sono molti artisti e poche gallerie, contrariamente a
quanto accade a Londra e a New York.
Il Dashanzi Art District è un luogo di incontro per galleristi, mercanti, artisti, collezionisti, storici dell'arte, critici e
curatori che discutono di nuovi progetti sull'arte insieme ai colleghi stranieri, in visita o invitati agli eventi
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che si
susseguono continuamente nel distretto.
Gli artisti espongono le loro opere negli spazi ricavati dalle fabbriche in disuso e il loro commercio è gestito da gallerie
cinesi e internazionali.
Essi possono anche usufruire, all'interno del distretto
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, di servizi di comunicazione e produzione televisiva, utili per le
attività di promozione e di organizzazione di eventi culturali, e di studi fotografici e tipografici per la realizzazione di
riproduzioni e stampe ad alta definizione.
L’esperienza del Dashanzi Art District dimostra come la collaborazione tra soggetti differenti, pubblici o privati,
organizzazioni non profit o società orientate al business, insieme con una grande apertura verso gli operatori artistici
stranieri, siano fattori primari per sviluppare il “sistema” artistico di un Paese.
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Tra gli eventi organizzati presso il Dashanzi Art District ci sono, oltre a spettacoli teatrali e musicali, La Biennale di Pechino, svoltasi per la
prima volta nel 2003. Cfr. Walter Santagata, Op.cit.
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Sono anche presenti caffè, ristoranti, librerie, negozi specializzati in vendita di oggetti e strumenti per l'arte.
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1.2. Il mercato Italia.
L’incertezza e l’instabilità degli scambi e dei valori, la speculazione, la scarsità ( se non l’assenza) di criteri e parametri
rendono quello dell’arte contemporanea forse il più atipico dei mercati.
Anche il “mercato Italia” non sfugge a questo destino.
In Italia, più che altrove, ogni generazione di artisti ha dovuto e deve in qualche modo lottare contro la generazione
precedente per riuscire ad affermarsi: il gruppo dell'Arte Povera e della Transavanguardia hanno visibilità, successo di
critica e di mercato, così significative, da oscurare le nuove generazioni.
Gli artisti emergenti provano a esprimere nuove idee, creare nuovi metodi, ma devono sempre subire il confronto e
l’impatto con i movimenti che si sono imposti nel ventennio tra gli anni '60 e gli anni '80.
I giovani artisti che cercano di affermarsi, vivono oggi una fase molto delicata, sia per la competizione con le
generazioni precedenti, sia perché in Italia non esistono istituzioni e centri d'arte indipendenti e adeguati per la
formazione, l'istruzione, la divulgazione e la vendita delle opere.
Ci troviamo, in sostanza, di fronte a un mercato caratterizzato da una certa vivacità ma ancora lontano dall’essere
strutturato come un mercato “vero” e “adulto”.
1.2.1. Gli artisti, il prodotto e i canali.
Il primo passo della produzione è la selezione degli artisti e la scoperta di talenti.
Effettuare una selezione rigorosa per dare spazio alle proposte più interessanti, convincenti, di livello qualitativo
superiore e riconoscere in maniera rapida la presenza di proposte valide, è il compito di curatori, critici d’arte e
galleristi.
L'arte contemporanea italiana è l'espressione di movimenti artistici e personalità di riconosciuto valore culturale.
I grandi maestri che hanno permesso il riconoscimento a livello mondiale della cultura artistica nazionale hanno
iniziato la loro attività a metà anni '50.
Lucio Fontana, Marino Marini, Giacomo Manzù, Anton Zoran Music, Alberto Burri, Emilio Greco, Renato Guttuso,
Alberto Magnelli, Afro Basaldella, Massimo Campigli, Umberto Mastroianni, Luciano Minguzzi, Giuseppe
Capogrossi, Pericle Fazzini, Mino Maccari e Fausto Pirandello sono gli artisti, nati prima del 1915, presenti nelle
collezioni permanenti dei principali musei internazionali.
Gli artisti nati successivamente la Grande Guerra e collezionati in centri espositivi di livello internazionale sono Enrico
Baj, Mimmo Rotella, Valerio Adami, Piero Manzoni, Pietro Consagra, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Arnaldo
Pomodoro, Emilio Vedova, Gianfranco Baruchello, Maurizio Nannucci, Claudio Pamiggiani, Giò Pomodoro, Eugenio
Carmi, Piero Gilardi, Vittorio Messina, Ettore Spalletti, Tancredi Parmeggiani, Carla Accardi, Getulio Alviani, Luciano
Bartolini, Domenico Bianchi, Mario Giacomelli, Domenico Gnoli, Mario Negri, Remo Salvadori, Francesco Somaini.
Gli anni seguenti vedono l’ascesa dell’Arte Povera e della Transavanguardia, considerate le regine tra le correnti
dell'arte contemporanea.
Gli artisti dell’Arte Povera, giovani di età compresa tra i venti e venticinque anni, sono i primi, a metà degli anni '60, a
creare collegamenti internazionali e a inserire il contesto artistico italiano nel mondo.
Seguaci di quel movimento che oggi, come allora, godono di fama internazionale sono: Giovanni Anselmo, Alighiero
Boetti, Pier Paolo Calzolari, Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio
Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio.
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Attraverso una fitta rete di relazioni pubbliche e una vasta opera di informazione a livello europeo e americano,
realizzata dal critico Germano Celant e dai galleristi Gian Enzo Sperone e Luciano Pistoi, si è dato vita a un nuovo
linguaggio artistico che ha permesso a questo movimento, nato tra il 1965 e il 1967, di aprirsi al mercato internazionale.
Le opere realizzate dal gruppo create con l’utilizzo di materiali naturali, poco pregiati, semplici ma ricchi di simbolica
energia, hanno lo scopo di criticare la tecnologia tipica della modernità e del boom economico, la società e l’opulenza
della vita.
Il gruppo dell’Arte Povera muove i primi passi a Torino, città in cui si sviluppano le teorie e si organizzano le prime
esposizioni.
L’ambiente culturale torinese è determinante per il successo di questa corrente: i collezionisti, attraverso il loro gusto e
le loro risorse finanziarie, supportano e sostengono gli artisti condividendone l’incertezza, durante le fasi iniziali.
L’apertura culturale dei collezionisti ha permesso la nascita di un’iniziativa originale, il Deposito d'arte presente, uno
spazio culturale, autogestito e finanziato dall'alta borghesia torinese, che offre un ulteriore imput allo sviluppo del
movimento.
A fine anni '60 il gruppo ha successo a livello internazionale.
Leo Castelli espone a New York nel 1968 opere di Anselmo e Zorio, la galleria Sonnabend di Parigi ospita
Michelangelo Pistoletto e stringe legami con le gallerie e con la vita artistica torinese, in particolare con la galleria di
Gian Enzo Sperone.
Nel 1970 la mostra “Conceptual Art Arte Povera Land Art”, organizzata alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Torino
consacra l’Arte Povera e i suoi artisti che diventano, così il movimento italiano contemporaneo di fama mondiale.
Un’altra generazione di artisti, che negli anni '80 è diventata nota a livello internazionale, è la cosiddetta
Transavanguardia.
Cinque artisti, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino alla fine degli anni
'70 ripropongono il ritorno alla tradizione, riscoprendo la pittura e le sue tecniche, i suoi linguaggi espressivi e i suoi
contenuti.
L’interprete del linguaggio espressivo creato dal gruppo di pittori è Achille Bonito Oliva che, nel 1979, sulla rivista
Flash Art, scrive l'articolo Trans-avanguardia italiana.
La Transavanguardia, secondo Achille Bonito Oliva, è una risposta alle correnti artistiche precedenti, la cui poetica si
basava sull'utilizzo di materiali nuovi, recuperando la pittura e la sua inattualità per restituire al processo creativo
un’immagine intesa come rappresentazione e narrazione.
Il successo internazionale del movimento avviene dopo l’ingresso del gruppo nel sistema artistico di Colonia e si
consolida, nel 1980, attraverso importanti mostre in prestigiosi musei internazionali come il Museum Folkwang a
Essen, lo Stedelijk Museum ad Amsterdam, il Louisiana Museum a Humlebæk e la Biennale di Venezia.
Da allora i critici d'arte e i grandi galleristi iniziano a interessarsi del movimento e a seguire le varie mostre del gruppo
nelle gallerie di New York, Parigi, Colonia, Zurigo e Londra.
Le generazioni di artisti nate tra gli anni '60 e gli anni '70 che sono riuscite a ottenere visibilità e prestigio a livello
globale sono: Maurizio Catellan, Vanessa Beecroft, Monica Bovincini, Grazia Toderi, Cesare Viel, Stefano Arienti,
Stefano Boccalini, Botto e Bruno, Marco Brambilla, Loris Cecchini, Daniele Galliano, Luisa Lambri, Eva Marisaldi,
Mario Milizia, Liliana Moro, Adrian Paci, Alex Pinna, Elisa Sighicelli, Floria Sigismondi, Alessandro Spranzi,
Alessandra Tesi, Claudia Triozzi, Luca Vitone, Simone Berti, Marco Cingolani, Giuseppe Gabellone, Andrea Sala e
Francesco Vezzoli.
Tra gli artisti delle ultime generazioni una buona percentuale è rappresentata dal sesso femminile, questo, confrontato
con gli anni precedenti, mostra un incremento di artisti donne all'interno della produzione artistica mondiale.
I due artisti che senza dubbio, insieme ai grandi “brand” sono apprezzati e ricercati da direttori di museo, da
collezionisti di tutto il mondo e sono conosciuti dalla maggioranza del pubblico sono Maurizio Cattelan e Vanessa
Beecroft.
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A eccezione dei casi sopra citati la giovane arte italiana è poco visibile e poco conosciuta nel contesto artistico
nazionale e internazionale.
I giovani artisti non hanno attenzione da parte di galleristi e di grandi collezionisti perché non trovano spazio nei musei
importanti, nelle gallerie di punta e nelle grandi mostre.
In un contesto orientato alla comunicazione, dove esiste solo ciò di cui si ha notizia sui media, essere “presente in
mostra”, “essere protagonista di un evento” (inaugurazione, installazione o altro) è oggi sempre più fondamentale per la
sopravvivenza artistica di un giovane.
La mostra, personale o collettiva che sia, diventa quindi una sorta di passaggio vitale per il futuro dell’artista.
Il “fenomeno mostre” arriva da lontano e risale al 1600.
In quel periodo, a Roma, gli aristocratici espongono le loro opere, per lo più dipinti, in chiostri o chiese legate a
comunità di stranieri residenti nella città.
Le esposizioni si svolgono quattro volte per anno a marzo, luglio, agosto e dicembre.
Da Roma la tendenza a esporre opere d'arte si estende in Francia e in Inghilterra dove, come per l'Italia, gli oggetti
esposti sono di proprietà di nobili o di ricchi borghesi.
Queste mostre però, nonostante abbiano un gran numero di visitatori, non sono ancora aperte a tutti cittadini.
Nel 1857, il 5 maggio, a Manchester è allestita una mostra che raccoglie un’immensa quantità di beni divisi tra dipinti
della scuola spagnola, tedesca, fiamminga, olandese e ancora fotografie, arazzi, avori, ritratti storici e quadri di pittori
inglesi contemporanei e di maestri antichi.
Questo evento è concepito per coinvolgere anche un pubblico meno uso alla conoscenza artistica, le famiglie operaie,
per le quali sono stampati degli opuscoli scritti in dialetto, acquistabili a modico prezzo, e praticati sconti per le visite
domenicali delle scolaresche.
L’evento di Manchester
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ha uno straordinario impatto socio-culturale e una vastissima eco internazionale.
Oggi giorno eventi temporanei e mostre hanno spesso grande successo perché sono molto suggestivi e accessibili anche
al pubblico meno “colto”.
Le mostre odierne mirano alla spettacolarità e sono caratterizzate da opere legate al mercato dell'arte, da allestimenti
molto curati e costosi, e da servizi che ruotano attorno alla presenza di capolavori.
L'organizzazione di mostre è un’attività onerosa
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, e obbliga le istituzioni organizzatrici a inserirsi in un circuito di
conoscenze per produrre mostre itineranti che possono essere realizzate da una nazione all'altra con notevoli risparmi di
costi e con la possibilità di fornire al pubblico un'offerta artistica più ampia e completa.
Il produrre arte, quando è considerato una professione, conferisce maggiore rilevanza e peso alla formazione e
all’istruzione dell’artista: la scuola o l’accademia, in questo caso, diventano fondamentali per determinare la qualità e il
lavoro futuro di ogni artista.
L’Italia possiede, dislocate nel suo territorio, circa 50 accademie di belle arti divise tra statali e legalmente riconosciute.
Circa 80 mila italiani, secondo una stima del 2001, hanno conseguito il diploma presso le accademie o presso gli istituti
superiori di industrie artistiche
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Nonostante questo proliferare di luoghi di istruzione dedicati all’alta formazione artistica, gli artisti contemporanei
italiani, spesso, abbandonano l'Italia già nella fase di studio e formazione.
L’attuale ordinamento delle accademie presenta alcuni limiti legati all'incapacità di adeguare i piani formativi al
“sistema” dell’arte.
Anche se non sono molto diffuse, non mancano, per la verità, offerte formative innovative.
Tra gli altri, va citato il corso di laurea in Arti Visive dell'università IUAV di Venezia, nel quale lavorano con gli
studenti, in un contesto dinamico collaborativo, artisti, critici, curatori di fama internazionale.
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Un milione e 300mila visitatori. Cfr. Francis Haskell “La nascita delle mostre”, Milano 2008.
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Per organizzare una mostra di un artista noto in Italia occorre un budget tra i 300.000 e i 500.000 euro. Cfr. P.L. Sacco, W. Santagata, M.
Trimarchi “L’arte contemporanea italiana nel mondo”, Milano 2005.
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Ammontano invece a 300mila gli studenti che hanno ottenuto la maturità artistica o il diploma presso gli istituti d'arte.
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Probabilmente la carenza di una visione formativa internazionale è, specie se riferita all’arte contemporanea, il
maggiore problema in cui versa l’università italiana.
Viaggi di curatori stranieri in Italia, programmi di residenze per artisti stranieri o per insegnanti delle scuole
internazionali d'arte, dovrebbero essere stimolati e supportati dalle istituzioni pubbliche e private per riuscire a
trasmettere il potenziale creativo nazionale e limitare il rischio di estinzione dell'arte italiana nel mondo, permettendo
l’ingresso di questa nel circuito artistico globale.