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CAPITOLO PRIMO
Procreazione assistita: aspetti medici e scientifici
1.1 L’infertilità di coppia: un problema sempre più attuale .
Il tema della procreazione medicalmente assistita
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sta diventando una dei
capitoli più consistenti della riflessione bioetica del Magistero cattolico.
Questo interesse è dovuto ai continui sviluppi della scienza capaci di spostare
sempre più il limite di ciò che è p ossibile. Le tecniche di fecondazione
assistita nascono come risposta all’i nfertilità della coppia; ormai, sempre più
coppie sterili si rivolgono alla medicina perché attraverso alcune tecniche
possono avere un figlio.
La sterilità è vissuta come un vero e proprio dramma per le coppie e
l’accesso a queste tecniche è visto come un ritorno alla normalità.
Va sottolineato come: “La sterilità, un problema con il quale le coppie si
confrontano da sempre, ha assunto – negli ultimi anni tempi – nuove
caratteristiche a causa dell’aumentate incidenze delle dinamiche
eziopatologiche e delle soluzioni che vengono proposte da una medicina
sempre più sostitutiva che riparativa”.
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Cfr. C FLAMIGNI, La disciplina della procreazione assistita. pagg.855-868.
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Cfr. J. DE DIOS VIOL CORRERA, E. SGRECCIA, La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive
in La consulenza etica con la coppia sterile, pag.211.
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La sterilità affligge un numero considerevole di coppie. Secondo la
definizione medica, per sterilità si intende l'incapacità di una coppia di avere
una gravidanza dopo un anno di rapporti sessuali senza uso di metodi
anticoncezionali
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. Altri studi
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indicano un periodo più lungo, fino ad arrivare
ai due anni e parlano, in questo caso, di sterilità mentre, nel caso di un anno,
di infertilità.
Un numero che, per vari fattori, sembra in aumento nei paesi che hanno
uno stile di vita cosiddetto occidentale. Le tecniche di fecondazione
artificiale sono state messe a punto, in prima istanza, propri o con lo scopo di
rimediare alla sterilità di coppia: solo successivamente si sono perseguiti
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Cfr. E. CITTADINI - R. PALERMO - C. ZANGARA, Sterilità femminile, in GB. CANDIANI - V. DANESINO - A.
GASTALDI (a cura di), La clinica ostetrica e ginecologica, pagg. 1171-1193.
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Cfr. T. BIMBI, La riproduzione artificiale come costruzione sociale, in A. DI MEO - C. MANCINA (a cura di),
Bioetica, p. 324.
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altri obiettivi.
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Con buona approssimazione si può dire che, per l'Italia, la sterilità riguarda
circa il 12-13% delle coppie. Questo dato è in linea con quello d egli altri
paesi occidentali. L'origine della sterilità è maschile nel 30% dei casi,
femminile nel 20-30% dei casi, mentre per il restante 40-50% si ha la
compresenza di cause maschili e femminili.
Per quanto concerne le cause si deve sottolineare in primo luogo la
tendenza a ritardare la prima gravidanza.
In secondo luogo si deve segnalare l'aumento delle gravidanze ectopiche
(quelle fuori dall'utero) che compromettono la possibilità di ulteriori
gravidanze normali. Ciò a causa dell'attività sessuale prem atrimoniale in
aumento, con diversi partner sessuali, che comporta un aumento di malattie
sessualmente trasmissibili e un aumento delle infiammazioni pelviche.
Altro fattore da considerare è lo stress psichico e fisico a cui la donna è
sottoposta nella vita odierna ed infine esiste anche una percentuale
consistente (28%) di sterilità inspiegate (idiopatiche).
Per quanto attiene alle cause di sterilità maschile vale la pena di ricordare:
insufficienza o assenza di spermatozoi, ostruzione dei dotti deferent i,
malformazioni del pene.
1.2 Le tecniche della medicina di inizio vita: alcune distinzioni.
Sono ormai diffuse circa una ventina di tecniche
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differenti che portano a
realizzare la fecondazione artificiale
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. Prenderemo in considerazione le
principali.
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Cfr. M.ARAMINI, Bioetica per tutti in La sterilità di coppia, pag.182.
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Se consideriamo il soggetto, distinguiamo la fecondazione in:
1. Omologa.
2. Eterologa.
Se invece consideriamo la tecnica utilizzata, abbiamo la:
3. Inseminazione artificiale (fecondazione intracorporea).
4. Trasferimento dei gameti nelle tube: GIFT.
5. Fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione: la FIVET.
6. Tecniche di micromanipolazione: la ICSI.
Detto questo vogliamo ora aprire una breve enucleazione per quanto sino
ad ora evidenziato.
Secondo il documento Donum Vitae, è necessario fare una prima
distinzione eticamente rilevante oltre che tecnicamente necessaria tra
fecondazione assistita omologa e fecondazione assistita eterologa.
1.2.1 Fecondazione assistita omologa.
Per omologa si intendono le tecniche volte ad ottenere un concepimento
umano a partire dai gameti di due sposi, uniti in matrimoni, o comunque –
secondo molte legislazioni – a partire dai gameti della coppia richiedente.
1.2.2 Fecondazione assistita eterologa.
Per eterologa si intendono invece quelle tecniche volte ad ottenere un
concepimento umano a partire dai gameti provenienti almeno da una donatore
diverso dagli sposi uniti in matrimonio o dalla coppia richiedente.
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Cfr. A.BOMPIANI, Lo sviluppo storico delle tecnologie ed il loro impatto nei processi di procreazione umana,
in Pontificia Accademia Pro Vita: La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive, aspetti
antropologici ed etici, pagg. 42 – 125.
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Cfr. G.M.CARBONE, La fecondazione extracorporea, Edizione Studio Domenicano, pag.65.
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1.2.3 Inseminazione artificiale.
Attualmente è la tecnica usata più di frequente perché più semplice e,
proprio per questo, la prima che sia stata sperimentata e utilizzata. Essa
consiste proprio nel prelievo del seme maschile, che viene poi introdotto in
una cannula e poi nel canale cervicale (fig.1). Inizia qui la fase in cui gli
spermatozoi, risalendo verso l'utero, imboccano la via delle tube in cui
avviene la fecondazione in modo del tutto naturale.
L'inseminazione può essere eseguita col seme del partner (inseminazione
omologa) o di un "donatore" (inseminazione eterologa). Nel primo caso tale
procedura viene impiegata qualora vi siano d ifetti anatomici o funzionali
degli organi genitali maschili, una insufficiente quantità di spermatozoi, una
alterazione qualitativa del muco cervicale nella donna, una patologia
immunitaria per cui il seme viene agglutinato a livello del canale cervicale e
non può procedere oltre.
Tra le particolari varianti di inseminazione omologa bisogna ricordare
l'inseminazione post-mortem eseguita col seme del coniuge "depositato"
prima della sua morte e l'inseminazione a distanza effettuata col seme del
partner "spedito" alla propria compagna.
L'inseminazione eterologa viene operata
quando si ha assenza di spermatozoi o
malattie ereditarie trasmissibili genetica -
mente da parte maschile. Di norma il seme
dei donatori (più campioni per ogni dona -
tore) viene congelato e conservato in apposite "banche del seme". Fra i
donatori ricorrono frequentemente gli studenti di medicina oppure donatori di
sangue ma anche il personale infermieristico. I campioni di sperma prima di
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essere impiegati vengono sottoposti a varie indagin i di laboratorio tra cui
quelle per accertare la presenza di malattie
infettive come l'epatite o l'AIDS.
A seconda del punto esatto in cui si
deposita il seme si parla di inseminazione
intracervicale (fig.1, pagina precedente), di
inseminazione intrauterina (fig.2), di
inseminazione intraperitoneale (fig.3). L'inseminazione più comune è quella
intracervicale, che si effettua con l'aiuto di una siringa
speciale collegata a una cannula intrauterina.
L'estremità della cannula viene introdotta nel canale
cervicale per una profondità di circa un centimetro e si
introducono 0,5 ml di liquido seminale
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.
Una particolare forma di inseminazione eterologa è
quella che è stata proposta ed eseguita su donne single
o su coppie di donne omosessuali.
I risultati variano in rapporto alla tecnica impiegata e
al numero di cicli in cui è stata praticata l'inseminazione. Complessivamente
il tasso globale di gravidanza per coppia si aggira intorno al 30%.
1.2.4 Trasferimento dei gameti nelle tube: la GIFT.
Una forma decisamente speciale di inseminazione artificiale è quella
chiamata GIFT (Gamete Intra Fallopian Transfer, trasferimento dei gameti
nelle tube) indicando il trasferimento intratubarico dei gameti o meglio
ancora il trasferimento di cellule uovo e di spermatozoi nella po rzione
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Cfr. M. TONINI, L'inseminazione artificiale omologa: limiti e prospettive, in Contraccezione, fertilità,
sessualità 2, pagg.155-159.
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ampollare delle tube per via laparoscopica, con un catetere nel quale gli ovuli
e gli spermatozoi sono separati da una bolla d'aria (fig.4). Quindi il
congiungimento dei gameti avviene nella tuba, che è il luogo naturale della
fecondazione. Questa tecnica non comporta perciò produzione di embrioni in
laboratorio.
Quando venne resa pubblica, questa tecnica suscitò particolare interesse
perché apparve
come una tecnica
di aiuto alla
generazione e non
di sostituzione,
quindi facilmente
accettabile da un
punto di vista
etico.
Certamente costituisce un indubbio superamento della fecondazione in
vitro, non solo sul piano tecnico per la semplicità di esecuzione e percentuale
di successo ma anche, come si vedrà, sul piano etico in quanto può far
superare alcune difficoltà che sotto questo profilo la FIVET presenta. La
tecnica, in realtà, applicabile ad un numero basso di casi, è sostitutiva all'atto
coniugale e non di aiuto all'atto generativo, per cui restano problemi di
carattere etico, anche se non c'è la distruzione di embrioni.
Le due principali indicazioni sono costitute dalla sterilità inspiegata e
dall'insuccesso di altre terapie nei confronti di altre cause di sterilità. Per la
sua esecuzione è necessaria l'integrità funzionale di almeno una delle due
tube. Previa induzione della pluriovulazione, si prelevano gli ovociti e si
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introducono in un particolare catetere in cui, in genere separati da una bolla
d'aria, vengono introdotti anche gli spermatozoi. Dopodichè per via
laparoscopica si introduce nella tuba il contenuto del catetere. Ovuli e
spermatozoi vengono così a trovarsi a contatto e può avvenire la
fecondazione in modo del tutto naturale. Il tasso di gravidanza si aggira
intorno al 30%. Una particolare condizione di esecuzione della GIFT è quella
derivante dall'ovodonazione. Questa costituisce una metodica analoga (anche
per le considerazioni etiche che verranno fatte) all'inseminazione eterologa,
con l'unica variante che a donare il gamete è la donna.
1.2.5 Fecondazione in vitro e trasferimento del l’embrione: la FIVET.
Si tratta della tecnica che certamente rivoluzionato il mondo scientifico in
questo campo (fig.5).
La fecondazione in vitro,
cioè all'esterno del corpo, è
stata messa a punto negli
anni Settanta con
l'intenzione di rimediare alla
sterilità umana. La nascita
dei primi bambini si ebbe a
Oldham (Gran Bretagna) nel 1978 (Louise BROWN) e a Melbourne nel 1980.
La tecnica originale di fecondazione in vitro si basava sul recupero di un
solo oocita maturo dal follicolo ovarico proprio prima dell'ovulazione,
durante il ciclo naturale di donne affette da ostruzione bilaterale delle tube di
Falloppio.
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In seguito le tecniche si sono evolute e sono nate numerose varianti.
Segnaliamo di seguito le principali innovazioni.
Comunemente indicata
come FIVET, dalle iniziali
delle parole Fecondazione In
Vitro con Embryo Transfer
(in utero), è una procedura
ben più complessa della
semplice inseminazione
artificiale (nella figura 6, il
raffronto tra FIVET e
riproduzione naturale).
Trova impiego soprattutto
nei casi di occlusione tubarica che rendono impossibile il transito dell'ovocita
e quindi la sua fecondazione da parte dello spermatozoo. Dopo aver indotto la
crescita follicolare multipla si procede al prelievo degli ovociti (fig.7)
mediante laparoscopia, cioè
un piccolo intervento con cui
si introduce uno strumento a
fibre ottiche nella cavità
addominale vedendo
direttamente e così
prelevando gli ovociti maturi.
Una diversa possibilità
tecnica consiste nel raggiungere l'ovaio per prelevare gli ovociti, sotto
controllo ecografico, attraverso una puntura della parete addominale o per via
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