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Nel contempo compito del terapeuta è quello di svelare la verità nascosta
al desiderio di un bambino e nel caso di sterilità psicogene, indagare le cause
del rifiuto psicosomatico, da cui l’analisi della domanda è un momento
fondamentale nell’incontro con queste persone.
La lettura della domanda guida verso ad una diagnosi, la quale ha come
caratteristica la sola componente descrittiva, che non etichetta l’individuo;
diagnosi che risulta composta dall’integrazione di vari elementi
sintomatologici, dalle componenti personali e relazionali, dei fattori organici
e psicologici a cui riferire la genesi.
In questo scritto, nel primo capitolo, si sono esaminate dapprima le
componenti fisiologiche e funzionali della riproduzione umana, sia maschili
quanto femminili. In conseguenza è stata svolta un’elencazione delle varie
tecniche per la fecondazione assistita attualmente in uso, per poi approdare,
nel secondo capitolo alla discussione bioetica, che inevitabilmente l’ausilio
delle tecniche hanno sollevato.
Nel terzo capitolo si è analizzata la sterilità e l’infertilità da un punto di
vista medico, psicologico e sessuologico. Analisi che ha cercato di valutare
le cause, con le rispettive incidenze nonché le variabili squisitamente
psicologiche in riferimento a tale patologia.
Nel capitolo successivo, il quarto, si sono evidenziati i fattori di fondo
che determinano lo sviluppo del desiderio di divenire genitore, e le varie
conseguenze che comportano per l’individuo stesso.
Inoltre si sono esaminate le componenti psicologiche dell’impossibilità a
procreare in rapporto alla tecnica medica, prestando particolare attenzione al
lutto procreativo.
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CAPITOLO I
Le tecniche della fecondazione assistita.
1.1 Richiami di anatomia e fisiologia della riproduzione.
La riproduzione è la caratteristica fondamentale degli esseri viventi,
avente come peculiarità il trasferimento da una generazione all’altra
dell’eredità genetica. Le informazioni vengono trasmesse dalla molecola del
DNA, acido desossiribonucleico, contenuto nel gamete maschile e nel
gamete femminile.
Il primo corrisponde allo spermatozoo ed il secondo all’ovocita. Questi
gameti portano al loro interno solo metà dell’assetto cromosomico. Tale
fenomeno diviene possibile tramite la divisione cellulare denominata
meiosi. Questa, suddivide ogni cellula germinale, diploide, in quattro cellule
aploidi, ovvero con la sola metà del patrimonio genetico originario,
costituendo per l’appunto i gameti maschili ed i gameti femminili. Le
quattro cellule aploidi originatesi hanno uno sviluppo diverso per l’uomo e
per la donna.
All’atto della fecondazione, ovvero quando si ha la fusione del gamete
maschile con il gamete femminile, si da luogo alla prima cellula di un nuovo
organismo, lo zigote. Esso possiede un assetto diploide, poiché è costituito
dalla totalità del corredo cromosomico, metà proveniente dalla madre e metà
dal padre. Dallo zigote, per successive modificazioni, si forma un insieme di
cellule dalle quali hanno origine l’embrione e i suoi annessi.
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1.2 Sistema riproduttivo femminile.
Il sistema riproduttivo femminile svolge una serie di funzioni di estrema
complessità che hanno come fine la produzione di ovuli che possono essere
fecondati e che possono poi svilupparsi. Pertanto elementi necessari sono
l’integrità e la funzionalità delle strutture anatomiche, le quali sono anche
regolate da un complesso sistema ormonale.
Le strutture anatomiche atte alla riproduzione sono : le ovaie, le tube,
l’utero, la vagina e la vulva.
L’ovaio, organo simmetrico e pari, rappresenta le gonadi femminili. Esso
ha una duplice funzione : riproduttiva, poiché contiene le cellule germinali,
ed endocrina, in quanto produce ormoni.
Nella donna adulta l’ovaio ha una forma ovoidale con una lunghezza
massima di 3 cm, una larghezza di 2 cm ed uno spessore pari a circa 1 cm.
Tali dimensioni sono soggette a variazioni, le quali si possono riscontrare
durante il ciclo mestruale, a causa dell’aumento di volume del follicolo
maturo, durante il primo trimestre di gestazione, per la presenza del corpo
luteo gravidico , e dopo la menopausa per l’atrofia ovarica senile.
L’ovaio è posto ai lati del corpo uterino ed è in stretta connessione con
l’estremità delle tube.
Le tube denominate di Falloppio o salpingi sono dei canali anch’essi pari
e simmetrici. Sono indispensabili per la captazione dell’ovocita e per il suo
trasporto ; inoltre permettono la migrazione e la capacitazione degli
spermatozoi, e tutto ciò elegge le tube, nel tratto ampollare, a luogo più
favorevole per la fecondazione. Esse si estendono dalle ovaie alla cavità
uterina, hanno una lunghezza media di 12-18 cm, con un diametro di circa
8-15 mm.
In connessione alle tube vi è l’utero : organo cavo, mediano e impari.
Esso è l’organo da cui origina la mestruazione, che accoglie la gravidanza e
che durante il travaglio di parto svolge un ruolo principale nell’espulsione
del feto ( Wynn e Jollie, 1989 ).
Anatomicamente è diviso in : corpo, istmo, collo. Nella parte superiore,
ovvero nel corpo, è collegato con le tube e nella parte inferiore, nel collo,
con la vagina, tramite il fornice vaginale. Tre sono gli strati che lo
costituiscono, che dall’interno all’esterno sono : 1) lo strato mucoso,
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endometrio ; 2) lo strato muscolare, miometrio ; 3) lo strato sieroso o
peritoneale, perimetrio. Normalmente l’utero si presenta piegato in avanti,
formando un angolo di 90° gradi con l’asse della vagina. Ciò che lo
differisce dagli altri organi è la sua mobilità, difatti può modificare la sua
posizione, in base sia alla posizione della donna sia all’estensione della
vescica e del retto. All’utero fa seguito la vagina, che è l’organo
dell’accoppiamento. Essa ha una lunghezza che può variare da 7-8 cm sulla
faccia anteriore e 10-12 cm su quella posteriore. Caratteristica propria della
vagina è la sua estensibilità, riscontrabile nelle giovani donne ed in quelle
che hanno partorito, rivelando la presenza di un tessuto connettivo molto
ricco di fibre elastiche. La mucosa vaginale è costituita da un epitelio
pavimentoso stratificato, con aspetto e spessore variabile a seconda delle
fasi del ciclo.
Esternamente si trovano la vulva ed il “Monte di Venere”, definiti per
l’appunto genitali esterni. La vulva è costituita dalle grandi labbra,
rappresentate da pliche cutanee molto variabili per spessore e ricoperte da
pelo ; dalle piccole labbra, strutturalmente simili alle precedenti, però più
sottili e ricche di fibre collagene ed elastiche; dal clitoride, organo erettile
notevolmente sensibile ; dalle ghiandole vestibolari maggiori o del Bartolini,
che secernono un liquido viscoso lubrificante, atto a permettere
l’introduzione del pene in vagina. Il “Monte di Venere” invece è costituito
da uno strato adiposo davanti al pube, è ricoperto da una peluria molto fitta,
con una disposizione a triangolo.
Dopo la presentazione delle strutture anatomiche responsabili della
procreazione risulta essenziale discutere sulla loro funzionalità, illustrando i
concetti di ciclo ovarico con relativa follicologenesi e ciclo mestruale.
La formazione dei follicoli inizia nel periodo embrionale costituendone la
totalità. Essi vanno incontro ad una serie di processi di differenziazione,
riducendosi da circa 7 milioni a 400-500 mila alla nascita. I follicoli
rimangono in uno stato di quiescenza funzionale fino all’età puberale,
momento in cui un certo numero degli stessi va incontro ad un processo di
maturazione che giunge gradatamente all’ovulazione (Pescetto, De Cecco,
Ragni, Pecorari, 1996).
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La crescita follicolare passa attraverso due fasi : una soggetta all’azione
dei fattori genetici e di controllo intraovarico, l’altra regolata dalle
gonadotropine.
Nella prima fase di maturazione del follicolo si riscontra un aumento di
dimensioni dell’ovocita, il quale raggiunge un diametro massimo di 80-100
micron, e si osserva la moltiplicazione delle cellule della granulosa, che
sono strettamente unite ad esso. Queste ultime si dispongo in due o più
strati, che in seguito formeranno la teca interna e la teca esterna. Oltre a tutto
ciò vi è da notare la formazione della zona pellucida attorno all’ovocita, essa
è una membrana che ha la funzione di separare l’ovocita stesso dagli strati
delle cellule della granulosa.
La seconda fase della crescita follicolare è caratterizzata dalla comparsa
sulle cellule della granulosa dei recettori specifici per le gonadotropine, per
gli estrogeni e per gli androgeni. La presenza di tali recettori rende più
sensibili queste cellule alla stimolazione gonadotropinica, la quale è la
responsabile dell’intensa attività proliferativa di tali cellule.
Ciò comporta la crescita e la trasformazione del follicolo, ora denominato
secondario. Esso appare in questo modo : l’ovocita è aumentato di
dimensioni, è attorniato dalle cellule della teca interna e della teca esterna, e
vi è la comparsa di lacune piene di liquido, che formano la cavità follicolare.
Il passaggio che porta il follicolo secondario a follicolo terziario è dato da
un ulteriore aumento di volume dello stesso e dallo spostamento dell’ovocita
in una posizione eccentrica, con la comparsa di un cumolo ooforo attorno ad
esso, costituito sempre dalle cellule della granulosa. E’ in questa fase che si
selezionano quali follicoli matureranno ulteriormente e quali invece
andranno in atresia.
Dopo il menarca si ha un innalzamento dei valori dell’ormone
gonadotropico “FSH” ( follicolo stimolante ), che all’inizio della fase
follicolare di ogni ciclo induce la crescita di un certo numero di follicoli,
fase che viene denominata “reclutamento follicolare”. Tra tutti i follicoli
reclutati però solo uno prende il sopravvento sugli altri e prosegue fino
all’ovulazione. Il meccanismo che regola tale scelta risulta essere ancora
ignoto, ma sembra che sia dovuto alla migliore capacità di risposta alla
stimolazione dell’FSH.
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La fuoriuscita dell’ovocita maturo dal follicolo è dovuta all’aumento
dell’ormone luteinizzante “LH” che promuove la luteinizzazione del
follicolo. Ciò avviene verso il 14°-16° giorno del ciclo mestruale.
L’ovocita espulso presenta un assetto aploide, ovvero contiene 22
autosomi e un cromosoma sessuale ; ciò è derivato da precedenti divisioni
mitotiche e meiotiche. A questo punto, il follicolo va incontro ad una serie
di modificazioni che lo fanno divenire corpo luteo, il quale funziona come
un organo endocrino, fonte principale degli steroidi sessuali, in particolare
del progesterone e degli estrogeni. Tale ormone è il responsabile della
crescita dell’endometrio, ovvero il tessuto epiteliale che riveste la parte
interna dell’utero. La finalità dell’endometrio è quella di permettere
l’annidamento dell’ovocita eventualmente fecondato.
Le variazioni degli steroidi ovarici, in particolare del progesterone,
inducono una serie di modificazioni cicliche. Quattro sono le fasi a cui è
soggetto l’endometrio e sono : la rigenerativa, la proliferativa, la secretiva e
la mestruale. Nelle prime due fasi, ed in parte anche nella terza, si ha un
aumento dello spessore dell’endometrio che è composto da uno strato
spugnoso notevolmente irrorato da vasi sanguigni. La restante parte della
terza fase, in associazione con la quarta, hanno il fine di disgregare la
struttura dell’endometrio tramite l’attivazione di enzimi litici generando quel
particolare fenomeno chiamato mestruazione.
Il complesso sistema che regola l’attività ormonale è dato dall’asse
ipotalamo-ipofisi-gonadi, asse che determina l’attivazione e l’inibizione dei
vari ormoni.
Riassumendo, all’inizio del ciclo mestruale l’ormone follicolo stimolante
in unione con l’ormone luteinizzante promuove la maturazione di alcuni
follicoli e la secrezione di estrogeni da parte delle cellule della granulosa.
Questi estrogeni, in base alla loro concentrazione plasmatica, possono aver
un effetto di retroazione sia positivo sia negativo. Questo feedback giunge
all’asse ipotalamo-ipofisi che se è positivo non inibisce l’ormone liberatore
delle gonadotropine, il Gn-Rh, con conseguente produzione di FSH e di LH,
come ad esempio capita a metà del ciclo quando si ha una forte elevazione
di LH, al fine di permettere la formazione del corpo luteo , se invece risulta
essere negativo si ha una diminuita produzione di gonadotropine; difatti è
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quello che accade quando non interviene alcuna gravidanza e si conclude il
ciclo con la degenerazione del corpo luteo, causando nel contempo il brusco
abbassarsi del progesterone e degli estrogeni e provocando l’evento
mestruazione.
1.3 Sistema riproduttivo maschile.
Il sistema riproduttivo maschile è caratterizzato da quattro strutture
collegate anatomicamente e funzionalmente tra loro:
a) le due gonadi, ovvero i testicoli,
b) il sistema dei dotti escretori degli spermatozoi,
c) una serie di ghiandole sessuali accessorie,
d) il pene e lo scroto.
I testicoli, nell’adulto, hanno una forma di tipo ovoidale e sono contenuti
nello scroto. Il testicolo si presenta ricoperto da uno strato fibroso,
denominato tunica albuginea, dalla quale provengono numerosi setti, che
delimitano una serie di strutture piramidali dette lobuli. All’interno di essi vi
sono i tuboli seminiferi, che rappresentano le strutture dove vengono
prodotti gli spermatozoi (Piazzini, Fatini,1996).
I tuboli seminiferi contengono al loro interno due tipi di cellule : quelle
germinali che sono disposte in vari strati e dalle quali derivano gli
spermatozoi , e le cellule del Sertoli che fungono da filtro e hanno una
funzione maturativa e nutritiva.
Attorno ai tuboli seminiferi si trova un tessuto connettivo ricco di cellule
interstiziali, denominate cellule di Leydig, le quali sono la fonte primaria
degli androgeni testicolari e di altri steroidi.
Le vie seminali sono costituite nel primo tratto dall’epididimo, il quale è
costituito dai dotti efferenti e dal dotto epididimale. La lunghezza totale
dell’epididimo se totalmente estesa può raggiungere i 5 metri. E’ posto sulla
parte posteriore del testicolo e ha la funzione di trasporto e maturazione
degli spermatozoi. Nella parte finale è collegato con il dotto deferente.
Questo passa attraverso il canale inguinale, dietro la vescica e giunge
allargandosi a formare un’ampolla, ove viene raccolto lo sperma prima
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dell’eiaculazione. Fa seguito il dotto eiaculatore che attraversa la prostata e
confluisce nell’uretra posteriore (Piazzini, Fatini,1996).
Le ghiandole sessuali accessorie sono costituite dalle vescicole seminali,
dalla prostata e dalle ghiandole bulbo - uretrali. La loro funzione è quella di
produrre il liquido seminale nel quale al momento dell’eiaculazione sono
immersi gli spermatozoi.
Infine l’ultima struttura è quella caratterizzata dal pene. Questo è
costituito dai corpi cavernosi, che rappresentano le strutture erettili del pene.
Tre sono i settori che si possono distinguere nel pene : radice, corpo e
glande. Tutta la sua superficie è ricoperta da cute molto sensibile all’altezza
del glande. L’erezione del pene è un fenomeno involontario o riflesso,
controllato dal sistema nervoso autonomo tramite la chiusura e l’apertura dei
complessi artero - venosi, pertanto dall’aumento della pressione del flusso
sanguigno (Piazzini, Fatini,1996).
Come per la donna si parla di ovogenesi, nell’uomo si parla di
spermatogenesi e con tale termine si indica l’insieme dei fenomeni che
trasformano la cellula gametica primitiva, lo spermatogonio, in una cellula
gametica matura, lo spermatozoo. Tramite divisione mitotica si ha il
passaggio dello spermatogonio di tipo A in spermatogonio di tipo B, il quale
è formato da tre tipi di spermatogoni. Ciascun spermatogonio, sempre in
base alla divisione mitotica, dà origine a due spermatociti primari. A questo
punto la divisione mitotica si è conclusa e procede la divisione meiotica, la
quale ha lo scopo di dimezzare il patrimonio cromosomico degli
spermatociti secondari originatesi. La conclusione di tale divisione meiotica
segna la formazione degli spermatidi. Il passaggio che porta gli spermatidi a
divenire spermatozoi avviene nelle cellule del Sertoli, mediante
modificazioni morfologiche (spermiogenesi ).
Lo spermatozoo maturo è composto da una testa, un collo e un tratto
intermedio, e una coda. La testa contiene il nucleo del gamete maschile, ove
sono presenti 22 autosomi e un cromosoma sessuale. Essa è per lo più
ricoperta dalle membrane dell’acrosoma che contengono gli enzimi
necessari per permettere la penetrazione del gamete maschile nel gamete
femminile.