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Premessa
Questo lavoro di tesi presenta una rassegna degli studi compiuti
negli ultimi anni sul fenomeno “procrastinazione” e sul modo in cui
questo influenza i più svariati ambiti della vita delle persone. Per
procrastinazione si intende l‟atteggiamento di rimandare costantemente
un compito o un esame ad un momento ulteriore. Pensiamo spesso
alla procrastinazione come a una “maledizione” dal momento che oltre
l‟80% della popolazione generale ne è afflitto e che circa il 20% degli
adulti ammette di essere “procrastinatore” cronico (Turco, 2005). Nella
società odierna, caratterizzata da ritmi ed obiettivi da raggiungere a
breve termine, capita spesso di rimandare impegni e commissioni
importanti al punto che la tendenza a procrastinare sembra essersi ormai
consolidata come modalità standard per affrontare le situazioni.
Rimandare in un altro momento le decisioni procura all‟individuo una
gioia e una sensazione di rilassamento che, tuttavia, durano poco. La
procrastinazione può diventare, infatti, un vero problema che, col passare
del tempo, conduce al consolidarsi di condotte disadattive quali stress,
ansia, sensi di colpa, deviazione dell'umore e tensione che si riflettono
con conseguenze psicofisiche. Essendo la procrastinazione un
comportamento ormai diffuso che negli ultimi anni ha suscitato notevole
interesse nella comunità scientifica, questo lavoro ha avuto l‟obiettivo di
approfondire meglio il fenomeno non solo facendo riferimento alla
letteratura esistente sull‟argomento ma anche attraverso un contributo di
ricerca empirica.
Questo elaborato è composto da due parti. La prima parte mira a
fornire una chiara spiegazione del fenomeno considerando i correlati
psicologici alla base della procrastinazione e gli strumenti di misura
4
maggiormente citati in letteratura. Nella seconda parte vengono discussi
i risultati di una ricerca empirica condotta con un campione di studenti
liceali catanesi.
Nel primo capitolo di questo elaborato vengono presentate le
principali definizioni di procrastinazione che nel tempo si sono
sovrapposte, contribuendo ad inquadrare il fenomeno secondo due
prospettive, quella psicologica e quella situazionale. In seguito sono stati
considerati gli esiti della procrastinazione in riferimento alle
conseguenze psicologiche, fisiche, emotive che scaturiscono da questo
comportamento disadattivo. Sono stati approfonditi, inoltre, diversi
metodi di trattamento utilizzati al fine di ridurre i danni causati dalla
procrastinazione.
Il secondo capitolo tratta i correlati psicologici della
procrastinazione con particolare riferimento a tre importanti variabili di
personalità: il locus of control, le strategie di coping e l‟autoefficacia, per
ognuno dei quali vengono riportati diversi studi che possono contribuire
a meglio comprendere la relazione tra la procrastinazione e la variabili di
personalità.
Nel terzo capitolo sono stati illustrati i principali strumenti di
misura della procrastinazione facendo riferimento non solo alla
letteratura internazionale ma anche a quella italiana, con particolare
attenzione ad uno strumento sviluppato recentemente, l‟Inventario di
Procrastinazione Generale.
Nella seconda parte di questo elaborato vengono presentati i
risultati di una indagine esplorativa condotta al fine di analizzare la
“tendenza a rimandare” in un gruppo di studenti liceali di Catania. In
particolare, i costrutti su cui si è posta maggiore attenzione sono state le
strategie di coping in situazioni stressanti, il locus of control e
5
l‟autoefficacia generalizzata, evidenziando le relazioni tra questi e la
procrastinazione.
Nelle conclusioni sono stati discussi in sintesi i principali risultati
dell‟indagine empirica, rilevando la spendibilità dei risultati ottenuti
anche in progetti futuri.
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PARTE PRIMA
CAPITOLO I
Origine ed evoluzione del concetto di “procrastinazione”
1. Cenni storici
Il termine “procrastinare” deriva direttamente dal verbo latino
procrastinare, composto da due parole, pro – "avanti" - e crastinare - da
crastinus, "domani" -, e si riferisce all‟atto di sostituire attività prioritarie
e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti. La
parola procrastinazione ha una lunga storia; infatti, per quanto riguarda
l'etimologia del termine, è interessante notare il modo in cui viene
considerata nelle diverse culture e nelle diverse epoche. Nell'Oxford
English Dictionary (OED) è contenuto il primo utilizzo noto della parola
procrastinazione che si verifica nel 1548 nella Cronaca di Edward Hall:
L'unione di due famiglie nobili e illustri di Lancaster e Yorke. L' OED
rileva che il termine è usato parecchie volte e apparentemente senza una
connotazione peggiorativa. Secondo l'Oxford English Dictionary, la
parola procrastinazione era in uso relativamente comune fin dai primi
anni del '600. Le connotazioni negative del termine non sembrano
emergere fino alla metà del 18° secolo, a circa il momento della
rivoluzione industriale
1
.
Come evidenziano Ferrari, Johnson e McCown (1995), gli antichi
Egizi avevano due verbi che sono stati tradotti nel senso di
“procrastinare”, “uno denota l'abitudine utile ad evitare lavori inutili e lo
sforzo impulsivo, mentre l'altro denota le abitudini nocive di pigrizia nel
1
Ferrari J. R., Johnson J. e McCown W.G., Procrastination and Task avoidance. Theory, Research
and Treatment. Springer Science e Business Media, 1995.
7
completare un compito necessario per la sussistenza, come coltivare i
campi al momento opportuno dell'anno nel ciclo della piena del Nilo"(p.
4). L'argomento in questione è un fenomeno ben noto nella vita
quotidiana che ha accompagnato l'umanità almeno sin dai tempi di
Cicerone
2
; esistono, infatti, numerose fonti risalenti a migliaia di anni fa,
che testimoniano la tendenza perenne del genere umano a “rimandare le
cose”.
Anche la Bibbia cristiana tratta dell'atavica tendenza a rimandare,
infatti, Gesù ha insegnato che la riconciliazione con i nostri avversari
dovrebbe avvenire immediatamente (Matteo 5: 23-24): "Non lasciate che
il sole tramonti mentre siete ancora arrabbiati" (Efesini 4,26).
Un altro documento di grande rilevanza è rappresentato dalla
prefazione ad un sermone che risale al diciassettesimo secolo, scritto dal
reverendo Walker il quale considerava la procrastinazione estremamente
peccaminosa e per questo si impegnò, insieme ad altri ministri, a
radunare tutte le congregazioni contro di essa ripetutamente.
Una ricerca di testi classici conduce a diversi riferimenti
illuminanti circa la natura della procrastinazione. Nel 44 a.C., Cicerone
fu console di Roma e un oratore infame che ha parlato contro diversi
avversari politici; in uno di una serie di discorsi di denuncia ad Antonio,
Cicerone ha dichiarato: "Nello svolgimento di quasi ogni affare, lentezza
e procrastinazione sono odiose" (Filippiche, 6.7). Anche l'antico capo
babilonese Hammurabi, riconoscendo gli inconvenienti causati da inutili
ritardi, ha penalizzato la procrastinazione attraverso uno dei suoi 283
codici.
2
Steel P. (2007), The Nature of Procrastination: A Meta-Analytic and Theoretical Review of
Quintessential Self-Regulatory Failure, Psychological Bulletin, 33, pp.65-94.
8
La prima analisi storica sull'argomento è stata condotta da
Milgram
3
, che ha sostenuto che la procrastinazione è, essenzialmente,
una malattia moderna dal momento che le società tecnicamente avanzate
richiedono numerosi impegni e scadenze, che danno luogo alla
procrastinazione. Di conseguenza, le società agrarie non sviluppate non
ne sono così afflitte.
Il modo in cui il concetto di procrastinazione sia venuto ad
acquisire le sue connotazioni morali negative è speculativo. È ben noto
che, nelle società agrarie, un sostanziale disprezzo è riservato alle
persone che dimostrino la pigrizia - un termine che denota l'inattività
fisica che, etimologicamente e filosoficamente, è stato inizialmente
separato dal concetto di procrastinazione. Nelle società industriali di
oggi, il termine è in gran parte scomparso dall'uso contemporaneo.
Indipendentemente da ciò, Milgram ha indubbiamente ragione
nell‟affermare che l'importanza attribuita alla puntualità maggiormente
presente nei paesi industrializzati. La distinzione tra ritardo sagace e
pigrizia immorale sembra sfumare nel linguaggio occidentale
contemporaneo e nel pensiero sociale nel quale l'enfasi economica è
un'attività più immediata
4
.
Relativamente recente è, invece, la proclamazione della giornata
internazionale della procrastinazione da parte del francese David
Equainville, il 26 marzo 2011. Egli ha scritto un manifesto a favore della
procrastinazione con l'obiettivo di promuovere la "procrastinazione
positiva" in un mondo ad alto ritmo hi-tech in cui prendere il proprio
3
Milgram N.A. (1992), Procrastination: A malady of modern times. Unpublished manuscript, Tel-
Aviv University, Israel.
4
Ferrari J.R., Johnson J. e McCown W.G. Procrastination and Task avoidance. Theory, Research and
Treatment. Springer Science e Business Media, 1995.
9
tempo è un atto cruciale di resistenza. “Procrastinare è rifiutare di fare
ciò che il contesto in cui viviamo ci chiede; dobbiamo prendere il tempo
che serve per riflettere su ciò che facciamo, o perderemo il controllo
della nostra vita.” “Rimandare è virtuoso”.
2. Principali definizioni di procrastinazione
Negli ultimi quattro decenni il concetto di procrastinazione ha
intensamente attratto l'interesse dei ricercatori tanto che non esiste una
definizione univoca del termine.
La procrastinazione può essere definita in vari modi in relazione
agli aspetti del comportamento sottolineato
5
, per esempio, il distress
(“procrastinazione è il ritardo associato al disagio soggettivo"
6
); il rinvio
("procrastinazione è quando si ritarda l'inizio o il completamento di
un'azione"
7
); l'irrazionalità ("procrastinazione è il ritardo illogico di un
comportamento"
8
).
Alcuni tra gli autori che hanno fornito contributi significativi sulla
procrastinazione hanno dichiarato che ''una delle più grandi difficoltà
nello studio, la comprensione ed il trattamento della procrastinazione
può comportare variazioni nelle sue definizioni soggettive''
9
.
5
Steel P. (2007), The Nature of Procrastination: A Meta-Analytic and Theoretical Review of
Quintessential Self-Regulatory Failure, Psychological Bulletin, 33, pp.65-94.
6
Solomon L.J. e Rothblum E.D. (1984), Academic procrastination: Frequency and cognitive-
behavioral correlates, Journal of Counseling Psychology, 31, pp.503–509. Campione: studenti
universitari (18-21 anni). Misure: Procrastination Assessment Scale-Student, (Solomon & Rothblum,
1984, PASS); Questionario di autoapprendimento degli stessi autori. Risultati: La maggior parte degli
studenti procrastina quasi sempre i compiti accademici e riconosce che questo sia un problema; questi
stessi studenti riferiscono un umore depresso, bassa autostima e cognizioni irrazionali. In riferimento
alle ragioni della procrastinazione, la paura di fallire (più per le donne) e l'avversione al compito
sembrano essere le cause principali.
7
Beswick G. e Mann L. (1994), State orientation and procrastination. In J. Kuhl & J. Beckmann (cds.)
Volition and Personality: Action Versus State Orientation. Seattle:Hogrefe &Huber Publishers.
8
Silver M. e Sabini J. (1981), Procrastinating, Journal for the Theory of Social Behavior, 11, pp.207–
221.
9
Ferrari J.R., Johnson J., McCown W.G. Procrastination and Task avoidance. Theory, Research and
Treatment. Springer Science e Business Media, 1995.