5
L’apertura dei mercati e la libera circolazione dei capitali hanno fatto sì che molti
Stati si decidessero a ridefinire il loro ruolo, come attori protagonisti
dell’economia mondiale.
Il ridimensionamento della partecipazione del “Pubblico” dalla vita economica è
osservabile, se prendiamo in esame il settore infrastrutturale, inteso in senso
largo.
In un contesto dove i Governi di molti Paesi industrializzati fornivano dati sui
conti pubblici sempre più allarmanti, le parole liberalizzazione e privatizzazione
promettevano meno responsabilità finanziarie per lo Stato centrale ed una
maggiore efficienza dell’economia.
Base ideologica delle riforme attuate in questi anni sono stati i paradigmi
neoliberali che dagli anni ottanta hanno ispirato i programmi di tanti Governi.
Seguaci assidui ed emblematici di questa corrente di pensiero sono stati il
Governo britannico di Margaret Thatcher (1979) e l’ amministrazione
statunitense facente capo al presidente Ronald Reagan (1981).
Conseguenze di tali nuove posizioni politico-economiche furono la creazione di
mercati liberi e concorrenziali per settori, quale quello delle telecomunicazioni,
che prima altro non avevano visto che l’esistenza di monopoli statali.
Aziende statali che avevano fino ad allora operato in regime di monopolio
vennero privatizzate.
Oggi questo genere di riforme è diventato un argomento onnipresente nelle
agende politiche dei Governi di quasi tutti i Paesi OECD, superando i pregiudizi
ideologici che alcune fazioni politiche nutrivano fino a qualche anno fa.
Le riforme in questione sono, al momento, sotto gli occhi di tutti ed investono o
hanno investito in particolare la riorganizzazione di settori quali quello delle
Poste e delle telecomunicazioni, quello dell’elettricità e quello dei trasporti.
In realtà, tra quelli citati, il settore più interessato da un radicale e visibile
processo di ristrutturazione è stato quello delle telecomunicazioni. Tale
riorganizzazione vedeva la sua genesi all’inizio degli anni ottanta negli USA, con
la caduta del regime di monopolio in cui operava la società telefonica AT&T.
L’ondata delle liberalizzazioni toccò la maggior parte dei paesi OECD dopo
avere intaccato irrimediabilmente anche il settore della telefonia in Giappone ed
in Gran Bretagna.
Le telecomunicazioni sono state da sempre fortemente legate un po’ dappertutto
alle aziende postali nazionali. Il processo di riforma ha però raramente
interessato entrambe le realtà, facendo sì che i destini del telefonico e del postale
si dividessero marcatamente.
6
Ed è proprio ai processi di liberalizzazione e privatizzazione del settore postale
che si interesserà il lavoro. Tanto più che il nostro è un Paese, l’Italia, dove la
riorganizzazione dell’azienda postale è ancora lungi dal dirsi concluso.
Prenderemo in esame le cause e le aspettative che hanno portato in Germania alla
privatizzazione delle Poste Federali e a quelli che sono stati gli effetti successivi
sugli attori sociali, istituzionali nonché sull’azienda stessa.
Il passaggio delle Poste Federali tedesche dalle mani dello Stato ai privati si
presta ad una buona osservazione, in quanto è stato uno dei tentativi pionieristici,
in Europa, di liberalizzazione in tale settore e come tale uno dei pochi casi in cui
l’intero iter può dirsi concluso.
Vedremo quindi se sarà possibile attuare qualcosa di simile in un Paese quale il
nostro, garantendo e magari aumentando il benessere complessivo nazionale e
l’efficienza del mondo delle Poste stesso che oggi sempre più allarga i suoi
tentacoli fino ad essere già da tempo diventato attore di rilievo nel mondo degli
intermediari finanziari e della finanza.
Le ragioni che hanno condotto molti Paesi ad attuare queste politiche di
privatizzazione sono numerose.
Il lavoro è strutturato in cinque capitoli dove prenderemo in esame le correnti
motivazioni, esaminando il processo di dismissione dell’ex azienda postale
nazionale tedesca: la Deutsche Bundespost.
Nello specifico, i primi tre capitoli sono dedicati ai contributi teorici, mentre, gli
ultimi due esaminano le principali esperienze relative alla privatizzazione
dell’impresa di pubblica utilità e delle sue omonime di altri Paesi, compresa
l’esperienza italiana.
Il primo è un capitolo prettamente introduttivo, nel quale sono stati considerati
tutti quegli elementi ritenuti necessari per poter comprendere con più facilità e
precisione gli argomenti trattati nella Tesi. Inizieremo con una carrellata di dati
storici sulla lunga tradizione monopolistica nella quale ha operato negli anni
l’Ente Poste tedesco.
Nel II capitolo, si esaminano i monopoli naturali, le società di pubblica utilità che
solitamente operano in tale situazione di mercato e le diverse soluzioni che
derivano dalla regolamentazione di queste imprese con particolare riferimento
all’esperienza vissuta in Germania.
Nel capitolo successivo si prendono in esame quali erano le aspettative dei vari
protagonisti dell’economia tedesca sull’eventuale privatizzazione della DBP e
quindi, infine, si valutano le stesse e le si confrontano con gli effettivi risultati
positivi sul piano della concorrenza.
7
Nel IV capitolo il lettore troverà una dettagliata descrizione di, quello che è stato,
il reale passaggio di proprietà della quota azionaria dell’azienda Deutsche Post
AG ai privati. Nello stesso si discuterà della necessità che l’azienda fosse quotata
in Borsa, nonché, delle modalità di vendita della quota proprietaria di una public
utility attraverso delle offerte pubbliche di vendita (OPV).
In ultimo si analizza il quadro internazionale della privatizzazione dei servizi
postali.
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I.
La privatizzazione di una “public utility”
Le infrastrutture sono spesso definite come un insieme di servizi che, sebbene
non direttamente utilizzati nel processo produttivo, sono essenziali per lo
sviluppo di una moderna economia. Tali infrastrutture, generalmente,
comprendono un’efficiente rete di trasporti, di rifornimenti idrici, di energia
elettrica, nonché una buona dotazione di servizi sanitari, di istruzione ecc…
Poiché l’allestimento di questi servizi richiede la disponibilità di ingenti capitali,
si rende spesso necessario l’intervento dello Stato, che supplisce all’insufficienza
dei fondi privati, reperendo i mezzi necessari attraverso l’emissione di prestiti
pubblici. Al concetto stesso di infrastruttura è possibile associare settori come
quello dell’ energia, il sistema delle telecomunicazioni, quello dei trasporti, ma
anche argomenti come quello della pubblica istruzione o delle reti burocratiche
ed organizzative dello Stato stesso.
E’ possibile inquadrare il concetto dividendo i tre, dei grandi comparti
infrastrutturali citati, in relativi sottosettori:
2
ξ Settore delle Comunicazioni - Telecomunicazioni, Poste, Radio e Reti
Televisive;
ξ Settore dell’Energia – Elettricità, Gas, Petrolio;
ξ Settore dei Trasporti – Strade, Ferrovie, Trasporti aerei e marittimi
(scali).
2
Schneider, Volke, Tenbücken, Marc, Der Staat auf dem Rückzug- Die Privatisierung öffentlicher
Infrastrukturen, Frankfurt/ Main, Campus Verlag, 2004, pp.17-18.
9
Da una buona e sufficiente fornitura infrastrutturale dipendono tutte le attività
economiche, culturali e politiche di una società.
1.1 Definire la privatizzazione
Proprio per il ruolo vitale che i servizi pubblici hanno all’interno di una realtà
nazionale, la loro fornitura ed il loro mantenimento, sono da sempre stati
prerogativa dei Governi centrali. Il fatto che oggi il ruolo dell’autorità statale sia
andato in proposito mutando, può essere considerato come indizio
importantissimo a prova del fatto che lo Stato moderno sta vivendo un rilevante
processo di ristrutturazione.
Tale processo si presenta come un fenomeno multidimensionale che accanto
all’apertura di mercati in cui vigevano monopoli, regolamentazioni e
deregolamentazioni, ha visto un radicale ridimensionamento dei diritti di
proprietà dello Stato in società pubbliche.
Quanto detto ci rimanda direttamente ad una definizione generale del processo di
privatizzazione, concetto centrale di questo lavoro.
Una privatizzazione “è una vendita di una società pubblica ad investitori
privati”
3
.
Strettamente definita la privatizzazione sarebbe “il trasferimento di azioni e
relativi diritti di proprietà o di voto dallo Stato al settore privato”
4
.
Lo Stato include il Governo centrale o locale, i ministeri, enti della pubblica
amministrazione o società partecipate dal Governo centrale o locale.
Il settore privato comprende persone fisiche o persone giuridiche in cui siano
presenti soci privati. Trasferimenti d’azioni ad enti o persone giuridiche
interamente controllate dallo Stato non sono quindi considerate privatizzazioni.
Come detto, questo dell’affidamento ai privati è un fenomeno sfaccettato e
multidimensionale.
5
Come ci mostra la figura 1.1, la privatizzazione sostanziale di un’azienda che
avviene o che termina in un mercato perfettamente concorrenziale, non è che un
caso estremo tra quelli che possono essere risultati diversi.
3
Brealey, Richard A., Myers, Steward C., Sandri, Sandro, Principi di finanza aziendale, Milano,
McGraw-Hill, 1ªed., 1981(4 ªed. it., 2003), pp. XXXIII-987.
4
http//:privatization-barometer.net
5
Lane J.Erich, Public Sector Reform: Trends and Problems, London, Sage, 1997, pp.64-113
10
Figura 1.1_ Quadro bidimensionale del fenomeno della Privatizzazione.
Privatizzazione
sostanziale
Privatizzazione
finanziaria
Privatizzazione
giuridica
Monopolio statale
Outsourcing
Franchising
STRUTTURA PROPRIETARIA DELL' AZIENDA
G
R
A
D
O
D
I
L
I
B
E
R
A
L
I
Z
Z
A
Z
I
O
N
E
D
E
L
M
E
R
C
A
T
O
Privatizzazione implicita
La figura 1.1 ci mostra alcune delle sembianze che può assumere un processo di
privatizzazione, a seconda del modo in cui si modifica la struttura proprietaria di
un’azienda (asse delle x), e del grado di liberalizzazione vigente nel settore in cui
questa opera (asse delle y).
Nell’asse delle ascisse si assume all’origine degli assi un controllo statale
dell’azienda pari al 100%; per contro la proprietà statale si presume diminuire e
quella privata aumentare man mano che ci si allontana lungo l’asse delle x verso
destra.
Per quanto riguarda l’asse delle ordinate, s’immagini avere all’origine degli assi
un mercato in cui una sola azienda operi in un regime di monopolio assoluto che
gradualmente diventa più concorrenziale e meno regolamentato man mano che ci
si allontana verso l’alto sull’asse delle y.
Nel considerare il punto, identificato come caso di “privatizzazione sostanziale”,
per cui, si consideri che la posizione di questo sull’asse verticale può variare a
seconda del grado di regolamentazione vigente sul mercato.
Esistono tutta una serie di forme miste e di privatizzazioni incomplete come le
privatizzazioni puramente formali o indirette, o la semplice cessione a privati di
alcune parti di un’azienda - cosiddetto “outsourcing”.
11
Nel primo dei casi citati, l’ente continua a sopravvivere come impresa pubblica
ma acquista un’autonomia maggiore nei confronti di influenze politiche, per
poter essere più competitiva sul mercato.
Già una semplice differenziazione della funzione regolatrice, affidata ad autorità
di regolamentazione differenti ed autonome, costituisce una forma specifica di
indipendenza e di privatizzazione formale.
Generalmente gli studi in materia si concentrano nell’analizzare e valutare la
struttura proprietaria delle aziende stesse. Non bisogna dimenticare però, e
vedremo in seguito, che tutte le dimensioni del fenomeno sono importanti, la
privatizzazione in senso stretto, la liberalizzazione del mercato e la de-
/regolamentazione.
La figura 1.1 ci ricorda che esistono privatizzazioni senza liberalizzazione e
liberalizzazioni che non implicano un cambio delle strutture proprietarie delle
imprese.
Un’azienda pubblica può passare nelle mani di un privato, ma restare
monopolista. In tal caso si sarebbe privatizzato ma non liberalizzato, ed il
vantaggio per il consumatore finale dei servizi offerti deriva, più che dal cambio
di proprietario, da una vera liberalizzazione.
La privatizzazione sostanziale, di cui si è scritto essere la forma più completa di
destatalizzazione, è anche quella che richiede più impegno e più tempo per essere
portata a termine. Essa implica:
I. Un’identificazione delle imprese candidate;
II. L’analisi del processo di cessione;
III. La stesura di un piano d’azione;
IV. Una campagna di privatizzazione;
V. Una fase negoziale;
VI. La fase di cessione.
Nella seconda e più importante, per via della sua diffusione, accezione del
fenomeno, ovvero la privatizzazione indiretta, questo implica:
I. La deregolamentazione;
II. L’ allineamento della condotta di imprese pubbliche e private;
III. La modificazione nel finanziamento della gestione aziendale;
IV. L’ incentivazione di istituzioni alternative;
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V. Trasformazioni meramente giuridiche.
La maggior parte delle cessioni di aziende pubbliche ai privati avviene vendendo
al mercato le azioni dell’ente interessato in una offerta pubblica (OPV- Offerta
Pubblica di Vendita).
Tali azioni sono vendute in cambio di liquidità.
Tuttavia, in passato, degli ex Paesi comunisti, tra cui la Russia, la Polonia e la
Repubblica Ceka hanno privatizzato distribuendo voucher ai cittadini.
I voucher “potevano essere utilizzati per acquistare azioni delle nuove società
privatizzate. In tal modo le società non erano vendute per cassa ma attraverso i
voucher”
6
.
Più completamente, una cessione può avere luogo con un’OPV, tramite
obbligazioni convertibili, attraverso un collocamento privato, a seguito di joint-
ventures o attraverso fusioni.
Tra i più ricorrenti obiettivi perseguiti con un’operazione di privatizzazione, vi è
il ridimensionamento del ruolo dello Stato nell’economia. Questa idea affonda le
proprie radici nelle convinzioni dei primi liberali del 1800 che andranno citati più
in basso.
Il miglioramento della struttura economica e produttiva delle imprese pubbliche è
stato un’altro argomento che ha incentivato i Governi ad iniziare la cessione di
aziende di loro proprietà.
Stesso discorso può essere fatto per temi quali l’incremento delle dimensioni di
alcuni mercati finanziari, la modificazione di meccanismi del pubblico impiego
ed il miglioramento dell’immagine del Paese.
Accanto ad una sommaria e descrittiva ricostruzione di ciò che è successo in
questi ultimi anni, cercheremo ora di rispondere a tre domande:
1. Perché è già possibile inquadrare negli anni ’80 il ridimensionamento
della presenza dello Stato nelle economie occidentali?
2. Perché il fenomeno ha interessato la quasi totalità degli Stati
industrializzati, non comunisti?
3. Perché possiamo notare delle differenze sostanziali, da un Paese all’altro,
per grado di liberalizzazione e privatizzazione?
1.2 Breve storia delle privatizzazioni
6
Brealey, Richard A., Myers, Steward C., Sandri, Sandro, Principi di finanza aziendale, Milano,
McGraw-Hill, 1ªed., 1981(4ªed. it., 2003), pp. XXXIII-988.