Introduzione
Questo lavoro sulla prima lettera di Paolo ai Corinzi nasce come tentativo di
lettura di un testo greco che si propone come simbolo della novità apportata dal
Cristianesimo, allora ai suoi primi passi, nel panorama culturale del I secolo d.
C., da parte degli uomini che di quel mondo facevano parte. In sostanza,
l'approccio che, in un primo momento, doveva fungere per me da guida nel
dare inizio alla mia tesi, era proprio quello che dovrebbe guidare alla lettura di
un qualsiasi testo appartenente alla letteratura greca.
Un simile criterio, sicuramente suggestivo ed anche ambizioso, ha
sperimentato, nel corso dello sviluppo dello studio su 1Cor, la possibilità di
effettuare delle piccole “deviazioni” rispetto a quella che si immaginava dovesse
essere la strada maestra; ma si tratta, a ben guardare, non di “deviazioni” fini a
se stesse, senza alcuna connessione con l'oggetto principale di questo esame,
bensì di tracce di altri percorsi possibili che si sono scoperte funzionali alla
costituzione di un quadro generale riguardante, comunque, solamente alcune
delle tematiche contenute nello scritto paolino.
Pertanto, dopo aver individuato la base di partenza nella ormai secolare
discussione sorta intorno alla composizione dell'epistola, si è proceduto con
l'impostazione di un breve status quaestionis sulle principali ipotesi proposte in
merito al problema, per poi passare ad analizzare nel dettaglio le posizioni più
recenti di alcuni studiosi, al fine di effettuare un'analisi più sistematica sul
campo, così da misurarsi direttamente con tesi fra loro divergenti e concentrarsi
sui criteri adottati per fornire le diverse proposte di solide basi argomentative.
Tale modo di procedere mi ha presto condotto ad affrontare altre problematiche,
concatenate a quelle di partenza: dalla questione dell'unità tematico-letteraria di
1Cor si è perciò passati all'esame delle sue caratteristiche epistolari (specie
attraverso il confronto con le lettere del mondo greco-ellenistico), quali formule
d'apertura e di chiusura, preghiere di benedizione e di ringraziamento, modalità
di determinare gli interlocutori, dimensione autoriale dello stesso Paolo ed altre
che poi verranno mostrate nella seconda parte del lavoro. In secondo luogo,
l'aspetto retorico, in rappresentanza di un filone di studi sulla produzione
1
dell'apostolo e, più in generale, degli scritti neotestamentari: grazie al contributo
di alcuni critici, ho soffermato la mia attenzione sull'analisi di qualche peculiarità
dello stile epistolare di Paolo (ad esempio, parallelismi, antitesi ed interrogative
retoriche), soprattutto in relazione alle finalità perseguite con e dalle sue lettere,
sottolineando quindi la possibilità di riconoscergli un utilizzo consapevole di
siffatti strumenti in vista dell'educazione dei membri della comunità cui si
rivolge. Tale educazione, come emerge chiaramente dal testo, si delinea nella
direzione di una crescita spirituale dei Corinzi nella fede cristiana, chiamati a
maturare assumendo l'a)ga&ph come valore fondamentale nella propria condotta
interpersonale.
Ultimo passo nel completamento del mio studio, l'esame diretto di un caso
molto discusso dagli studiosi, vale a dire la sezione 8, 1-11, 1 della lettera: tale
passaggio, infatti, permette di affrontare sul testo, in prima persona, le differenti
ipotesi di lavoro che si sono analizzate nelle prime due parti, come appunto la
questione della composizione di 1Cor e la presenza di criteri strutturanti atti a
favorire la ricostruzione delle tappe della corrispondenza corinzia e a
riconoscere elementi di continuità nell'argomentazione paolina. Ma, fattore più
importante, l'analisi personale di un passo dell'epistola consente di mettere a
fuoco la validità delle molteplici interpretazioni proposte, fornendo, di
conseguenza, la possibilità di delineare una propria modalità di lettura, la quale,
pur risentendo sicuramente dell'influenza di quelle tesi che sembrano essere
maggiormente convincenti, rappresenta il risultato dello studio compiuto.
2
Problemi inerenti all'unità dello scritto paolino
Premessa
Prima di addentrarsi nell'analisi delle problematiche relative alla composizione
ed alla struttura della prima lettera di Paolo ai Corinzi, ritengo sia opportuno
fornire qualche notizia in merito al periodo della sua redazione. Il primo
elemento da sottolineare è che l'apostolo, dopo aver soggiornato a Corinto negli
anni 50-521, scrive quella che è stata tramandata come 1Cor intorno al 55-56,
quando si trova ad Efeso, in prigione a causa di una sommossa sollevata dagli
ebrei della cittadina, i quali volevano colpire proprio Paolo. Molto probabilmente,
egli scrisse una prima lettera (per cui cfr. 1Cor 5, 9), cui seguì una pronta
risposta dei membri della comunità da lui fondata; si ritiene che essi, in tale
missiva, sollevassero dei dubbi e delle perplessità a proposito delle prescrizioni
paoline, chiedendo pertanto dei chiarimenti, motivo per cui l'apostolo avrebbe
scritto un'ulteriore epistola. A questo punto della ricostruzione è inevitabile
scontrarsi con le diverse ipotesi in merito alla quantità originaria di scritti paolini
rivolti ai Corinzi e alla composizione dell'attuale 1Cor: su tali questioni cercherò
di fare luce tra poco, analizzando le posizioni di alcuni studiosi.
Ciò che vale la pena ricordare è che Paolo, ad Efeso nel corso del suo terzo
viaggio missionario, riceve informazioni sulla comunità corinzia sia attraverso
delle fonti orali (“quelli di Cloe”, 1, 11, e la delegazione guidata da Stefana, 16,
15-18, che gli consegna la lettera dei Corinzi) sia appunto attraverso una
testimonianza scritta, redatta dagli stessi fedeli da lui convertiti. E' su questo
elemento che si gioca il riconoscimento dei possibili diversi stadi del rapporto
1 L'arrivo di Paolo a Corinto si inserisce nell'ambito del suo secondo viaggio missionario, che lo aveva
visto operare in Macedonia; dopo aver svolto la propria attività apostolica a Filippi, a Tessalonica e a
Berea (nonostante la crescente ostilità manifestata dagli Ebrei nei suoi confronti), fallito il tentativo di
guadagnare proseliti ad Atene (cfr. At 17, 14-34), egli raggiunge la città dell'Istmo, dove viene accolto
ed ospitato da Aquila (At 18, 2). Per quanto riguarda gli elementi decisivi ai fini della ricostruzione
cronologica del soggiorno paolino tra i Corinzi, rinvio a Lettere ai Corinzi, introduzione, versione e note
di Pietro Rossano, Edizioni San Paolo, Alba 2000, 7. ed., pp. 6-18; e a M. Carrez, Paolo e la Chiesa di
Corinto, in Introduzione al Nuovo Testamento, a cura di A. George e P. Grelot, Roma 1978, III, pp. 44-
74 (pp. 44-47); inoltre, si veda Barbaglio 1996, pp. 22-26
3
epistolare tra l'apostolo ed i membri della comunità, arricchito poi da 2Cor, che
è il risultato della giustapposizione di più lettere (facilmente ricostruibile, oggi,
sulla base degli interventi e dei contributi di molti studiosi).
Presentazione generale della questione
La questione dell'unità compositiva della prima lettera ai Corinzi si presenta
come problema di lungo corso, essendo stata sollevata per la prima volta dal
lavoro dello studioso tedesco J. Weiss2, nel 1910, il quale sosteneva l'ipotesi del
carattere compilatorio dello scritto paolino, a proposito della cui autenticità si
registra un consenso unanime. Come ricorda G. Barbaglio nella sua monografia
dedicata a tale testo del Nuovo Testamento3, da me assunta qui come punto di
riferimento, il fronte anti-unitario presenta differenti posizioni: queste si possono
distinguere per il numero delle lettere confluite nell'attuale 1Cor, per i brani che
formano le diverse comunicazioni epistolari e per le argomentazioni addotte a
sostegno delle singole tesi. Interessanti, a riguardo, gli schemi proposti da G.
Sellin4 ed E. de la Serna5, che restituiscono il quadro completo delle ipotesi con
2 J. Weiss, Der erste Korintherbrief, Göttingen 1910
3 Barbaglio 1996
4 G. Sellin, Hauptprobleme des Ersten Korintherbriefes, in Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt
(ANRW) II 25.4 (1984), pp. 2965ss, citato in Barbaglio 1996, p.45
5 De la Serna 1991, qui pp. 193-195, il quale riporta le esemplificazioni più significative, delle quali mi
limito a segnalarne qualcuna: Weiss 1910 (cfr. nota 1), p. XL, propone di riconoscere due lettere, A =
10, 1-22 (23); 6, 12-20; 9, 24-27; 11, 2-34; 16, 7b-9.15-20 (2Cor 6, 14-7,1); B = 1, 1-8,13; 7; 8; 13; 10,
24-11, 1; 9, 1-23; 12; 14; 15; 16, 1-7a.10-14.21-24; J. Héring, La première épître de saint Paul aux
Corinthiens, Neuchâtel-Paris 1949, pp. 10-12, suggerisce un'interessante divisione in due lettere a
seconda degli informatori di Paolo: A (Cloe) = 1, 1-8, 13; 10, 23-11, 1; 16, 1-4.10-14; B (Stefana) = 9, 1-
10, 22; 11, 2-15, 58; 16, 5-9.15-24; lo stesso Sellin, poi, arriva a riconoscere tre differenti lettere. Da
menzionare, infine, la proposta di Senft 1979, p. 19, che rintraccia elementi di quattro lettere originali: A
= 6, 1-11; 15, 1-58; 16, 13-24; B = 5, 1-13; 9, 24-10, 22; C = 7, 1-40; 8, 1-13 (9, 1-18); 9, 19-23; 10, 23-
11, 1; 12, 1-14, 40; 16, 1-12; D = 1, 1-4, 21, sulla base della ricostruzione di W. Schenk, Der 1
Korintherbrief als Briefsammlung, in Zeitschrift für die Neutestamentliche Wissenschaft un die Kunde
der Alteren Kirche (ZNW) 60 (1969), pp. 219-243 (cfr. p. 241) (citato anche da Barbaglio 1996, p. 45 n.
100, al quale qui mi attengo): A (lettera previa) = 1, 1-9; 6, 1-11; 11, 2-34; 15; 16, 13-14 e 2Cor 6, 14-7,
1; B (lettera di risposta alla reazione dei Corinzi) = 9, 1-18.24-27; 10, 1-22; 6, 12-20; 5, 1-13; C (lettera
di risposta allo scritto dei Corinzi) = 7; 8; 9, 19-23; 10, 23-11, 1; 12, 1-31a; 14, 1c-40 + 12, 31b; 16, 1-
12; D (lettera provocata dalle notizie portate da quelli di Cloe) = 1, 10-4, 21
4
i rispettivi sostenitori, sulla base del numero di lettere individuate come
componenti dell'intera corrispondenza corinzia.
Sempre seguendo il percorso tracciato da Barbaglio, ritengo sia necessario
individuare i punti salienti della lettera, quelli che più sono stati chiamati in
causa dagli studiosi nei loro interventi, così da avere chiare le difficoltà
interpretative che essi possono presentare:
1) cc. 5-6: esame di un episodio abnorme di pornei/a (5, 1-13), cui segue
analisi del caso di un fratello che che ha citato in tribunale un credente,
per poi tornare in generale al tema della pornei/a;
2) cc. 8-10: successione problematica dei temi, perché attenzione agli
idolotiti nei cc. 8 e 10, con stacco intermedio costituito dal c. 9; contrasto
tra una soluzione più d'apertura manifestata in 8 e in 10, 23-11, 1 in
contrasto con il rigore di 10, 1-22;
3) cc. 12-14: tematica spirituale interrotta dall'inno all'a0ga/ph del c. 13;
4) 11, 2-34 e c. 15: interrompono la sequenza, poi ripresa in 16, 1 e 12, dei
brani introdotti dalla formula per deì \ + genitivo, che scandisce le richieste
di risposte dei Corinzi; tali sezioni sono inserite all'interno del rilievo che
Paolo muove ai fedeli in seguito alle voci di sxi/smata nella comunità
durante la Cena del Signore che gli sono state riferite oralmente;
5) passaggio non chiaro tra il c. 4 ed il successivo, per quel che riguarda le
fonti cui si riferisce, prima quelli di Cloe (1, 11) e poi alcune voci (cfr.
a)kou/etai a 5, 1) che gli consentono di passare a trattare del tema
dell'incesto;
6) infine un doppione in 4, 16ss e 16, 5-116, dove si è di fronte a conclusioni
epistolari relative ad un viaggio di Paolo a Corinto, nel primo caso
annunciato come imminente (ta/xewv), nel secondo procrastinato.
Come esempio importante della corrente interpretativa che tende a riconoscere
il carattere composito della nostra lettera, Barbaglio ricorda Sellin, di cui
esplicita la tesi in maniera particolareggiata7.
Secondo lo studioso tedesco, 5, 9-13 potrebbe essere letto come una
6
In particolare, si fa riferimento a 4, 19 (e)leu/somai de\ taxe/wv pro_v u(ma=v, e0a_n Ku&riov qelh&sh?) e a 16, 7-9
(ou) qe/lw ga_r u(ma=v a!rti e)n paro&dw? i)dei=n:[...] e)pimenw~ de\ e)n 'Efe/sw e3wv th=v Penthkosth=v:[...])
7 Barbaglio 1996, pp. 46-47
5
correzione paolina ad un fraintendimento dei Corinzi a proposito di ciò che egli
aveva scritto loro nella prima lettera: in modo specifico il riferimento sarebbe a
5, 1-8, dove l'apostolo intende metterli in guardia nei confronti degli immorali
(po/rnoi). A questa originaria prima lettera sarebbero appartenuti anche altri
brani: 6, 1-11, legato a 5, 1ss per il motivo del giudizio (kri/nein) ricorrente in 5,
12; 6, 12-20, in quanto sarebbe il testo che ha causato la domanda di 7, 1a
(morale sessuale dopo prescrizioni paoline sull'immoralità); 9, 24-10, 22, che
esprime un punto di vista rigorista rispetto al c. 8 e 10, 23-11, 1, centrato
sull'imperativo di 10, 14, feu/gete a0po\ th=v ei0dwlolatrei/av, «Fuggite
dall'idolatria», che richiama l'imposizione di 6, 18, feu/gete th\n pornei/an,
«Fuggite l'immoralità», all'interno del discorso di 6, 12-20; infine 11, 2-34, passo
che si sviluppa interrompendo le risposte che vengono date ai Corinzi e che si
ricollega, nella sua struttura, a 5, 1, di cui costituirebbe la parte precedente
(Prw=ton a0kou/w di 11, 18, privo di un atteso deu/teron, sarebbe stato seguito da
o3lwv a0kou/etai, che si legge appunto in 5, 1). Vengono ad essere così
ricostruite due fonti d'informazione, una scritta (7, 1a) ed una orale (1, 11), sulla
cui base Sellin individua le altre due lettere: quella di risposta in 5, 9-13; 7, 1-9,
23; 10, 23-11, 1; 12, 1-16, 24; l'altra lettera in 1, 1-4, 21.
Ma l'apice della sua congettura si raggiunge con il supposto intervento
“riordinatore” del redattore, il quale avrebbe messo insieme le due lettere
anteponendo il secondo blocco al primo e mescolando ripetutamente il
materiale della presunta lettera di risposta. Ipotesi che, seguendo appunto
Barbaglio ma anche J. C. Hurd8, merita un giudizio severo.
Più recentemente, l'ipotesi del carattere compilatorio della prima lettera ai
Corinzi ha trovato una nuova veste formale ed una sistemazione più organica
nei lavori di M. De Boer9 e di de la Serna, di cui ora mi occuperò in maniera più
approfondita.
8 J. C. Hurd, «Good news and Integrity of 1Corinthians», in L. Ann Jervis, P. Richardson, a cura di,
Gospel in Paul. Studies on Corinthians, Galatians and Romans for Richard N. Longenecker, Journal for
the study of the New Testament supplement series, 108, Sheffield 1994, pp. 38-62, qui p. 62 (citato da
Barbaglio 1996, p. 47)
9 De Boer 1994
6
Posizione di Martinus C. De Boer
De Boer si propone, nel suo intervento, di dimostrare che le considerazioni a
proposito della forma e della struttura della lettera hanno a che fare con la
doppia occasione di 1Cor, per giungere poi alla conclusione che Paolo ha
scritto tale lettera in due momenti successivi. Infatti, l'apostolo, come reazione
alle informazioni fornitegli da “quelli di Cloe”, avrebbe scritto i primi quattro
capitoli della lettera attuale, già quasi completati nel momento in cui presso di
lui giungono Stefana, Fortunato ed Acaico con nuove informazioni sulla
situazione di Corinto, visita che gli offre l'occasione di scrivere i cc. 5-16.
Entrambi i gruppi, quindi, mettono in allerta Paolo sui problemi presenti
all'interno della comunità da lui stesso fondata (cfr. rispettivamente 3, 6.10; 4,
15 e 9, 2; 1, 16 e 16, 15)10. In seguito, egli avrebbe unito le due parti ed inviato
l'intero scritto ai Corinzi come un'unica lettera11. Così, 1Cor sarebbe una
composizione di due lettere, ma una composizione fatta da Paolo stesso.
Seguiamo quindi lo studioso nella spiegazione più analitica della sua tesi,
10 Ad esempio, J. C. Hurd, The Origins of 1 Corinthians, Londra 1965, ha espresso bene le difficoltà che
le due occasioni qui ricordate comportano in merito alla composizione della lettera: egli è convinto
dell'unità di 1Cor, sulla base di un argomento “temporale”, in quanto, a suo parere, è impossibile che i
Corinzi abbiano redatto una lettera per Paolo nell'intervallo di tempo tra le due visite ricevute ad Efeso
dall'apostolo (p. 53), lettera che peraltro conterrebbe riferimenti a questioni sollevate e da “quelli di
Cloe” e, in seguito, da Stefana e compagni; sostenere questa ipotesi comporterebbe che l'intervallo di
tempo in questione fosse molto lungo, ma andrebbe oltre quanto dice il testo, in cui non c'è alcuna
indicazione simile
11 Alcuni studiosi hanno fornito altre possibili combinazioni del materiale di 1Cor secondo l'idea qui
seguita anche da De Boer 1994: ad esempio, D. Smith, The Life and Letters of St Paul, New York
1919, p. 259, pensa che 1, 1-6, 11 fossero già stati completati all'arrivo del gruppo di Stefana (assegna
ad una lettera precedente 6, 12-20), mentre E. Evans, The Epistles of Paul the Apostle to the
Corinthians, Clarendon Bible Commentary, Clarendon, Oxford 1930, ritiene che Paolo fosse giunto al
termine del c. 6. Su di un terreno simile si muove, come si vedrà, De La Serna 1991, il quale però
rovescia l'ordine degli eventi e quindi anche quello in cui furono composti i materiali; Paolo avrebbe già
iniziato a scrivere ai Corinzi quando nuove informazioni gli vennero riferite oralmente dal gruppo
legato a Cloe, così da portarlo a comporre i primi 6 capitoli. Questa posizione richiama quella di Weiss
1910 (cfr. nota 2), il quale pensava che i capitoli 7-16 fossero già stati composti prima dell'arrivo del
gruppo di Cloe, che gli fornisce informazioni con cui organizzare il materiale di 1, 1-6, 11 (più qualcosa
del c. 16). La lettera così ottenuta sarebbe stata la seconda di Paolo ai Corinzi, essendo la prima
quella menzionata in 1Cor 5, 9 e comprendente le sezioni di 2Cor 6, 4-7, 1; 1Cor 10, 1-23; 6, 12-20;
11, 2-34; qualcosa di 16
7
attraverso una rapida occhiata alle parti del testo maggiormente legate alla
duplice occasione che ne è all'origine.
1Cor e gli indizi favorevoli alla tesi di De Boer
Il gruppo di Cloe (1, 11), ha riferito a Paolo delle divisioni interne alla comunità
di Corinto (sxi/smata, 1, 12)12, problema cui l'apostolo dedica i capitoli 1-4 della
lettera. Come conferma anche Hurd «per questi capitoli dev'essere
presupposta una sola fonte d'informazione. Così la menzione di un rapporto da
parte di quelli di Cloe fornisce l'occasione per questi capitoli»13.
Stefana ed il suo gruppo, probabilmente, sono inviati ufficiali della comunità di
Corinto presso l'apostolo. Si tratta di alcuni membri della casa di Stefana, la
prima ad essere stata convertita da Paolo nella regione (cfr. 1, 16); forse proprio
questi tre delegati consegnarono a Paolo la lettera redatta dalla Chiesa
corinzia14, scritto che è esplicitamente menzionato a 7, 1, e cui si fa riferimento
nei capitoli successivi, con il nesso peri\ de/ a scandire le risposte dell'apostolo ai
diversi interrogativi posti dai Corinzi (vd. 7, 25; 8, 1; 12, 1; 16, 1.12)15. Quindi,
12 A proposito del termine sxi/smata, interessanti le osservazioni di W. Baird, “One against the Other”:
Intra-Church Conflict in 1 Corinthians, in The Conversation Continues. Studies in Paul and John in
Honor of J. Louis Martyn, a cura di R. T. Fortna e B. Gaventa, Abingdon, Nashville 1990, pp. 123-124 e
128; l'autore osserva che il termine sxi/sma può essere utilizzato «per descrivere conventicole in
un'associazione di culto» (p. 124). De Boer 1994 (p. 231 n. 6) parla di fazioni “apostoliche” a Corinto
dal momento che Apollo e Cefa, come lo stesso Paolo, erano probabilmente apostoli stimati, o almeno
così Paolo li vede. Lo slogan e0gw_ de_ Xristou=, «Io appartengo a Cristo» è di più difficile interpretazione,
sebbene possa individuare il concetto per cui i credenti, uniti, devono appartenere a Cristo e non a
qualcuno dei suoi apostoli
13 Hurd 1965 (cfr. nota 10), p. 77 (citato da De Boer 1994, p. 231)
14 A. J. Mahlerbe, Did the Thessalonians Write to Paul?, in Fortna-Gaventa 1990 (cfr. nota 12), pp. 253-
255, analizza «l'abitudine di Paolo di non menzionare sempre le lettere, ma piuttosto di riferirsi agli
individui che trasportano le lettere tra lui e le sue chiese». Il risultato è che Paolo comunemente
trasferisce a tali corrieri e ai loro rapporti certi clichés epistolari che di solito descrivono la (non
menzionata) lettera (pp. 253 e 255). In 1Cor 16, 17, «invece di menzionare la lettera [che la
delegazione di Stefana ha portato con sé], Paolo applica il linguaggio epistolografico [o3ti to_ u(me/teron
u(ste/rhma ou[toi a0neplh/rwsan] a coloro che portano la lettera»
15 Mahlerbe 1990 (cfr. nota 14), p. 251, ha sottolineato, come altri, che il nesso «peri\ de/ può, ma non
necessariamente, riferirsi ad una richiesta scritta» (p. 251). Ma può anche introdurre argomenti che
sono stati portati all'attenzione dell'autore da fonti orali; comunque, a proposito di 1Cor, tale nesso,
8
l'arrivo della delegazione capeggiata, per così dire, da Stefana costituisce
l'occasione per la redazione di questi capitoli.
I cc. 11 (tranne 11, 1) e 15 traggono origine da informazioni veicolate oralmente,
come evidenziato da 11, 18 («Ho sentito che ci sono delle fazioni tra voi») e 15,
12 («Alcuni tra voi vanno dicendo»). Inoltre, i temi trattati in questi capitoli non
sono introdotti dalla formula peri\ de/. E' abbastanza plausibile che Stefana,
Fortunato ed Acaico, nel consegnare la lettera ufficiale a Paolo, l'abbiano
accompagnata con osservazioni e commenti a proposito della situazione nella
comunità e del comportamento e della condotta morale dei suoi membri,
probabilmente nel contesto di un dialogo fitto in cui Paolo rivestiva il ruolo di
interrogante. Sulla base di una simile ipotesi, si può quindi affermare che i cc. 7-
16 sono il frutto di una mescolanza di testimonianza scritta con aggiunte orali,
oltre al fatto di essere stati occasionati dall'arrivo della delegazione ufficiale
inviata da Corinto.
Un ulteriore tassello, nella lettura proposta da De Boer, è rappresentato dai cc.
5-6; in un primo momento, è difficile decidere se i temi trattati in questa sezione
appartengano alle informazioni riportate dal gruppo di Cloe oppure da quello di
Stefana. La soluzione più semplice, adottata ad esempio da C. K. Barrett, H.
Conzelmann, G. Fee e W. A. Meeks16, consiste nell'attribuire l'occasione di
questi due capitoli al rapporto di “quelli di Cloe”, dal momento che seguono i
primi quattro capitoli e precedono quelli che si riferiscono certamente alle
informazioni che Paolo ha ricevuto da Stefana e compagni, cui l'apostolo si
richiama esplicitamente a partire da 7, 117.
Secondo De Boer, invece, sembra più corretto attribuire 1Cor 5-6 alla
delegazione di Stefana, in quanto questi capitoli presentano corrispondenze
tematiche e terminologiche significative con il c. 7. Uno di questi punti di
nelle sue occorrenze successive a 7, 1, sembra introdurre temi tratti dalla lettera proveniente da
Corinto (si veda, a tal proposito, Mitchell 1989)
16 Barrett 1979; Conzelmann 1975; G. Fee, The First Epistle to the Corinthians, Grand Rapids 1987; W.
A. Meeks, The Writings of St Paul, New York 1972
17 De Boer 1994 suggerisce che la delicata questione concernente l'unità dei cc. 8-10 (più 11, 1) possa
essere risolta pensando che le difficoltà e le discrepanze sorgano dal bisogno di Paolo di rispondere
sia alla lettera proveniente da Corinto (8, 1-13) sia ai commenti orali della delegazione di Stefana (10,
1-11, 1), piuttosto che dall'unione di due o più lettere
9