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adattarsi a situazioni nuove, nelle quali il corpo non reagisce automaticamente perché
non ha mai provato quella funzione, incidono quindi fortemente la capacità
decisionali.
Il tiro libero è una situazione particolare in riferimento al fatto che pur essendo una
situazione di gioco con condizioni ben precise e sempre le stesse, con un inizio ed
una fine ben definiti per cui non si dovrebbe sbagliare, non si riesca con il puro
allenamento fisico a migliorarne la prestazione (Malone et al., 2000).
Nel maggior campionato di pallacanestro americano, mentre di stagione in stagione
si alzano le medie dei tiri da 2 e da 3 punti (introdotti nel 1986) con incrementi anche
del 12/15%, dal '59 la media dei tiri liberi realizzati oscilla tra il 70% e il 77%, non ci
sono mai state cioè oscillazioni sostanziali e non è mai aumentata in oltre 50 anni
(Larry Wright, statistico della Columbia University). Il fatto che non ci siano stati
miglioramenti è molto strano perché ogni allenatore vorrebbe una squadra efficiente
sotto quest‟aspetto e cerca di allenare i giocatori con metodi sempre nuovi, basti
pensare che anche la tecnica stessa di tiro è profondamente mutata nel tempo.
È incredibile anche come nella stragrande maggioranza degli sport i tempi e i record
delle prestazioni siano cambiati/migliorati (ad esempio, di olimpiade in olimpiade il
record sui cento metri piani viene battuto) mentre le percentuali dei tiri liberi della
pallacanestro realizzati no. Le prestazioni di ogni disciplina sportiva sono migliorate
grazie alla fisiologia degli atleti (ad esempio la corporatura), alle innovazioni
tecniche, ai nuovi tipi di allenamento e ai nuovi materiali, tutti elementi che hanno
coinvolto anche la pallacanestro ma non hanno favorito le performance nei tiri liberi.
Il tiro libero nel suo piccolo può essere considerato una situazione estrema, perché
non è permesso sbagliare e la realizzazione del canestro dipende solo dalle capacità
del tiratore, nemmeno il rigore nel calcio è una situazione così critica perché fra il
rigorista e il gol c'è comunque una variabile indipendente come il portiere; forse solo
il golfista alla diciottesima buca può provare un'analoga sensazione di pressione
quando deve affrontare un "putt" decisivo.
I tiri liberi non sono certo situazioni rare, ce ne sono decine ogni partita, quindi
realizzarle è fondamentale per il successo della squadra.
Essendo quindi psicologi sportivi e allenatori concordi che l‟allenamento fisico
ripetitivo da solo è insufficiente e che l‟apporto della mente è fondamentale per avere
risultati significativi e duraturi, abbiamo proposto a 113 ragazzi di 14 anni e 7 anni di
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attività cestistica alle spalle tre condizioni sperimentali da eseguire prima del tiro
libero: una simulazione motoria del gesto del tiro, una immaginazione del gesto e
l‟imitazione di un tiratore esperto visto sullo schermo di un computer; con l‟obiettivo
di rilevare modificazioni nelle performance in una sequenza di quindici tiri.
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1.1 IL TIRO LIBERO NELLA PALLACANESTRO
1.1.1 Cos’è?
Un tiro libero è una situazione privilegiata concessa ad un giocatore di segnare un
punto, indisturbato, da una posizione dietro la linea di tiro libero e all'interno del
semicerchio predisposto.
Un blocco di tiri liberi si compone di alcuni tiri (1, 2 o 3) risultanti dalla sanzione di
un singolo fallo. Il giocatore designato per i tiri liberi può usare qualsiasi metodo per
tirare a canestro, ma deve tirare in modo tale che la palla entri nel canestro dall'alto e
deve effettuare il tiro entro cinque secondi dal momento in cui la palla viene messa a
sua disposizione dall‟arbitro. Non deve toccare la linea di tiro libero o entrare
nell‟area dei tre secondi finché la palla non sia entrata nel canestro o abbia toccato
l'anello. Gli avversari del tiratore non devono disturbarlo. Se viene commessa una
violazione da parte di un giocatore incaricato di effettuare un tiro libero il punto, se
realizzato, non viene convalidato (regolamento F.I.B.A.).
1.1.2 Il setting
La linea del tiro libero
La linea di tiro libero (dalla quale il giocatore fa partire il tiro e non può sorpassare
ne toccare) è tracciata parallelamente alla linea di fondo. Il suo bordo esterno sarà
distante m. 5,80 dal bordo interno della linea di fondo. Ha una lunghezza di m. 3,60 e
il suo centro sarà perpendicolare al centro della linea di fondo. La distanza della linea
dal tabellone è di 4,6 metri.
Il tabellone
Il tabellone deve essere in legno duro o plexiglas, dello spessore di cm. 3 e delle
dimensioni di m. 1,80 in senso orizzontale e m. 1,05 in senso verticale.
Sulla superficie deve essere tracciato, con linee di larghezza di cm. 5, un rettangolo
centrato rispetto all'anello, delle dimensioni esterne di cm. 59 orizzontalmente e cm.
45 verticalmente.
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I tabelloni sono montati perpendicolarmente al campo, paralleli alle linee di fondo, e
a m. 1,20 all'interno di queste, i bordi inferiori devono essere a m. 2,75 da terra.
Quindi la distanza della linea del tiro libero al centro dell‟anello è di 4,2 metri
(Fig.1).
Il canestro
Ogni canestro comprende un anello e una rete. Gli anelli di ferro rotondo, spessi mm.
20, devono avere un diametro interno di cm. 45, colorati di rosso o arancione. Deve
trovarsi su un piano orizzontale a m. 3,05 dal terreno, equidistante dai due bordi
verticali del tabellone. La distanza tra la faccia del tabellone ed il bordo interno più
vicino all'anello deve essere di cm. 15.
Le reti devono essere di cordicella bianca, della lunghezza di cm. 40.
La palla
La palla deve avere una circonferenza compresa tra 75 e 78 cm. e un peso tra 600 e
650 grammi, e deve essere gonfiata ad una pressione tale che, lasciata cadere su un
pavimento rigido di legno da una altezza di m. 1,80 circa rimbalzi ad una altezza
compresa tra 1,20 m e 1,40 m.
Fig. 1. Esempio stilizzato dell‟area di tiro libero e del canestro.
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1.2 COMPETENZE
Nello sport sono richieste numerose competenze sia di tipo cognitivo che motorio, nella
pallacanestro in quanto sport di squadra si verificano soprattutto situazioni in cui sono
richieste abilità di tipo open in quanto l'ambiente è variabile e difficilmente
predicibile; e si può parlare anche di externally paced skill, ovvero di abilità
influenzate da eventi esterni (Singer, 1980, 1989). Le fonti di maggiore variabilità
derivano dalla presenza dell'avversario, che con le sue azioni condiziona fortemente
l'andamento della performance.
Ma il tiro libero della pallacanestro richiede abilità closed in quanto l'ambiente è
stabile e facilmente predicabile, e l'atleta ha 5 secondi per prepararsi all'azione, per
cui si parla anche di internally paced skill. Grazie all'apprendimento e alla pratica
molte operazioni possono diventare automatizzate e, una volta avviate, fluire senza
sforzo. Le closed skill sono facilmente automatizzabili e possono poi essere svolte in
modo rapido, economico (con bassi costi attentivi) ed efficace. L'automatizzazione
consente di evitare le fasi dispendiose di trattamento delle informazioni indispensabili
le prime volte che si attua il gesto motorio e consente di evitare il costante ricorso ai
processi decisionali (Ripoll, 1991).
Un tiro a canestro è da considerarsi un abilità discreta in quanto ha un inizio e una
fine ben identificabili e una durata relativamente breve. Questo tipo di abilità
comunque caratterizza tutta la pallacanestro, infatti vale anche per altri gesti come per
esempio passare, tirare e prendere la palla in modo adeguato.
Un'altra classificazione distingue fra abilità a componente prevalentemente motoria e
abilità a componente prevalentemente cognitiva. Nelle abilità cognitive i processi
decisionali di problem-solving assumono una grande rilevanza: l'accento è posto
sul cosa fare e non tanto su come farlo. Passare la palla al compagno in modo
tecnicamente ineccepibile è da considerarsi un problema meno importante
rispetto alla scelta tattica di passare o continuare l'azione. Le competenze
cognitive vanno al di là delle conoscenze tecniche, e riguardano più da vicino la
capacità di apprendere e analizzare, evidenziando le doti di problem solving.
Questo vale durante tutto il gioco della pallacanestro ma durante un tiro libero le
abilità cognitive valgono tanto quanto le abilità motorie in cui i processi decisionali
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sono minimizzati e accentuata l‟importanza dell‟attenzione e del gesto motorio.
Le abilità sono numerose ed è difficile distinguerle una dall‟altra quando si
riproducono nella realizzazione di un‟azione motoria. Il loro sviluppo è il
presupposto fondamentale per una adeguata costruzione tecnica che non sia rigida e
schematica e la loro formazione contribuisce a sviluppare le capacità coordinative e
la destrezza (Tamorri, 2000).
1.2.1 Attenzione
Per quanto l'uomo possa essere specializzato nell'esecuzione di un compito,
non è in grado di elaborare tutti gli stimoli e avviare più risposte
contemporaneamente. Pertanto, deve poter selezionare le informazioni e i
processi da controllare rivolgendo ad essi attenzione. Nella pallacanestro
l'atleta è costantemente «bombardato» da una massa enorme di informazioni, per
cui deve operare delle scelte e, quando possibile, prepararsi anticipatamente a far
fronte alle richieste (Cox, 1990). Un'attenzione esterna può essere rivolta a
percepire i movimenti della palla o dell'avversario, mentre un'attenzione interna può
riguardare operazioni mentali, quali il ricordo di una giocata e la pianificazione di
una strategia, come le sensazioni corporee, di fatica e le tensioni muscolari (Nideffer,
1989, 1993). La caratteristica di selettività dell'attenzione consente solo ad alcune
informazioni (provenienti dall'interno e dall'esterno dell'organismo) di entrare nel
sistema di elaborazione ed essere sottoposte a trattamento, mentre molte altre sono
ignorate o eliminate.
Durante il tiro libero l'atleta deve prendere in considerazione solo gli indizi rilevanti,
evitando le distrazioni, come gli avversari, i compagni o il pubblico.
Un altro aspetto dell'attenzione, strettamente connesso alla selettività, è la capacità
limitata di elaborazione. L'attenzione può essere considerata come uno spazio limitato,
per cui la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente dipende da quanto
spazio viene occupato da ogni singolo compito. Ipoteticamente si può considerare la
situazione di tiro libero come un compito unitario e di conseguenza tutta l‟attenzione
concentrata in quel gesto (Abernethy, 1993), e se il tiro occupa lo spazio disponibile
rende impossibile l'esecuzione di altri compiti. In un giocatore principiante di basket,