3
coadiuvando in tale compito il Ministro delle Finanze, sulla sua
stretta applicazione.
La situazione così configurata derivava dall’impossibilità del
Governo egiziano di far fronte ai debiti contratti con investitori
europei. Già nel 1875, un anno prima di giungere alla bancarotta a
causa dell’incapacità di far fronte ad una scadenza di cento milioni
di franchi
2
, il Khedive Ismail era stato costretto ad alienare le azioni
della Compagnia del Canale di Suez in suo possesso; in quel
frangente fu l’Inghilterra a “venirgli in soccorso”, acquistando, per
una cifra pari all’ammontare del debito, l’intero pacchetto
azionario. Con questa manovra il Primo Ministro Disraeli i
correggere l’errore di valutazione iniziale del proprio Governo che,
2
Cfr. P. Renouvin, Storia politica del mondo. Il secolo XIX. Dal 1871 al 1914,
Firenze, p. 73.
4
al tempo dell’apertura del Canale (1869), non aveva creduto nel
successo dell’impresa.
Neanche il nuovo assetto, però, consentì la ripresa
dell’economia egiziana né, soprattutto, il saldo dei debiti con
l’estero, cosicché nel 1877 fu necessario un riesame della situazione
per valutare altre possibili soluzioni della crisi. A tal fine fu formata
una commissione di inchiesta internazionale presieduta dagli stessi
Commissari della Cassa del Debito Pubblico, con compiti che
secondo la volontà di Ismail, avrebbero dovuto essere di mero
accertamento. In realtà nel rapporto presentato il 20 agosto 1878, la
Commissione, oltre a rintracciare le cause del dissesto nella
mancanza di un vero e proprio bilancio statale, “suggeriva” al
Sovrano di dar vita ad un governo responsabile, sul modello delle
5
democrazie europee; il Khedive fu inoltre invitato a contribuire
“fino a concorrenza dei suoi beni”
3
al saldo del debito.
Ad Ismail non restò che attenersi a tali istruzioni, conscio
ormai del potere di fatto esercitato dalle due potenze, nominando
così il 23 agosto 1878 Nubar Pascià quale Presidente del
costituentesi nuovo Ministero. All’inglese Wilson andò il Ministero
delle Finanze e, in seguito alle pressioni del Governo di Parigi
presso Londra, al francese Blignères fu affidato il Dicastero dei
Lavori Pubblici. Fu quindi abrogato il Decreto del novembre 1876
definendo così l’istituzionalizzazione del condominio franco-
britannico.
La parità formale tra Inghilterra e Francia nel controllo delle
finanze e della politica egiziana, già in quel momento era solo
3
B. Aglietti, op. cit., p. 60.
6
l’apparenza di un rapporto che, grazie soprattutto alle posizioni
assunte dal neo-Presidente Nubar, era in realtà sbilanciato a favore
della Gran Bretagna
4
.
Il nuovo Ministero mise in atto il piano di riassetto
dell’economia egiziana prevedendo una serie di rigide misure,
basate sull’aumento delle imposte e su tagli che colpirono
soprattutto il numero degli ufficiali dell’esercito. Venne inoltre
commissionato un prestito alla Casa Rothschild di Parigi garantito
dai beni personali del Khedive
5
. La difficoltà di azione del Governo
però, dato il crescente malcontento della popolazione, divenne
insuperabile nel momento in cui le divergenze tra i due Ministri
stranieri su alcuni provvedimenti da adottare, portarono alla paralisi
4
Ibidem, pp. 55-56.Riguardo al nuovo Primo Ministro, l’autore riferisce degli incontri
di questi con il Conte Munster, Ambasciatore germanico a Londra, e con il Primo
7
completa. Lo stesso Ismail, inoltre, desideroso di ripristinare il
proprio Governo assoluto, avallò la protesta del movimento
nazionalista allora nascente e dei notabili, che chiedevano
l’abolizione del condominio anglo-francese per la creazione di un
Gabinetto interamente egiziano; le manifestazioni di piazza e gli
scontri sempre più violenti che misero in pericolo la vita dello
stesso Nubar
6
, spinsero la Gran Bretagna e la Francia ad accogliere
la richiesta di allontanamento del Presidente del Consiglio
nell’ottobre 1878 e ad affidare l’incarico al principe ereditario
Tawfiq, suggerendo peraltro la riconferma del Wilson e del
Blignères nei rispettivi Dicasteri.
Ministro inglese, nei quali aveva più volte espresso la propria intenzione di preparare
il terreno ad un Protettorato inglese sull’Egitto.
5
Ibidem, p. 65.
6
Ibidem, p. 66.
8
Ismail però, sotto la crescente pressione dei notabili, si
mostrò intransigente nel rifiutare la situazione proposta e nel
ribadire, il 22 aprile 1879, la soppressione del Ministero,
ripristinando quindi il proprio governo assoluto e riorganizzando il
sistema di controllo previsto nel Decreto del 18 novembre
1876.Tale fermezza fu ulteriormente espressa quando, di fronte alla
nuova relazione della Commissione Internazionale di inchiesta
notificatagli il 3 maggio dai Consoli di Francia ed Inghilterra, il
Sovrano, rifiutandone le conclusioni, affidò a Sherif Pascià il
compito di costituire il primo Gabinetto interamente egiziano.
La prima reazione alla decisione del Khedive giunse,
inaspettatamente, dalla Germania di Bismarck che insieme al
Governo austro-ungarico, inviò una nota in cui si accusava Ismail di
9
aver violato gli oneri internazionali assunti, ritenendolo dunque
responsabile di “tutte le conseguenze dei suoi impegni illegali”
7
. La
posizione del Governo tedesco, lungi dall’essere dettata da mire
territoriali e solo marginalmente determinata da interessi economici
in Egitto, derivava piuttosto dalla volontà di Bismarck di acuire la
rivalità tra l’Inghilterra e la Francia sfruttando le rispettive mire
egemoniche sul paese. Il Cancelliere intendeva infatti servirsi della
questione di Egitto e del Mediterraneo per separare l’Inghilterra
dalla Francia in modo che le due potenze “fossero distolte dalle loro
stesse reciproche relazioni, dal pensare a coalizioni”
8
contro la
Germania.
Alla nota germanica seguirono le proteste della Gran
Bretagna e della Francia l’8 giugno e solo l’11 giugno quella
7
Ibidem, p. 69.
10
dell’Italia, quest’ultima peraltro espressa nella forma di semplici
“riserve orali”
9
. Tale ritardo e la morbidezza dei toni usati
dall’Agente e Console Generale al Cairo De Martino, rispondevano
alla volontà del Governo di adottare una politica volta per lo più ad
evitare un incremento dell’influenza anglo-francese in Egitto che
avrebbe ridotto ulteriormente l’autonomia del paese; gli interessi
della numerosa colonia italiana e la concreta possibilità di svolgere
un ruolo di primo piano nella vita del paese, secondo Roma
sarebbero stati meglio tutelati internazionalizzando la questione
piuttosto che lasciando a Francia e Gran Bretagna l’esclusivo
compito di dirimerla. D’altra parte la necessità di non rimanere
isolati nell’ambito del Concerto internazionale, obbligava il
8
Ibidem, p. 71.
9
Ibidem, p. 72.
11
Governo italiano ad adeguarsi a decisioni sempre più orchestrate da
Bismarck.
Il 19 giugno i Consoli di Francia e Gran Bretagna invitarono
ufficialmente Ismail ad abdicare garantendogli, di comune accordo,
il regolare ordine di successione; di fronte a tale richiesta il Khedive
si appellò al Sultano di Costantinopoli, da cui derivava il proprio
potere. La decisione del Sultano giunse il 26 giugno dopo che anche
la Germania, l’Austria, la Russia e l’Italia ebbero rivolto lo stesso
invito al Khedive e dopo le “energiche rimostranze” presso la sua
Corte dei rappresentanti inglese e francese
10
; il telegramma di
risposta della Sublime Porta era significativamente indirizzato
all’ex Khedive Ismail Pascià, ed in poche righe Sua Maestà
Imperiale il Sultano invitava il Sovrano d’Egitto a “ritirarsi dagli
12
affari”
11
. Il 30 luglio 1879 lo stesso sultano emanò il Firmano
imperiale per l’investitura di Tawfiq quale nuovo Khedive di Egitto.
Il primo atto del nuovo sovrano fu quello di emanare un
nuovo Decreto (15 novembre 1879) con il quale vennero, seppur
limitatamente, riscritti i compiti dei due Controllori Generali che
perdevano alcune funzioni amministrative ma rimanevano, di fatto,
giudici incontrastati delle finanze egiziane. Frattanto la situazione
interna sembrava essersi ristabilita dopo la caduta del Ministero di
Nubar Pascià, pur rimanendo diffuso, soprattutto nelle fila
dell’esercito, quel malcontento che sarebbe poi sfociato nella rivolta
di Alessandria del 1882.
Già dal 1876, sotto la spinta degli ufficiali egiziani, si era
formato un movimento che mirava alla progressiva autonomia del
10
Ibidem, p.73.
13
paese da ogni forma di ingerenza straniera e che culminò nel 1879,
con la costituzione del Partito Nazionalista. Nel 1881 il partito,
guidato dall’ufficiale Ahmed Orabi, protestando contro i privilegi
garantiti agli stranieri in Egitto ed, in particolare, contro la iniqua
distribuzione delle cariche all’interno dell’esercito, a totale
appannaggio di ufficiali turchi, presentò un ricorso al Ministro della
Guerra Osmàn Rifqi. Di fronte alla risposta del Ministro che ordinò
l’arresto di tre colonnelli, ritenuti responsabili della protesta, alcuni
reparti dell’esercito si ammutinarono e liberarono i tre prigionieri,
mentre il Khedive Tawfiq destituiva Osmàn Rifqi. Il nuovo
Ministro Mahmud Pascià Sàmì scelto da Tawfiq con il consenso di
Francia e Gran Bretagna e non inviso al Partito Nazionalista, si
ritrovò ben presto a far fronte alle nuove richieste di Orabi:
11
Ibidem, p.73.
14
aumento degli effettivi dell’esercito a 18.000 unità e la costituzione
di una Camera di notabili con il compito di procedere alla redazione
del bilancio
12
.
Alle richieste nazionaliste reagì la Sublime Porta che
comunicò alle potenze europee la volontà di inviare una propria
commissione per valutare la situazione, riservandosi il diritto di
scelta delle misure più idonee a sedare i disordini; la nota turca
incontrò l’opposizione della Gran Bretagna essendo in contrasto
con la volontà inglese di provvedere autonomamente al
mantenimento dello status quo in Egitto e al rispetto dei diritti del
Sultano, evitando però il più possibile l’ingerenza di quest’ultimo.
A tal fine incuranti della protesta ottomana, i governi di Londra e
Parigi coadiuvarono la propria azione inviando due navi da guerra
12
ibidem, p. 80.
15
al largo del porto di Alessandria, come sorta di monito verso i
nazionalisti e verso il Sultano. Il 19 ottobre 1881 mentre la
Commissione ottomana lasciava l’Egitto senza alcun risultato
concreto, Francia e Gran Bretagna ordinavano il ritiro delle proprie
navi
13
.
La protesta nazionalista contro l’ingerenza delle potenze
straniere nella politica egiziana era riscoppiata in seguito alla nuova
“dimostrazione” navale anglo-francese al largo delle coste di
Alessandria nel maggio 1882; non bastò a calmare gli animi la
scelta di Tawfiq di nominare Orabi Ministro della Guerra e diretto
responsabile dell’ordine pubblico
14
.La crisi interna si acuì
ulteriormente quando di fronte alle ripetute manifestazioni dei
nazionalisti le due potenze europee in una nota del 25 maggio 1882,
13
Ibidem, p. 83.
16
chiesero le dimissioni del Governo egiziano e l’allontanamento di
Orabi dal paese.
La situazione esplose l’11 giugno 1882 ad Alessandria
quando una rissa tra stranieri ed egiziani portò questi ultimi ad
attaccare le proprietà degli europei e ad incendiare le loro case ed i
negozi. Negli scontri persero la vita 57 stranieri e 140 egiziani
15
.
Nonostante il ripristino dell’ordine pubblico, le potenze
europee, prima su tutte la Francia, ritennero opportuno convocare
una conferenza internazionale per risolvere la crisi egiziana.
14
Cfr. P. Minganti, L’Egitto moderno, Firenze, 1969, p. 68.
15
Ibidem, p. 69.