2
Sono trascorsi dieci anni da quando Franco Bassanini, allora
Ministro della funzione pubblica, introduceva la Legge n. 59 del
1997. Tale normativa costituiva una svolta poiché per la prima volta
si introduceva nell’apparato legislativo una norma la quale rendeva
legale a tutti gli effetti l’uso del documento informatico
2
, affinché
questo potesse sostituire in toto quello cartaceo
3
.
Alla L. 59/97 seguì, nel 2000, il Decreto del Presidente della
Repubblica n. 445, il Testo unico sulla documentazione
amministrativa, nel quale l’ondata innovativa prodotta dalla legge
Bassanini trovava applicazione nella pratica amministrativa
4
. La
diffusione delle tecnologie nella pubblica amministrazione portò,
sempre nel 2000, ad un accordo tra governo centrale ed autonomie
locali che sfociò nel Piano Nazionale per l’e-Governemnt, dal quale
si giunse, il 5 marzo 2005, alla emanazione del Decreto Legislativo
n. 82, denominato Codice dell’Amministrazione Digitale, che
introduce il diritto dei cittadini a ricevere informazioni e servizi dalle
amministrazioni pubbliche in formato digitale
5
.
Le riforme normative e i piani di ammodernamento costituiscono
quelle che sono da circa undici anni, da quando cioè nella città di
Bologna venne istituita la rete civica Iperbole, le fondamenta del
processo di reingegnerizzazione della pubblica amministrazione. Nei
capitoli che seguono verranno presentati i progetti di maggiore
portata nel settore della sanità pubblica, tra i quali si inserisce il
progetto oggetto di questa tesi. Lo sviluppo di piattaforme ICT, che
consentano un miglioramento dei servizi resi al cittadino, sono la
dimostrazione di come, a livello regionale, sia quanto mai percepita
la reale portata delle possibilità che le nuove tecnologie ne pongono
in essere.
2
L. 59/97, art. 15: Gli atti, dati e documenti formati dalla pubblica amministrazione e dai
privati con strumenti informatici o telematici, i contratti stipulati nelle medesime forme,
nonché la loro archiviazione e trasmissione con strumenti informatici sono validi e
rilevanti a tutti gli effetti di legge” .
3
SUBIOLI, P., (2007) “Dieci anni di modernizzazione della PA: un bilancio”
(www.cronache-egovernment.it) , e pubblicato in “Guida agli enti locali – Il Sole 24 Ore –“
n°42, 27 ottobre 2007.
4
DPR 445/2000, artt. 1 e 2.
5
D.Lgs. 82/2005, art. 3.
3
Volendo riassumere brevemente il progetto nella sua totalità si tratta
di un sistema informativo, a livello nazionale, capace di mettere in
comunicazione ogni operatore sanitario che opera sul territorio (in
strutture sia pubbliche sia private) e che consentirebbe, se
implementato e reso operativo nella sua totalità, di eliminare ogni
documento medico cartaceo e, allo stesso tempo, di offrire al
cittadino una assistenza sanitaria ancora più celere ed accurata grazie
ad una cartella clinica digitale completa di ogni informazione lo
interessi, e accessibile, attraverso la Carta d’Identità Elettronica, a
qualunque operatore sanitario che operi su tutto il territorio
nazionale.
In principio il progetto era sostanzialmente diverso e non verteva su
di un sistema informativo centralizzato bensì solo su di un singolo
aspetto della catena informativa. Il primo progetto prevedeva infatti
di vedere realizzata la trasposizione in digitale delle prescrizioni
farmacologiche, firmate in digitale, le quali sarebbero state
memorizzate su di una tessera sanitaria in forma di smart card a
microprocessore. Ma, durante la fase di ricerca, il progetto ha subito
una modifica sostanziale poiché la smart card mal si prestava, per
motivi pratici e soprattutto di sicurezza, allo scopo. Il rischio di
perderla o che potesse essere danneggiata in qualche modo, la
rendeva non adatta allo scopo. Inoltre non sarebbe stato possibile
tenere traccia delle modifiche apportate ai dati immagazzinati ed il
substrato di incertezza che la permeava mal si coniugava con la
sensibilità delle informazioni che avrebbe ospitato. Partendo da
queste considerazioni e ricercando un canale comunicativo ancora
più pratico e sicuro, si è sviluppato il modello di Sistema Informativo
Sanitario Nazionale, per i cui aspetti tecnici si rimanda al quinto
capitolo.
Nel corso della trattazione verranno presi in considerazione gli
aspetti che costituiscono le fondamenta di tale sistema, dagli
strumenti di identificazione in rete, quali la Carta d’Identità
Elettronica e la Carta Nazionale dei Servizi, a come sia possibile
equiparare il documento informatico con il suo corrispettivo
4
cartaceo. Verrà offerta una panoramica sul Servizio Sanitario
Nazionale, dei documenti che più comunemente il medico, durante lo
svolgimento della propria professione, redige e del ruolo che il
cittadino nelle vesti di paziente gioca nella loro circolazione.
Questo progetto non pretende di raggiungere la perfezione né di
poter rappresentare una concreta base di partenza per la sua futura
implementazione. L’obiettivo primario è di dimostrare come i recenti
progressi tecnologici e giurisprudenziali rendano possibile un nuovo
modo di intendere i rapporti tra cittadini e amministrazioni pubbliche
e tra amministrazioni stesse, ponendo i concetti di e-Government e di
e-Governance alla base delle future decisioni.
5
CAPITOLO 1:
L’E-GOVERNMENT COME STRUMENTO PRIMARIO DI
MODERNIZZAZIONE
1.1 Introduzione
Una delle definizioni, tra le tante che è possibile trovare nella vasta
letteratura in materia, capace di riassumere il concetto di “e-
Government” è la seguente: “L’e-Government è l’insieme di tecniche
per l’utilizzo di metodi e strumenti del mondo ICT
6
volti a favorire i
rapporti interni ed esterni alla pubblica amministrazione a tutti i
livelli nell’esercizio delle sue attività di governo
7
”
Fornire una definizione univoca e precisa di e-Government è cosa
alquanto complessa. Il termine “e-Government” è infatti di recente
ideazione e si riferisce ad un contesto relativamente nuovo. Le sue
radici risalgono al 1993, quando negli Stati Uniti ci si rese conto
della necessità di cominciare ad applicare le nuove teorie dettate
dall’ICT all’ambito governativo ed amministrativo tramite un
difficile e costoso progetto di Reingeneering Government di tutto il
sistema informativo delle pubbliche amministrazioni centrali ed in
seguito locali
8
.
Il lemma e-Government è costituito da due termini distinti:
Government, vocabolo inglese la cui traduzione può essere sia
“governo” sia “amministrazione”, e dal prefisso e, abbreviazione di
electronic, termine utilizzato per designare qualsiasi attività svolta
attraverso processi digitali, compreso Internet. La traduzione
letteraria di e-Government sarebbe quindi “governo digitale”, o,
meglio, “amministrazione digitale”. I soggetti interessati dai rapporti
che tale concetto vuole evidenziare sono quindi i cittadini, le
imprese, le amministrazioni stesse a qualsiasi livello e la gestione
della conoscenza.
6
Acronimo di Information and Communication Technology.
7
MARASSO, L. (2001) “Innovazione negli Enti Locali – Metodi e strumenti di e-
Government”, Maggioli editore, 2001, p. 50.
8
FRANCIOSO, P. (2006), “Il concetto di e-Government”
(http://paolofrancioso.netsons.org/joomla/index.php).
6
La finalità dell’e-Government è quindi quella di ottimizzare il lavoro
e i rapporti interni degli organi amministrativi e di governo e,
contestualmente, offrire ai destinatari di tale lavoro (uffici, cittadini
e imprese) sia nuovi servizi, implementabili solo grazie all’uso delle
ICT, sia i normali servizi, migliorandoli rendendoli più rapidi, snelli
e meno dispendiosi.
Ad una prima lettura tutto può apparire meraviglioso, basti pensare
alla lenta burocrazia amministrativa, alle attese agli sportelli, ai
servizi talvolta scadenti, il personale talvolta poco preparato nel
fornire informazioni su servizi a lui non competenti, alle difficoltà
nel reperire le informazioni che ci servono ricorrendo alle sole
ricerche personali etc., difetti amministrativi che, nell’immaginario
di chi pensa ad una macchina amministrativa digitale funzionante,
sembrano ormai appartenere ad un lontano passato. Ma è qui l’errore.
La maggior parte di chi è ormai abituato ad operare, sia sul lavoro sia
nel tempo libero, sfruttando le nuove tecnologie, computer, internet,
smart-phone
9
, sa quanto in moltissimi casi lo sfruttamento delle
potenzialità digitali semplifichi la vita quotidiana. Le ultime
generazioni (includendo anche i nati degli anni ’60) che hanno
vissuto quella che a parere personale può essere definita come una
vera e propria “rivoluzione elettronica”, oggi non inviano più lettere
ma e-mail, non pagano più in contrassegno al postino ma
direttamente dalle pagine internet attraverso carte di credito e
intermediari che assicurano la sicurezza delle transazioni, e
l’elencazione delle “nuove abitudini digitali” potrebbe continuare a
lungo. Queste persone, al pensiero di una futura amministrazione
digitale, potrebbero prefigurarsi servizi erogati direttamente sul web,
informazioni subito reperibili grazie a motori di ricerca interni alle
amministrazioni, pagamenti diretti senza più bollettini e interminabili
code alle poste, tempi di risposta quasi immediati e così via. Ma
purtroppo lo stato dell’arte dell’amministrazione digitale non ha
9
Gli smart-phone sono telefoni cellulari di ultima generazione, che offrono, oltre ai normali
servizi di telefonia mobile, tutta una serie di servizi supplementari. Sono in sostanza dei
“mini-computer”, che permettono di inviare e ricevere e-mail, navigare in internet grazie a
browser dedicati, scattare e inviare foto e filmati.
7
ancora raggiunto a pieno questo traguardo. Se da un lato il desiderio
di sperimentare nuove vie di comunicazione elettroniche non manca,
dall’altro spesso la macchina amministrativa si è mossa con sin
troppo entusiasmo, mancando della razionalità che necessita
l’implementazione delle nuove tecnologie. Basti pensare ai quanto
mai recenti tre “click day” del Ministero dell’Interno, tra il 15 e il 22
dicembre 2007, per la messa in regola dei lavoratori comunitari ed
extracomunitari. Se al termine del procedimento sono state sbrigate
via internet pratiche per 655 mila stranieri, evitando il ripetersi
dell’esperienza del 2005 quando sui giornali si leggevano le cronache
di folle accampate fuori dagli uffici postali da ventiquattro ore prima
e i dettagli di bivacchi assai poco dignitosi per un paese evoluto
10
,
non bisogna dimenticare che il primo giorno le richieste furono
talmente elevate da mandare in tilt l’intero sistema. O ancora si può
pensare a quando, recentemente, si è scoperto che il software
dell’Agenzia delle Entrate per il pagamento dei modelli F24 era
basato su una versione di Java
11
giudicata rischiosa la quale,
navigando su Internet su siti non conosciuti rendeva il sistema
vulnerabile a virus
12
.
Il cammino che porta al miglioramento, inteso come maggiore
quantità e celerità delle comunicazioni, realizzate con una minore
spesa (sia direttamente sia indirettamente), consentendo nel
contempo una miglior gestione dei documenti, la loro archiviazione e
una maggior sicurezza, non è stato e non è semplice ancora oggi.
Molte sono le vie percorribili per giungere a tale ottimizzazione,
alcune di queste sono già state intraprese con successo, altre si
stanno ancora percorrendo mentre per altre devono ancora essere
mossi i primi passi.
Ritengo opportuno, a questo punto, prima di analizzare ciò che fino
ad ora è stato fatto e ciò che proprio in questi anni si sta realizzando,
andare a vedere da che cosa deriva il termine e-Government.
10
FUSANI, C. (2007), “Basta code, carta e raccomandate. Nel 2008 la ‘svolta’ con un
clic”, 31 dicembre 2007 (www.repubblica.it).
11
Linguaggio di programmazione a oggetti.
12
Fonte: www.civile.it/news.
8
1.1.1 Modelli di Governance
Il termine “governo” racchiude più di un significato. Solitamente
con esso si fa riferimento all’istituzione che ha il compito di
governare un proprio ambito di competenza, ma può altresì essere
utilizzato anche con un altro significato: può indicare non
un’istituzione, ma una attività, ossia l’attività di governo, il
governare. Per distinguere il governo in quanto istituzione dal
governo in quanto attività la lingua inglese ha a disposizione due
parole diverse: government e governance
13
. Lo studio del
government, come detto nel precedente paragrafo, ha per oggetto le
istituzioni di governo e amministrative, lo studio della governance ha
per oggetto l’insieme delle interazioni che danno luogo a scelte di
governo. Purtroppo la parola governance in italiano non è
(attualmente) traducibile. E’ stato brillantemente proposto di
introdurre nella lingua italiana il neologismo “governanza” e si
potrebbe forse riesumare l’antico termine “governazione”, ancora
registrato nei dizionari ottocenteschi, ma conviene forse
accontentarsi dell’inglese governance
14
.
La tendenza a tradurre quindi governance semplicemente come
“governo” risulta perciò errata e sin troppo semplicistica dato che
comprende un insieme di attività dai contorni non ben definiti.
Molto più opportuno per la sua comprensione diventa quindi l’analisi
dei vari contesti in cui tale termine appare, così da giungere ad una
definizione indiretta, portata dalle considerazioni che è possibile
trarre.
Cominciando dal Libro Bianco sulla governance europea varato nel
2001, questi ne offre una prima definizione: “le norme, i processi e i
comportamenti che influscono sul modo in cui le competenze sono
13
Anche il latino segue una distinzione di questo genere: Gubernator è il timoniere, colui
che dirige una nave, gubernare. Res publica (o administratio res publica) è il Governo, lo
Stato.
14
Bobbio, L. (2002), “I governi locali nelle democrazie contemporanee”, Laterza, Roma-
Bari 2002, pp. 11-12.
9
esercitate a livello europeo, soprattutto con riferimento ai principi di
apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia e coerenza
15
”.
Si prefigura quindi un nuovo metodo di governo delle istituzioni
europee, il cui scopo primario è trasformare il modo in cui l’Unione
Europa esercita i poteri che i cittadini le hanno conferito.
Il Libro Bianco individua nei principi di apertura, partecipazione,
responsabilità, efficacia e coerenza i cosiddetti principi di “buona
governance
16
”, i quali dovranno andare a sostegno dei criteri guida
dell’Unione Europea, vale a dire i principi di sussidiarietà e
proporzionalità.
Combinando i principi di sussidiarietà e proporzionalità coi principi
di buona governance dovrebbe essere possibile verificare se:
a) un’azione pubblica è veramente necessaria;
b) il livello europeo di governo è quello opportuno;
c) in ogni caso, le misure proposte sono proporzionate agli
obiettivi attesi.
17
Il Libro bianco offre poi tutta una serie di strumenti operativi per la
realizzazione di tali obiettivi, tra cui le consultazioni, le audizioni, i
collegamenti in rete, e tutto ciò che può portare ad un miglioramento
della qualità, dell’efficacia e della semplicità degli atti normativi.
Principi e obiettivi che, a cascata, si riflettono a livello nazionale. Il
termine governance viene quindi riferito ai processi di governo che
interessano le sfere nazionale, regionale e locale.
Con la recente riforma del Titolo V della Costituzione
18
, a seguito
della quale sono stati ridistribuiti i poteri tra Stato e Regioni, sono
state conferite a queste ultime maggiore autonomia. Appare quindi
necessaria la ricerca di una nuova governance, in quanto i nuovi
principi di allocazione delle funzioni tra stato, regioni ed enti locali,
derivanti dalla inversione delle competenze, richiedono sia una piena
valorizzazione delle responsabilità di tutti i governi territoriali, sia
15
Libro Bianco sulla governance europea, p. 8.
16
Il termine “good governance” venne definito dalla Banca Mondiale come il termine di
confronto per valutare gli investimenti nei paesi terzi secondo modalità trasparenti,
efficienti edemocratiche.
17
MORRONE, A (2005) “La governance e i suoi modelli”, articolo pubblicato in “Città
quaderni”, n. 1 anno 2005, p. 62.
18
Legge Costituzionale n. 1/1999 e n. 3/2001.
10
momenti di coordinamento e di riunificazione di un sistema ormai
privo di centro, proprio perché multilivello
19
.
Non è possibile ammettere, in un contesto di regionalismo quale
quello in cui si trova oggi l’Italia, che ogni ente lavori in modo
completamente autonomo, isolandosi dalle realtà circostanti. La
mancanza di comunicazione tra regione e regione e tra stato e
regione porterebbe portare, a parere personale, ad una regressione.
Ogni regione che si amministra in proprio, ignara di ciò che accade
al di fuori dei propri confini, nel tentativo di migliorare la propria
condizione e quella dei propri cittadini (come poteva alla lontana
accadere nei secoli precedenti la proclamazione del Regno d’Italia)
recependo le direttive della figura “sovrana” dello stato, la quale
detta regole generali che ogni regione fa proprie, ma limitatamente
allo spazio, potrebbe arrivare a chiudersi in se stessa al punto da
divenire un “mondo a sé stante” rispetto al resto del territorio, con
regole proprie diverse da amministrazione ad amministrazione, con
l’inevitabile conseguenza di ottenere il risultato opposto a quello
sperato. E se per caso ci si rendesse conto dell’errore commesso
sarebbe a quel punto difficile, per non dire impossibile, ripercorrere
a ritroso i propri passi per sistemare le cose.
Certo si tratta di una visione soggettiva ben lontana dalla realtà e
volutamente portata ad un estremo di impossibile realizzazione. Ma
l’intenzione è proprio quella di offrire, per assurdo, la soluzione che
la governance vuole realizzare, vale a dire, la ricerca delle regole
migliori per svolgere qualsiasi processo di governo.
Gli strumenti di realizzazione sono gli stessi offerti dal Libro Bianco,
ossia la comunicazione, che personalmente è la prima e più
importante forma di realizzazione della governance, che deve essere
chiara, priva di ombre, rapida e veloce nelle trasmissioni. Poi la
partecipazione, sia degli attori istituzionali, di qualsiasi livello, dal
cittadino ai vertici dello Stato passando per ogni ente e
amministrazione, sia dall’alto verso il basso sia, e soprattutto, dal
basso verso l’alto, ovvero partendo dal livello in cui le difficoltà e i
19
MORRONE, A (2005) “La governance e i suoi modelli”, articolo pubblicato in “Città
quaderni”, n. 1 anno 2005, p. 64.
11
problemi sono maggiormente manifesti, cercando di far ascendere le
possibili soluzioni e offrendo la possibilità di far conoscere i reali
problemi a chi ha il compito di legiferare. Ma non solo, informazione
e partecipazione devono potersi muovere anche sullo stesso livello,
tra gli attori dei vari contesti territoriali, amministrativi e statali.
Una ultima definizione di governance che merita di essere
menzionata è quella offerta da Kooiman
20
che la descrive come: “all
those interactive arrangements in which public as well as private
actors participate aimed at solving societal problems, or creating
societal opportunities, attending to the institutions within which
these governance activities take place, and the stimulation of
normative debates on the principles underlying all governance
activities
21
”. Kooiman focalizza quindi la sua idea di governance
proprio sul fattore della cooperazione tra gli attori, sia pubblici che
privati, non solo per superare insieme i problemi, ma anche per
creare da zero delle opportunità; è quindi dalla cooperazione e dalla
interazione che nascono le attività di governance vere e proprie, che
stimolano come naturale conseguenza il dibattito politico sulle
medesime attività.
Per realizzare questo movimento di informazione e di partecipazione
e per permettere a questa nuova macchina amministrativa di
migliorare tali processi, oltre che alle sole parole si inseriscono i vari
strumenti il cui nome deriva dal termine madre “governance”: l’e-
Governance e l’e-Government.
Il prefisso “e”, come già visto, sottintende il termine electronic, che
può quindi essere anche applicato alla governance e, sebbene come
per “e-Government” non esista una traduzione puntuale, e-
Governance si potrebbe tradurre come “democrazia elettronica”,
riferendosi a come le nuove tecnologie possano consentire il
20
BORLINI, B., “Governance e governance urbana: analisi e definizione del concetto”, p.5;
Citazione tratta da KOOIMAN, J. (2003) “Governance. A Social-Political Perspective”,
documento presentato alla “Conference on Democratic and Partecopatory Governance”.
21
Traduzione: “tutte quelle attività di interazione nelle quali gli attori pubblici, al pari di
quelli privati, partecipano attivamente alla soluzione dei problemi sociali, o creando
opportunità sociali, di comune accordo con le istituzioni che rendono possibili tali attività
di governo, dando vita a dibattiti normativi su tali principi e sottolineando tutte le attività
di governo”.
12
miglioramento dei processi di partecipazione dei cittadini alle
decisioni politiche
22
. Anche lo scopo differisce: mentre l’e-
Government, come già visto, mira ad ottimizzare le attività di
governo e delle pubbliche amministrazioni, l’e-Governance punta a
favorire e migliorare la partecipazione democratica nelle pubbliche
istituzioni, attraverso gli strumenti figli del suo suffisso, quali l’e-
voting o voto elettronico, la Carta d’Identità Elettronica e la firma
digitale
23
.
1.2 Evoluzione legislativa dell’E-Government
Il percorso legislativo che ha portato allo stato attuale è stato lungo e
ricco di interventi rilevanti, sia a livello nazionale che europeo.
Analizzare ogni tappa sarebbe estremamente interessante ma data la
vastità dell’argomento richiederebbe una trattazione a parte. Per
questo motivo ci si limiterà alla sola analisi dei due documenti che, a
parere personale, hanno più di altri segnato profondamente
l’evoluzione della digitalizzazione amministrativa, e più
precisamente l’Action Plan per l’e-Government, forse la prima
concreta spinta alla rivoluzione digitale, e il Codice
dell’Amministrazione Digitale, che personalmente costituisce la
“punta di diamante” della legislazione in materia di
informatizzazione della pubblica amministrazione.
1.2.1 Il Piano Nazionale per l’E-Government
Il primo passo nell’utilizzo delle nuove tecnologie all’interno della
Pubblica Amministrazione e per la loro contestuale innovazione è
stato l’”Action Plan per l’e-Government” sancito il 23 giugno 2000
dal Dipartimento per la Funzione Pubblica.
22
MORRONE, A (2005) “La governance e i suoi modelli”, articolo pubblicato in “Città
quaderni”, n. 1 anno 2005, p. 64.
23
MORRONE, A (2005) “La governance e i suoi modelli”, articolo pubblicato in “Città
quaderni”, n. 1 anno 2005, pp. 64-65.
13
“Il piano d’azione si propone di superare la situazione attuale in cui
le amministrazioni, sia centrali che locali, procedono alla propria
informatizzazione perseguendo ciascuna esclusivamente i propri fini
e le proprie priorità settoriali, senza alcun coordinamento, ma
spesso sovrapponendosi tra loro, specie nei confronti delle
amministrazioni locali
24
”
La prima tappa che il Piano si propone di raggiungere è quindi quello
di superare la singolarità di azione delle amministrazioni, spinta
dalla volontà di raggiungimento, da parte di ciascuna, delle proprie
finalità. Queste modalità di azione che lede il coordinamento tra
amministrazioni, essenziale sia per una corretta comunicazione, sia
per una adeguata informazione ai cittadini. Ma non solo: il Piano
inoltre denuncia come i lavori di informatizzazione che ogni
amministrazione porta avanti finiscono col sovrapporsi, andando
perciò a configurare una situazione di, se così si può dire, entropia
che lede in prima persona le amministrazioni locali stesse, che
diventano quasi una sorta di fanalino di coda dell’amministrazione
centrale invece di essere il canale di informazione più importante
essendo le più vicine ai cittadini. Di seguito si danneggiano
indirettamente anche le stesse amministrazioni centrali che, senza
rendersene conto, finiscono con l’isolarsi sempre di più, senza
possibilità di condividere informazioni con le altre amministrazioni
e, talvolta, anche all’interno dell’amministrazione stessa. Una
situazione che doveva essere corretta.
Il traguardo a cui il Piano prevedeva di arrivare era di raggiungere
nell’arco di tempo di dieci/dodici mesi e senza varare alcuna nuova
legge: il miglioramento dell’efficienza operativa all’interno delle
amministrazioni, offrire ai cittadini e alle imprese servizi integrati e
non più frammentati secondo le competenze dei singoli enti di
governo e garantire a tutti l’accesso telematico alle informazioni e ai
servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni.
24
Piano di azione di e-government, (Roma, 23 giugno 2000) p. 4 (www.ictparliament.org).
14
Il piano inizialmente destinava alla innovazione tecnologica delle
pubbliche amministrazioni 1335 miliardi di Lire
25
, equivalenti a circa
690 milioni di Euro. Tale somma era costituita dal 10% delle entrate
ottenute attraverso l’asta per l’assegnazione delle licenze UMTS
26
,
che venne successivamente ridotta a 800 miliardi di Lire, circa 413
mila Euro così suddivisi:
ξ 500 miliardi di Lire ai progetti di Regioni ed Enti locali
(63%);
ξ 115 miliardi ai progetti dei Ministeri (14%);
ξ 185 miliardi ai progetti gestiti direttamente dal neonato
Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie (23%).
Nel 2005 il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie ha voluto,
tramite la direttiva “Linee guida in materia di digitalizzazione
dell’amministrazione” per l’anno 2005
27
, fare il punto su ciò che è
stato fatto e su ciò che si deve ancora realizzare, che può essere
sintetizzato nel suo messaggio: “Si è fatto molto sino a ora, ma è
arrivato il momento di attivare la seconda fase dell’e-Government,
che dovrà essere improntata alla piena valorizzazione degli
investimenti già realizzati, alla razionalizzazione del sistema nel suo
complesso, alla interoperabilità tra le amministrazioni, alla effettiva
e ampia transizione verso modalità di erogazione dei servizi on line
e, infine, al raccordo pieno tra digitalizzazione, organizzazione,
processi e servizi al pubblico. Tutto ciò sarà reso possibile dalle due
più importanti novità legislative in materia: il decreto legislativo sul
Sistema pubblico di connettività e cooperazione e quello sul Codice
dell’amministrazione digitale”.
Si può quindi affermare che la prima fase del processo di
digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni abbia mirato alla
diffusione della “cultura dell’innovazione”, per riuscire ad
25
Piano d’azione per l’e-government, (Roma, 23 giugno 2000) p. 28.
26
Universal Mobile Telecommunication System.
27
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Innovazione e le tecnologie –
Direttiva 4 gennaio 2005 (G.U. del 12 febbraio 2005, n.35, disponibile in www.cronache-
egovernment.it).
15
oltrepassare l’ostacolo delle tradizioni a cui cittadini e istituzioni
sono abituati
28
.
I traguardi raggiunti con la prima fase del piano sono notevoli, basti
pensare alla diffusione del 50% dei servizi prioritari on-line, alla
diffusione di oltre un milione e mezzo di carte di firma digitale
specialmente tra imprese e funzionari pubblici, all’incremento delle
comunicazioni elettroniche tra amministrazioni, imprese e cittadini e
ad un incremento considerevole nella diffusione del protocollo
informatico e nell’uso dell’e-learning. Si è constatato però come il
divario tra nord e sud e tra amministrazioni grandi e piccole non si
sia esaurito ma, al contrario, abbia raggiunto livelli macroscopici
29
.
Nonostante alcuni interventi, soprattutto da parte del CNIPA
30
, non
vi è stata e, purtroppo, non vi è ancora piena consapevolezza del
problema.
Gli obiettivi prefissati con la seconda fase del piano vertevano
principalmente su due aspetti, il Sistema Pubblico di Connettività e
cooperazione ed il Codice dell’Amministrazione Digitale, mirati alla
dematerializzazione dei documenti, alla comunicazione elettronica e
all’interazione a distanza, alla circolarità e standardizzazione dei
dati, alla multicanalità e all’accessibilità
31
. A distanza di due anni si
può dire che le fondamenta per raggiungere tali obiettivi sono state
poste, il Codice dell’Amministrazione Digitale è già realtà e
contiene, come si vedrà in seguito, tutti gli elementi per realizzare le
premesse del piano. Quello che manca è una maggiore
consapevolezza delle opportunità che la “rivoluzione digitale” che è
alle porte può offrire, e solo i prossimi anni potranno dire se il piano
ha raggiunto il suo scopo.
28
SUBIOLI, P., (2005) “Via libera alla seconda fase dell’e-government” (www.cronache-
egovernment.it) , e pubblicato in “Guida agli enti locali – Il Sole 24 Ore –“ n° 14, 9 aprile
2005.
29
Lo stato d’avanzamento dei progetti di e-government fotografato dal CNIPA alla fine del
2004 vedeva il sud e le isole all’ultimo posto, sia come numero di progetti (26 su 132
totali), sia come stato di avanzamento dei lavori (23%).
30
Ci si riferisce alla linea d’azione promossa dal CNIPA sui Centri di Servizio Territoriali
(CST) per i piccoli comuni, che mira a rendere possibile ciò che nelle amministrazioni di
dimensioni ridotte sarebbe impossibile.
31
SUBIOLI, P., (2005) “Via libera alla seconda fase dell’e-government” (www.cronache-
egovernment.it), e pubblicato in “Guida agli enti locali – Il Sole 24 Ore –“ n° 14, 9 aprile
2005.