3
INTRODUZIONE
Il calcio è uno degli sport più diffusi al mondo. Il profondo interesse dimostrato dalla
popolazione ha stimolato lo studio, da parte della comunità scientifica, dei diversi aspetti
che contraddistinguono tale disciplina sportiva. Data la continua evoluzione del calcio nel
tempo, la necessità di perseguire continuamente l’analisi approfondita è un aspetto che,
chiunque scelga di fare dell’ambito calcistico la sua attività professionale, deve
obbligatoriamente prendere in considerazione. La conoscenza teorica e pratica del
preparatore atletico di alto livello deve essere in continuo aggiornamento. Da questa base
nasce quindi la mia volontà di svolgere una tesi che possa essere funzionale a tale scopo.
Personalmente, sono sempre stato molto vicino al mondo del calcio, inizialmente come
tifoso, poi come giocatore di calcio a 5 e, al momento, anche come allenatore nel settore
giovanile. Vista la mia passione, il mio desiderio attuale è quello di buttarmi a capofitto sullo
studio della preparazione atletica del calcio a 11. A conclusione dei miei studi universitari,
noto come sia necessario continuare in questo percorso di approfondimento, dove le
conoscenze ottenute a lezione non sempre sono sufficienti per poter agire con sicurezza in
tutte le situazioni che questo ambito ti obbliga a fronteggiare. L’approfondimento, dunque,
non deve essere fine a sé stesso, ma motivato da una volontà di poterlo applicare
concretamente nel mondo reale, quel mondo che noi laureati in Scienze Motorie e Scienza
dello Sport affrontiamo tutti i giorni, in modo tale da poter poi permettere, agli atleti che
seguiamo, continui miglioramenti e stimoli, i quali poi saranno parte dominante del percorso
che consentirà il raggiungimento di risultati collettivi soddisfacenti. Questa tesi ha quindi la
funzione di essere un manuale che riassuma le conoscenze basilari in materia di
preparazione atletica nel calcio, partendo dal modello prestativo e funzionale del giocatore,
per poi discutere e valutare con cognizione di causa i metodi che possano essere proposti
durante la seduta allenante. In questo modo, ottenere una conoscenza ampia ed
approfondita delle modalità con cui conseguire gli obiettivi richiesti.
5
1. IL MODELLO FUNZIONALE DEL CALCIATORE
Il calcio è uno degli sport più popolari, con oltre 200 milioni di giocatori professionisti in
tutto il mondo (Dvorak, Junge, Graf-Baumann, 2004). È caratterizzato da momenti ad alta
intensità intervallati a periodi di bassa intensità o di recupero passivo (Bangsbo, Mohr,
Krustrup, 2006), inducendo uno stress cardiovascolare considerevole.
Essendo uno sport così diffuso, moltissimi sono gli studi svolti sullo stesso, in ambito tattico,
tecnico e soprattutto scientifico. È proprio attraverso lo studio scientifico applicato allo sport
del calcio che è stato possibile conoscere in modo più approfondito la materia, associandola
quindi ad una valutazione funzionale dell’atleta, il quale deve necessariamente essere in
grado di far fronte alle richieste prestazionali dello sport stesso per poter risultare
determinante. La preparazione e l’allenamento sono dunque gli unici mezzi sfruttabili dal
calciatore per permettergli di avere dei buoni risultati in gara (Weineck, 2009).
È logico quindi comprendere come la preparazione fisica, complementare all’allenamento
tecnico e tattico, sia diventata sempre più importante e fondamentale per garantire la
massima performance possibile.
L’indagine dei fattori fisiologici che determinano la prestazione fisica e sportiva è attuata
attraverso la valutazione funzionale, già citata precedentemente, che è fondamentale per
permettere la programmazione precisa dell’allenamento, ottimizzando la prestazione
stessa.
Con il passare degli anni, si è assistito ad un aumento delle richieste fisiologiche durante
ogni singola partita. Sono aumentate le distanze percorse, l’intensità di gioco, i dribbling, i
salti, i contrasti ecc. Alla base dunque della costruzione di un corretto programma allenante,
sta la valutazione del modello prestativo e dei metabolismi interessati dalla prestazione
durante la gara: nel caso specifico del calcio, si alternano continuamente fasi aerobiche ed
anaerobiche, infatti è definito come uno sport a cosiddetto impegno aerobico-anaerobico
alternato (Weineck, 2009).
Come nella gran parte degli sport situazionali, anche nel calcio la performance è
determinata dalla capacità atletica, tattica, fisiologica e psicologica dell’atleta (fig.1).
Alcuni sport, come i 100m piani, presentano una diretta correlazione con le capacità fisiche,
mentre in uno sport ad open skills come il calcio, alti standard tecnici e tattici possono
apparentemente compensare debolezze in ambito atletico. Tuttavia, come già enunciato
precedentemente, per gli atleti d’élite è d’obbligo possedere uno stato di forma ottimale, in
quanto le esigenze fisiche della competizione sono ormai così elevate che è necessario
6
essere prestanti atleticamente parlando, così da consentire la miglior condizione per
l’utilizzo contestuale di abilità tecniche e tattiche.
Considerando prettamente l’ambito della condizione atletica, le richieste sportive possono
essere categorizzate in:
• L’abilità di performare azioni prolungate (endurance)
• L’abilità di sviluppare alta intensità per un periodo prolungato
• L’abilità di sprintare
• L’abilità di sviluppare un alto tasso di potenza in gestualità specifiche, come calciare,
saltare ecc.
Le capacità richieste dalle suddette categorie si basano sulle caratteristiche del sistema
respiratorio e cardiovascolare, oltre che sulle peculiarità dei muscoli in correlazione con il
sistema nervoso. L'apparato respiratorio comprende la trachea, i polmoni e i muscoli
respiratori. Il cuore, il sangue e i vasi sanguigni formano il sistema cardiovascolare, che è,
tra le altre cose, fondamentale per il trasporto di ossigeno ai muscoli utilizzati. Il sistema
muscolare è costituito da una moltitudine di componenti, che hanno un'importante influenza
sul comportamento meccanico e metabolico del muscolo (Fig. 1). L'architettura muscolare
svolge un ruolo importante nelle caratteristiche di resistenza contrattile del muscolo valutate
come forza massimale isometrica, concentrica ed eccentrica di contrazione, nonché velocità
massima di sviluppo della forza e generazione di energia. I trasportatori muscolari ionici e i
livelli degli enzimi glicolitici influenzano lo sviluppo della fatica durante l'esercizio intenso e
la produzione di energia anaerobica. Allo stesso modo, i livelli degli enzimi mitocondriali e
la densità capillare esercitano una forte influenza sul metabolismo aerobico e sulle
prestazioni di resistenza. Le caratteristiche respiratorie, cardiovascolari, muscolari e neurali
sono determinate da fattori genetici e dipendono dal sesso, dall'antropometria, dall'età, ma
possono essere sviluppate con l'allenamento. Un certo numero di fattori ambientali, come
temperatura, umidità e altitudine, così come l'apporto nutrizionale prima della gara, ma
anche la superficie del terreno di competizione, possono influenzare le prestazioni e le
richieste fisiche. Ad esempio, le alte temperature e l'altitudine possono ridurre le prestazioni
di durata (Bangsbo, 2015). Tutte queste implicazioni, correlate con lo sport del calcio, sono
necessariamente elementi integranti degli aspetti del modello funzionale del calciatore, che
poi dovranno essere considerate per poter sviluppare un programma di allenamento
specifico, atto ad incrementare la prestazione fisica dell’atleta.
7
Fig. 1: Modello olistico delle determinanti delle performance sportive (Bansgbo, 2015).
Cominciamo quindi valutando le richieste metaboliche che interessano lo sport del calcio
che, come detto precedentemente, è considerato uno sport ad impegno aerobico-
anaerobico alternato (Weineck, 2009).
8
1.1 LE RICHIESTE METABOLICHE
L’ATP è la molecola che sta alla base della produzione energetica necessaria per la
contrazione muscolare. Tale composto può però essere accumulato soltanto in piccole
quantità, e deve essere continuamente risintetizzato. Esistono tre diversi tipi di sistemi
energetici atti a permettere la risintesi di ATP, e le modalità con cui entrano in gioco in modo
preponderante uno rispetto all’altro, sono determinate essenzialmente dalle richieste stesse
del lavoro svolto. È importante ricordare come i sistemi energetici intervengano
contemporaneamente, in proporzioni variabili, alla fornitura dell’ATP, e non attraverso
sistemi isolati gli uni dagli altri, pur essendo chiaro come, in alcune circostanze, ci sia una
assoluta predominanza di un meccanismo rispetto agli altri. L’intensità e la durata della
prestazione determinano la variazione del contributo dei diversi meccanismi. I sistemi
energetici sono:
• Metabolismo energetico anaerobico alattacido
• Metabolismo energetico anaerobico lattacido
• Metabolismo energetico aerobico (Di Prampero, 2010)
.
Fig. 2: rappresentazione schematica dei metabolismi energetici. Il gruppo 1 (in rosso) coincide con il
metabolismo anaerobico alattacido, in cui i substrati energetici sono utilizzati direttamente per produrre ATP.
Il gruppo 2 (in arancio) coincide con il metabolismo anaerobico lattacido, in cui i substrati energetici sono
utilizzati indirettamente per generare ATP. Il gruppo 3 (in giallo) è il metabolismo aerobico, il quale utilizza
indirettamente glicogeno e/o grassi mediante la presenza di O2 (Lazzer, 2017).
Nel calcio entrano in gioco attivamente tutti i metabolismi (Weineck, 2009).
9
1.1.1 Metabolismo anaerobico alattacido
Questo sistema metabolico non necessita di ossigeno, ed utilizza, per la resintesi di ATP,
un altro composto altamente energetico, ma presente anch’esso in piccole quantità nel
tessuto muscolare, ovvero la fosfocreatina (PC). Quest’ultima, attraverso il processo di
idrolisi, cede un gruppo fosfato all’ADP trasformandolo in ATP, attraverso la seguente
reazione:
PC + ADP = Creatina + ATP
Dalla scissione dell’ATP si ottiene nuovamente la contrazione muscolare. La quantità di PC
presente nel muscolo per permettere la resintesi dell’ATP si esaurisce in breve tempo (<10
secondi), quindi questo sistema è utile per sforzi brevi ed intensi.
Fig. 3: Rappresentazione grafica Intensità/Tempo dei metabolismi energetici.
(fonte: https://slideplayer.com/slide/7855598 - 05/07/2019)
1.1.2 Metabolismo anaerobico lattacido
La quantità di PC dalla quale si ricava nuovo ATP non è sufficiente per protrarre lo sforzo
per più di pochi secondi. Quindi il muscolo necessita di qualche altra fonte di energia;
quando la richiesta energetica si prolunga nel tempo ad intensità elevata, si attiva il sistema
anaerobico lattacido, che non utilizza ossigeno. Questo processo ricava l’energia dalla
scissione del glicogeno muscolare ed epatico e dal glucosio ematico. Il glicogeno, che è un
polimero del glucosio, viene degradato a glucosio; per ogni molecola di glucosio si
10
ottengono due molecole di acido piruvico, o piruvato. Dalla formazione dell’acido piruvico si
presentano due possibilità: se lo sforzo non è molto intenso, dunque è inferiore alla
cosiddetta soglia anaerobica, si va verso la via aerobica per l’ossidazione del piruvato. Se
invece lo sforzo è intenso e supera la soglia anerobica, ci si troverà in una situazione di
ipossia, in cui l’acido piruvico verrà trasformato in acido lattico, o lattato. L’accumulo
continuo di acido lattico non permette di protrarre lo sforzo per più di qualche minuto,
inibendo di fatto gli enzimi che stanno alla base della contrazione muscolare. Il soggetto
sarà quindi obbligato a fermarsi. Una volta che il soggetto si sarà fermato, il lattato che si è
accumulato nei muscoli verrà poi trasportato, attraverso il torrente circolatorio, nel fegato,
dove, attraverso il ciclo di Cori, sarà riossidato a glucosio e rimesso nel circolo sanguigno,
oppure a glicogeno ed immagazzinato nel tessuto muscolare.
La soglia anaerobica è definita storicamente come quell’intensità di esercizio per cui il lattato
nel sangue raggiunge valori di 4mmol/L. Questa convinzione non è del tutto corretta, in
quanto il valore di soglia anaerobica può variare soggettivamente. Infatti, finché la
concentrazione di lattato rimane costante nel tempo grazie alla ritrasformazione del lattato
in piruvato, mediante l’attivazione del metabolismo aerobico, questa condizione rappresenta
per l’organismo uno stato di completa aerobiosi, anche a valori superiori di 4mmol/L. Ne
consegue che la soglia anaerobica non deve essere considerata per il suo valore assoluto,
bensì attraverso un’attenta analisi dei marker fisiologici durante l’esercizio.
Il metabolismo anaerobico lattacido fornisce la sua massima potenza per una durata di circa
60-90 secondi, per poi scemare inesorabilmente nel tempo.
1.1.3 Metabolismo aerobico
Il metabolismo aerobico è quello che, per definizione, sfrutta i processi ossidativi (dunque in
presenza di ossigeno) per risintetizzare ATP, sfruttando come substrato i glucidi e lipidi.
Anche se nel corso degli esercizi brevi ed intensi si ha un massiccio intervento della
produzione energetica tramite i processi anaerobici, a partire dalla produzione di lattato e/o
idrolisi PC, in un tempo successivo, quei substrati sono a loro volta rimossi e/o ricostruiti a
spese dei processi ossidativi. Ecco perché tanto maggiore sarà il motore aerobico, tanto più
rapidamente sarà possibile pagare il debito generato dai metabolismi anaerobici, così da
permettere all’atleta di svolgere nuovamente un’altra azione ad alta intensità (Di Prampero,
2010). Il 90% dell’energia consumata durante una partita proviene dai processi aerobici,
utilizzati soprattutto per sopperire alle fasi ad alta intensità (Andrzejewski et al., 2012).