8
▪ In modo diretto attraverso tutta una serie di interviste da me compiute a uomini e donne che
vivono in Crimea e che ne conoscono (ed in certi casi studiano) le problematiche, le fonti di queste e
le possibili vie d’uscita. Ognuno ha potuto esprimere liberamente le proprie idee ed opinioni. Le
loro parole, spesso e volentieri, valgono più delle analisi svolte da esperti lontani succubi dei loro
pregiudizi da guerra fredda.
La tesi è composta da tre capitolo più due appendici finali.
Il primo capitolo è dedicato innanzitutto a fornire qualche delucidazione in più sulla geopolitica, un
termine che spesso e volentieri viene utilizzato in modo improprio. Cercheremo di fare un po’ di
chiarezza sull’argomento, cercando di identificarne il campo di indagine, sottolineando le
caratteristiche del nuovo approccio chiarendo prima di tutto che cos’è una rappresentazione
geopolitica e perché è importante. Prenderemo poi in considerazione i soggetti geopolitici principali,
i loro interessi ed obiettivi.
Forniremo poi qualche informazione di carattere storico sulla geopolitica, mostrando da quando essa
può essere definita una disciplina autonoma con un campo di indagine e strumenti propri. Daremo
brevemente notizia di coloro che possono essere definiti i pensatori geopolitici più illustri del
novecento le cui idee rimangono tuttora importanti. Cercheremo di fornire qualche informazione in
più sia sul perché ad un certo punto, alla conclusione della seconda guerra mondiale, la disciplina
scompare, viene bandita ed il suo nome diventa un tabù in entrambi i ‘campi’; sia sul perché ad un
certo momento essa riappare e pian piano torna ad essere una disciplina utile ed utilizzata.
Cercheremo infine di spiegare perché crediamo fermamente che gli strumenti della geopolitica
possano offrire dei validi strumenti utili per l’interpretazione delle dinamiche caratterizzanti la
Crimea. Vedremo come la Penisola produca situazioni di cui la geopolitica può, grazie ai suoi
strumenti, dar conto in modo più esaustivo rispetto ad altre discipline.
Il secondo capitolo si concentra sulle dinamiche interne della questione Crimeana.
Innanzitutto si fornirà alcune informazioni geografiche, storiche e demografiche sulla Penisola
necessarie per inquadrare meglio la situazione attuale.
Ci concentreremo poi sulle rappresentazioni geopolitiche presenti in Crimea, analizzeremo le loro
caratteristiche salienti e il modo in cui influenzano i rapporti tra coloro che sono portatori di
differenti rappresentazioni. Sottolineeremo e ribadiremmo più e più volte la centralità del fattore
umano in tutta la questione, riaffermando come siano le decisioni politiche, compiute dagli attori
geopolitici, ad avvicinare o allontanare le rappresentazioni geopolitiche presenti e di conseguenza i
gruppi politici che in esse si riconoscono.
9
Termineremo il capitolo analizzando le fasi cruciali del processo di gestione delle sfide geopolitiche
‘interne’ che i policy makers di Kiev hanno dovuto fronteggiare (e che ancora oggi si trovano a
dover fronteggiare) nel corso degli anni novanta, sottolineando pregi, difetti e questioni complesse
aperte ancora tutte da risolvere.
Il terzo capitolo si concentra sulle dinamiche internazionali che investono la Crimea e sul modo in
cui questi sviluppi esogeni si vanno ad intrecciare con quelli endogeni, creando un groviglio
geopolitico molto difficile da districare, che rende la distinzione tra esterno ed interno non sempre
chiara e da cui ne scaturiscono limiti ed opportunità per tutti gli attori coinvolti.
Inizieremo innanzitutto gettando uno sguardo d’insieme sulla Regione del Mar Nero, una Regione
pesantemente influenzata dal crollo dell’Urss e che tuttora si trova a fare i conti con l’assenza di un
ordine legittimo in grado di porre fine ad una situazione di permanente instabilità geopolitica.
Proseguiremo con il prendere in considerazione la delicata, anzi delicatissima, questione delle
relazioni Russo – Ucraine, dal crollo sovietico in avanti. Rapporti che per la loro dimensione multi
sfaccettata (politica, economia, cultura ed identità si sovrappongono e si intrecciano tra loro senza
apparente soluzione di continuità) rappresentano un unicum in Europa. Ci preoccuperemo di
dimostrare l’intrinseca geopoliticità delle relazioni tra i due Paesi e sottolineeremo come tale
caratteristica faccia si che dall’asse geopolitico Mosca – Kiev scaturiscano i condizionamenti esterni
più importanti e pressanti in Crimea.
Concluderemo il capitolo concentrando la nostra attenzione sulla Turchia e sugli elementi della sulla
sua rappresentazione geopolitica utili alla nostra analisi. Ankara rappresenta il terzo importante
attore geopolitico della Regione del Mar Nero, Regione nella quale svolge un ruolo di primo piano
mentre per il momento ha deciso di adottatore un atteggiamento abbastanza defilato in Crimea.
Nonostante ciò la Turchia detiene le potenzialità per giocare un ruolo molto più decisivo nella
Penisola.
Nel primo appendice abbiamo inserito due mappe molto utili e di supporto a quanto detto nel primo
paragrafo del secondo capitolo parlando dell’importanza geopolitica dei corridoi energetici che
solcano o dovrebbero solcare la Regione.
Nel secondo appendice abbiamo inserito delle interviste raccolte durante il soggiorno di studio e
ricerca a Simferopol. Le risposte date dagli intervistati, seppur non possano minimamente essere
definiti come un campione rappresentativo della popolazione locale, sono comunque molto
interessanti in quanto mostrano concretamente come tutto ciò che è stato trattato nella nostra tesi
10
non sia una riflessione accademica priva di alcuna ripercussione nella vita quotidiana delle persone.
In Crimea, molto più che altrove, la geopolitica è parte integrante della vita quotidiana delle
persone.
11
Primo Capitolo
Un’introduzione alla geopolitica
Premessa
Come si evince dal titolo, nel presente capitolo ci proponiamo di chiarire che cos’è la geopolitica,
dandone una definizione, quale sia il suo campo d’indagine e quali i suoi maggiori protagonisti.
Cercheremo inoltre di tracciarne brevemente la storia, con l’intento di fornire una visione di
insieme. Infine ci proporremo di capire come e perché l’approccio geopolitico può essere utile per lo
studio della complessità in cui è avviluppata la Penisola di Crimea.
Ciò che invece non faremo, per motivi di spazio, tempo ed utilità ai fini della presente analisi, è la
presentazione esaustiva del pensiero degli autori più importanti e significativi della geopolitica1.
Daremo conto solamente delle idee centrali degli autori che incontreremo durante il nostro lavoro
allorquando si rivelerà necessario ed utile al raggiungimento degli obiettivi che ci prefiggiamo di
raggiungere nel seguente lavoro.
1
A tal fine, tra i vari testi che offrono una introduzione dettagliata ai maggiori pensatori geopolitici, si veda:
Carlo Jean, Manuale di Geopolitica, Manuali La Terza, 2003;
Gianfranco Lizza, Geopolitica, itinerari del Potere, UTET, 2008.
12
13
1.1 Definire la geopolitica: problemi e prospettive
Pervenire ad una definizione condivisa di geopolitica è un compito abbastanza arduo per tutta una
serie di motivi. Ciò, tuttavia, non ci esime dal compito di dare una definizione che pianti, per così
dire, i necessari paletti utili alla comprensione e alla delimitazione della disciplina al fine di
utilizzare i suoi strumenti per la nostra analisi. Ci preme far ciò soprattutto perché a partire dalla fine
degli anni ottanta, e ancor di più con la conclusione della Guerra Fredda, il termine geopolitica è
tornato ad essere utilizzato sempre più spesso (per capire i motivi della sua momentanea “eclissi”
nel secondo dopoguerra e la sua successiva riemersione, si veda il secondo paragrafo). Tuttavia,
spesso, troppo spesso del termine geopolitica viene fatto un uso, diciamo così, improprio, come
quando, per fare un esempio, esso viene utilizzato in luogo di termini che a nostro avviso sarebbero
molto più pertinenti, come “strategia” o “relazioni internazionali”, e ciò solo perché spesso esso
risulta essere più alla moda2.
Per cominciare potremmo utilizzare le parole di Marco Cesa, che in merito scrive:
la geopolitica e’ una disciplina che si dedica allo studio dei rapporti tra l’homo politicus e
lo spazio[..]3.
In tale definizione introduttiva, brevissima ma comunque utile, si sottolinea le fondamentali
componenti geopolitiche interagenti negli spazi politici: il fattore umano, quello territoriale e le loro
interrelazioni4.
Per compiere un passo ulteriore, vediamo come Carlo Jean definisce la materia:
[…] La geopolitica studia […] l’influenza dei fattori geografici, sia fisici che umani, sulle
analisi, le scelte e le azioni politiche in relazione a quelle degli altri soggetti politici
operanti sul medesimo territorio’5.
Abbiamo fatto, come dicevamo, un passo in avanti: almeno due soggetti operanti, o desiderosi di
operare, sul medesimo territorio. Questo può (non necessariamente, ovviamente, non c’ è spazio per
il determinismo nella nostra analisi!) creare divergenze, tensioni e conflitti tra i soggetti geopolitici
coinvolti.
2
Yves Lacoste, Cos’ è la Geopolitica? Pag. 5, Saggio pubblicato a puntate su Limes nel 1993.
3
Marco Cesa, curatore della voce “geopolitica” contenuta del Dizionario di Politica, Bobbio, Matteucci,
Pasquino,UTET, 2004.
4
Gianfranco Lizza, Op. cit., pag XI
5
Carlo Jean, Op. cit., pag. 14
14
Come splendidamente sottolinea Lacoste:
Nei molteplici casi in cui oggi si usa il termine geopolitica, si tratta in effetti di rivalità di
potere su dei territori e sugli uomini che vi abitano. In questi scontri tra forze politiche,
ognuna di esse usa mezzi diversi, e in particolare argomenti che dimostrino le ragioni per
cui l'una parte o l'altra vuole conquistare o conservare il tal territorio, e anche dunque,
all'inverso, che le pretese dei rivali sono illegittime6.
Di conseguenza, sempre lo stesso autore ci suggerisce che:
[…] una situazione geopolitica si definisce, a un dato momento di urta evoluzione storica,
attraverso delle rivalità di potere di maggiore o minor momento ( leggasi intensità), e
attraverso dei rapporti tra forze che occupano parti diverse del territorio in questione7.
A questo punto siamo pronti per fare un passo ulteriore che ci permetterà di acquisire gli strumenti
utili per procedere con la nostra analisi e che, prima di tutto, ci consentirà di mettere in risalto una
delle caratteristiche salienti della geopolitica attuale. Chiediamoci dunque in che modo i fattori
geografici influenzano l’azione politica. Facendo ciò scopriamo che in realtà:
I fattori ambientali non agiscono (tendenzialmente) sulla politica in modo diretto, ma
attraverso la mediazione sia dell’organizzazione sociale di ciascun soggetto geopolitico sia
della tecnologia di cui questo dispone in un determinato periodo storico. […] Esso, inoltre,
viene ‘filtrato’ dalla cultura propria di ciascun popolo, derivante dalle sue esperienze
storiche, che peraltro, a loro volta, sono influenzate dalla geografia, dall’ organizzazione
sociale, dalla cultura (dall’etnia, dalla religione) e, in tempi molto lunghi, dalla
demografia, dalla tecnologia e dal suo livello di benessere8.
Due sono le idee che dobbiamo porre al centro della nostra attenzione: la mediazione di tutta una
serie di fattori che in, un certo senso, fungono da diaframma tra gli uomini e gli elementi geografici
ed il fatto che ciò porti, in modo più o meno esplicito, ad un rifiuto del determinismo geografico a
causa dell’eccessiva complessità e mutevolezza che contraddistingue gli attori geopolitici.
Del secondo punto ci occuperemo successivamente, adesso concentriamola nostra attenzione sul
primo. Secondo l’autorevole parere di Lacoste,
[…] per capire un conflitto o una rivalità geopolitica, non basta precisare e cartografare le
poste in gioco, bisogna anche cercare, […] soprattutto quando le cause sono complesse - di
comprendere le ragioni, le idee dei suoi principali attori: capi di Stato, leader di movimenti
6
Yves Lacoste, Op. cit., pag 2
7
Ibidem, Pag 2
8
Carlo Jean, Op. cit., pag. 76
15
regionalisti, autonomisti o indipendentisti, eccetera. Ciascuno di essi esprime e influenza a
un tempo lo stato d'animo della parte di opinione pubblica che rappresenta. Il ruolo delle
idee -anche se sbagliate - è capitale in geopolitica. Sono esse a spiegare i progetti e a
determinare la scelta delle strategie, certo insieme ai dati materiali. Queste idee
geopolitiche le chiamiamo rappresentazioni9.
Da ciò se ne deduce che non è tanto il dato geografico fisico in sé (clima, spazio, morfologia etc.) ad
essere rilevante ( anche se spesso essi esercitano una influenza non indifferente su cui non si può
tacere), quanto la rielaborazione che del dato geografico, diciamo così “grezzo”, viene fatto dai
singoli e soprattutto dai gruppi, e che li porta a pensare (immaginare) sé nel rapporto con uno spazio
ben preciso e con gli altri soggetti sopra quello spazio.
Dunque un ruolo fondamentale è svolto dal “senso dello spazio” e dai miti geopolitici (alimentati
incessantemente dal territorio) che contraddistinguono ogni attore geopolitico (sia esso uno Stato o
una minoranza etnica; dei soggetti ci occuperemo accuratamente nelle pagine seguenti). Questo,
senza ombra di dubbi, pone l’uomo al centro del palcoscenico conferendogli potestà e responsabilità
grandissime. Di conseguenza, in tale rinnovata visione della geopolitica, l’enfasi cade su “politica”,
più che su “geo” ed il fattore geografico, in un certo senso non viene considerato in sé, ma tende a
perde la sua individualità, per essere considerato unitariamente a tutti gli altri10.
La rappresentazione geopolitica, che si colloca a livello pre- o meta politico, è
determinante non solo per la definizione degli obiettivi da porsi, ma anche per il livello di
risorse materiali e psicologiche che i responsabili politici possono mobilitare per il
perseguimento di tali obiettivi. Tali rappresentazioni, giova ripeterlo, sono importanti non
perché riflettano oggettivamente la realtà, ma perché rivelano e spiegano le intenzioni di
chi le possiede e le strumentalizza11.
Ci sembra utile sottolineare il fatto che
le rappresentazioni geopolitiche non appartengono inizialmente ad uno Stato o ad un
popolo, ma a personaggi o a piccoli gruppi che le hanno formulate o inventate. […] in
seguito esse sono largamente propagate ed adottate dalla grande maggioranza di una
nazione12.
Quindi, da un dato momento in poi, le rappresentazioni geopolitiche entrano, anche grazie al ruolo
svolto dai mass media, nella vita dei comuni cittadini.
9
Yves Lacoste, Op. Cit., Pag. 3
10
Carlo Jean. Op. Cit. Pag. 12
11
Ibidem. Pag. 79
12
Yves Lacoste, Op. Cit. Pag. 18
16
Chiaramente, il problema della rappresentazione ci conduce dritti al cuore delle situazioni
geopolitiche, infatti,
per giustificare le proprie rivendicazioni e i propri diritti su dei territori, o per concepire le
proprie strategie, i protagonisti (i capi di Stato e i loro consiglieri), tenuto conto delle loro
rappresentazioni geopolitiche personali e collettive, si riferiscono a diversi tipi di
argomentazione o di ragionamenti che appartengono all'arsenale delle teorie
geopolitiche13.
Di conseguenza, grazie a questa rinnovata attenzione da parte della geopolitica al fattore umano,
culturale e valoriale ci è possibile capire un fatto molto importante della politica internazionale e
delle rivendicazioni politico-territoriali che sovente vengono avanzate. Spesso il processo di
immaginazione, elaborazione e costruzione della rappresentazione geopolitica, allorquando viene
adottato dalla maggior parte della popolazione, tende poi pian piano ad acquisire e ad essere
presentato (e propagandato!) come composto da dati oggettivi, incontrovertibili, in una parola,
naturali. Ci basti un esempio: prendendo parte al dibattiti (non ancora concluso..) nella Russia post-
sovietica su quale atteggiamento tenere nei confronti della Crimea (abitata da una maggioranza
etnicamente russa ma parte dello Stato ucraino indipendente), il celebre scrittore russo, Aleksandr
Solzhenitsyn, vicino alle posizioni slavofile, definì la Regione irrinunciabile in quanto confine
naturale meridionale Russo14 .
Tuttavia, ci pare doveroso ricordare che
in realtà, la superficie terrestre non è costituita da unità cellulari ben definite che possano
rappresentare una base di divisione per così dire ‘naturale’ né, con la tecnologia moderna,
è possibile ritenere una barriera una catena montuosa o uno stretto di mare. […] Il fatto
che una popolazione viva su un’isola non ha di per sé alcuna conseguenza sulla sua storia;
ciò che conta è il modo come quegli uomini concepiscono la loro posizione insulare, cioè se
essi considerano il mare un ostacolo o una via aperta ai traffici. Non si può dire, quindi,
che esistano confini tracciati dalla natura sulla superficie terrestre, e il diverso
atteggiamento assunto nella storia da popoli isolani come gli irlandesi (emigrati solo per
necessità) o gli inglesi (partiti alla conquista di altri territori) ne é la dimostrazione più
evidente15.
13
Yves Lacoste, Op. Cit. Pag. 3
14Gwendolyn Sasse, The Crimean Question: identity, transition, and conflict. Harvard University Press, 2007, Pag. 74.
15
Gianfranco Lizza, Op. Cit., Pag. 150.
17
Quello che cerchiamo di sottolineare è il fatto un ostacolo naturale, come il mare ad esempio, muta
di significato a seconda del momento storico e soprattutto ai rapporti politici e militari che
intercorrono innanzitutto tra Stati confinanti16.
Più avanti ritorneremo sulle giustificazioni di carattere ‘naturale’ di certe rivendicazioni territoriali,
comunque sia diciamo fin d’ora che quella dei confini e dei dati ‘naturali’ è un’idea antica dura a
morire ancor oggi, e le parole di Solzhenitsyn lo dimostrano perfettamente.
Tutto quello che fino a questo momento e’ stato detto ci fa comprendere come il ragionamento sulle
rappresentazioni geopolitiche ci porti necessariamente a dover prendere in considerazione il tema ed
il ruolo svolto dall’ identità del soggetto geopolitico in questione.
L’identità’ singola o collettiva è un processo legato al fatto che gli uomini entrano in
relazione tra loro in modo simbolico attraverso delle generalizzazioni o delle ‘etichette’ che
permettono di definire in modo sintetico e immediato caratteristiche, ruoli e aspettative di
comportamento. […] Questo modo di porsi in relazione attraverso delle etichette non
riguarda solo i rapporti all’interno di specifiche comunità, città o ceti, ma si ritrova anche
nei rapporti internazionali, tra popolazioni e stati diversi. […] Le identità collettive hanno
bisogno per costituirsi […] di mettere in atto un processo di contrapposizione nei confronti
di altre identità, essenzialmente quelle più prossime17.
Quanto appena detto trova nella costruzione delle identità politiche nazionali uno degli esempi più
importanti e significativi.
Ciò ci mostra ulteriormente come il nuovo approccio geopolitico sia molto soggettivista e poco
determinista, più attento e disposto ad attribuire maggior importanza ai fattori geografici umani,
come ad esempio, la cultura ed i suoi valori, la demografia, la sociologia, l’economia, l’etnologia,
l’antropologia, etc., rispetto ai fattori fisici, il cui influsso e la cui importanza sono stati
profondamente modificati dai cambiamenti rivoluzionari intervenuti nella tecnologia negli ultimi
due secoli. Quanto maggiore e’ il livello di civiltà, tanto più l’uomo si e’ affrancato dalla natura, ma,
si badi bene, non da se stesso e dai condizionamenti connessi con la sua cultura 18. In fondo non
potrebbe essere altrimenti, visto e considerato che quando si tira in ballo l’ identità, l’ esperienza ci
mostra come essa sia malleabile nonostante i tentativi fatti da più parte di ancorarla ad attributi fissi
ed immutabili quali la cultura ed il territorio. Le memorie, i simboli ed i miti sono il materiale
grezzo per la costruzione e la mobilitazione politica delle identità. Sia ben chiaro che a tale processo
permanente di costruzione e di mobilitazione politica prendono parte, seppur in modi e tempi
16
Gianfranco Lizza, Op. Cit., Pag. 181
17
Gloria Pirzio Ammassari, Le Terre di Mezzo, Ucraina e Bielorussia nella transizione postcomunista. Franco Angeli
editore, 2007. Pag. 15 – 17
18
Carlo Jean, Op. Cit., Pag 9.
18
differenti, tutti i membri di una data società. Quando parla delle imagined communities, Benedict
Anderson non vuole di certo descrivere e denunciare un falso senso di appartenenza comunitaria,
bensì palesare l’importanza di questo processo attivo e reiterato di costruzione (attraverso l’
immaginazione) di senso da parte dei membri di una data comunità19.
Tale idea, cioè che le identità non siano un dato naturale ed immutabile ma che al contrario possano
essere modellate, ridefinite e mutate nel tempo dalla azione deliberata e volontaria degli individui, è
sostenuta anche da Samuel Huntington20 .
Comunque sia, onde evitare di divagare eccessivamente, ciò che a noi qui interessa è il fatto che
spesso, anzi spessissimo, le identità si territorializzano, di conseguenza il territorio si carica di un
valore simbolico e politico che naturalmente non avrebbe, divenendo parte integrante dell’identità
ed anzi rafforzandola ed influenzando, ovviamente, le rappresentazioni geopolitiche. Si giunge
pertanto al punto in cui
una persona si riconosce in una comunità composta da altre persone e con esse si sente legata ad
un territorio, quel determinato territorio21.
Si pensi, per fare un esempio, alle varie identità nazionali, le quali hanno attribuito (e tutt’ora
attribuiscono) un valore aggiunto al cosiddetto suolo patrio, ammantandolo spesso con un’aura di
sacralità
22
.
E’ a causa di tale inestricabile intreccio tra memorie storiche, immagini letterarie, territorio ed
azioni di singoli e gruppi , che si può pertanto affermare che il territorio ancor prima di essere natura
è cultura; un costrutto dell’immaginazione23.
19
Gwendolyn Sasse, Op.. Pag.14. In particolare, come avremmo modo di vedere meglio in seguito, Sasse attribuisce
agli attori politici coinvolti nella questione Crimeana e alla loro azione volta alla politicizzazione delle identità una
responsabilità centrale . A suo dire, identità differenti, soprattutto come nel caso della Crimea dove esse condividono
molti fattori edificanti, non possono essere additati come fattori automatici di tensioni e rivalità. Possono però fungere
da base potente per una mobilitazione politica, in particolare nei periodi di transizione, da cui scaturisce poi una ben
determinata rappresentazione geopolitica. Tuttavia, ciò su cui l’autrice richiama l’attenzione e’ la centralità’ dell’azione
umana, volta a mobilitare politicamente le identità. Viste e considerate le pesanti responsabilità dei politici attuali e del
passato nella gestione del potere politico in Crimea e’ molto difficile non condividere tale visione.
20
Samuel Huntington, Clash of civilizations? Pag. 24. Foreign Affairs, Summer 1993.
21
Gianfranco Lizza, Op. Cit. Pag. 128.
22
Lo stesso Dimitri Trenin scrive: “In the Russian tradition, there has always been something sacred about the
Country’s territory and borders”. The end of Eurasia. Russia on the border between Geopolitics and Globalization.
2002. Carnegie Endowment Institute for International Peace. Pag.29
23
Gwendolyn Sasse, Op. Cit., Pag. 38.