INTRODUZIONE
Napoli è una delle città più antiche dell’Occidente; la città, ricca di storia e
di tradizione, domina l'omonimo golfo, ed è circondata da luoghi
meravigliosi quali il Vesuvio, la penisola sorrentina, le isole di Capri, Ischia
e Procida e i Campi Flegrei. Posta al centro del Mediterraneo, ha sempre
svolto un ruolo fondamentale di collegamento tra culture diverse, ed ha
visto nei secoli il succedersi di fasi storiche alterne che hanno lasciato il
segno sia nella architettura della città che nelle tradizioni e nell'indole del
popolo napoletano. Capoluogo della Regione Campania e "capitale" del
Mezzogiorno d'Italia, Napoli oggi copre una superficie di 117 Km quadrati,
con una popolazione, nella sola città, di oltre 1.000.000 di abitanti.
Descrivere in breve una città che ha attraversato suoli per giungere fino a
noi con un patrimonio culturale di proporzioni immense è davvero
un’opera difficile e sicuramente complessa. Non si può parlare di un evento
o di un monumento se non si passa attraverso il documento, il tramando,
l’immagine e Napoli in questo appare ricchissima. Ogni angolo della città,
ogni stradina, ogni voce del vicolo può nascondere storia tradizione e
cultura. Oggi, si possono ritrovare le tracce degli antichi popoli che vi
abitarono.
Uomini illustri vi soggiornarono, regnanti potenti ebbero la loro dimora tra
queste piazze e qui si svolsero anche numerosissime rivoluzioni, politiche
e culturali.
Nei capitoli seguenti ci occuperemo degli eventi che hanno caratterizzato la
vita della popolazione di Napoli dal 1600 al 1700, mettendo in luce le
problematiche e gli eventi catastrofici che tale popolazione ha dovuto
affrontare nel suddetto secolo, e soffermandoci in particolare sulla
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situazione demografica della città e sui cinque cicli monetari - fiduciari che
hanno contraddistinto tale periodo.
I fattori più significati, presi in considerazione in tale elaborato, che
influirono sui punti di svolta dei cicli monetari considerati furono gli
avvenimenti politici e militari, le crisi demografiche, i fattori monetari e le
ragioni economiche e finanziarie.
Tale elaborato si apre con un primo capitolo, in cui esamineremo i primi
anni del Seicento, caratterizzati da un processo di crisi generale che aveva
investito non solo il Regno di Napoli, ma tutta l'economia italiana, e che
ebbe forti ripercussioni sulla struttura demografica, economica , sociale e
finanziaria del paese. Inizieremo effettuando un excursus generale delle
origini antichissime della città di Napoli, la cui nascita vanta tradizioni
mitologiche e leggendarie; proseguiremo descrivendo la crisi economico -
monetaria che ha investito il Regno di Napoli, dal 1587 al 1624, il cui
punto di svolta viene collocato nel 1622, anno in cui oltre alle difficoltà in
cui già si trovava il Regno, si aggiunse, appunto, una profonda crisi
monetaria. Nei primi decenni del Seicento, il Regno di Napoli, era
sottoposto al dominio spagnolo ed era privo di un ceto borghese che fosse
in grado di sostenere la crescita economica della città, che in più, era
sottoposta alle continue pressioni fiscali del governo spagnolo, per
finanziare le sue continue guerre.
Inoltre tali problemi si aggiungevano le difficoltà derivanti da un aumento
dei prezzi dei beni di prima necessità non uguagliato ad un adeguato
aumento dei salari.
Per sopperire, in qualche modo, a tale situazione fu introdotta dai banchi la
moneta fiduciaria, la cui emissione è dovuta alla crisi monetaria del 1609,
conseguenza della frequente tosatura delle monete. Ciò a conferma che la
crescita dell'economia, in tale periodo, non fu supportata dalla crescita della
moneta metallica, ma da quella delle fedi di credito.
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La frequente svalutazione delle monete portò, poi, alla grave crisi
monetaria del 1622, dovuta al ritiro dalla circolazione della vecchia moneta
e l'introduzione della nuova moneta di valore inferiore a quella precedente;
a risentire di ciò oltre ai banchi, la cui emissione delle fedi di credito e le
cui riserve diminuirono, fu il popolo che videro in minima parte rimborsati
i loro crediti. La crisi fu superata nel 1626, quando i banchi incominciarono
a ricostruire le loro riserve.
Tale capitolo si chiude poi, con la descrizione della rivoluzione sociale
avvenuta fra il 1625 ed il 1650, dovuta ad un aumento dei prezzi causato da
un aumento demografico. L’aumento dei prezzi, insieme all'introduzione,
da parte del governo spagnolo, di tasse sugli alimenti, furono le principali
cause del malcontento popolare che sfociò in una rivolta: la rivolta di
Masaniello durante la quale quest'ultimo fu ucciso. Con la sua morte dilagò
la carestia nel Regno, causando un rivolgimento politico, contro il modo di
governare spagnolo, che nel 1650, fu sedata nel sangue. Numerose furono
le conseguenze della rivoluzione e della carestia: di carattere demografico
in quanto ci fu una diminuzione della popolazione dovuta all'elevata
mortalità; di carattere economico per il rialzo dei prezzi del grano ed infine
di ordine finanziario dovuto al ristagno degli affari.
Nel secondo capitolo, abbiamo discusso degli eventi naturali, che hanno
colpito il Regno dal 1650 al 1700, parlando in primo luogo dei danni
prodotti dalla peste e dalla carestia che si abbatterono sul Regno di Napoli
dal 1651 al 1657. I maggiori danni furono di carattere demografico in
quanto elevata fu la mortalità, che incise anche sulla produttività e sulla
domanda dei prodotti, provocando anche danni di ordine economico e
finanziario. Proseguiremo descrivendo di una nuova crisi monetaria, che fra
il 1658 ed il 1691, investì il Regno, dovuta alla circolazione delle monete
tosate. Inoltre tale periodo è caratterizzato da una lenta crescita
demografica, che causò una stagnazione economico - finanziaria causata da
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un calo dei prezzi, dovuto all'eccesso di produzione, rispetto all'entità della
domanda. Il punto di svolta di tale crisi si ebbe nel 1688, quando dopo che
il viceré dispose il ritiro della moneta vecchia per coniare quella nuova, i
banchi si ritrovarono con una quantità insufficiente di moneta per
soddisfare tutti i possessori delle fedi di credito. La situazione migliorò con
l'introduzione, da parte del viceré, di alcuni provvedimenti tra cui il corso
forzoso della moneta fiduciaria. Tale capitolo, inoltre, si conclude con la
descrizione di alcuni eventi naturali, che tra il 1692 ed il 1702, colpirono il
Regno di Napoli, come i due terremoti verificatisi fra il 1693 ed il 1694 e
l'Eruzione del Vesuvio del 1698, che ebbero conseguenze negative sulla
struttura demografica della capitale. Inoltre parleremo dell'ulteriore rivolta
organizzata dagli aristocratici insieme al popolo, contro il modo di
governare spagnolo. La ripresa fu resa possibile dall'intervento dei banchi,
che grazie alla loro azione benefica, furono in grado di sovvenire a tutti i
bisogni più urgenti del popolo e della pubblica economia.
Nel terzo ed ultimo capitolo, invece, parleremo dell'influenza che questi
cinque cicli economici insieme agli eventi naturali, hanno avuto sulla
demografia del Regno, parlando in particolare, della mortalità, della
natalità e delle professioni dell'epoca.
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CAPITOLO 1
LA CITTA' DI NAPOLI DALLE ORIGINI AL 1650
1.1 Le origini della città di Napoli tra leggenda e storia
Napoli è una delle città più antiche dell’Occidente e, come tale, ben poco si
sa sulle vicende storiche che caratterizzarono la sua origine. Ma come tutte
le città dell'antichità (Babilonia, Troia, Roma), che vantano tradizioni
mitologiche e leggende sulla sua origine, anche la nascita di Napoli è celata
dal suggestivo velo del mito e della leggenda.
E´ difficile trovare una versione unica e comune alle tante storie che hanno
arricchito il patrimonio di leggende sull'origine di Napoli: studiosi e
letterati
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, nel corso dei secoli, hanno tentato di illustrare con fantasia molti
racconti. Ma protagonista di tutte le leggende sulla fondazione di Napoli è
sempre la mitica sirena Partenope. Quindi il racconto è affidato alla
mitologia greca. Le origini di Partenope, Sirena fondatrice della città
possono essere ricondotte a numerose visioni e a numerosi fatti mitologici,
tra i tanti quello che la farebbe provenire dalle piccole Isole dei Galli, dette
anche Isole delle Sirene. La leggenda vuole che su queste isole abitassero
queste creature che, con il loro canto ammaliante e seducente, attiravano a
sè i passeggeri delle navi che perdendo il controllo andavano a schiantarsi,
naufragando.
Secondo quanto narra la leggenda, sembra che un solo uomo scampò ai
richiami delle Sirene, e questi fu Ulisse, che fattosi legare all'albero
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G. A. SUMMONTE, Historia della citta e regno di Napoli, Napoli, 1675, cit. p. 264.
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maestro volle ascoltare e volle subire il fascino del richiamo mortale, ma
poi superato l 'inganno liberò anche i compagni. Si racconta cosi che
Partenope, vittima dell’astuzia di Ulisse sfuggito al potere del canto delle
sirene, fallendo il suo potere di incantatrice, si uccise precipitando dagli
scogli. Il corpo di Partenope fu trasportato dalle correnti marine tra gli
scogli di Megaride (dove oggi sorge Castel dell Ovo), e lì gli abitanti
trovarono la dea che ondeggiava nell'acqua. Venne posta in un grandioso
sepolcro, diede nome al villaggio dei pescatori e divenne la protettrice del
luogo, venerata dal popolo e onorata con sacrifici e fiaccolate sul mare. Ed
è anche per questo che ancora oggi i Napoletani vengono chiamati
Partenopi.
Dal fascino del mito, si può passare alla realtà della ricerca storica che ci ha
affidato alcune certezze sulle origini della città: sembra che la storia, quella
vera e documentata ci riporti nuovamente il nome della Sirena per porci
nuovi quesiti e considerazioni. Durante la dominazione greca, esisteva ed
abitava a Napoli un ricco militare il cui nome era Eumelo Falevo, che ebbe
una figlia bellissima il cui nome era proprio Partenope. La storia di questo
guerriero greco riguarda il periodo probabilmente della colonizzazione, in
particolare il VI secolo. Eumelio, che disponeva di una flotta militare, volle
spingersi, partendo da Napoli fin nei pressi della Penisola Sorrentina per
cercare, nei pressi di Punta Campanella, un luogo dove poter stabilire la
propria dimora o forse una colonia. Da quanto ci viene raccontato, sembra
tuttavia che il viaggio seppure breve, non sia stato dei migliori. A metà
strada, e non sappiamo esattamente dove, la flotta, a causa di una tempesta
naufragò. Così molte navi affondarono e molti uomini perirono e tra questi
alche la bellissima figlia Partenope.
Fu così che il ricco milite volle rendere tributo alla nascente città con il
nome della figlia.
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La prima colonizzazione del Golfo di Napoli
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risale a circa 3000 anni fa, al
IX secolo a.C., quando viaggiatori e mercanti provenienti dalla Grecia e
dall'Anatolia, attratti dalle ricchezze minerarie dell'alto Tirreno, fondarono
una prima colonia a Pithecusa (l'attuale isola di Ischia ) e successivamente
si spostarono sul litorale flegreo proprio di fronte alle coste ischitane, dove
sorse Cuma.
I vari insediamenti studiati dagli archeologi ci suggeriscono una
interpretazione particolare e suggestiva di questo momento di
colonizzazione. Sembra infatti che in origine, nella odierna Napoli, non si
sia voluta una città, così come la intendiamo oggi e né come la intendevano
gli antichi come polis, bensì vollero creare un centro di scambio
commerciale, un avamposto logistico per successive conquiste.
Poi nel corso dei secoli, man mano che procedevano le acquisizioni di
nuovi territori, i greci si spinsero fino alla collina del Monte Echia, meglio
definita oggi come Pizzofalcone. Fu allora che tra il mare e la collina iniziò
a definirsi il tracciato viario, e quindi la polis. Lo scenario politico e
militare dell’incontrastata armata greca, intorno al V secolo, si dovette
confrontare con la reale presenza militare di un altro popolo che da secolo
pretendeva, dominio e controllo: gli Etruschi.
Fu così che, nel 470 a.C., dopo lunghe battaglie e strenue vicissitudini i
Cumani vollero sancire l’egemonia territoriale stabilendo ed edificando la
città entro le mura in una zona posta più a oriente di Megaride e
Pizzofalcone. Alcuni studiosi sostengono che la città di Partenope non
fosse altro che un limitato agglomerato urbano e non una vera "polis"
greca. Ma in quanto avamposto commerciale dell'allora potente Cuma,
rimase coinvolta nelle guerre tra Etruschi e Cumani. Quest'ultimi decisero
di fondare una vera e propria città scegliendo una zona più interna e meglio
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G. M. ALFANO, Istorica descrizione del Regno di Napoli, Napoli, 1795, p. 302.
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protetta, quella che oggi è occupata dal Centro Storico di Napoli.
Scelsero così la piana verdeggiante e ricca (dell’attuale centro storico di
Napoli) che dalla collina andava verso il mare e si spingeva fino al Sebeto:
Neapolis. La nuova città era il frutto di uno studio urbanistico dettagliato e
pianificato. Ebbe contatti certi con Paleapolis (la vecchia città) posta sulla
collina. L’insieme di questi centri di vita e di commercio crebbe nel corso
dei secoli fino ad occupare ogni spazio disponibile, spingendosi fino alla
attuale zona della Collina di Posillipo ed oltre.
La nuova città, distante soltanto un paio di chilometri dalla vecchia, sorse
nel 475 a.C. e fu chiamata Neapolis (= città nuova) per distinguerla dalla
vecchia Partenope che fu così ribattezzata Palepolis (= città vecchia)
Nel 438 a.C., nella decisiva battaglia che i Sanniti vinsero contro i Cumani,
la città di Cuma fu occupata perdendo così l'antico ruolo di potenza
commerciale dell'Italia meridionale, che fu allora progressivamente assunto
da Neapolis.
1.2 La crisi economico - monetaria del 1600
Tra la fine del XVI secolo e la fine del XVII quasi tutti i paesi dell’Europa
furono investite da un processo di trasformazione, che la storiografia ha
identificato come la «crisi generale del Seicento». Con questo concetto si
vuole intendere insieme la crisi delle strutture agrarie, la contrazione
demografica, quella manifatturiera, industriale e commerciale,
un'intensificazione del ciclo carestia - epidemia - carestia, gli effetti nefasti
della guerra, ma anche il declino di vecchie e il consolidamento di nuove
gerarchie nella vita degli stati e nelle relazioni internazionali, e i movimenti
sociali — rivolte e rivoluzioni che scossero l'Europa del tempo.
La crisi fu generale per la molteplicità di fattori e componenti che
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entrarono nel processo storico, per la vastità delle aree investite, non per
l'omogeneità delle dinamiche e degli effetti.
Questo significa che essa non colpì tutti gli stati allo stesso modo, negli
stessi tempi, negli stessi settori, nelle stesse attività economiche. Crisi
agraria, manifatturiera, commerciale, deficit delle bilance dei pagamenti,
inflazione e recessione furono fenomeni dall'andamento assai diversificato
nel contesto dei paesi europei.
In una realtà economica quale quella meridionale, a partire dal ’500, in cui
l’economia del baratto era ancora una realtà presente in aree arretrate,
distanti dai centri urbani in termini di mezzi e vie di trasporto ed in cui i
traffici commerciali e bancari erano nelle mani di colonie genovesi,
veneziani, pisani, lucchesi, senesi e catalani
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, esisteva una domanda di
credito che proveniva da tutti gli strati della popolazione, quella
popolazione che viveva al di sopra della linea della sopravvivenza.
Questa domanda di credito era generata o da bisogni momentanei, e per
usare anche se forzatamente un termine moderno, rivolti al credito al
consumo; o per incrementare il volume dei propri affari o per avviare
un’attività, creando una domanda di credito commerciale. Consistenti erano
anche i finanziamenti concessi al governo vicereale e all'amministrazione
del capitale
4
.
Ma chi, o che cosa offriva credito alle popolazioni urbane e rurali nel
Mezzogiorno preunitario?
Nel caso della capitale del Regno, i banchi pubblici, fondati tra il 1539
1597, detenevano la quota maggiore del mercato creditizio cittadino,
operando soprattutto come banchi di deposito, di emissione di moneta
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A. SILVESTRI, Sull'attività bancaria napoletana durante il periodo aragonese, in "Bollettino
dell'Archivio Storico del Banco di Napoli", n. XI, 1953, pp. 84 - 86.
4
R. FILANGIERI, Storia del Banco di Napoli. I. I banchi di Napoli dalle origini alla costituzione del
Banco delle Due Sicilie (1539 - 1808), Napoli, 1940, p. 28; D. DEMARCO, Il Banco di Napoli, Dalle
casse di deposito alla fioritura settecentesca, Napoli, 1996, cit., p. 12.
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