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Essendo un lavoro di dimensioni enormi è necessario occuparsi
solo di una sola parrocchia al fine di avere dei dati analizzabili
e leggibili.
Di conseguenza per rilevare i dati riguardanti la popolazione,
nel periodo che va dalla fine del XVI secolo alla prima metà
del XVII secolo; si deve necessariamente attingere dai libri dei
battezzati e dei matrimoni.
In particolare la scelta è caduta sull’archivio parrocchiale della
Chiesa di San Matteo in Messina dove sono stati consultati le
fonti esistenti, utilizzando il metodo nominativo come tecnica
per la raccolta dei dati.
Dai libri dei battezzati si è trascritto il nome, la data di nascita,
la paternità e la maternità.
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Mentre nei registri dei matrimoni si sono rilevati i rispettivi
nomi e cognomi della coppia e dove possibile si sono annotati i
nomi dei relativi genitori.
Bisogna ricordare che hanno avuto un ruolo incisivo e
determinante nei risultati raggiunti, anche gli eventi negativi
come le carestie, guerre, calamità naturali ed epidemie.
Un’altra considerazione riguarda le formazioni di schede
individuali nominative che stimano gli eventi fondamentali
della vita di un soggetto: nascita e matrimonio. In conformità a
queste schede si può tracciare la storia demografica
dell’individuo, che questo tipo di ricerca non considera isolato
ma facente parte di un nucleo sociale inserito nell’ambito di
una parrocchia.
Questo studio, inoltre, ha permesso di ricostruire le nascite che
si sono rivelate fortemente influenzate dai fattori di natura
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epidemica e i matrimoni che invece furono maggiormente
soggetti ai fattori economico-sociali.
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CAPITOLO 1°
CENNI STORICI
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1.1 DALLA FONDAZIONE ALLA DOMINAZIONE
ARAGONESE
Le origini della città peloritana sono molto remote, risalgono al
730 a.C. quando coloni greci provenienti da Calcide (L’isola
Eubea) la fondarono con il nome di Zancle, dal greco “falce”
per la forma arcuata del suo Porto.
Zancle favorita dalla sua strategica posizione geografica, al
centro del Mediterraneo, ben presto si sviluppò fondando a sua
volta altre colonie (Mylae e Hymera tra l’VIII e il VII secolo
a.C.).
Anassila, tiranno di Reggio, volendo estendere il suo dominio
su entrambe le sponde dello Stretto, s’impadronì della città e al
posto dei Sami e dei Milesi v’insediò esuli Messeni.
Zancle assunse così il nome di Messenion o Messene in onore
della Messenia patria di Anassila.
Nel 427 a.C. Messenion fu alleata con Siracusa contro le mine
conquistatrici dei cartaginesi, i quali con Imilcone (396 a.C.)
distrussero in parte la città che fu liberata e ricostruita quasi
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subito da Dionigi il Vecchio, poi fu soggetta a Dione e in
seguito ad Ippone, Timoleonte e Agatocle.
Dopo la morte d’Agatocle, i Mamertini, soldati mercenari
provenienti dall’Italia meridionale, col tradimento,
s’impadronirono della città nel 288 a.C..
Sconfitti da Gerone II di Siracusa nel 265, i Mamertini chiesero
aiuto ai Cartaginesi prima e, poi ai Romani che liberarono
Messana dall’assedio postole da Gerone II e dai Cartaginesi.
Tale conflitto fu il primo atto delle tre Guerre Puniche (264-
146 a.C.) che portarono i Romani alla conquista della Sicilia.
Messana fu proclamata libera e alleata di Roma “civitas
foederata”, esente da tributi di guerra e di granaglie e Cicerone
la definì città grandissima e ricchissima.
Dopo i fasti e gli splendori dell’età romana continuò ad avere
una grande importanza, prima con gli Ostrogoti e poi con i
Bizantini che la resero bella di monumenti e Messina godette di
libertà amministrativa.
L’imperatore bizantino Arcadio, nel 407 d.C., le dava un nuovo
stemma in sostituzione dell’antico gonfalone con le tre torri, il
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manto imperiale traversato dalla croce d’oro e la nominava
protometropoli della Magna Grecia e della Sicilia.
Prevalendo le mire conquistatrici del mondo musulmano,
Messina fu conquistata dai Saraceni e questo comportò una
lenta ma progressiva decadenza.
Con la dominazione Araba, la città fu fortificata per poter
essere meglio protetta da altre invasioni, tali opere difensive
furono così importanti che, dalle cartografie del tempo,
Messina appare come una città fortezza oltre che città porto.
In questo periodo i commercianti aumentarono sempre; grazie
alla posizione geografica poiché il vasto mondo economico
degli arabi si estendeva dalla Spagna alla Siria compresa tutta
l’area del nord Africa.
Con la conquista dei Normanni, Messina fu occupata nel 1061
dal conte Ruggero, tutta la Sicilia prosperò tantissimo in tutti i
campi e in modo particolare in quello economico, commerciale
e artistico.
Città libera, Messina è, in quel periodo tra le più ricche e belle
della Sicilia.
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La città “Porta della Sicilia”, per la sua floridezza economica,
richiamò mercanti provenienti da ogni parte d’Italia che vi si
stabilirono.
Furono fondati fuori le mura conventi e monasteri basiliani e
luoghi ospitalieri che dettero rifugio durante le lotte politiche,
ospitarono membri delle famiglie regnanti e promossero la
colonizzazione agricola dei territori e la pratica per attività
economiche, quali l’allevamento dei bachi, la tessitura della
lana e della seta.
Al suo Porto fecero scalo e si dipartirono le navi dei Crociati
diretti in Terra Santa, con l’editto di Ruggero II Messina ebbe
il titolo di “Caput Regni”, la sua Zecca batte moneta per tutto il
Regno con l’orgoglioso motto M.N.S.C. “MESSANA NOBILE
SICILIAE CAPUT”
Dopo la morte di Guglielmo II il Buono, finisce la
dominazione dei Normanni in Sicilia.
Nel periodo Svevo, con Enrico VI, la città ottenne il privilegio
di Porto franco ed incrementò i suoi traffici commerciali.
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Nella guerra del Vespro (1282), Messina assieme ad altre città
siciliane con testa Palermo, consentì la liberazione dell’Isola
dagli Angioini. Il 26 dicembre 1282 carlo D’Angiò dovette
ritirarsi.
Durante i Vespri Siciliani anche le donne combatterono
strenuamente e valorosamente, tra queste le messinesi Dina e
Clarenza (le due figure sul Campanile del Duomo battono i
quarti e le ore) si distinsero per il loro eroismo.
Per intercessione della SS. Vergine (così vuole
l’immaginazione popolare), un Vascelluzzo “u vascidduzzu”
carico di grano, approdò nel Porto di Messina sfamando la
popolazione stremata e sul colle sorse, dopo il volo in cerchio
di una colomba, il Santuario di Montalto.
La dominazione aragonese sancita con la pace di Caltabellotta
nel 1302 fu invischiata nelle lotte feudali che porteranno allo
strapotere dei baroni, che influenzeranno negativamente la
storia politica, sociale ed economica della Sicilia.
All’inizio del XV secolo Messina è città è vitalissima, in questo
periodo è tanto prospera da battere moneta propria con la sua
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zecca, è un pullulare di banchieri; il suo arsenale è così
attrezzato da poter accogliere la commissione di costruire una
flotta contro l’offensiva dei tunisini.
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1.2 CENNI CRONOLOGICI DELLA STORIA DI
MESSINA NEL PERIODO 1500-1600
Il cinquecento (Foto 1) ed il seicento (Foto 2) sono i Grandi
Secoli d’Oro della storia messinese.
Il primo la vede al culmine della potenza; il secondo dalla metà
in poi l’inizio del declino.
La cronaca messinese è ricchissima d’avvenimenti anche
perché l’informazione è migliore, inoltre la maggior parte tali
avvenimenti sono d’origine esterna, non derivano da iniziativa
messinese.
Il 9 febbraio 1503 fu convocato il Parlamento per giurare
fedeltà a Filippo d’Austria, marito di Giovanna la Pazza,
genero di Ferdinando II il Cattolico.
Il 25 febbraio 1509 un terribile terremoto e processioni.
Nel 1512 la città fu colpita dalla pestilenza.
L’anno 1516 divenne sovranità austriaca con Carlo V, per
tornare sotto gli spagnoli nel 1556.
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Foto 1 – Messina nel 1500 –
Foto 2 – Messina nel 1600 –
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Messina si trovò sede del Vicere e Capitale; ma il
vettovagliamento fu difficile, si soffrì la fame, si mangiò pane
d’orzo, mercanti e banchieri si trovarono in gravissima
difficoltà.
Nello stesso anno ci fu una sommossa popolare a causa di una
gabella sul vino pagata solo dalla gente minuta.
Nel 1522 fu riconvocato il Parlamento a Messina, seguirono le
esecuzioni di condanne a morte a Messina, Milazzo e Patti, ai
rappresentanti del partito siciliano avverso a Carlo V.
Caduta Rodi in mano ai Turchi il Natale 1522; costoro
portarono la peste che imperversò per anni in tutta la Sicilia.
In novembre 1524 ci fu una rovinosa alluvione, nel 1530
siccità e scarso raccolto.
Nel 1536 ci fu una terribile e dannosa bufera; poi l’eruzione
dell’Etna che si rinnovò nel 1537, conseguente moria di
filugelli in Sicilia e Calabria.
Nel 1537 la prosperità economica portò ad una ristrutturazione
dell’impianto urbanistico: all’imbocco del Porto fu costruito il
forte di San Salvatore, un nuovo arsenale, la
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costruzione e l’ampliamento di opere murarie di
fortificazione.
Tali fortificazioni, di particolare rilievo durante la
dominazione di Carlo V, cingeranno i colli
immediatamente incombenti sulla città; ancora oggi,
sulle alture, domina la cinquecentesca fortezza dei
Gonzaga.
Nel 1538 la città fu colpita da un altro terremoto.
Nel 1539 un esercito di migliaia di uomini è inviato contro i
soldati spagnoli, che vanno ad assediare Randazzo; gli
ammutinati furono presi a tradimento e massacrati. Si trattò del
quarto o forse quinto esercito che si liquefece dopo l’ascesa al
trono di Carlo V. non è mai stato fatto il calcolo del “materiale
umano” che Carlo V lasciò distruggere stupidamente.
La flotta era a Messina in penose condizioni, i cadaveri gettati
in mare finivano sulla spiaggia. Ventiquattro soldati impiccati
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Pispisa E.- Trasselli C. (1988) “ Messina nei secoli d’oro – Storia di una città
dal trecento al seicento “ Intilla Ed. Messina