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Le cautele di Moro, la congiuntura economica, le divisioni nei so-
cialisti e le resistenze nella DC e fra i potentati economici contribuirono
tutti al naufragio dell�unica esperienza riformista che ebbe l�Italia.
La presente tesi si propone pertanto di illustrare gli aspetti salienti che
portarono alla nascita del centrosinistra, alla sua evoluzione fino agli ul-
timi stanchi anni di questa formula di governo, con uno sguardo di carat-
tere generale sulla societ� italiana che in quel periodo viveva il �miraco-
lo economico� unito a nuove e vecchie condizioni di sfruttamento, po-
vert� e arretratezza.
Le fonti consultate sono costituite prevalentemente da saggi di sto-
ria politica nonch� opere di carattere pi� generale che illustrano in ma-
niera chiara la storia dell�Italia repubblicana; le pi� utilizzate ai fini di
questo lavoro sono state quelle di Guido Crainz �Storia del miracolo ita-
liano. Culture, identit�, trasformazioni fra anni cinquanta e sessanta�, di
Giorgio Galli �Storia del socialismo italiano�, di Paul Ginsborg �Storia
d�Italia dal dopoguerra a oggi. Societ� e politica 1943-1988”, di Stefano
Lanaro �Storia dell�Italia Repubblicana�, di Luciano Radi �Tambroni
trent�anni dopo. Il luglio 1960 e la nascita del centrosinistra�, di Pietro
Scoppola �La repubblica dei partiti� e, infine, il saggio di Giuseppe
Tamburrano �Storia e cronaca del centro-sinistra�. Sono state anche uti-
lizzate fonti di prima mano, ovvero gli scritti e gli interventi in Parla-
mento e ai Congressi delle principali personalit� politiche che segnarono
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l�esperienza di centrosinistra, focalizzando l�attenzione sul Partito socia-
lista e suoi esponenti di punta come Pietro Nenni e Riccardo Lombardi.
� stata altres� utilizzato un�utile e interessante saggio di Francesco Caz-
zola, �Governo e opposizione nel Parlamento italiano. Dal centrismo al
centro-sinistra: il sistema della crisi�, che, nella parte utilizzata, analizza
in maniera quantitativa le proposte legislative dei socialisti e il loro esito.
L�interesse prevalente per il PSI ha una motivazione precisa. � pur
vero che anche in campo democratico cristiano, precisamente nelle cor-
renti che si richiamavano ai valori popolari, vi fu una preparazione lunga
e attenta dell�incontro con i socialisti ma quello che caratterizz� in ma-
niera innovativa il centrosinistra fu il fatto che per la prima volta un par-
tito che si richiamava ai principi marxisti, anche se corretti dal moderati-
smo di Nenni e dal radicalismo di Lombardi, entrava � per usare
un�espressione dello stesso Nenni � nella �stanza dei bottoni�. Questo fu
anche il motivo della crescente resistenza alle riforme da parte di settori
interni ed esterni al governo. All�opposizione riconoscibile di molti
gruppi economici e sociali si sommavano elementi interni alla stessa
maggioranza come la corrente dorotea � ben rappresentata da Emilio Co-
lombo, dominatore della politica economica del Paese per un decennio �
che svuot� dall�interno l�alleanza di centrosinistra. Oltre a ci� il centro-
sinistra si trov� ad affrontare le trame eversive che culminarono con il
�Piano Solo� del generale Giovanni De Lorenzo.
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La tesi si compone di quattro capitoli. Il primo di questi illustra le
origini del centrosinistra. Si analizzano le premesse ideologiche che por-
tarono all�alleanza di centrosinistra insieme all�apertura a sinistra che fu
attuata all�indomani delle elezioni del 1953. La seconda legislatura fu in-
fatti caratterizzata dalla difficolt� di trovare alleanze centriste stabili, in
tal modo la DC spesso si trov� ad accettare i voti della destra pur di go-
vernare. L�alleanza con i socialisti dunque cominciava a farsi largo. Di
seguito si analizzano le posizioni della DC e del PSI ai Congressi del
1962 e 1961, rispettivamente.
Il secondo capitolo � costituito da un affresco sulla situazione socia-
le nel periodo in cui il centrosinistra nasceva. Successivamente, � affron-
tato il discorso relativo all�azione del governo Fanfani, appoggiato ester-
namente dai socialisti. Sono altres� analizzate le riforme attuate da questo
governo e l�attivit� parlamentare dei socialisti nell�ambito delle prime
legislature. Si noter� che questo governo, pur avendo solo un appoggio
esterno dal PSI, sar� quello che attuer� le uniche riforme, pur fra nume-
rosi ostacoli.
Il terzo capitolo tratta del centrosinistra organico, ossia quello in cui
il Partito socialista � entrato a pieno diritto nel governo. Viene esaminato
l�Accordo politico-programmatico per il governo di centrosinistra insie-
me alle condizioni che portarono al varo del primo governo organico di
centrosinistra, presieduto da Aldo Moro. Successivamente si prendono in
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considerazione le resistenze che il centrosinistra dovette affrontare, a
partire dalle tensioni interne al Partito socialista fino al �colpo di freno�
imposto dai dorotei dopo l�insuccesso elettorale del 1963.
Sono poi presi in considerazione gli anni del secondo e terzo gover-
no Moro, anni caratterizzati dal quasi completo immobilismo e che pos-
sono sicuramente essere definiti come un periodo di tempo completa-
mente sprecato. Tra l�altro in questo periodo, precisamente nell�estate
del 1964, si ha il primo tentativo di sovvertimento dell�ordine democrati-
co con il �Piano Solo� del generale De Lorenzo. Questo, insieme al ruolo
non perfettamente chiaro del Presidente della Repubblica, dimostra anco-
ra una volta, se mai ve ne fosse ulteriore necessit�, che le resistenze alle
riforme non erano solo politiche ed economiche e soprattutto che le osti-
lit� al centrosinistra non erano si svolgevano tutte nel pieno rispetto delle
regole democratiche.
Il capitolo termina con l�esame degli atti di governo da parte dei
ministri socialisti. Anche qui si evidenzia la profonda differenza tra i
propositi elettorali del PSI e le realizzazioni ottenute una volta arrivati al
governo.
L�ultimo capitolo riguarda il periodo in cui il centrosinistra, agoniz-
zante o � come lo definisce Silvio Lanaro � �praticamente in coma�, si
dibatte tra le indecisioni dei socialisti, divisi tra il �disimpegno� e le ri-
chieste di coinvolgimento del PCI nella maggioranza, e una situazione
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economica e sociale sempre pi� precaria che passa per le rivolte studen-
tesche e operaie a partire dal 1968 fino alla vera e propria eversione, di
estrema sinistra e di estrema destra, quest�ultima con la connivenza di
ampi settori deviati dello Stato. Si evidenzia l�appoggio del PSI agli ul-
timi governi di centrosinistra di Moro e la collaborazione del PCI nella
maggioranza, con i governi di solidariet� nazionale, infine sono trattate
le contraddizioni del centrosinistra relativamente allo scarto tra ideologia
e realizzazioni concrete.
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1. LE ORIGINI DEL CENTROSINISTRA
1.1. Le premesse del centrosinistra
Il centrosinistra si colloca all�interno della tendenza di lungo perio-
do del sistema politico italiano a svilupparsi attraverso una progressiva
aggregazione al centro di nuove forze; questa ha avuto diversi effetti e
diversi significati politici in successivi momenti storici. Uno degli ele-
menti che caratterizza il centrosinistra, soprattutto se confrontato con il
precedente periodo centrista, � la fase di preparazione. Per quello che
concerne il centrismo, infatti, Alcide De Gasperi ebbe un�intuizione ra-
pida e solitaria anche se fondata su una lunga meditazione intorno alla
crisi della democrazia fra le due guerre. Il centrosinistra invece ha una
preparazione lunga, teorizzata e motivata. Nasce prima come elaborazio-
ne della cultura politica e in seguito diviene formula parlamentare e di
governo. La sua lunga preparazione culturale � contemporaneamente una
ricchezza e una verifica dei suoi limiti e delle sue contraddizioni. Il pro-
blema di nuovi schieramenti e di un pi� grande collegamento fra le forze
popolari ha il sopravvento su ogni problema di contenuto
1
.
Per quanto riguarda il Partito socialista, Nenni, gi� nel 1955, apriva
ai cattolici, pur restando all�interno della proposta comunista perch� at-
10
tribuiva all�unione delle masse popolari e dei partiti che le rappresenta-
vano un effetto rinnovatore della politica.
Il Partito socialista in ogni caso acceler� il suo distacco dai comuni-
sti dopo gli avvenimenti d�Ungheria superando definitivamente la politi-
ca frontista. Il leader socialista per� si vide di fronte all�indisponibilit�
della DC alla collaborazione e oper� dunque per una diversa ipotesi. Il
25 agosto 1956, con l�incontro di Pralognan fra Nenni e Saragat, si deli-
ne� una possibile riunificazione socialista. Al congresso del PSI, svoltosi
a Venezia dal 6 al 10 febbraio 1957, Nenni vede la riunificazione sociali-
sta come premessa per un�alternativa al centrismo. Si invocano riforme
sociali, si preme per l�estensione dei poteri e dei compiti dello Stato, si
trascurano i problemi e l�inefficienza della macchina pubblica. Solo in
alcuni gruppi intellettuali si attua una vera revisione d�idee e mentalit�
ed emerge una vera cultura delle riforme, soprattutto dopo l�invasione
sovietica dell�Ungheria.
Nella Democrazia cristiana, l�ideologo del centrosinistra fu Aldo
Moro. La storia di quel periodo � largamente intrecciata con quella della
sua iniziativa all�interno del partito e nei confronti delle altre forze poli-
tiche, per la costruzione di nuovi equilibri. Prima ancora che Moro di-
venti segretario del partito nel 1959, e ancora anteriormente alle elezioni
del 1958, il centrosinistra era stato preparato da un notevole e vivace di-
battito all�interno della DC.
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La cosiddetta �terza generazione� democratico-cristiana recuper� e
reinterpret� la tradizione di De Gasperi e di Sturzo. La generazione pre-
cedente aveva visto il popolarismo legato all�immagine di crisi dello sta-
to liberale e quindi come un modello di cui diffidare. La �terza genera-
zione� invece, con la crisi del dossettismo, riscopr� De Gasperi e il popo-
larismo di Sturzo. Questo si un� alla riscoperta del movimento cattolico
grazie agli studi e alle acquisizioni della ricerca storica. Un efficacissimo
contributo fu dato da numerose iniziative editoriali di coloro che aveva-
no contribuito a formare la sinistra cristiana. Tali iniziative vedevano nel
recupero del modello popolare un esempio di coerenza e di coesione tra
le esigenze della laicit� della politica e quelle di una forte ispirazione cri-
stiana.
Si svilupp� quindi, con il modello sturziano di partito, l�interesse
per i contenuti della proposta popolare; i ceti medi e la questione meri-
dionale sono al centro dell�attenzione, il popolarismo ha al suo interno
un forte riformismo.
Una forte sensibilit� al popolarismo si sviluppa nella �sinistra di ba-
se� che si stacca nell�autunno del 1953 da �Iniziativa democratica� e d�
vita ad un gruppo all�interno del partito che attuer� una forte richiesta di
apertura a sinistra.
Emerge dunque con chiarezza come la tradizione popolare sia pre-
sente dentro il partito proprio mentre il centrismo si andava esaurendo in
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una lunga e incerta transizione. Era quindi possibile dare un peso anche
culturale alla ricerca di nuovi equilibri a sinistra. Per questo si batt� Ni-
cola Pistelli, figura rilevante nella storia della sinistra DC, che invocava
l�esperienza popolare a favore di un accordo con i socialisti e rilev� che
questa mancata intesa nei primi anni �20, aveva facilitato l�ascesa del fa-
scismo.
Malgrado questa preparazione culturale e politica, in ambito demo-
cratico-cristiano e socialista, il centrosinistra, soprattutto quello �organi-
co� di Aldo Moro si rivela poco produttivo soprattutto per ci� che con-
cerne le riforme economiche, politiche e sociali. Una prima risposta al
mancato riformismo � da ritrovare nella �straordinaria estensione e te-
nacia delle resistenze, e soprattutto del fatto che una parte di esse � le pi�
subdole, ma anche le pi� ricche di forza inerziale � non cessa certo dopo
l�avvento del tripartito Fanfani appoggiato dai socialisti��
2
, queste for-
ze: �alti comandi dell�esercito e dell�arma dei Carabinieri, prefetti e que-
stori in carriera gi� durante il ventennio o educati sotto il pugno di ferro
di Mario Scelba, servizi di sicurezza abituati a lavorare con la CIA
nell�ambito delle strutture della NATO non si persuaderanno mai [�]
che il modo migliore per isolare i comunisti consiste nell�offrire portafo-
gli ministeriali ai socialisti�
3
.
Secondariamente possiamo notare come vi sia una diversa conce-
zione del centrosinistra fra gli intellettuali e i politici. I primi, principal-
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mente cattolici, concepiscono il centrosinistra come un�occasione per ga-
rantire equit� distributiva, uguaglianza assistenziale e giustizia tributaria
per tutti
4
; i secondi, primo fra tutti Aldo Moro, apprezza la formula poi-
ch� permette al sistema politico di rimanere al sicuro da minacce eversi-
ve grazie al suo valore di accordo costituente che allarghi �l�area demo-
cratica�.
Infine � importante porre l�accento sulla situazione nel PSI che en-
tra al governo per la prima volta, insieme a forze moderate. Il partito �
diviso in maniera profonda. Da un lato c�� un�ala �autonomista�, che
cerca fortemente l�accordo con la DC, dall�altra due correnti di sinistra
che �in ossequio all�unit� di classe con il PCI (i cosiddetti carristi di Tul-
lio Vecchietti e Dario Valori) ora in nome della disseminazione di �con-
tropoteri� nella societ� borghese (i seguaci di Lelio Basso)
�5
. Ad aggra-
vare la situazione c�� il fatto che, a differenza della DC, il PSI non pos-
siede alcun mezzo di compensazione del dissenso interno con incarichi
di potere e che gli autonomisti non interpretano il centrosinistra nello
stesso modo: Nenni desidera far manovrare le leve del potere alle masse
popolari, cerca quindi di attuare una politica di stampo laburista. Riccar-
do Lombardi invece, attraverso la demolizione dei monopoli e nuove
leggi fiscali, urbanistiche e scolastiche, cerca di cambiare i rapporti fra le
classi fino ad arrivare alla trasformazione della natura stessa dello stato
6
.
14
Queste posizioni emergeranno con forza nel XXXIV Congresso di
Milano tenutosi nel 1961.
1.2: L’apertura a sinistra dopo le elezioni del 1953.
Il ruolo della sinistra democristiana nell�avvicinamento ai socialisti
fu molto importante. Fin dal maggio 1947 questa aveva criticato la scelta
centrista di De Gasperi ai danni della collaborazione con socialisti e co-
munisti. I dossettiani si impegnarono a fare della DC un partito riforma-
tore. Dopo l�Assemblea organizzativa del 6-9 gennaio 1949 e al Con-
gresso di Venezia dello stesso anno emerse il disegno di Dossetti di svi-
luppare un�azione riformatrice autonoma senza essere condizionati dalle
posizioni conservatrici di gran parte della Chiesa. La DC usc� dal con-
gresso del �49 con un programma riformatore che per� non fu facilmente
attuato per contraddizioni interne al partito e per l�ostilit� del Partito li-
berale e della destra cattolica. Nel 1950 si form� un nuovo governo De
Gasperi, senza il PLI, per accelerare l�attuazione delle riforme. Dossetti
comunque non lo ritenne soddisfacente poich� considerava, alla fine
dell�estate 1951, il suo partito �dipendente quasi del tutto dal clero;
l�influenza dell�area conservatrice vaticana molto pesante: l�episcopato,
pi� vicino ai problemi e ai bisogni della gente, non in grado di assumere
15
iniziative�
7
. Afferm� quindi che non vi erano spazi alternativi alla politi-
ca degasperiana.
La campagna elettorale per le elezioni politiche del 7 giugno 1953
fu molto dura: il premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale
(la cosiddetta �legge truffa�) non scatt� per pochi voti (57.000). Questo
fu dovuto anche al venire meno dei voti di destra delusi dalla politica
popolare della precedente legislatura. L�alleanza di centro, formata da
DC, PSDI, PRI, PLI, ottenne in ogni caso la maggioranza in Parlamento
ma fu sconfitta sul piano politico; critiche vennero da esponenti del
mondo cattolico, ma anche Saragat sostenne la necessit� di aprire al PSI.
L�esponente socialdemocratico sosteneva che Nenni aveva conseguito un
notevole incremento di voti con una campagna all�insegna
dell�autonomia dal PCI ed era dunque necessario condurlo ad un effetti-
vo distacco dai comunisti o a rivelare il carattere strumentale della sua
piattaforma elettorale. Bisogna anche ricordare che i socialdemocratici
non volevano De Gasperi n� come Presidente del Consiglio n� come mi-
nistro degli esteri per non permettergli di riprendere il progetto centrista
e quindi di restaurare l�equilibrio politico precedente.
Bocciato l�ottavo governo De Gasperi, per l�opposizione di social-
democratici e liberali, il Presidente della Repubblica Einaudi affid�
l�incarico a Giuseppe Pella. Questo governo, monocolore democristiano,
pur avendo l�appoggio del Partito monarchico, era dovuto all�iniziativa
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di Einaudi, questo evitava che si potesse ritenere frutto di una maggio-
ranza politica tra DC e monarchici.
Il governo Pella era destinato a rimanere in carica solo per il tempo
necessario alla chiarificazione tra i partiti. La destra cattolica ne approfit-
t� per ottenere un assetto pi� stabilmente conservatore attraverso le or-
ganizzazioni cattoliche di massa come l�Azione Cattolica. Luigi Gedda
elimin�, ad esempio, ogni velleit� progressista di Mario Rossi, liquidan-
dolo dalla presidenza della Giovent� di Azione cattolica. La sua mobili-
tazione per� non raggiunse gli obiettivi prefissati. Il 15 gennaio 1954 il
governo Pella cadde. L�iniziativa del Presidente del Consiglio di raffor-
zare il governo rinsaldando l�accordo con i monarchici fece ribellare la
maggioranza dei gruppi parlamentari, �conquistata ormai da Fanfani e
dai suoi amici, contrari ad una svolta moderata della Democrazia cristia-
na�
8
.
La crisi intervenne dopo che fu pubblicato su �La Discussione� un
articolo di De Gasperi che defin� il governo Pella �governo amico�; que-
sta dichiarazione fu interpretata come una sorta di estraneit� del partito
verso il governo stesso. Pella pretese un chiarimento che la direzione DC
concesse avallando la maggioranza precostituita con il partito Monarchi-
co; il governo comunque cadde nel momento della formazione della lista
dei ministri. I monarchici, infatti, chiesero la sostituzione del ministro
dell�Agricoltura Rocco Salomone, troppo impegnato nella riforma agra-
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ria. I gruppi parlamentari democristiani comunque si opposero, appog-
giati dal potente Presidente della Confederazione dei coltivatori diretti,
Paolo Bonomi.
Fanfani ottenne l�incarico di formare il governo ma non riusc� nel
suo intento di aprire ai socialisti con la copertura dei monarchici poich�
questi lo ritenevano responsabile delle dimissioni del governo presieduto
da Pella. Al pari di Fanfani fu sconfitto anche De Gasperi che nel discor-
so sulla fiducia alla Camera ne condivise le linee strategiche.
Caduto Fanfani, si form� una coalizione neocentrista presieduta da
Mario Scelba
9
. La destra cattolica cerc� comunque la rivincita durante il
Congresso nazionale democristiano. Il suo tentativo mirava ad isolare De
Gasperi e Fanfani per orientare il partito verso un moderatismo clericale.
La destra cattolica quindi cre� il �Movimento di Unione Nazionale� con
lo scopo di rompere l�unit� politica dei cattolici e attribuirne la responsa-
bilit� di fronte alla Chiesa ai dirigenti della DC che prospettavano
un�apertura ai socialisti. Forse per l�intervento di Pio XII comunque il
tentativo fall�, anzi ottenne l�effetto esattamente contrario
10
. Si pu� dire
che proprio il silenzio ecclesiastico consent� i tentativi della destra catto-
lica. L�intervento della Chiesa fece capire invece che, alla divisione dei
cattolici, si preferiva un maggiore impegno per arginare il PCI. Tramon-
tava quindi l�idea di una Chiesa antimodernista e fortemente politicizza-
ta.