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Capitolo 1
Lo status di potenza
Premessa
La locuzione grande potenza è generalmente utilizzata per
individuare quei paesi particolarmente influenti a livello
mondiale, attori principali nel sistema delle relazioni
internazionali e della politica globale. A titolo
esemplificativo, a conclusione della seconda guerra mondiale,
furono considerati grandi potenze i paesi vincitori: USA,
URSS
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, Regno Unito, Francia e Cina che, da allora, sono i 5
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con
l’esclusivo potere di opporre il veto su questioni
sostanziali. Si potrebbe, pertanto, ritenere che rientrino nel
novero delle grandi potenze quegli Stati che dispongono di
superiori capacità militari, fondate su cospicue risorse
interne - scientifiche, tecnologiche ed industriali -;
sostenuti da forti e strutturate economie in grado di
fronteggiare le spese per la sicurezza a livello
internazionale; dotati di capacità di proiezione di potenza
lontano dai confini e per lunghi periodi. Tuttavia, il modo
di valutare se un paese sia una grande potenza è cambiato nel
tempo, coerentemente con il mutamento degli scenari storico,
politico, militare ed economico globali, al punto che alcuni
analisti ritengono che il Giappone o la Germania, paesi vinti
della seconda guerra mondiale, abbiano già riacquisito lo
status di grande potenza dal passato dopoguerra; valutazione
accettabile qualora si applichi un certo criterio di
gradualità allo status di potenza, in base al particolare peso
attribuito a ciascuna delle caratteristiche sopraindicate, e
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con specifico riferimento, nel precedente esempio, al livello
di capacità economiche e tecnologiche raggiunto.
Pertanto, non esistono criteri assoluti e condivisi per
individuare, in maniera univoca, una grande potenza ed è,
invece, indispensabile rifarsi a precise teorie
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per
effettuare un’analisi coerente.
Le dimensioni dello status di potenza
Per il Fossati, lo status di potenza di un paese è definito
in base alla presenza o meno delle seguenti dimensioni:
chiarezza nella politica di definizione delle alleanze;
selettività regionale; capacità di attivazione in forum
negoziali regionali; selettività sub/regionale; capacità di
governance nella politica interna di altri paesi
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. Inoltre,
l’autore elabora la seguente classificazione, distinguendo
tra: potenza di basso profilo, piccola potenza, media potenza,
grande potenza e superpotenza, in relazione alle specifiche
dimensioni che caratterizzano il paese esaminato. In
particolare, nelle potenze di basso profilo non è presente
nessuna delle dimensioni sopraccitate; le piccole potenze sono
caratterizzate dalla chiarezza nella politica di definizione
delle alleanze e dalla selettività regionale; le medie potenze
hanno, oltre a tutte le dimensioni presenti nelle piccole
potenze, la capacità di attivazione in forum negoziali
regionali e la selettività sub/regionale; le grandi potenze
presentano tutte le dimensioni della media potenza, tranne la
selettività sub/regionale, ed in più la capacità di governance
nella politica interna di altri paesi; le superpotenze,
infine, sono caratterizzate dalle seguenti dimensioni:
chiarezza nella politica di definizione delle alleanze,
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capacità di attivazione in forum negoziali regionali e
capacità di governance nella politica interna di altri paesi,
ma non dalla selettività regionale e sub/regionale.
Per quanto detto, la Politica Estera (PE, nel seguito) è la
discriminate utile a valutare lo status della particolare
potenza in esame. Una potenza di basso profilo ha una PE di
omologo valore, caratterizzata cioè da un’ambigua definizione
delle alleanze di tipo economico e/o militare. La piccola
potenza, invece, supera tale ambiguità a favore di una PE che
prevede la gerarchizzazione delle regioni alle quali destinare
gli aiuti allo sviluppo ovvero il sostegno diplomatico; in
questo caso è presente ed effettiva la dimensione della
selettività regionale. Ad esempio, l’Italia, nel periodo della
Prima Repubblica, ha portato avanti una PE di basso profilo
avendo assunto, contemporaneamente, posizioni filo-
occidentali e terzomondiste nella scelta delle alleanze
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e
adottato, inoltre, la prassi della dispersione a pioggia degli
aiuti allo sviluppo, destinati ad un gran numero di paesi
diversi, senza operare alcun livello di selettività
regionale
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. Peraltro, va anche detto che una PE di basso
profilo non prevede interventi militari di alcun tipo, mentre
quella delle piccole potenze contempla l’intervento in
missioni di peacekeeping. Molti paesi europei, inoltre, sono
stati considerati piccole potenze semplicemente a causa della
loro ridotta dimensione geografica: è il caso dei paesi
scandinavi, dei Paesi Bassi, dell’Austria e della Svizzera
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,
per citare alcuni esempi significativi. In definitiva, le
piccole potenze sono escluse dalle principali arene di
concertazione, come nel caso della Spagna e dell’Italia -
quest’ultima membro dei principali forum negoziali dai tempi
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del G6 fino all’attuale G20 - poste a margine del processo
decisionale ed escluse dai vertici europei,
consuetudinariamente ristretti alla Germania, alla Francia e
alla Gran Bretagna
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.
La media potenza, rispetto alla piccola potenza, presenta,
inoltre, la dimensione della capacità di attivazione
regionale, ad esempio, attraverso forum negoziali che, oltre
ad avere una valenza politico-simbolica, hanno lo scopo
primario di creare relazioni economiche privilegiate e
consolidate tra gli stati partecipanti (casi emblematici sono
la Gran Bretagna con il Commonwealth, ma anche la Spagna con
le Cumbres Ibero-Americanas). La media potenza
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è anche
consapevole di non poter far parte del novero delle grandi
potenze poiché le limitate risorse economiche di cui dispone
non glielo consentono; pertanto sviluppa la sua azione
nell’ambito della selettività sub/regionale, per via
diplomatica e con aiuti allo sviluppo concentrati nelle aree
geografiche privilegiate, adottando un profilo selettivo
all’interno delle stesse (come la Francia con i paesi africani
francofoni o la Germania con l’Ostpolitik degli anni ‘70
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). La
media potenza, al contrario della piccola, è in grado di
promuovere validamente il proprio “sistema paese”
all’estero
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, anche assicurando un efficace sostegno
diplomatico alle proprie imprese che ivi operano. Di norma,
le medie potenze intervengono militarmente soltanto a sostegno
delle grandi potenze.
La grande potenza ha, rispetto alla media potenza, anche la
capacità di governance nei confronti dei paesi che ritiene
prioritari, che esercita tramite gli strumenti - economico e
militare - della PE, ad esempio, sostenendo i paesi in crisi
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economica a causa del processo di transizione verso
un’economia di mercato; e/o condizionandone in modo più o meno
diretto i processi interni di democratizzazione, mediando
anche nei conflitti che potrebbero essere soggetti ad
escalation (come nel caso dei conflitti culturali che hanno
interessato l’Europa dell’Est ed alcuni paesi del Terzo
Mondo). Inoltre, una grande potenza non si limita alla
selettività sub/regionale, in quanto le risorse economiche di
cui dispone, superiori rispetto a quelle di una media potenza,
le consentono di avere relazioni continuative, ampie ed
approfondite con tutti i paesi dell’area geografica di
interesse (come per gli Stati Uniti che investono in tutti i
paesi dell’America Latina). Infine, la grande potenza
interviene militarmente solo in modo selettivo.
In ultimo, la superpotenza interviene a livello globale sia
nel settore economico che in quello militare; pertanto, non è
costretta ai limiti di selettività regionale della grande
potenza.
Applicando tali criteri, si può notare come attualmente non
esistano superpotenze e come, nel passato, l’URSS abbia perso
questo status a seguito della crisi di Cuba del ’62 mentre gli
Stati Uniti con l’esito sfavorevole della guerra in Vietnam,
negli anni ’70. L’unica nazione che, invece, oggi riveste a
pieno titolo il ruolo di grande potenza sono gli Stati Uniti
d’America (anche se la governance verso il Venezuela e, fino
a qualche tempo fa, verso Cuba risulti piuttosto inefficace).
Attualmente, non sono probabilmente grandi potenze né la
Russia né la Cina.
Chiaramente l’analisi effettuata è valida se si adottano i
criteri sopraindicati. È anche vero, però, che lo status di
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potenza può essere definito e studiato sulla base di altri
criteri, come la reputazione, o ancora, la potenzialità del
paese studiato, ovvero sulla base di ulteriori indicatori
macro come il PIL, l’estensione territoriale, la popolazione
o le spese militari pro capite
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, giungendo a possibili,
differenti conclusioni.
Verso il caso russo
La Federazione Russa (nel seguito, per brevità, FR),
riconosciuta in ambito internazionale quale unico e storico
successore dell’URSS ha, nella veste di “ex grande potenza”,
operato fin dal dissolvimento dell’Unione Sovietica, nell’89,
con continuità per mantenere inalterata la propria influenza
verso i paesi appartenenti all’ex blocco sovietico, oltre che
in quelli di tradizionale e prioritario interesse, con alterne
vicende legate alla stabilità politica interna ed alle
capacità economiche e militari possedute.
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Con tali premesse, si tenterà, nel corso di questa
trattazione, di valutare quale status di potenza attribuire
alla FR, esaminando brevemente le attività svolte durante la
presidenza Eltsin e concentrandosi maggiormente su quelle
realizzate durante le presidenze Putin, il tutto tenendo conto
innanzitutto del potere attuale e poi di quello potenziale del
paese studiato
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