5
All�interno della tesi si pu� notare una differenza tra i primi due
capitoli, che abbracciano circa due anni, e gli ultimi due, che vanno dal
gennaio 1947 al giugno dello stesso anno: nei primi due prevarr� un
impostazione di tipo pi� �cronachistico� che critico, mentre nei due
successivi sar� prevalente l�impostazione critica.
I primi due capitoli sono dedicati alle trattative per il Trattato di Pace
e all�emergere della figura di De Gasperi e della D.C. come interlocutori
privilegiati degli angloamericani. Infatti gi� il 26 giugno del 1945 Noel
Charles, ambasciatore inglese a Roma, dir� �il partito che mi pare sarebbe
opportuno aiutare � la DC [�]�
3
.
L�ampia trattazione dedicata alla questione della pace � giustificata
dal fatto che il problema di una pace �giusta� e onorevole � stata una que-
stione che ha monopolizzato la nostra diplomazia e l�opinione pubblica per
circa due anni.
L�Italia, pensando di aver pagato il debito di guerra con la cobellige-
ranza, riteneva ancora di poter conservare una posizione di potenza nel
Mediterraneo e cercava per farlo, di arrivare ad una pace che non la umi-
liasse troppo.
Alla fine il trattato risult� per gli italiani un diktat; alle speranze di
una pace �con� l�Italia si oppose la realt� di una pace �per� l�Italia. E dal
momento della stesura del trattato, la parola d�ordine della diplomazia ita-
liana sar� invocarne la revisione.
Per capire il contesto in cui si arriv� alla stesura del trattato, oltre a
tener presente l�evolversi della politica internazionale, � bene mettere a
3
Citato in: David W. ELLWOOD, L’alleato nemico. La politica dell’occupazione an-
glo-americana in Italia 1943/1946, Milano, Feltrinelli, 1977, pag. 155.
6
fuoco anche la posizione dell�Italia all�uscita della guerra e le sue possibili-
t� di manovra nel campo internazionale.
L�Italia fascista aveva condotto una guerra imperialista, una guerra
aggressiva, al fianco della Germania di Hitler, e ne era uscita sconfitta e
militarmente occupata dalle forze anglo-americane.
Che si voglia accettare o meno, nella sua semplicit�, l�espressione
del Vigezzi, secondo cui �l�Italia che esce dalla seconda guerra mondiale �
[�] �l�impotenza� fatta persona�
4
, rende bene l�idea di quel che era l�Italia
alla fine del conflitto.
Inoltre il colpo di stato attuato dall�alto, cio� da Vittorio Emanuele
III e da Badoglio, e la loro seguente fuga a Brindisi con la formazione di un
governo presieduto da lo stesso Badoglio, avevano reso possibile la conti-
nuit� dello stato, fortemente voluta da chi, come Churchill, desiderava
un�Italia debole nel dopoguerra per mantenere un ruolo preponderante alla
Gran Bretagna nel Mediterraneo. Infatti continuit� dello stato significava
anche rispettare gli impegni presi con la firma del long armistice.
Ma un atteggiamento punitivo per la sorte dell�Italia non riguardava
solo la Gran Bretagna, anche francesi e sovietici (per citare le due potenze
che ebbero un ruolo importante durante i negoziati di pace), che erano stati
aggrediti durante la guerra, nutrivano sentimenti punitivi verso l�Italia.
L�Italia era stato l�aggressore sconfitto e ancora agli inizi dell�ottobre
del 1947, dopo l�espulsione delle sinistre e l�adesione formale al Piano
Marshall, il Primo Lord dell�Ammiragliato inglese, discutendo con Bevin
la restituzione della �Vittorio Veneto� all�Italia, diceva: �[�] � necessario
4
Brunello VIGEZZI, De Gasperi, Sforza, la diplomazia italiana e la percezione della
politica di potenza dal trattato di pace al Patto Atlantico (1947-1950), in �Storia Con-
temporanea�, IV 1985, Bologna, Il Mulino, pag. 661.
7
ricordare in maniera gentile agli italiani che ci hanno dichiarato guerra e
che noi li abbiamo sconfitti. Ma prima della loro disfatta, ci hanno provoca-
to danni irreparabili, che noi non possiamo e che essi non dovrebbero di-
menticare. A causa di tali danni siamo ora una nazione povera, tanto quanto
la loro, e non possiamo fare doni caritatevoli come gli Stati Uniti.[�] Le
nostre ragioni, come le nostre memorie, sono condizionate in maniera di-
versa rispetto a quelle degli americani�
5
.
La stessa sconfitta militare, le clausole del lungo armistizio e l�occu-
pazione anglo-americana, resero difficile, e per i primi periodi impossibile,
ogni libert� di manovra in campo internazionale.
Un successo, in questo quadro, fu l�iniziativa di Renato Prunas che
port� al ripristino dei contatti diplomatici con l�U.R.S.S., ma le possibilit�
di movimento dell�Italia rimasero limitate, e Quaroni, designato ambascia-
tore a Mosca, si affrett� a ridimensionare la portata di questo successo.
Gi� nell�agosto 1945, lo steso Quaroni, aveva scritto in un rapporto,
indirizzato al nostro Ministro degli Esteri De Gasperi, commentando la
Conferenza di Potsdam: �l�occupazione della Cecoslovacchia da parte di
Hitler ha aperto un nuovo capitolo della storia d�Europa: l�Europa oggetto
di politica coloniale. [�] Noi non siamo pi� un soggetto, ma un oggetto di
politica internazionale [�]�
6
.
La firma del trattato di pace, alla cui stesura si era arrivati dopo forti
scontri tra i tre all�interno della Conferenza di Pace, sar� per questo presen-
tata da De Gasperi come l�uscita da uno stato di minorit�. In realt� l�Italia
5
Citato in: Antonio VARSORI, L’incerta rinascita di una ‘tradizionale amicizia’: i col-
loqui Bevin-Sforza dell’ottobre 1947, in �Storia contemporanea�, IV 1984, Bologna, Il
Mulino, pag. 629.
6
Citato in: Paolo CACACE, Venti anni di politica estera italiana (1943-1963), Roma,
Bonacci, 1986, pag. 153.
8
non recuperer� pi� quelle libert� di manovra del periodo prefascista dato
l�inizio della Guerra Fredda. Una politica di �potenza� concepita secondo i
vecchi schemi non era pi� possibile, i tempi erano completamenti mutati.
Comunque con la firma del trattato di pace si chiude un periodo in
cui la politica estera italiana era stata monopolizzata dai problemi ad esso
relativi, e viene meno anche uno dei motivi per il quale De Gasperi aveva
continuato l�alleanza con le sinistre nel governo.
Si vedr� anche, come in questo periodo De Gasperi, abilmente, man-
terr� il ministero degli esteri e si appogger� sempre di pi� all�America per
legittimare le sue posizioni di politica interna, come nel caso dell�anticipo
delle elezioni amministrative sulle elezioni politiche e sul problema della
Costituente.
La rottura con le sinistre, le influenze esterne da parte del Vaticano e
degli Stati Uniti che premevano in questa direzione, e le mosse di De Ga-
speri nel primo semestre del 1947, sono lo scopo degli altri due capitoli
della tesi.
Si vedr� come la tesi di Pietro Scoppola, secondo cui la rottura della
collaborazione con i comunisti, �fu per De Gasperi un prendere atto di una
situazione di fatto gi� esistente�
7
, sia sostanzialmente inesatta, e si analiz-
zer� invece il ruolo attivo che De Gasperi svolse al fine dell�estromissione
dei comunisti dal governo. Si vedr� come l�alleanza tripartita fosse stata
sempre considerata transitoria dal leader della D.C., come il suo anticomu-
nismo si possa riscontrare sin dal memorandum Della Torre del dicembre
1942, e come gi� nel settembre del 1946 De Gasperi, nel colloquio che eb-
be con Henry Tasca, rappresentante del ministero del Tesoro americano
7
Pietro SCOPPOLA, La proposta politica di De Gasperi, Bologna, Il Mulino, 1988
3
,
pag. 309.
9
presso l�ambasciata di Roma, espresse l�opinione di arrivare quanto prima
ad uno scontro con il PCI, per estrometterlo dal governo.
Beninteso le responsabilit� di De Gasperi sono imputabili alla sola
estromissione dei comunisti, e non a quella che molte volte viene definita
�la scelta di campo occidentale�. Non si tratter� di mettere in discussione la
�scelta� occidentale.
Su questo campo non c�era una vera e propria possibilit� di scegliere
tra oriente e occidente, o di condurre una politica di neutralit� come soste-
neva ad esempio Manlio Brosio, che sostitu� Quaroni a Mosca nell�autunno
del 1946
8
.
L�Italia faceva gi� parte del campo occidentale. Erano stati gli eserci-
ti anglo-americani, con l�essenziale aiuto della Resistenza al Nord, a libe-
rarla e, volutamente, gli anglo-americani tennero fuori dall�ACC (Allied
Control Commission) i sovietici, cos� come l�AMGOT (Allied Military Go-
vernment of Occupied Territories), che deteneva l�amministrazione dei ter-
ritori occupati, era controllato dagli angloamericani.
Gli angloamericani stabilirono cos� quello che � passato alla storia
come il �precedente italiano�, che permetter� ai sovietici, a loro volta, di
tenere britannici e americani lontani dagli affari interni dei paesi dell�est
Europa liberati dall�Armata Rossa.
I sovietici protestarono per la loro estromissione dall�ACC e, con il
riconoscimento del governo Badoglio, non c�� dubbio che intendessero a-
prirsi un margine di manovra nella penisola. Ma il fatto stesso che Stalin
non protestasse pi�, per la condizione di minorit� in cui erano relegati i so-
8
Massimo DE LEONARDIS, Manlio Brosio a Mosca e la scelta occidentale, in
L’Italia e la politica di potenza in Europa (1945-1950), a cura di Ennio DI NOLFO,
Romain H. RAINERO, Brunello VIGEZZI, Settimo Milanese, Marzorati, 1990, pagg.
123-152.
10
vietici in Italia, quando si incontr� con Churchill a Mosca per la suddivi-
sione dell�Europa in zone di influenza, � sintomo che l�Italia, tacitamente,
fosse ricaduta sotto l�influenza britannica.
Anche l�amministrazione Roosevelt non era contraria alle zone di in-
fluenza, infatti la teoria dei “four policemen”, avanzata dal consigliere di
Roosevelt, Harry Hopkins, suddivideva il globo in quattro zone di influen-
za sotto quattro potenze (Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina, Gran Breta-
gna) che ne avrebbero dovuto garantire la stabilit�.
Il fatto che poi all�influenza britannica si venne a sostituire quella
americana fu dovuto ad una serie di fattori tra cui, il declinare della potenza
economica britannica e, un maggior interesse americano all�Europa occi-
dentale soprattutto per la possibilit� di instaurarvi un mercato vasto che po-
tesse attirare il surplus di prodotti americani e per la rottura della collabora-
zione bellica con l�U.R.S.S..
�Il gruppo dirigente italiano non si pose quindi mai [�] il problema delle aree
d�influenza in termini di �scelta� tra l�una e l�altra. L�area di appartenenza non era, n�
poteva essere, oggetto di scelta da parte di alcuna delle forze politiche nazionali in
quanto sfuggiva totalmente al loro controllo e al loro intervento [�]�
9
.
Lo stesso Togliatti non era contrario agli aiuti inviati dagli americani
n�, obiettava, con le dovute riserve, che gli americani, per l�invio di aiuti,
richiedessero delle garanzie di stabilit� politica al governo italiano
10
.
9
Saverino GALANTE, La fine di un compromesso storico. Pci e Dc nella crisi del
1947, Milano, Franco Angeli, 1980, pagg. 36-37.
10
Giuseppe VACCA, La politica di unità nazionale dei comunisti (1945-1949), in
�Studi Storici�, I 1990, Roma, Editori Riuniti Riviste, pag. 17-21.
11
De Gasperi esplic� il suo ruolo attivo nella scelta dei tempi, dei mo-
di, dei contenuti di come avvenne il definitivo collocamento occidentale, e
di come si scelse di rimanere nel campo occidentale.
Gli americani non ebbero il bisogno di fare pressioni sulla DC per
incentivare la rottura, anzi fu De Gasperi che cerc� sempre di pi� di ri-
chiamare l�attenzione americana verso la penisola, tramite i continui mes-
saggi in riguardo al pericolo, costantemente dilatato, del fenomeno comuni-
sta in Italia; coadiuvato in questo campo dall�azione del Vaticano e dal ruo-
lo svolto da Myron C. Taylor a Roma e trovando in Alberto Tarchiani, am-
basciatore a Washington, un uomo di posizioni anticomuniste forse ancore
pi� forti di quanto lo fossero quelle dello stesso De Gasperi.
Era la teoria della �coabitazione forzata�, espressa da Attilio Piccio-
ni, segretario della DC, gi� il 15 novembre 1946, che si scontrava dall�altra
parta con la volont� del PCI a restare nel governo, anche a costo di sacrifi-
ci, per garantire la legittimit� della propria azione.
De Gasperi scelse nel maggio del 1947 di rompere l�alleanza triparti-
ta, spostando il futuro dell�Italia verso centro-destra, e ad un allineamento
con la superpotenza americana: di queste scelte fu parte attiva.
Si noter�, inoltre come soprattutto nell�ultima parte del lavoro, si
tengano molto in considerazione alcuni elementi di politica interna, questo
� dovuto al fatto che fra politica estera e interna si stabil� nel dopoguerra un
forte parallelismo, e non solo in Italia, dovuto alla situazione createsi in
ambito internazionale.
12
CAPITOLO I
DALLA RIPRESA DEI RAPPORTI DIPLOMATICI
ALLA RESTITUZIONE DELLA SOVRANITÀ
SUL NORD ITALIA
L�Ambrosiano annuncia la formazione di un governo militare presieduto da Badoglio.
Fonte: Storia d’Italia Einaudi, 1861-1975. Il nuovo Stato dalla monarchia alla
repubblica, CD ROM VII, Giulio Einaudi/Arnoldo Mondadori, 2002.
13
I.1 L�Italia dalla caduta del fascismo al primo governo
Bonomi
Il 10 luglio 1943, con le truppe dell�asse che ripiegavano su pi� fron-
ti, le truppe anglo-americane sbarcavano in Sicilia. Il 19 Roma venne bom-
bardata per la prima volta, �in patria il consenso al regime, gi� in declino,
si sgretol� in seguito ai bombardamenti aerei alleati, alla mancanza di cibo,
all�impennata dei prezzi�
11
.
Nella notte tra il 24 e il 25 luglio il Gran consiglio del fascismo vot�
una mozione di sfiducia a Mussolini (19 voti a 7), il 25 il duce veniva arre-
stato sugli scalini di Villa Savoia per ordine del Re che aveva gi� fatto pas-
si per sostituirlo con il maresciallo Badoglio. Il 3 settembre a Cassabile si
ha la firma dell�armistizio tra Italia e Alleati (il Breve Armistizio). La resa
veniva completata il 29 settembre a bordo della corazzata Nelson nel porto
di Malta con la firma da parte di Badoglio del �Lungo Armistizio� che in
pratica rimarr� in vigore fino alla firma del trattato di pace. Intanto l�8 set-
tembre il Re e Badoglio erano fuggiti da Roma, sotto l�avanzata nazista, e
si erano rifugiati a Brindisi per garantire la continuit� dello stato
12
. Il 9 set-
tembre a Roma si form� il primo CLN ( Comitato di Liberazione Naziona-
le), il 7 ottobre fu costituito il CLNAI.
Il lungo armistizio che, �prevedeva tra l�altro la creazione del mec-
canismo di controllo dell�Italia dopo la capitolazione con la costruzione
11
Paul GINSBORG, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-
1988, Torino, Einaudi, 1989, pag. 6.
12
Francesco BARBAGALLO, La formazione dell’Italia democratica, in AA.VV., Sto-
ria dell’Italia repubblicana Einaudi, vol. I, Milano, Mondolibri S.p.a., 2000, pagg. 8-9.
14
della Commissione alleata di controllo [ACC, Allied Control Commission]
divenuta effettiva a partire dal 10 novembre 1943�
13
, privava inoltre il go-
verno della possibilit� di conservare diretti rapporti internazionali. L�Italia
usciva dalla guerra al fianco della Germania nazista, con la resa incondi-
zionata: era un paese aggressore sconfitto.
Nonostante i tre grandi vivano un momento di concordia, l�Unione
Sovietica viene esclusa da qualsiasi forma di partecipazione al controllo
italiano
14
.
A Brindisi intanto si sviluppava in embrione un tentativo di rinascita
della politica estera italiana.
Giustamente lo storico Christopher Seton-Watson fa osservare che
�l�obbiettivo primario della politica estera italiana durante la formazione e i
primi passi della Repubblica fu quello di recuperare, per quanto era
possibile, la posizione di cui l�Italia aveva goduto prima del 1922, sia per
quello che riguardava le frontiere, sia, pi� in generale, per far entrare a far
parte a pieno diritto della comunit� internazionale�
15
, questa osservazione �
valida anche per l�ultimo periodo monarchico, ed � in quest�ottica che
vanno osservati i primi passi del nuovo governo di Brindisi.
13
Enzo COLLOTTI, Collocazione internazionale dell’Italia dall’armistizio alle pre-
messe dell’alleanza atlantica (1943-1947), in AA.VV., L’Italia dalla liberazione alla
Repubblica, Milano, Feltrinelli, 1977, pag. 40.
14
I sovietici faranno parte solo della Consiglio Consultivo per l�Italia (A.C.I. Advisory
Council for Italy), organo con scarsi poteri, nel quale entreranno anche i rappresentanti
inglesi, americani, greci, jugoslavi e un rappresentante della �Francia libera�. I sovietici
non erano al corrente neanche della trattative per la resa definitiva dell�Italia vedi: Da-
vid W. ELLWOOD, L’alleato… op. cit., pag. 42.
15
Chirstopher SETON-WATSON, La politica estera della Repubblica italiana, in La
politica estera italiana / 1860-1985 a cura di Richiard J.B. BOSWORTH e Sergio RO-
MANO, Bologna, Il Mulino, 1988, pag. 331.
15
Mentre la resistenza prende impeto dopo l�inizio del dominio nazista
nel nord, il 13 ottobre il Regno del Sud dichiarava guerra alla Germania
16
:
all�Italia veniva concesso cos� lo stato di cobelligerante.
Il Moscow Agreement, approvato al termine della Conferenza dei
ministri degli Esteri dei Tre Grandi a Mosca, per quanto riguarda l�Italia af-
fermava, tra l�altro, la necessit� di un ampliamento del governo italiano ai
settori del popolo che si erano sempre opposti al fascismo
17
.
Il 21 ottobre Vittorio Emanuele III fa conoscere la propria decisione
di abdicare al momento della liberazione di Roma, ma i C.L.N. dichiarano
di non voler collaborare con il governo, subordinando la collaborazione alla
cacciata del re.
L�11 febbraio il Governo Badoglio si trasferisce a Salerno dopo che
� stata restituita la sovranit� italiana a sud dei confini settentrionali delle
province di Salerno, Potenza, Bari.
Tra il dicembre del 1943 e il marzo 1944, grazie anche all�opera di
Renato Prunas, Segretario generale del neonato ministro degli esteri, avvie-
ne lo stabilimento di rapporti ufficiali con l�unione Sovietica. La speranza
italiana era di provocare un gesto parallelo fra gli anglo-americani con il ri-
conoscimento dello status di alleato. All�apertura sovietica fa riscontro pe-
r�, per ora, una dura reazione anglo-americana.
16
Alla dichiarazione di guerra alla Germania era stato subordinato dagli alleati
l�attribuzione dello status di Cobelligerante. Vedi: Enzo COLLOTTI, Collocazione in-
ternazionale… op. cit., in AA.VV., L’Italia dalla liberazione… op. cit., pagg. 40-41.
17
L�allargamento del governo non avverr� per il momento data la forte reticenza di
Churchill, valga come esempio il suo famoso �discorso della caffettiera� del 22 febbraio
1944, vedi Paolo CACACE, Venti anni… op. cit., pag. 45. Anche in David W. EL-
LWOOD, L’alleato… op. cit., pag. 70.
16
Il comandante Ellery W. Stone, capo esecutivo dell�ACC, e Harold
MacMillan, ministro residente britannico, comunicano a Prunas che ameri-
cani e inglesi non intendono seguire l�apertura sovietica, mentre Mason-
MacFarlane, rivolge un duro monito a Badoglio per aver scavalcato le clau-
sole dell�armistizio.
Il segretario di stato americano, Cordell Hull, protesta vigorosamente
con l�ambasciatore sovietico Gromiko per l�iniziativa sovietica.
Il ritorno in Italia di Ercole Ercoli (Palmiro Togliatti), con la famosa
�svolta di Salerno�
18
, cio� la decisione di accantonare la questione istituzio-
nale e di formare subito un governo di unit� nazionale, e le pressioni ameri-
18
Sui motivi di dipendenza e indipendenza dall�U.R.S.S. connessi con la svolta di Sa-
lerno si veda: Antonio GAMBINO, Storia del dopoguerra dalla liberazione al potere
Dc, Roma-Bari, Laterza, 1988
3
, pagg. 35-50. Per due interpretazioni che mettono in ri-
salto soprattutto le scelte di indipendenza dall�U.R.S.S. e la proposta di una �via nazio-
nale al socialismo�: Roberto GUALTIERI, Togliatti e la politica estera italiana. Dalla
Resistenza al trattato di pace 1943-1947, Roma, Editori Riuniti, 1995, pagg. 3-42; Pao-
lo SPRIANO, Storia del partito comunista. La Resistenza, Togliatti e il partito nuovo,
vol. V, Torino, Einaudi, 1978
2
, 282-337; per una visione opposta a quella di questi ulti-
mi due saggi, Roberto GAJA, L’Italia nel mondo bipolare, Bologna, Il Mulino, 1995,
pagg. 49-71, saggio che comunque sottovaluta molti aspetti della svolta di Salerno,
all�interno della tesi di fondo dell�intero libro che tende a mettere in luce una dipenden-
za di fondo del PCI all�U.R.S.S. sino a Gorbaciov, in contrapposizione al ruolo attivo
della DC e diplomazia italiana. Ma soprattutto si deve vedere il saggio di Silvio Pons,
che si avvale di studi recenti, e mette l�accento sull�incontro tra Togliatti e Stalin, svol-
tosi nella notte tra il 3 e il 4 marzo, cercando di dimostrare la non estraneit� di Togliatti
nel momento chiave della decisione: Silvio PONS, L’Italia e il PCI nella politica estera
dell’URSS (1943-1945), in Dagli archivi di Mosca. L’URSS, il Cominform e il PCI
(1943-1951), a cura di Francesca GORI e Silvio PONS, Roma, Carocci, 1998
2
, pagg.
19-63 e soprattutto pagg. 34-40.
17
cane, provocano un cambiamento di rotta della politica inglese che cos� si
avvicina alla linea americana favorevole ad un ampliamento governativo.
Tutto ci� mentre dal Vaticano si infittiscono i tentativi per far si che
gli U.S.A. svolgano un ruolo pi� attivo verso l�Italia svincolandosi dalla
politica inglese. Molto significativo a questo proposito il memorandum che
Ennio Di Nolfo
19
attribuisce a Mons. Domenico Tardini, assistente segreta-
rio di Stato Vaticano, del dicembre 1943 in cui, dopo aver parlato della for-
za dei comunisti dovuta alla situazione di miseria italiana, si invoca l�aiuto
americano: �solo gli Stati Uniti possono fornire rimedio a tale situazione.
Le risorse e le industrie britanniche non sono in grado di fornire all�Italia
tutto ci� che � richiesto [�]� e si passa poi a far leva sul rendiconto che ci�
avrebbe per gli U.S.A.: �cos� gli Stati Uniti acquisterebbero una magnifica
base nel cuore dell�Europa [�]�
20
Intanto il 10 aprile Re Vittorio accetta di passare la luogotenenza al
figlio Umberto, il 22 aprile nasce il secondo governo Badoglio, il governo
dell��esarchia�.
Il 4 giugno viene liberata Roma ad opera degli eserciti alleati, la ra-
pida avanzata degli alleati in Normandia e dell�Armata Rossa nell�est
dell�Europa, si accompagna ad un disimpegno ancora maggiore
dell�Unione Sovietica verso l�Italia le cui cause sono, secondo Quaroni,
ambasciatore italiano a Mosca, anzitutto �il sempre pi� marcato riconosci-
mento da parte dell�U.R.S.S. del fatto che l’Italia è nella zona di influenza
anglo-americana [�]. La caduta dei satelliti orientali ha creato in un certo
19
Ennio DI NOLFO, Vaticano e Stati Uniti 1939-1952 (dalle carte di Myron C. Ta-
ylor), Milano, Franco Angeli, 1978, pagg. 279-297.
20
Ivi, pag. 293. Nel memorandum si fa anche il nome di De Gasperi come possibile Ca-
po del Governo da far succedere a Badoglio.
18
senso un parallelismo di interessi fra Russia e anglo-americani [�]�
21
, alla
non ingerenza anglo-americana nell�est corrisponde una non ingerenza so-
vietica nelle vicende italiane. Il concetto delle sfere d�influenza nel dopo-
guerra era gi� delineato, ��questa non � una guerra come quelle del passa-
to� Stalin fece osservare una volta a Milovan Djilas; �Chiunque occupa un
territorio impone anche il proprio sistema sociale. Ognuno impone il pro-
prio sistema nei limiti in cui il suo esercito ha il potere di farlo. Non pu�
essere diversamente��
22
.
L�8 giugno sotto pressione del CLN il luogotenente cede e revoca
l�incarico di formare un nuovo governo a Badoglio; il CLN impone Bono-
mi. Il governo Bonomi si insedier� ufficialmente il 18 giugno, Bonomi avr�
anche la carica di ministro degli esteri. �La reazione di Churchill alla boc-
ciatura di Badoglio � furente�
23
, ma il fatto stesso che tale reazione porti
solo al veto di Sforza agli esteri � il sintomo che poco alla volta l�influenza
americana si va sostituendo a quella inglese.
Le forti pressioni dell�elettorato italo-americano contribuiscono a
questo cambiamento di linea della politica americana, la dichiarazione di
Hyde Park del 26 settembre 1944, seguita all�incontro di Quebec tra Roo-
sevelt e Churchill, con cui ha inizio la politica degli aiuti, costituisce la
prova del sempre maggior interesse americano alla penisola
24
.
21
Citato in: Roberto MOROZZO DELLA ROCCA, La politica estera italiana e
l’Unione Sovietica (1944-1948), Roma, La Goliardica, 1985, pag. 43. Corsivo nel testo.
22
Citato in: David W. ELLWOOD, L’alleato… op. cit., pag. 11.
23
Paolo CACACE, Venti anni… op. cit.,pag. 61.
24
David W. ELLWOOD, L’alleato… op. cit., pagg. 90-124.