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portoghese non era soddisfatta della troppo stretta alleanza con l’Inghilterra.
Per questo, nel momento della crisi della monarchia, i borghesi ritirarono
l’appoggio alla corona, orientandosi verso un ideale repubblicano. Il
compromesso tra la borghesia e le forze operaie permise la caduta della
monarchia, in cambio di riforme economiche e sociali. Infatti, nell’ottobre 1910,
dei reparti della marina e dell’esercito, appoggiati da numerosi civili, attuarono
un colpo di Stato, a seguito del quale fu proclamata senza resistenza la
Repubblica. L’ultimo erede al trono dom Manuel II fu costretto all’esilio in
Inghilterra, da dove non fece più ritorno (Oliveira, 1972:21). La situazione
finanziaria del paese continuò ad aggravarsi anche per gli effetti della seguente
partecipazione alla prima guerra mondiale e per i contrasti che travagliavano la
società.
I numerosi governi succedutisi dall’instaurazione della Repubblica
operarono molti cambiamenti nella società portoghese, nel tentativo di toglierle
il carattere feudale che aveva. Furono decretate misure anticlericali, gli ordini
religiosi vennero soppressi e furono chiusi gli istituti di insegnamento e di
assistenza da essi diretti. I beni ecclesiastici vennero espropriati, fu introdotto il
divorzio e riconosciuta l’uguaglianza della donna all’interno della famiglia. Così
il nuovo regime si attirò l’ostilità della Chiesa cattolica di altri paesi, non solo di
quella portoghese. Si cercò anche di porre rimedio all’altissimo tasso di
analfabetismo (il 60% della popolazione non sapeva leggere e scrivere) che
limitava il diritto di voto, inficiando il valore delle elezioni cui il regime
repubblicano attribuiva molta importanza (ibid.:53). Ma, paradossalmente, il
Ministero per la Pubblica Istruzione non venne mai restaurato dai repubblicani,
costretti a fare economia. Pure la legge elettorale venne modificata allo scopo di
riequilibrare la partecipazione dei vari ceti al processo di rinnovamento politico.
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Si ebbero, specie per le donne, piccoli ma importanti cambiamenti nell’arcaica
società portoghese: esse cominciarono ad accedere all’istruzione superiore e a
molte professioni prima loro precluse.
Il nuovo regime dette inizio a un graduale allargamento delle libertà, da
cui però rimasero esclusi i monarchici e i religiosi, almeno nei primi anni di vita
della Repubblica. Venne confermata l’espulsione dei gesuiti e degli altri ordini
religiosi, le proprietà ecclesiastiche passarono allo Stato che ne concesse al clero
solo l’uso; la Chiesa venne infine separata dallo Stato. Si ruppero le relazioni
diplomatiche con la Santa Sede. Dopo pochi anni, in occasione delle apparizioni
di Fátima, vennero ripresi i rapporti con il Vaticano, permanendo però la
legislazione laica. L’anticlericalismo, già diffuso nelle classi medie urbane,
assunse proporzioni ancor più vaste a causa del parziale recupero di potere da
parte della Chiesa e finì per diventare una caratteristica della psicologia
collettiva (Albonico, 1977:38) fino ad assurgere ad essenza distintiva del regime
repubblicano.
Dalla monarchia il governo repubblicano aveva ereditato una situazione
economica tutt’altro che florida: fortemente ritardato era lo sviluppo industriale
e il ruolo dell’agricoltura era predominante e contrassegnato dalla generale
arretratezza del sistema capitalistico. Le famiglie più ricche, dopo
l’instaurazione della Repubblica, preferirono trasferire i loro capitali all’estero,
aggravando la tendenza inflazionistica. Non aiutò molto la promulgazione di
una più favorevole legislazione operaia che, a giudizio di Albonico (1977:43),
incentivò le correnti anarchiche e del sindacalismo rivoluzionario, piuttosto che
il socialismo.
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Il paese soffriva di un alto grado di dipendenza finanziaria dalla Gran
Bretagna: sotto la monarchia i prodotti inglesi avevano invaso il Portogallo in
cambio di facilitazioni nell’esportazione del vino di Porto in Inghilterra e
dell’appoggio dei britannici ai re portoghesi. Una volta caduta la monarchia, la
situazione non cambiò di molto. Il risultato fu che la nascente industria
portoghese incontrava molte difficoltà nel suo sviluppo. L’alleanza con la Gran
Bretagna era evidenziata anche da un memorandum in cui gli inglesi chiedevano
al Portogallo di rinunciare alla neutralità nel primo conflitto mondiale (Pabón,
1945:381).
In effetti, il paese entrò in guerra nel 1917 contro i Grandi Imperi; questa
decisione venne stimolata anche da alcuni scontri che le truppe portoghesi in
Africa avevano avuto con quelle tedesche, scaramucce che precedettero la
formale dichiarazione di guerra della Germania al Portogallo.
Era così debole la posizione politica internazionale del Portogallo che le
maggiori potenze europee si erano accordate in precedenza, nel 1913, per la
spartizione delle colonie portoghesi in Africa. Il progetto però venne bloccato
dallo scoppio della prima guerra mondiale e dall’entrata dei portoghesi in
guerra a fianco degli inglesi. Inoltre la Gran Bretagna desiderava ricompensare
il Portogallo per l’aiuto concessole quando vennero requisite le navi tedesche
ancorate nel fiume Tago. In tal modo, venne assicurata la continuità della
dominazione portoghese in Africa, rafforzata anche da spedizioni intraprese per
estendere la propria autorità nei territori ancora inesplorati. Alla fine del
conflitto, vennero restituiti al Portogallo la parte del Mozambico occupata dalla
Germania e riconosciutogli lo 0,75% del totale delle riparazioni di guerra. Erano
questi dei fatti di grande importanza per la piccola economia lusitana: in quegli
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anni le entrate dei ricchi territori africani crebbero in maniera sostenuta,
rendendo più facile coprire le spese del governo. Con la partecipazione alla
guerra, il governo repubblicano intendeva anche ottenere un riconoscimento da
parte dell’Europa ancora quasi completamente monarchica.
Nel periodo intorno alla grande guerra, il regime repubblicano, nel
tentativo di trovare una consacrazione nella volontà popolare, organizzò
numerose consultazioni elettorali che però fecero perdere nella popolazione la
fiducia nelle nuove istituzioni e la allontanarono dalle urne. Dal 1910 al 1926 si
tennero ben sette elezioni parlamentari, otto elezioni presidenziali e varie
elezioni regionali (Albonico, 1977:45). Tale situazione di instabilità trovava
origine nelle divisioni che affliggevano, già all’indomani della conquista del
potere, il partito repubblicano portoghese (P. R. P.) e il suo erede, il partito
democratico opposto ai gruppi minori derivati dalla dissoluzione dell’unità
repubblicana. La confusione della situazione venne aggravata dall’assassinio del
Presidente della Repubblica Sidónio Paes, commesso da un radicale nel
dicembre 1918.
I repubblicani, prima di giungere al potere, avevano accusato i monarchici
di non saper difendere adeguatamente i territori coloniali e, a tale politica
rinunciataria, avevano opposto un ambizioso programma di investimenti e di
sviluppo. Nei suoi ultimi anni di esistenza, il regime repubblicano dimostrò di
non essere migliore della monarchia nella messa in pratica dei buoni propositi.
Nonostante la creazione di un Ministero delle Colonie, non si riuscì a impedire
l’alienazione di parte del territorio mozambicano in favore di tre compagnie
estere incaricate dello sfruttamento minerario della colonia dietro il pagamento
di royalties. Per di più, un nuovo regolamento di commercio aprì agli stranieri
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anche l'Angola, suscitando dure proteste da parte degli imprenditori portoghesi
che chiedevano invece una maggiore autonomia nello sviluppo economico dei
territori d’oltremare. I repubblicani, inoltre, divisero la popolazione autoctona
delle colonie in assimilados e non. La qualifica di assimilado era riservata a chi
fosse in grado di parlare il portoghese e avesse adottato la religione cattolica.
Ciò implicava la concessione degli stessi diritti dei colonizzatori ma anche dei
loro doveri come, ad esempio, un maggiore carico fiscale; quest’ultimo fu il
motivo per cui molti potenziali assimilados non inoltrarono la richiesta per il
riconoscimento di tale condizione. Da questa normativa vennero esclusi i
possedimenti di Macao e di Capo Verde e le enclave indiane, ritenute 'in
possesso di un accettabile grado di civiltà' (ibid.:94).
In questo contesto sociale e politico, era evidente che i repubblicani non
riuscivano ad imprimere una svolta nella società portoghese; essa continuava ad
essere arretrata e conservatrice. La borghesia era favorevole a un altro
intervento militare: coinvolto in scandali finanziari abilmente sfruttati dagli
oppositori, il governo aveva perso molta della sua credibilità.
L’azione violenta, sia della sinistra che della destra, contribuì a mantenere
il Portogallo in una situazione di perenne agitazione, ma questo era solo uno dei
motivi per cui il regime radical-repubblicano cedette. Infatti, per porre fine alla
situazione politica caotica e al fenomeno dei governi di brevissima durata, nel
maggio 1926 il generale Gomes da Costa attuò un colpo di Stato ma, essendo
egli un repubblicano, il suo atto non destò molte preoccupazioni tra gli elementi
della sinistra.