5
mancanza di autonomia, ma anche come totale e completo affidamento ed appoggio
alla Gran Bretagna ed alle sue istituzioni
1
. Il passaggio quindi da una dipendenza
così lunga e caratterizzante dal Regno Unito ad una relazione prioritaria con gli
Stati Uniti a partire dalla fine della seconda guerra mondiale merita più di un
accenno o di un semplice richiamo. E’ la svolta più importante a livello di alleanze
nella storia della politica estera australiana e rispecchia i cambiamenti avvenuti su
scala globale in questo periodo. Ci si soffermerà quindi nel primo capitolo sui
motivi di questo cambiamento nelle relazioni internazionali dell’Australia; sulla
misurazione dell’entità e del grado reale di dipendenza e subordinazione della
politica estera australiana a quella americana; sui condizionamenti e le influenze
reciproche.
Per quanto riguarda la dipendenza dal Commonwealth e dalla Gran Bretagna, e
la mancanza di autonomia in politica estera, basterà sottolineare il legame
dell’Australia alle istituzioni giuridiche, politiche e culturali inglesi, riflettutosi
nella mancanza di sedi diplomatiche australiane all’estero, e quindi nella mancanza
di relazioni e rapporti indipendenti con gli Stati esteri al di fuori del
Commonwealth, praticamente fino all’inizio della seconda guerra mondiale.
Negli anni tra le due guerre mondiali, il governo britannico costituiva la fonte
primaria e praticamente esclusiva delle informazioni ufficiali dell’Australia, e fu
solo nel 1935 che venne stabilito un Dipartimento degli Affari Esteri dotato di una
sua piena autonomia e distaccato dal Dipartimento del Primo Ministro.
Analizzando i concetti di alleanza e di dipendenza dell’Australia, nei confronti
sia della Gran Bretagna sia degli Stati Uniti, è interessante notare ciò che li
distingue. Il concetto di alleanza è abbastanza semplice, mentre quello di
1
Alan Watt, The Evolution of Australian Foreign Policy 1938-1965, Cambridge, Cambridge University
6
dipendenza è più elusivo e multiforme. Le alleanze presentano benefici e costi,
mentre la dipendenza possiede solo la caratteristica dei costi e non quella dei
benefici. Nel caso australiano è probabilmente più giusto parlare di dipendenza che
di alleanza: secondo la tesi di una studiosa australiana, Coral Bell, esposta in modo
più dettagliato nel capitolo dedicato alle analisi delle relazioni tra Australia e Stati
Uniti, il tipo di dipendenza australiana può essere infatti presentato come un
persistente ed acquisito vizio nazionale ad una comoda abitudine; come una
cosciente, ed a volte machiavellica, adozione, da parte dei politici australiani, della
via più facile e meno costosa per risolvere i problemi strategici del loro paese.
2
Nello svolgimento della tesi l’attenzione è stata quindi concentrata su uno studio
delle politiche estere e di difesa non solo dell’Australia, ma anche degli Stati Uniti,
poiché una comprensione della politica estera americana è fondamentale per una
piena e completa comprensione delle scelte politiche e delle azioni australiane.
Le scelte politiche australiane dopo il 1945, in particolare quelle riguardanti
l’Estremo Oriente, sono state infatti ampiamente modellate dai rapporti con
Washington, mentre il bisogno degli Stati Uniti di condurre la propria politica estera
all’interno di una cornice multilaterale di alleanze ha trovato un corrispettivo nei
bisogni dei suoi alleati. Nel caso dell’Australia, i vari governi che si susseguirono
dopo il 1945 cercarono in maniera crescente di allineare l’Australia con gli Stati
Uniti negli affari internazionali, e di sostenerne le scelte politiche. Il
coinvolgimento in Vietnam fu il prodotto di questa interazione
3
.
Press, 1967, Introduction.
2
Coral Bell, Dependent Ally: a Study in Australian Foreign Policy, Canberra, The Australian National
University, 1995.
3
Gregory Pemberton, All the Way. Australia’s Road to Vietnam, St. Leonards NSW, Allen & Unwin,
1987, Preface.
7
Nello scrivere la tesi, ci si è basati sul presupposto che il comportamento di uno
Stato, nelle sue relazioni esterne, è una proiezione dello schema dei suoi interessi
interni dominanti, e delle loro interazioni con i vari fattori internazionali.
Ovviamente, data la natura circoscritta di un’esposizione come questa, bisognava
fare delle scelte per restringere il campo e per delimitare il più possibile l’ambito
della ricerca. E’ stato perciò necessario mettere maggiormente a fuoco certi aspetti
della storia, accennando solamente ad alcuni e trascurandone deliberatamente altri.
Così ho dato spazio principalmente alle relazioni estere tra gli Stati coinvolti, ai loro
rapporti diplomatici, alle loro politiche di difesa, cercando di approfondire l’aspetto
della sicurezza e dei rapporti di forza globali in un quadro di analisi dell’ambiente
geopolitico in particolare.
Speciale attenzione è stata data all’aspetto geopolitico ed anche a quello
propriamente geografico, a causa della particolare area su cui si concentra lo studio.
L’Australia ed il Sud-Est asiatico, l’Oceano Pacifico dall’Indonesia agli Stati Uniti,
sono regioni che hanno caratteristiche storico-geografiche totalmente diverse da
quelle a cui noi siamo più comunemente abituati, e che spesso rimangono al di fuori
dal nostro campo di conoscenze.
Dal punto di vista storico, per esempio, è a tutti noto il coinvolgimento
americano in Vietnam, mentre della partecipazione attiva dell’Australia e della
Nuova Zelanda al conflitto in Vietnam si conosce poco, così come dello scontro tra
Indonesia e Malesia nel Borneo o ancora della disputa sulla Nuova Guinea
Occidentale durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Dal punto di vista geografico, ad
esempio, riveste notevole importanza porre in relazione l’esatta posizione
dell’arcipelago indonesiano rispetto alle coste settentrionali australiane , o
8
conoscere il significato, a livello di collocamento strategico, di Singapore per la
Gran Bretagna, dell’isola del Borneo per l’Indonesia o della Nuova Guinea per
l’Australia: orizzonti geografici per noi lontani e poco battuti.
Si è pensato che fosse quindi necessario spiegare tali aspetti dall’inizio,
soffermandovisi il più possibile in modo da renderli familiari, e costituire uno
sfondo utile per capire e chiarire poi molti dei timori, delle scelte e delle decisioni
prese dai politici e dai militari australiani durante l’arco di tempo esaminato. A tal
fine ci si è serviti anche dell’ausilio di alcune cartine.
Ho cercato, inoltre, di concentrare il più possibile l’attenzione sulle azioni e le
dichiarazioni dei governi e dei personaggi più rilevanti nel corso della storia,
concedendo particolare attenzione alle corrispondenze tra i vari Ministeri e
Dipartimenti degli Esteri e le sedi diplomatiche, ed ai rapporti presentati dai
Governi e dai Ministeri della Difesa. Ho provato a focalizzare l’interesse non tanto
sui processi decisionali in sé stessi, quanto piuttosto su ciò che li ha alimentati, e
sulle istituzioni e persone incaricate di attuare le decisioni.
Questa scelta ha reso praticamente impossibile trattare estesamente altri aspetti
del coinvolgimento australiano nei problemi di politica internazionale del Sud-Est
asiatico, quali la politica interna degli Stati coinvolti e l’opinione pubblica al loro
interno; la storia militare con le sue vicende tattiche, il dispiegamento delle forze in
campo; nonché le vicende economiche, sociali, ideologiche e culturali di quegli
Stati in quel periodo. Di questi aspetti si è comunque parlato quando la loro
importanza e il loro peso ne facevano un fattore determinante nello svolgersi degli
eventi. Così, quando si parlerà della guerra in Vietnam, non si potranno trascurare
le battaglie più importanti che provocarono svolte determinanti nelle scelte
politiche, così come non si potrà trascurare del tutto l’importanza dei fattori
9
economici e commerciali all’interno dello studio di un quadro geopolitico
particolare.
Nell’analisi della politica estera australiana non ci si può limitare quindi
all’analisi di fattori solamente storici: altrettanto importante è soffermarsi sui fattori
geografici ed ambientali. Anche in questo caso è interessante notare come per tutti
gli Stati tali fattori rivestano una certa importanza, ma come per l’Australia il
fattore geografico costituisca un elemento del tutto peculiare, che assume un peso
determinante nella formulazione della sua politica estera. La sua collocazione
isolata rispetto al resto del mondo, o meglio rispetto ai principali centri decisionali e
di potere, ha sempre svolto un ruolo particolare.
La sensazione fisica di trovarsi lontani porta alla sensazione psicologica di
sentirsi lontani dagli eventi; non informati, informati male o in ritardo. Tale
sensazione è andata contemporaneamente diminuendo, ed aumentando, dopo il
secondo dopoguerra. E’ diminuita soprattutto con il migliorare dei mezzi di
trasporto e di comunicazione, ma è aumentata con l’accresciuto numero di contatti
ed il maggiore bisogno di rapidità ed urgenza nelle decisioni da adottare e nelle
azioni da compiere. Lo svantaggio australiano si concretizza tutto nella distanza tra
le capitali Canberra e Londra prima e Canberra e Washington poi, nella posizione
periferica rispetto all’Europa, nella presenza del mare tutto attorno al continente
australiano che provoca la mancanza di uno Stato veramente vicino e confinante
4
.
Il sentirsi un’isola di popolazione bianca ed europea lontana geograficamente
dalle sue radici ma relativamente vicina a miliardi di asiatici avrà le sue
conseguenze nelle scelte di politica estera, soprattutto con la fine del colonialismo,
10
l’emergere del nazionalismo e l’espandersi del comunismo in Asia. Ciò rivestirà
importanza fondamentale sull’evoluzione dei rapporti geopolitici australiani.
Attraverso la maggior parte della storia australiana dopo il 1788, gli australiani
discendenti dagli europei hanno mostrato molti segni di un forte senso di
isolamento, di lontananza dalle radici della propria civiltà, e di insicurezza nel loro
ambiente geopolitico. Sia la storia sia la posizione geografica, nelle coscienze di
molti australiani, hanno contribuito a ridurre al minimo i legami con il passato e con
il resto del mondo
5
. Nonostante i loro leaders abbiano spesso spinto gli australiani a
divenire attivamente e positivamente impegnati con il loro “vicino Nord”, l’Asia
veniva vista per lo più come una fonte di minacce piuttosto che come un vicino
amichevole o un possibile alleato.
La spinta minacciosa del Giappone verso Sud durante la seconda guerra
mondiale non arrivò come uno shock improvviso, ma come la realizzazione di
timori a lungo covati ed attesi
6
. L’attacco giapponese a Pearl Harbour venne vissuto
come l’avverarsi dell’evidenza della validità dei timori australiani sul pericolo che
viene dal Nord. Era “l’appagamento delle ansie di un secolo”
7
. I ricordi di questa
minaccia erano ancora freschi in molte menti all’inizio della seconda metà del
ventesimo secolo, mentre il senso di insicurezza australiano veniva rafforzato dal
ritiro britannico e delle altre potenze europee dai precedenti possedimenti coloniali,
e dal timore che gli Usa, a loro volta, ritirassero la loro forza e presenza militare
dalla regione, chiudendosi in una posizione isolazionista. Questo fu il contesto che
4
Peter Edwards, A Nation at War: Australian Politics, Society and Diplomacy during the Vietnam War
1965-1975, St. Leonards NSW, Allen & Unwin in association with AWM, 1997, Conclusions.
5
J.A. Camilleri, An Introduction to Australian Foreign Policy, Milton QLD, Jacaranda Press, 1973,
pag. 11.
6
J.A. Camilleri, An Introduction to…, cit., pag. 13.
7
Humphrey Mc Queen, A New Britannia, Harmondsworth, Penguin Books, 1970.
11
precedette la decisione dell’Australia di impegnarsi in Malaya e in Corea negli anni
Cinquanta, in Malesia e poi fatalmente in Vietnam negli anni Sessanta.
C’è quindi un legame costante tra tutti gli avvenimenti successivi alla seconda
guerra mondiale che portarono l’Australia ad impegnare i propri uomini nei campi
di battaglia asiatici.
In questi avvenimenti si può leggere una continua connessione di cause ed
effetti che provocò il nascere di alleanze e di patti, come l’ANZUS e la SEATO;
che determinò i mutamenti della percezione dei propri interessi e delle proprie
posizioni da parte di chi, come la Gran Bretagna, difendeva le sue posizioni nel
Sud-Est asiatico; che innescò dispute regionali che poi divenivano internazionali e
viceversa, come quella della Nuova Guinea Occidentale; tutto ciò in un delicato
equilibrio di forze e di rapporti a volte bilaterali, a volte globali. Furono
avvenimenti per lo più esterni al campo delle decisioni strettamente australiane,
avvenimenti di portata internazionale con conseguenze globali, come l’espandersi
del comunismo e l’inizio della guerra fredda che innescarono un profondo
cambiamento nell’atteggiamento dell’Australia verso il mondo esterno. Erano
quindi cambiamenti che scaturivano largamente da adattamenti inevitabili ad un
mondo in evoluzione ed in trasformazione, piuttosto che da revisioni coscienti ed
intenzionali dei vecchi valori e delle convinzioni consolidate
8
.
Ho perciò ritenuto opportuno, anche se l’obiettivo finale della tesi era l’analisi
del coinvolgimento australiano nella guerra del Vietnam, trattare a fondo gli eventi
che portarono a tale conflitto, che in senso stretto condussero a tale conclusione
lungo una storia unica, inscindibile e non sezionabile nel corso degli anni
8
J.A. Camilleri, An Introduction to…, cit., pag. 11.
12
precedenti. Esempio di questa inscindibilità degli avvenimenti storici di quel
periodo, pur apparentemente diversi e distanti, è costituito dal “confronto”
indonesiano in Malesia e dall’intervento australiano in tale conflitto in relazione al
conflitto vietnamita
9
. La scelta di affiancare la Malesia nella difesa del suo territorio
contro l’Indonesia precedette l’ingresso nella guerra del Vietnam, la influenzò e ne
fu condizionata, giocò un ruolo importante negli equilibri internazionali e nei
rapporti tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti, senza contare che per un periodo
si sovrappose alla guerra in Vietnam.
Da un punto di vista generale si possono individuare tre fili conduttori che
attraversarono dall’interno lo schema delle relazioni esterne dell’Australia e che la
condussero a contrarre determinati impegni in Asia. Il primo era costituito dal fatto
che la Gran Bretagna era in declino come potenza mondiale, ed in particolare, come
potenza nella regione dell’Asia-Pacifico. Il secondo era la crescita dell’interesse e
del coinvolgimento australiano in quella regione dopo il 1941. Il terzo era la
crescita delle relazioni tra Australia e gli Stati Uniti nella realtà successiva al 1945.
Questi tre fili erano intrecciati tra loro: il declino britannico provocò uno
sviluppo ancor più rapido delle relazioni sia con l’Asia sia con gli Stati Uniti, che si
stavano già sviluppando per conto proprio negli anni precedenti. Per contro,
l’accresciuta attività dell’Australia nella regione dell’Asia-Pacifico ha fatto sì che
aumentasse la sua dipendenza dalla più importante potenza della regione, gli Stati
Uniti. Dopo il 1945 l’Australia è avanzata lungo questi rispettivi fili o percorsi che
9
Dall’inglese “Confrontation” o dall’indonesiano “Konfrontasi”, si parlerà di tale conflitto nel capitolo
secondo.
13
in molti sensi erano convergenti, finché non si intersecarono nelle risaie del
Vietnam
10
.
E’ importante notare che mentre l’Australia godeva di una considerevole
autonomia nel seguire i suoi interessi indipendenti, il quadro all’interno del quale
dovette formulare le sue politiche era ampiamente influenzato e modellato dagli
Stati Uniti. Per esempio, l’Australia voleva contenere l’espansione del comunismo
in Asia, ma non avrebbe ottenuto nulla in quella direzione senza la cooperazione
degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, il desiderio degli Stati Uniti di assicurarsi il
sostegno alleato per il contenimento del comunismo nella regione aumentò il peso
delle responsabilità australiane oltre quanto si era intenzionati a fare
originariamente a Canberra. In questo senso, però, non si possono esplorare
solamente le relazioni tra l’Australia e gli Stati Uniti, piuttosto si deve cercare di
esaminare rispettivamente le politiche dei due Stati nel Sud-Est asiatico, così come
le relative interazioni. Solo attraverso una completa comprensione della politica
americana si può realisticamente rispondere a questioni come quella della misura in
cui l’influenza e le pressioni australiane produssero un atteggiamento più duro degli
Stati Uniti nei confronti sia dell’Indonesia sia del Vietnam dopo il 1964.
Di fondamentale importanza, per l’evoluzione della politica estera australiana,
fu all’inizio degli anni Cinquanta la percezione di un movimento comunista
monolitico in Asia, che ebbe l’effetto di esacerbare ancor di più i tradizionali timori
dell’Australia nei confronti della minaccia asiatica. Nel momento in cui la minaccia
giapponese si allontanava sullo sfondo, fu rapidamente sostituita da quella
comunista. La guerra fredda che si era cristallizzata in Europa dopo la seconda
10
Gregory Pemberton, All the Way, cit., Preface.
14
guerra mondiale aveva trovato nell’Australia un volenteroso e fiero sostenitore
11
.
Persino il partito laburista australiano temeva per una pericolosa espansione del
comunismo verso Sud. A questo tipo di preoccupazioni per la sicurezza si deve
aggiungere il desiderio australiano di promuovere un’espansione commerciale in
quella regione, come mezzo per diversificare i mercati ed i beni rispetto ad un
eccessivo affidamento alle esportazioni primarie verso l’area britannica
12
. La
diffusione del comunismo in Asia metteva in pericolo questi interessi. Mai quanto
in questo momento la politica estera australiana sentì quindi il bisogno di “amici
grandi e potenti” per contrastare le ostilità dell’ambiente esterno
13
. La guerra fredda
aveva fornito uno strumento utile per rivitalizzare lo scenario di una possibile spinta
asiatica verso l’Australia, rappresentata, nelle mappe della propaganda di governo
australiana, da molteplici frecce rosse puntate in direzione Sud. Il simbolismo della
minaccia perciò, negli anni Cinquanta e Sessanta, ha giustificato la dipendenza da
alleati grandi e potenti, per il fatto che solo essi potevano concretamente proteggere
l’Australia dall’ostilità delle forze esterne
14
. Era il momento della formulazione
delle teorie del contenimento del comunismo in Asia, della “teoria del domino” in
Indocina, enunciata dagli americani e subito condivisa e sostenuta da Canberra, e
della teoria della “difesa avanzata” dell’Australia in Asia
15
.
In questo contesto era di particolare importanza la progressiva estensione della
potenza economica statunitense intorno al globo, che andava rimpiazzando interessi
britannici ed europei da lungo stabiliti. Nel momento in cui gli interessi
11
J.A. Camilleri, An Introduction to…, cit., pag. 16.
12
Gregory Pemberton, All the Way, cit., Preface.
13
J.A. Camilleri, An Introduction to…, cit., ibidem.
14
J.A. Camilleri, Australian-American Relations: the Web of Dependence, Melbourne, The Macmillan
Company of Australia, 1980, pag. 18.
15
commerciali americani si svilupparono nei confronti dell’economia australiana, in
connessione con la crescente dipendenza strategica dell’Australia dagli Stati Uniti,
il grado di influenza di Washington sui governi australiani e sulle loro scelte di
politica estera si espanse di pari passo. Tutti questi sviluppi, interrelati ma distinti,
spinsero l’Australia sempre più nell’orbita americana, e culminarono nella
congiunta azione militare dei due Stati in Vietnam.
In ogni caso, la politica australiana era più influenzata da ciò che avveniva a
Washington ed a Londra che dagli avvenimenti che si verificavano a Saigon o ad
Hanoi. Inoltre i politici australiani conoscevano troppo poco delle motivazioni alla
base delle scelte politiche dei suoi alleati, e spesso conoscevano in ritardo i
cambiamenti di orientamento delle diplomazie amiche a cui si erano totalmente
affidati. I politici australiani a Canberra, infatti, troppe volte fecero affidamento in
maniera acritica sulle assicurazioni che giungevano da Washington e da Londra
16
.
In questo studio non viene analizzato l’intero conflitto in Vietnam, ma solo il
periodo che va dai primi anni Sessanta al 1967 (con le dovute premesse), sia per
motivi di fonti primarie disponibili, sia per l’eccessiva lunghezza dei temi che
altrimenti sarebbe stato necessario sviluppare.
La scelta comunque di centrare l’analisi sul biennio 1964-1966, e di concluderla
in quel momento ha una sua motivazione fondamentale; infatti quel periodo
contiene tutte gli sviluppi e le conseguenze delle decisioni prese negli anni
precedenti, nonché tutte le basi e le premesse per gli avvenimenti successivi. L’esito
della guerra del Vietnam, e tutte le sue conseguenze, sono del resto ben noti: per
questo motivo nel capitolo conclusivo di questo lavoro, permettendomi di attuare un
15
Tradotto dall’inglese “Forward Defence”. J.A. Camilleri, An Introduction to…, cit., pag. 25.
16
Peter Edwards, A Nation at War, cit., Conclusions.
16
salto cronologico, ho preso in considerazione i possibili sviluppi della politica
estera australiana nel dopo-Vietnam, spingendomi fino a scenari contemporanei.
L’ultimo capitolo non è perciò una ricostruzione storica come i precedenti capitoli,
quanto un commento finale basato su giudizi e considerazioni successivi relativi a
quel delicato periodo storico per l’Australia. Se si vuole, è anche un’analisi degli
errori e delle ingenuità commessi dagli uomini al potere in quegli anni, una
rassegna delle false percezioni e delle opinioni distorte di chi comandava; analisi
resa possibile solo dopo l’apertura degli archivi nazionali di Stati Uniti ed Australia.
Il risultato della guerra del Vietnam, per quanto tragico da molti punti di vista,
ebbe un effetto catartico sugli atteggiamenti dell’Australia verso l’Asia. Dopo il
1975, gli australiani di tutte le convinzioni politiche hanno mostrato uno sforzo
deciso per impegnarsi con i vicini della loro regione in un senso più positivo e meno
esclusivamente militare. Anche in questo caso il cambiamento nell’atteggiamento
australiano va inquadrato in un generale mutamento di clima politico a livello
mondiale, ma anche in un sostanziale ricambio della classe dirigente in Australia.
Per questo sembra condivisibile quello che scrive Peter Edwards, quando si
auspica che in eventuali conflitti o crisi future, la classe dirigente in Australia possa
mostrare una più spiccata maturità politica, una maggiore responsabilità sociale ed
una accresciuta esperienza ed abilità diplomatica rispetto a quelle mostrate dai loro
predecessori negli anni Cinquanta e Sessanta
17
.
Un accenno finale, infine, va fatto riguardo alle fonti usate per scrivere questa
tesi. Queste, esclusivamente in lingua inglese
18
, sono state costituite sia da fonti
17
Peter Edwards, A Nation at War, cit., ibidem.
17
primarie, sia da fonti secondarie. Come fonti primarie ho utilizzato la possibilità di
accedere agli archivi australiani per tutto il periodo preso in esame, quindi fino al
1966. Mi sono servito di documenti governativi ancora non pubblicati, quali
corrispondenze e relazioni del Primo Ministro e del suo Gabinetto, del Ministero
degli Esteri e del Ministero della Difesa, delle varie sedi diplomatiche all’estero,
nonché di varie raccolte di documenti ufficiali. Purtroppo molti documenti, pur
essendo passati i trenta anni ufficiali che permettono la loro declassificazione, sono
ancora coperti da segreto.
Per quanto riguarda le altre fonti mi sono basato su testi di autori soprattutto
australiani, senza trascurare però testi americani o inglesi e, dove possibile, asiatici;
ho preso in esame sia libri scritti a caldo rispetto agli eventi, sia ricerche compilate
numerosi anni dopo; ho usato articoli di quotidiani, riviste e giornali specializzati e
tesi di studiosi sull’argomento, per poter offrire una visuale ed una comprensione
più ampia e completa possibile.
18
Unica eccezione è costituita dal libro di Stanley Karnow, Storia della guerra del Vietnam,
disponibile nella edizione italiana.