INTRODUZIONE
La grande sfida che attende l’umanità del XXI secolo sarà quella di assicurare la sostenibilità
dello sviluppo umano, cioè riuscire a combinare benessere e crescita in armonia con le risorse
disponibili e i loro tempi di rinnovamento.
Abituato e fiducioso in una crescita indefinita e infinita fin dagli albori della modernità
l’uomo del XXI secolo si trova oggi a dover fare i conti con la finitezza delle risorse del
sistema Terra e con le conseguenze che il loro utilizzo indiscriminato e irresponsabile hanno
sull’ambiente e sul clima.
L'impronta ecologica, un indice statistico utilizzato per misurare la richiesta umana nei
confronti della natura, mette in relazione il consumo umano di risorse naturali con la capacità
della Terra di rigenerarle (Rees, 1992). Da alcuni studi effettuati su scala mondiale e su alcuni
paesi emerge che l'impronta mondiale è maggiore della capacità produttiva mondiale: nel
1961 l'umanità usava il 70% della capacità globale della biosfera, ma nel 2005 era arrivata al
1
130% . Ciò significa che stiamo consumando le risorse rinnovabili piø velocemente di quanto
potremmo, cioè che stiamo intaccando il capitale naturale e che nel futuro potremo disporre di
meno materie prime per i nostri consumi. Le conseguenze di ciò potrebbero essere disastrose.
Nel suo libro “Collasso” Jared Diamond presenta vari casi di società che non hanno saputo
conciliare sviluppo e risorse e il cui destino è stato l’inevitabile distruzione. I rischi che oggi
tutto ciò possa ripetersi, addirittura su scala globale, sono ogni giorno che passa sempre
maggiori.
Nel corso dell’attuale secolo sarà dunque necessario un ripensamento generale sia della nostra
economia che della nostra società. Non solo. Fino a che non saranno aperte altre possibilità,
per il momento solo fantascientifiche, che potranno accrescere le risorse disponibili, sarà
addirittura necessario un ripensamento a 360 gradi del ruolo dell’uomo e dello stesso concetto
di sviluppo.
Si tratta di una presa di coscienza traumatica che vede il rovesciamento del rapporto Uomo-
Natura che da millenni ha caratterizzato l’equilibrio sul nostro pianeta. Da oppresso dalla
Natura l’Uomo ne è divenuto l’oppressore (Fitoussi e Laurent, 2009). E se durante gli ultimi
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Dati dal report del 2008 WWF “Living Planet”, p.16.
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due secoli ci si è beati dei soli vantaggi che tale rovesciamento comportava, nel prossimo
futuro bisognerà fare i conti anche con i doveri. Il per così dire recente, perchØ solo
recentemente i media ne hanno dato risalto, fenomeno del cambiamento climatico imputato a
cause antropogeniche è solo l’ultimo esempio di ciò. Così come la deforestazione, l’estinzione
di molte specie animali o il cosiddetto buco dell’ozono.
La realtà e la portata del problema sono tema dibattuto in ambito accademico sin dagli anni
’60 e ’70 del secolo scorso. La piø importante, e ricca di implicazioni, pubblicazione sul tema
è senza dubbio il “Rapporto sui limiti dello sviluppo” (traduzione di “The Limits to Growth”).
Pubblicato nel 1972 e commissionato dal Club di Roma, una associazione non governativa di
scienziati, economisti, uomini d'affari e capi di stato, il cui fine era di agire come catalizzatore
dei cambiamenti globali individuando i principali problemi che l'umanità si troverà ad
affrontare, il Rapporto prediceva che la crescita economica non potesse continuare
indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e
della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. Partendo da
queste prime denuncie nuove avanguardie culturali e filosofiche, che hanno fatto dell’ecologia
e della conciliazione tra uomo e natura la propria bandiera, hanno preso forza. A volte anche
con proposte radicali di subordinazione dell’uomo alla natura e proponenti una decrescita
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economica volta a riequilibrare le necessità umane alle disponibilità naturali .
La politica è stata però piø lenta a recepire la portata di tale cambiamento. E benchØ è proprio
a quegli anni che bisogna far risalire la nascita dei movimenti ecologisti, la loro
politicizzazione e la loro presa sulla società, a parte alcuni casi limitati ed eccezionali, non è
mai stata tale da poter veramente cambiare il corso delle cose. E ciò anche a livello
internazionale. Il fallimento del vertice di Copenhagen ne è solo l’ultimo caso.
Va però notato che negli anni piø recenti si assiste a una crescente presa di consapevolezza
anche a tutti i livelli della società. Nei dibattiti pubblici i temi ecologici sono sempre di piø
all’ordine del giorno. Ad esempio, anche se è vero che il vertice di Copenhagen è stato un
fallimento, la risonanza mediatica che ha ricevuto è incomparabilmente piø alta rispetto a tutte
le precedenti conferenze sul tema. Un altro esempio è il caso della “Commissione Stiglitz”
voluta dal Presidente Sarkozy nel corso del 2008 per trovare un nuovo indice di benessere e
sviluppo che vada al di là del PIL e che tenga conto di altri parametri, in primo luogo quello
2
Si guardi a questo proposito le opere dell’economista e filosofo francese Serge Latouche.
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ambientale. Segnale di una crescente consapevolezza che non si può piø valutare lo sviluppo
economico a prescindere dalle sue ricadute sull’ambiente circostante.
NØ si può dire che nel grande pubblico vi sia una completa ignoranza dei problemi che sono in
attesa al varco. Se si prende il piø popolare di tutti i media, il cinema, si può vedere come vi
sia piø di un capolavoro hollywoodiano che si rifaccia a tale tema o vi faccia almeno
riferimento.
L’ecologia sta dunque uscendo da quell’aura di idealismo e subordinazione ad altre culture
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politiche. Si prenda l’appello di Daniel Cohn Bendit , all’indomani delle regionali francesi del
marzo 2010. In tale appello si auspica l’avvento di un nuovo paradigma politico autonomo dai
concetti di destra e sinistra, tipici del secolo precedente, e che si faccia portatore di un nuovo
modello in cui altri valori possano riconoscersi ed esprimersi. Qualcosa sta dunque
cambiando.
Il problema della sostenibilità è dunque un problema trasversale a tutti i settori dell’attività
umana ed è legato al crescere esponenziale della popolazione. Già Malthus nel corso
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dell’Ottocento aveva notato lo stretto legame tra popolazione e risorse . Ciò è
drammaticamente vero nel nostro secolo. Se il nostro pianeta poteva sopportare che un
miliardo di individui sfruttasse e sprecasse inefficientemente le sue risorse ciò non è piø
possibile quando si è in sei miliardi e in crescita continua. Bisogna diventare saggi
amministratori di ciò si ha. E tra tutti quei settori in cui questa sfida della rigenerabilità e della
compatibilità ambientale è lanciata, la piø assillante di tutte è quella energetica.
Questo perchØ l’energia è la linfa vitale della nostra società. Essa è definita come la capacità
di un corpo o di un sistema di compiere lavoro. E sin da quando le macchine hanno preso il
posto della forza umana e animale in maniera sistematica a partire dalla Rivoluzione
Industriale, accrescendo così enormemente le capacità delle società umane di compiere
lavoro, l’energia ha avuto un ruolo centrale in ogni attività umana. Con il progresso
tecnologico, poi, il bisogno di energia è cresciuto in maniera esponenziale. L’energia è
oggigiorno così importante e sinonimo di modernità che è possibile misurare il grado di
avanzamento di uno società attraverso la sua disponibilità pro-capite di energia. Così come
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Articolo apparso sul quotidiano Terra del 23/03/2010.
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Si guardi a proposito “An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of
society” pubblicato alla fine del XVIII secolo.
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o o og g gg g gi i ig g gi i io o or r rn n no o o è è è a a ad d dd d di i ir r ri i it t tt t tu u ur r ra a a i i im m mp p pe e en n ns s sa a ab b bi i il l le e e u u un n n m m mo o on n nd d do o o s s se e en n nz z za a a m m ma a ac c cc c ch h hi i in n ne e e,,, a a al l lt t tr r re e et t tt t ta a an n nt t to o o i i im m mp p pe e en n ns s sa a ab b bi i il l le e e è è è u u un n n
m mo on nd do o s se en nz za a e en ne er rg gi ia a p pe er r a al li im me en nt ta ar rl le e..
L’energia è dunque alla ba as se e d de el l m mo od de er rn no o “ “s si is st te em ma a u um ma an no o” ” e e p pe er r e es ss se er re e s so ol li id da a u un na a t ta al le e b ba as se e
d de ev ve e r ri is sp po on nd de er re e a a c ce er rt te e c ca ar ra at tteristiche. Bisogna assicurarsi c ch he e e es ss sa a g ga ar ra an nt ti is sc ca a u un na a continuità
nel tempo e che v vi i s si ia a u un n c co on nt tr ro ol ll lo o s su ul ll le e sue p po os ss si ib bi il li i e es st te er rn na al li it tà à n ne eg ga at ti iv ve e.. In altre parole è
cruciale c ch he e e es ss sa a s si ia a s so os st te en ni ib bi il le e,, o o m me eg gl li io o r ri ig ge en ne er ra ab bi il le e,, e e c co om mp pa at ti ib bi il le e c co on n l l’ ’a am mb bi ie en nt te e..
L L L’ ’ ’a a at t tt t tu u ua a al l le e e p p pa a an n no o or r ra a am m ma a a e e en n ne e er r rg g ge e et t ti i ic c co o o n n no o on n n s s se e em m mb b br r ra a a r r ri i is s sp p po o on n nd d de e er r re e e a a a t t ta a al l li i i c c ca a ar r ra a at t tt t te e er r ri i is s st t ti i ic c ch h he e e... Tuttavia tentativi e
s sf fo or rz zi i s so on no o a al ll l’ ’o op pe er ra a p pe er r p po ot te er r r ri iu us sc ci ir re e a a ovviare a tale problema e pe er r r ri iu us sc ci ir re e così a dare una
b ba as se e p pi iø ø s so ol li id da a n no os st tr ra a c ci iv vi il lt tà à..
I In n q qu ue es st to o c ca am mp po o l l’ ’U Un ni io on ne e E Eu ur ro op pe ea a ( (U UE E) ) s si i è è p po os st ta a a al ll l’ ’a av va an ng gu ua ar rd di ia a d di i q qu ue es st to o c ca am mb bi ia am me en nt to o..
C C Ca a as s so o o m m mo o ol l lt t to o o r r ra a ar r ro o o,,, s s si i ia a a t t tr r ra a a g g gl l li i i S S St t ta a at t ti i i c c ch h he e e t t tr r ra a a l l le e e o o or r rg g ga a an n ni i iz z zz z za a az z zi i io o on n ne e e i i in n nt t te e er r rn n na a az z zi i io o on n na a al l li i i,,, l l l’ ’ ’U U Un n ni i io o on n ne e e si è data,
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sin d da a u un n p pr ri im mo o r ri if fe er ri im me en nt to o nell’Atto Unico Europeo (AUE),, a al ll la a p pr ro om mo oz zi io on ne e e e a al ll la a r ri ic ce er rc ca a
di uno sviluppo sostenibile
I I Il l l r r ru u uo o ol l lo o o d d di i i p p pr r ri i im m mo o o p p pi i ia a an n no o o c c ch h he e e l l l’ ’ ’E E Eu u ur r ro o op p pa a a v v vu u uo o ol l le e e r r ri i it t ta a ag g gl l li i ia a ar r rs s si i i i i in n n q q qu u ue e es s st t ta a a “ “ “b b ba a at t tt t ta a ag g gl l li i ia a a” ” ” p p pe e er r r l l la a a r r ri i ic c ce e er r rc c ca a a d d di i i u u un n n
n n nu u uo o ov v vo o o m m mo o od d de e el l ll l lo o o e e ec c co o on n no o om m mi i ic c co o o e e e s s so o oc c ci i ia a al l le e e c c co o om m mp p pa a at t ti i ib b bi i il l le e e c c co o on n n i i i r r ri i it t tm m mi i i d d de e el l l p p pi i ia a an n ne e et t ta a a è è è c c co o om m mp p pr r re e en n ns s si i ib b bi i il l le e e a a al l ll l la a a
l lu uc ce e d de el ll la a S St to or ri ia a d de el l V Ve ec cc ch hi io o C Co on nt ti in ne en nt te e, essendo stato proprio e es ss so o il continente che ha
a a ap p pe e er r rt t to o o l l la a a s s st t tr r ra a ad d da a a a a al l ll l la a a m m mo o od d de e er r rn n ni i it t tà à à c c co o on n n l l la a a R R Ri i iv v vo o ol l lu u uz z zi i io o on n ne e e I I In n nd d du u us s st t tr r ri i ia a al l le e e a a a c c ca a av v va a al l ll l lo o o t t tr r ra a a S S Se e et t tt t te e ec c ce e en n nt t to o o e e e
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S S Sa a ar r rà à à p p pr r ro o op p pr r ri i io o o n n ne e el l ll l l’ ’ ’A A AU U UE E E c c ch h he e e s s si i i f f fa a ar r rà à à u u un n n p p pr r ri i im m mo o o r r ri i if f fe e er r ri i im m me e en n nt t to o o a a a u u un n na a a “ “ “c c cr r re e es s sc c ci i it t ta a a s s so o os s st t te e en n ni i ib b bi i il l le e e n n ne e el l l r r ri i is s sp p pe e et t tt t to o o d d de e el l ll l l’ ’ ’a a am m mb b bi i ie e en n nt t te e e” ” ”
( ( (a a ar r rt t t...2 2 2 T T TC C CE E EE E E) ) ) p p pu u ur r r s s se e en n nz z za a a d d de e ef f fi i in n ni i ir r re e e c c co o os s sa a a s s si i i i i in n nt t te e en n nd d da a a c c co o on n n c c ci i iò ò ò... I I Il l l c c co o on n nc c ce e et t tt t to o o v v ve e er r rr r rà à à s s su u uc c cc c ce e es s ss s si i iv v va a am m me e en n nt t te e e d d de e ef f fi i in n ni i it t to o o n n ne e el l l R R Ra a ap p pp p po o or r rt t to o o
Bruntland del 1987 in sed d de e e O O ON N NU U U d d do o ov v ve e e c c co o on n n s s sv v vi i il l lu u up p pp p po o o s s so o os s st t te e en n ni i ib b bi i il l le e e s s si i i i i in n nd d di i ic c ch h he e er r rà à à “ “ “s s sv v vi i il l lu u up p pp p po o o e e ec c co o on n no o om m mi i ic c co o o e e e s s so o oc c ci i ia a al l le e e c c ch h he e e è è è
s s so o os s st t te e en n ni i ib b bi i il l le e e n n ne e el l l t t te e em m mp p po o o” ” ”... I I Il l l r r ri i if f fe e er r ri i im m me e en n nt t to o o n n ne e ei i i t t tr r ra a at t tt t ta a at t ti i i c c co o om m mu u un n ni i it t ta a ar r ri i i è è è s s st t ta a at t to o o c c co o on n nt t ti i in n nu u uo o o o o og g gg g ge e et t tt t to o o d d di i i m m mo o od d di i if f fi i ic c ch h he e e,,, s s si i ia a a c c co o on n n
A Am ms st te er rd da am m ( (1 19 99 97 7) ) c ch he e c co on n N Ni iz zz za a ( (2 20 00 01 1) ) f fi in no o a al ll la a r re ec ce en nt te e r ri if fo or rm mu ul la az zi io on ne e c co on n i il l T Tr ra at tt ta at to o d di i L Li is sb bo on na a d do ov ve e a al ll l’ ’a ar rt t..3 3
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Ottocento. Avendo aperto il vaso di Pandora ed essendo stato leader nel condurre il pianeta
sulla strada delle insostenibilità, l’Europa cerca oggi di ripresentarsi al mondo sotto una luce
opposta, sotto l’aspetto di Colei che potrà indicare una via d’uscita.
Da quando le due guerre mondiali hanno profondamente trasformato le società europee da
militariste e imperialiste a profondamente pacifiste l’immagine che l’Europa ha di sØ e vuole
dare al mondo è profondamente cambiata. Così anche in questo nuovo campo di lotta, quello
per la sostenibilità della civiltà umana, l’Europa, nella sua incarnazione politica dell’Unione,
cerca di presentarsi come il nuovo leader mondiale positivo. Molte sono le dichiarazione
6
solenni e gli impegni presi in campo internazionale a tale fine dall’Unione .
Ma viene da domandarsi: l’Unione è davvero in grado di sobbarcarsi in una tale impresa?
Anche supposto che tutti gli Stati Membri abbiano la volontà politica e supportino gli obiettivi
che l’Unione si è posta, l’Unione ha davvero i poteri per poter condurre la strada in questo
campo?
Per rispondere a queste domande analizzerò i poteri dell’UE in un settore che si è già
identificato come cruciale per la sostenibilità economica e ambientale della civiltà umana sul
Pianeta. Il settore energetico. Nell’affrontare l’attuale questione energetica è impossibile farlo
senza passare dall’Europa. E’ in Europa che è nato il mondo moderno; è in Europa che
oggigiorno si ha la pretesa di dare il là a quella rivoluzione energetica di cui il nostro pianeta
ha bisogno; ed è proprio sulle tematiche ambientali ed energetiche che l’Unione Europea sta
rilanciando e rilegittimando la propria azione sia interna che internazionale.
Strutturerò la mia trattazione in quattro capitoli. Nel primo presenterò l’attuale panorama
energetico. Illustrerò le problematiche che lo scuotono, che sono principalmente il contesto
geopolitico, la limitatezza delle risorse e l’impatto ambientale, e come tutte queste tre
problematiche potrebbero trovare una comune soluzione, risolvendo allo stesso tempo un
ulteriore problema, quello della crescita economica, attraverso un azione di greening
dell’economia e in particolare del settore energetico.
Nei capitoli secondo e terzo, dopo aver definito cosa si intende per politica energetica e come
dovrebbe essere una politica energetica comune (PEC), ricostruirò l’azione comunitaria nel
6
Si pensi all’obiettivo di limitare al massimo a 2 gradi centigradi, rispetto ai valori pre-industriali, il
riscaldamento del Pianeta preso dai vari Stati europei nel corso del 1996 in preparazione della Conferenza di
Kyoto e poi fatto proprio dalle istituzioni comunitarie in piø occasioni. O si pensi all’ambiziosa Strategia
Europea per lo Sviluppo Sostenibile adottata durante il Consiglio Europeo di Goteborg nel giugno del 2001.
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settore a partire dai primi Trattati europei degli anni Cinquanta fino al recente Trattato di
Lisbona. Alla fine dei due capitoli darò una risposta se si possa o meno parlare, soprattutto per
quel che riguarda il pre-Lisbona, di una PEC.
Nel quarto capitolo, invece, presenterò come l’UE si stia adoperando per la promozione di un
nuovo paradigma energetico che affronti tutte le problematiche sollevate nel primo capitolo.
Nel corso del capitolo verranno analizzate le diverse misure che l’Unione ha promosso per
affrontare gli ostacoli, che sono soprattutto di natura tecnica ed economica, che si
frappongono alla realizzazione di quel sogno che è ottenere una riserva illimitata, autoctona e
pulita di energia. Solo se l’Unione riuscirà a realizzare quel sogno potrà allora davvero porsi
come leader mondiale nella ricerca di quel delicato equilibrio tra sviluppo umano ed
equilibrio ambientale di cui il nostro Pianeta ha così disperatamente bisogno.
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CAPITOLO 1: QUADRO ENERGETICO ATTUALE TRA SFIDE E
OPPORTUNITA’
La parola “energia” è una parola che deriva dal greco energhØs “attivo, efficace” e da Ørgon
“opera”. Dare una definizione di energia è quanto meno complesso. Ci viene però in aiuto la
fisica che spiega come l’Energia sia la grandezza fisica che esprime l'attitudine di un corpo o
di un sistema di corpi a compiere lavoro (Amaldi, 2002).
L’energia è dunque la linfa vitale che muove ogni cosa. Dall’essere umano all’automobile.
Nel mondo moderno però, a partire dalla rivoluzione industriale, la parola “energia” è venuta
assumendo un nuovo significato. Ciò che è stato veramente rivoluzionario e ha cambiato per
sempre il mondo nel corso della fine del Settecento è stata appunto l’invenzione, permettetemi
questo termine, della moderna energia. La macchina a vapore, l’emblema stesso del
cambiamento di tutti i sistemi produttivi, altro non è che il passaggio dall’energia muscolare,
umana o animale, a un nuovo tipo di energia, quella termica e meccanica. Da allora molta
strada è stata percorsa. Nuove fonti di energia sono state scoperte e messe a punto. Ma il
concetto di base è sempre quello. L’umanità a partire dalla fine del XVIII secolo ha fatto il
salto di qualità grazie all’imbrigliamento delle forze della natura in forme di energia in grado
di alimentare macchine che hanno moltiplicato esponenzialmente la sua capacità di compiere
lavoro. Grazie a ciò i livelli di produzione sono saliti in maniera vertiginosa permettendo tutti
i successivi avanzamenti e una strepitosa crescita della produzione e della popolazione.
Fig.1: PIL e Popolazione mondiale anni 0 - 1998
Fonte: A. Maddison, The World Economy. A Millennial Perspective, 2001
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Fino alla rivoluzione industriale il consumo mondiale di energia può essere definito stabile,
contenuto e basato su risorse rinnovabili: il legno e il vento e l’acqua attraverso l’uso i mulini.
Il massiccio sviluppo del sistema di produzione industriale, i cambiamenti dello stile di vita e
dei consumi hanno, poi, modificato la situazione. Oggi tutte le nostre azioni quotidiane si
fondano su una grande disponibilità di energia a buon mercato di cui ci poniamo troppo
raramente la questione dell’origine, (EFDA, 2005).
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Fig. 2: Consumo mondiale di energia finale 1971-2007 in Mtoe (milioni di tonnellate di petrolio equivalente)
Fonte: key world energy statistics 2009
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L'energia primaria è quella che viene utilizzata sia per utilizzo finale sia per essere trasformata in altri prodotti
energetici sia per produrre energia elettrica in centrali elettriche. I consumi finali di energia sono quelli dai quali
non derivano ulteriori forme di energia. Rappresentano l'ultima fase del ciclo energetico, nel quale l'energia
viene definitivamente consumata nell'ambito dei vari macchinari, motori, caldaie, caminetti, ecc. . Il consumo di
energia primaria (anche detto "consumo lordo di energia") rappresenta dunque l'energia in entrata. I consumi
finali di energia rappresentano invece l'energia in uscita, quella che si trasforma in lavoro o riscaldamento
utilizzato dalla società umana per i propri scopi e le proprie necessità. Ovviamente il consumo di energia
primaria è piø grande rispetto al consumo finale. Nella fase di passaggio da energia primaria a energia per i
consumi finali una parte notevole dell'energia totale viene persa.
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Tavola di conversione unità di misura energia:
Fonte: key world energy statistics 2009
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Nel Medioevo infatti tutta l’energia occorrente poteva essere fornita da un unico
combustibile: il legno. Esso era sufficiente per fare qualsiasi cosa: attrezzi, imbarcazioni,
botti, carri, riscaldarsi e molto altro ancora. La supremazia del legno è durata a lungo. Difatti
sebbene il carbone e altre fonti di energia fossero conosciute da tempo, il loro sviluppo è
molto piø recente. Sarà solo a partire dal XVII secolo che, grazie a rilevanti progressi nelle
tecniche di estrazione, il carbone riesce a prevalere sul legno. E solo alla fine del XIX secolo
farà invece la sua comparsa una nuova fonte di energia, il petrolio, che da allora è rimasto la
nostra principale fonte di energia (Debeir et al., 1987).
Infatti nonostante la scoperta e la messa a punto di altre fonti di energia il petrolio rimane
ancora al centro del nostro sistema energetico
Fig.3: Evoluzione produzione mondiale di energia per fonte tra il 1973 e il 2007 in Mtoe
Fonte: key world energy statistics 2009
Questo perchØ è una fonte di energia strabiliante. Presentandosi in forma liquida, esso può
essere trasportato e immagazzinato con estrema facilità. Si trasforma sia in energia meccanica
sia in energia elettrica. Si tratta, insomma, di un’energia flessibile ed è per questo che è così
difficile rinunciarvi (EFDA, 2005).
Accanto all’utilizzo di fonti fossili lo sviluppo tecnologico ha però permesso anche l’utilizzo
di altre fonti energetiche, alternative alle fonti fossili; pulite, in rapporto all’emissione di gas
inquinanti; e rinnovabili in quanto la velocità di utilizzo è paragonabile alla velocità con la a
fonte stessa si rende nuovamente disponibile. Durante la seguente trattazione le definizioni
alternative, pulite e rinnovabili verranno utilizzate come sinonimi benchØ come appena visto
ogni termine definisce una diversa caratteristica delle nuove fonti energetiche.
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A livello europeo (Direttiva 2001/77/CE) sono riconosciute come fonti rinnovabili di energia:
l´energia solare, eolica, geotermica, idraulica, maremotrice, del moto ondoso, i gas di
discarica, i gas residuati dai processi di depurazione, il biogas e le biomasse.
BenchØ non faccia parte degli scopi dell’attuale lavoro entrare nei dettagli tecnici ritengo utile
presentare brevemente almeno le piø importanti tipologie di fonti energetiche rinnovabili
(Bartolazzi, 2005):
o Eolica: è il prodotto della conversione dell'energia cinetica del vento in altre forme di
energia (elettrica o meccanica). Prima tra tutte le energie rinnovabili per il rapporto
costo/produzione, è stata la prima forma di energia rinnovabile scoperta dall'uomo
(utilizzata ad esempio nei mulini a vento)
o Biomassa: si tratta di tutti quei materiali di origine organica (vegetale o animale) che
non hanno subito alcun processo di fossilizzazione (pertanto esclusi tutti i combustibili
fossili). Si tratta di una risorsa diffusa in quanto include oltre alla biomassa di origine
forestale (legna) e agli scarti dell’industria della lavorazione del legno, le colture
energetiche, i residui agricoli e gli effluenti agroalimentari, i concimi e la frazione
organica dei rifiuti urbani solidi, i rifiuti domestici separati e i fanghi fognari. Si tratta
a tutti gli effetti di una fonte pulita in quanto la combustione del materiale, soprattutto
se legnoso (quindi allo stato solido), libera nell'ambiente le sole quantità di carbonio
che hanno assimilato le piante durante la loro formazione ed una quantità di zolfo e di
ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili
o Solare: per energia solare si intende l'energia, termica o elettrica, prodotta sfruttando
direttamente l'energia irraggiata dal Sole verso la Terra. L'energia solare può essere
utilizzata per generare
elettricità (fotovoltaico): il pannello fotovoltaico sfrutta le proprietà di
particolari elementi semiconduttori per produrre energia elettrica
quando sollecitati dalla luce.
per generare calore (solare termico): il pannello solare termico sfrutta i
raggi solari per scaldare un liquido con speciali caratteristiche,
contenuto nel suo interno, che cede calore, tramite uno scambiatore di
calore, all'acqua contenuta in un serbatoio di accumulo
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o Geotermica: è l'energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore. Si basa sulla
produzione di calore naturale della Terra (geotermia) alimentata dall'energia termica
rilasciata in processi di decadimento nucleare di elementi radioattivi quali l'uranio, il
torio e il potassio, contenuti naturalmente all'interno della terra. Partendo da questo
principio si sta oggigiorno sviluppando l’utilizzo delle pompe a calore. La pompa di
calore geotermica utilizza il terreno o l'acqua che si trova nel terreno come fonte o
come dispersore di calore. Il trasporto dell'energia termica è effettuato mediante la
stessa acqua o mediante un altro liquido
o Idroelettrica: energia che sfrutta la trasformazione dell'energia potenziale
gravitazionale, posseduta da masse d'acqua in quota, in energia cinetica nel
superamento di un dislivello, la quale energia cinetica viene trasformata, grazie ad un
alternatore accoppiato ad una turbina, in energia elettrica. L’energia idroelettrica è
una tecnologia ormai matura il cui funzionamento è da diversi anni competitivo
rispetto ad altre fonti energetiche commerciali. Tuttavia non ha grandi potenzialità di
ampliamento a causa del già largo uso e dei vincoli ambientali
All’adozione di queste tecnologie su larga scala permangono ancora, tuttavia, molti problemi
tecnici ed economici (Neuhoff, 2005), tanto che ancora oggi il loro utilizzo è molto limitato.
Facendo il punto di quanto finora detto possiamo riassumere dicendo che l’attuale sistema
mondiale è caratterizzato da ampi e crescenti consumi di energia. Come fonte di
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alimentazione è basato soprattutto sull’utilizzo di combustibili fossili , e primariamente il
petrolio. Esistono altre fonti di energia ma al momento giocano un ruolo ancora marginale. Le
promesse degli anni ’40 e ‘50 dell’energia atomica si sono rivelate effimere (Goldschmidt,
1986) e da allora nessuna altra fonte energetica è venuta alla ribalta.
Ma quali problemi potrebbero spingerci a rimettere in discussione il nostro modello
energetico?
Se ne possono individuare almeno tre.
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La definizione tecnica di combustibile fossile è “materiale animale e vegetale decaduto e non completamente
ossidato, specificatamente carbone, torba, lignite, petrolio e gas naturale”. La definizione tecnica di combustibile
è “materiale che può essere bruciato o consumato altrimenti per produrre calore o, nel caso del mondo moderno,
elettricità (Randazzo, 1994).
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1.1 Il Contesto Geopolitico
Le ricadute geopolitiche del sistema energetico sono un tema cruciale e di massima
importanza con pesanti ricadute sul tipo di politiche portate avanti nei diversi contesti statuali.
Tale fattore esula dal tipo di analisi che voglio portare avanti, focalizzato sugli aspetti e le
ricadute interne, e non internazionali, dell’attuale sistema energetico sull’UE. Tuttavia è
impossibile poter portare a compimento una tale analisi senza almeno fare un breve
riferimento alla dimensione internazionale del tema in modo tale da contestualizzare il
problema anche nella sua dimensione esterna.
La caratteristica principale del nostro sistema energetico è, come già detto, quella di basarsi
principalmente su di una fonte, quella petrolifera. Il petrolio è però una risorsa naturale e
come tutte le risorse naturali non segue alcuna logica umana ma solo quella naturale. Esso si
trova non dove se ne ha la necessità ma dove la Natura lo ha posto. Ciò significa che le riserve
petrolifere mondiali sono disposte in modo ineguale nelle diverse aree del pianeta. Non tutti i
Paesi ne hanno dunque accesso. Vi è una chiara distinzione tra paesi produttori e paesi
consumatori. Se si potesse riassumere con una sola parola l’attuale situazione allora si
dovrebbe usare la parola “concentrato”. L’attuale sistema energetico internazionale è dunque
concentrato in poche aree (Clo, 2008).
Fig.4: Mappa riserve mondiali di petrolio
Fonte: BP Statistical Review Year 2004
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Sembra una ovvietà ma il vero problema giace proprio qui. Non è certo un caso che ci si
riferisca al petrolio spesso con il nome di “oro nero” data la sua importanza e concentrazione.
E come molte guerre sono state combattute per l’oro classico molte potrebbero, e forse già lo
sono state, essere combattute per il nuovo oro. La recente guerra in Iraq è stata appunto
interpretata, da alcune parti, come uno dei primi esempi di guerra per il petrolio. E già si
ipotizzano futuri scontri per il possesso delle rimanenti riserve (Heinberg, 2008).
Non che la caratteristica di concentrazione delle riserve petrolifere in poche aree significhi
inevitabilmente guerra. Al giorno d’oggi si è stati molto bravi a sostituire la guerra con il
commercio. E anche l’utilizzo del petrolio come arma politica, così come hanno dimostrato
gli anni successivi alle due crisi petrolifere del ’73 e del ‘79, si è in realtà rivelata un’arma
piuttosto spuntata. Infatti paesi produttori e paesi consumatori sono legati tra di loro da un
doppio filo. Per fare un esempio gli Stati Uniti dipendono dal petrolio dell’Arabia Saudita
almeno quanto l’Arabia Saudita dipende dagli acquisti di petrolio da parte degli Stati Uniti
(Spiro, 1999).
Tuttavia è inequivocabile l’elemento di disturbo nei rapporti internazionali che la
concentrazione delle riserve energetiche comporta. Cosi come i bacini carboniferi della Rurh
e della Saar sono stati per decenni motivi di scontro tra Francia e Germania nel cuore
dell’Europa così oggi le riserve petrolifere dei paesi mediorientali sono motivo di tensione tra
i maggiori attori internazionali. Le diverse posizioni sulla guerra in Iraq del 2003 tra USA da
un lato e Francia e Germania dall’altro possono essere interpretate alla luce di ciò. Inoltre il
fatto che le riserve petrolifere siano molte volte concentrate in Paesi considerati in via di
sviluppo, sempre che abbia ancora senso nel mondo moderno parlare di paesi in via di
sviluppo, o comunque in sistemi politici non consolidati, complica ulteriormente la situazione
avendo anche risvolti interni. Molte volte la presenza di petrolio è allo stesso tempo una
benedizione e una maledizione per un Paese. Quando si è dei pesci piccoli non è mai un buon
affare attirare l’attenzione su di sØ.
Da un lato infatti si attirano le attenzioni dei Paesi ricchi affamati di petrolio. Dall’altro la
presenza di un giro d’affari di molti miliardi acuisce e arma le divisioni interne che sono
facilmente e abilmente sfruttate da agenti esterni. Molti studi sono stati fatti sull’argomento.
La conclusione generale che se ne può trarre è che non è un caso che le aree piø ricche di
petrolio sono anche quelle considerate come le piø instabili politicamente. E questo è
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maggiormente vero per un continente come quello africano dove il petrolio è una delle
maggiori ragioni di scontro (Carbone, 2007).
La situazione è oggi ancora piø complicata dal recente affacciarsi sullo scacchiere
internazionale di nuovi attori, come Cina e India, alla ricerca anch’essi di petrolio per
alimentare la loro mirabolante crescita economica.
Fig.5: Evoluzione consumi energia per regione 2001-2030
Fonte: Commissione Europea “Energy and Transports. Trends to 2030. Update”
La competizione per il petrolio e per le altre fonti fossili diventerà ancora piø dura e la
tentazione di ricorrere a metodi piø cruenti rispetto al semplice commercio potrebbe diventare
piø che una semplice tentazione. E tutto ciò in un momento in cui le riserve petrolifere vanno
sempre piø assottigliandosi e si rivelano incapaci di tenere il passo con i crescenti bisogni
dell’economia mondiale.
Questo considerazione ci lega alla seconda problematica del nostro sistema energetico.
Appunto la finitezza delle risorse a disposizione.
1.2 La Limitatezza delle Risorse
Una delle prime questioni a cui un qualsiasi sistema deve dare risposta è la garanzia della sua
continuità nel tempo. Un qualsiasi sistema deve essere dunque rigenerabile e compatibile con
i tempi di tale rigenerazione se non vuole vedere un termine nel suo orizzonte temporale.
Quando si consuma semplicemente una risorsa per quanto abbondante sia essa è destinata ad
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esaurirsi. Naturalmente il finito è un concetto molto discutibile. Anche il nostro sole è
destinato a spegnersi ma ciò richiederà altri 5 miliardi di anni. In tale contesto parlare di
finitezza non ha alcun senso. Discorso diverso è invece quello che va fatto sul petrolio e le
altre fonti fossili che oggi costituiscono la nostra principale risorsa energetica. In questo caso
non è facile indicare con chiarezza un limite temporale. La maggior difficoltà a poter
identificare con esattezza la condizione delle riserve di petrolio sta nel fatto che le agenzie di
valutazione, prima tra tutte la International Energy Agency (IEA), non dispongono di dati
propri ma devono fare affidamento su dati forniti da terzi. Inoltre molti paesi produttori non
rivelano con esattezza la condizione delle loro riserve. Forse, l’unica cosa certa è che l’era del
petrolio a buon mercato è finita (Campbell e Laherrère, 1998).
Marion King Hubbert, un geologo Americano, già nel 1956 aveva predetto il picco del
petrolio. Per picco si intende quel momento in cui la produzione di petrolio avrebbe raggiunto
il massimo e da lì in poi avrebbe inesorabilmente continuato a decrescere. Da allora molte
altre previsioni sono state fatte. Alcune che predicono che questo picco c’è già stato e non ce
ne siamo accorti. Altre invece che affermano che questo picco avverrà solo tra 100 anni.
Fig.6: Teoria del Picco di Hubbert
Fonte: in Energy and Power, 1971, p. 39
Su una sola cosa tutte queste previsioni concordano: prima o poi raggiungeremo il picco. Non
è questione di se. E’ questione di quando.
Naturalmente altre fonti fossili potrebbero venire in aiuto e rimandare sempre piø in là il
fatidico momento del raggiungimento della fine delle risorse fossili. E passi in questa
direzione sono stati effettivamente fatti. La nuova tecnologia Coal-to-Liquid (CTL) è un
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