2
INTRODUZIONE
La Tesi si propone di analizzare la politica economica adottata
dal governo presieduto dal Prof. Mario Monti.
L’argomento trattato riguarda un tema contemporaneo ed ancora
attuale e, per scelta, l’analisi non contempla considerazioni di tipo
politico ma descrive le decisioni del governo Monti unicamente da un
punto di vista economico, finalizzato a “traghettare” il paese fuori da
una condizione economica divenuta, per il verificarsi degli eventi, molto
difficile.
L’analisi ha inizio con una breve descrizione delle recenti crisi
economiche mondiali e delle cause che hanno generato l’attuale
difficoltà economico-finanziaria che sta attraversando il nostro paese,
con particolare attenzione verso due problemi che caratterizzano l’Italia
degli ultimi anni: l’enorme dimensione raggiunta dal debito pubblico e la
scarsa propensione alla crescita del Prodotto Interno Lordo.
L’attenzione mediatica che ha caratterizzato questa crisi ha
contribuito a diffondere anche alcuni termini e meccanismi finanziari
che, fino a pochi mesi fa, erano ignoti a gran parte dei cittadini italiani.
Il riferimento è per lo” spread” tra titoli di Stato italiani e tedeschi,
con durata decennale, a cui ho espressamente dedicato una buona
parte (terzo paragrafo) del primo capitolo, poiché è tuttora un tema
centrale e delicato della crisi ed influenza, inevitabilmente, le scelte di
politica economica del governo italiano.
Il campo di azione delle decisioni del governo Monti è
caratterizzato da una forte interazione tra le indicazioni dell’ Unione
Europea e della Banca Centrale Europea; Istituzioni che il Presidente
del Consiglio ha conosciuto da vicino quando ricopriva il ruolo di
Commissario Europeo e dalle quali gode di grande stima.
3
La figura e la personalità del Presidente Mario Monti sono
rappresentate nel secondo capitolo (primo paragrafo) e costituiscono un
importante elemento riguardo le scelte ed i provvedimenti dell’esecutivo
da lui presieduto.
Il 17 Novembre 2011, Mario Monti, nel discorso di insediamento
del suo governo, presso il Senato della Repubblica, dichiara che i
pilastri su cui farà leva la sua azione saranno il rigore di bilancio, la
crescita e l’equità.
Il Governo Monti è il sessantunesimo della Repubblica Italiana
ed è di tipo “tecnico”, cioè non è espressione della maggioranza
parlamentare votata dal popolo italiano attraverso le elezioni politiche,
ed egli stesso lo ha definito “Governo di impegno nazionale”.
Tra i principali obiettivi che si prefigge l’esecutivo vi è anche
quello di convincere gli investitori stranieri, detentori di grande quantità
del nostro debito pubblico, che il nostro paese comincia a percorrere
una strada che vuole condurre ad una riduzione graduale, ma durevole,
del rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo.
Il primo provvedimento di politica economica del Governo Monti
è il cosiddetto decreto “Salva-Italia” (Decreto Legge 6 dicembre 2011 ,
n. 201 - Disposizioni urgenti per la crescita, l'equita' e il
consolidamento dei conti pubblici.) e nasce dall’esigenza di fornire
all’Europa e ai mercati, in tempi rapidissimi, un deciso segnale di rigore
sui conti pubblici e rappresenta il biglietto da visita con cui l’esecutivo
comincia il proprio operato.
La manovra economica è molto decisa e prevede una correzione
dei conti pubblici, per il triennio 2012-2014, da 30 miliardi di euro: 20
miliardi tra maggiori entrate e risparmi di spesa e 10 miliardi per
interventi a favore della crescita, del lavoro e del sistema produttivo.
Il decreto “Salva-Italia” si basa principalmente sul pilastro del
rigore, per il proclamato impegno dell’esecutivo, e alcune norme sono
inserite con l’intento di introdurre agli occhi dell’opinione pubblica,
4
concentrata sui sacrifici che verranno, un segnale di svolta, e dovranno
essere perfezionate al più presto con regole più definite.
Si tratta di un testo con cifre blindate che vuole dimostrarsi
all’altezza dei mercati finanziari e dell'Europa ed è lo schema di un
programma di lavoro ambizioso che comprende poche misure definitive
e lascia presagire nuovi interventi ed iniziative più radicali per risanare
un Paese in grave difficoltà e consentirne la ripresa.
Un altro caposaldo della politica economica del Governo Monti è
rappresentato dalla riforma del sistema pensionistico con l’introduzione
del calcolo contributivo per tutti.
Con la modifica dei requisiti legati alla speranza di vita, si profila
la realizzazione di un sistema equo tra generazioni perché scompare
quel rapporto basato sul debito implicito a carico delle generazioni
future, ma anche tra generazioni contemporanee in quanto viene
assicurata una prestazione proporzionata alla contribuzione versata,
indipendentemente dall’età anagrafica e dalla carriera, mentre il
sistema precedente andava a favore di chi riusciva ad andare presto in
pensione e aveva avuto evoluzioni di carriera.
È indubbio che la riforma ha la capacità di generare risvolti
positivi anche in merito all’adeguatezza del nuovo sistema rendendola
socialmente accettabile.
Con il decreto “Cresci-Italia”( Decreto-Legge 24 gennaio 2012, n.
1 - Misure urgenti in materia di concorrenza, liberalizzazioni e
infrastrutture) il Governo Monti esprime uno dei maggiori tentativi di
trasformazione strutturale dei rapporti economici in Italia e, nelle attese
del Presidente del Consiglio, è finalizzato a generare conseguenze
favorevoli per la crescita economica del Paese.
Nel decreto ‘‘Cresci Italia’’ l’Esecutivo propone politiche di
liberalizzazione delle attività economiche in una fase delicatissima della
crisi economica al fine di produrre effetti propulsivi sulla crescita del
Prodotto Interno Lordo.
5
Oltre ai provvedimenti noti come “Salva-Italia” e “Cresci-Italia”,
l’impegno del governo mira anche provvedimenti strutturali come la
cosiddetta “spending review”, concepita al fine di evitare il rialzo dell'IVA
dal 21% al 23% nell'ottobre 2012.
Saranno risparmiati, secondo Mario Monti, 4,50 miliardi già nel
2012, 10,50 miliardi nel 2013 e 11 miliardi nel 2014.
Il Presidente del consiglio dei ministri sottolinea che l’obiettivo è
perentorio : eliminare gli sprechi e non ridurre i servizi.
Vengono analizzate le spese delle pubbliche amministrazioni allo
scopo di eliminare sprechi e inefficienze per conseguire risorse da
riservare alla crescita del paese per rilanciare economia ed
occupazione.
Il Presidente del Consiglio, tra l’altro, è chiamato anche a
decidere su questioni contingenti come quella relativa a garantire la
copertura finanziaria, da parte dello Stato, per sostenere la candidatura
del nostro paese ad ospitare i Giochi Olimpici del 2020.
Monti si assume la responsabilità di prendere una decisione che
nega, sostanzialmente, l’organizzazione delle Olimpiadi nel nostro
paese perché alla luce della difficile situazione economico-finanziaria
che l’Italia sta attraversando, non sarebbe giudicato un atto
responsabile, da parte del Governo, sottoscrivere la garanzia finanziaria
richiesta dal Comitato Olimpico Internazionale per coprire eventuali
fabbisogni che potrebbero verificarsi in futuro e, benché tali oneri non
siano da coprire nell’immediato, l’attuale fase dell’economia non fa
ritenere appropriato adottare decisioni con effetti differiti nel tempo che,
in base a quasi tutte le precedenti esperienze olimpiche a livello
internazionale, potrebbero rivelarsi molto rilevanti.
La lotta all’'evasione fiscale è un altro cardine dell’azione di
governo del Presidente Monti e, in tal senso, si cerca di rafforzare la
fiducia verso le istituzioni che caratterizzano uno Stato di diritto.
6
Il governo inizia, quindi, a procedere con estrema risolutezza nel
contrasto di questo dannoso fenomeno, favorendo un maggior uso della
moneta elettronica, con la riduzione della soglia per l'uso del contante,
e accelera per giungere alla condivisione delle informazioni tra le
diverse amministrazioni, potenziando e rendendo operativi gli strumenti
di misurazione induttiva del reddito e migliorare la qualità degli
accertamenti.
Il Premier ha la ferma intenzione di trasformare l'Italia da Paese
debole e rischioso per l’integrità dell'area euro a protagonista attivo
dell'uscita dalla crisi.
La criticità delle circostanze e la necessità di uscire in tempi
rapidi dall’emergenza ha implicato la produzione di molteplici interventi
legislativi spesso con carattere di urgenza: al 31 Agosto 2012, il
governo ha varato 84 provvedimenti (26 decreti legge, 17 disegni di
legge, 41 disegni di legge di ratifica di accordi internazionali) utilizzando
con frequenza lo strumento del voto di fiducia a causa di circostanze
eccezionali.
I provvedimenti adottati, nonostante siano stati utilizzati per
cercare di risolvere tempestivamente problemi immediati, considerano,
comunque, le conseguenze di lungo termine, in coerente prospettiva
con gli obiettivi strutturali di modernizzazione dell’economia.
Allo stesso tempo il Governo ha cercato, con costanza, la
consultazione con le parti sociali e con le autonomie locali per
ottimizzare la qualità delle politiche pubbliche.
Va rilevato che l’esecutivo tecnico ha frequentemente dichiarato
di avere consapevolezza di aver richiesto grandi sforzi ai cittadini, alle
parti sociali ed ai partiti politici, con il fine di far accettare enormi
mutamenti nel rapporto pubblico-privato, applicando sempre il principio
del superiore interesse pubblico.
7
Viene riconosciuta al popolo italiano una grande e consapevole
assunzione di responsabilità che ha suscitato una reazione di orgoglio
nazionale ed una decisa volontà di ripresa.
Il rispetto delle regole ed i principi morali dei rapporti tra cittadini
e pubblica amministrazione hanno rappresentato le fondamenta per la
credibilità degli eccezionali provvedimenti assunti dallo Stato in un
grave periodo per l’economia italiana.
8
CAPITOLO 1
L’ITALIA DI FRONTE ALLA CRISI ECONOMICA 2011
1.1 Crisi recenti e origini della crisi economica 2011
A partire dal XIX secolo si è iniziato a ricorrere al termine “crisi”
(dal greco krisis) anche in ambito economico.
Attualmente l’accezione “crisi economica” viene utilizzata in
riferimento all’ improvviso cambio di direzione di un ciclo economico,
che passa dall’espansione alla contrazione.
“Crisi economica” indica anche, e soprattutto, il successivo
periodo di recessione (stabilito convenzionalmente in due trimestri
consecutivi di crescita negativa) che segue la svolta congiunturale.
Le crisi economiche sono fenomeni ciclicamente ricorrenti nel
corso della storia e alcune di esse hanno avuto dimensioni talmente
rilevanti da sfociare in gravi e sanguinosi conflitti.
Per restare in tempi recenti, ricordiamo, brevemente, come
importante esempio, la crisi del 1929, meglio nota come “La grande
depressione”, che ebbe origine dal crollo della Borsa di New York.
Dopo la prima guerra mondiale l’economia statunitense sviluppò
un deciso ciclo espansivo che innalzò a livelli record la produzione
industriale, la produttività del lavoro, i profitti ed i salari.
L’economia USA era trainata dall’espansione dell’edilizia, da
prodotti innovativi come l’automobile, dallo sviluppo dell’energia
elettrica e da una grandissima novità organizzativa come il fordismo,
ovvero la applicazione pratica della razionalizzazione dei processi
produttivi teorizzata da Frederick Taylor
1
, che, attraverso la catena di
montaggio puntava ad eliminare i tempi morti della produzione.
1
Frederick Winslow Taylor (1856-1915), con The Priciples of scientific
Management (1911) teorizza un sistema organizzativo sviluppato sull’attribuzione di
ruoli e compiti prefissati e ben definiti.
9
In tale contesto emerse un elemento psicologico che risulterà poi
decisivo : si affermò la convinzione generale che fosse possibile, nella
prosperità economica, ottenere grandi guadagni attraverso l’attività
speculativa sui mercati finanziari che scatenò una corsa agli acquisti dei
titoli azionari delle aziende quotate in Borsa.
Questo fenomeno, contagioso ed autoalimentato , spinse anche i
piccoli risparmiatori ad effettuare investimenti rischiosi, ricorrendo
anche al credito presso le banche, indebitandosi a tassi di interesse
molto alti, pur di tentare la strada del guadagno facile e rapido.
All’aumento del valore di mercato dei titoli, però, cominciò a
calare il valore della produzione; Wall Street se ne accorse
improvvisamente il 29 Ottobre 1929, giorno passato alla storia come il
“Martedì nero” o anche “Big crash”.
Le conseguenze immediate furono che innumerevoli imprese
non riuscirono ad onorare i loro debiti alle scadenze e le banche furono
letteralmente assediate dai risparmiatori che pretendevano l’immediata
restituzione delle somme depositate.
Il New Deal del Presidente Franklin Delano Roosevelt, a partire
dal 1933, permise di affrontare la crisi attraverso l’intervento dello Stato
mediante una serie di provvedimenti economici e sociali inspirati alle
teorie di John Maynard Keynes
2
Il Governo, al fine di ridurre l’elevato tasso di disoccupazione,
varò un imponente piano di lavori pubblici che permise di impiegare
milioni di lavoratori, stimolò il settore industriale con un patto di
concorrenza leale al fine di mantenere i prezzi ad un giusto livello,
ottenendo, da parte delle aziende, la concessione di un minimo
salariale.
Il ricorso all’aumento del debito pubblico creò inevitabilmente
deficit, ma si rinunciò consapevolmente al pareggio di bilancio ad ogni
2
John Maynard Keynes (1883-1946). Considerato il padre della macroeconomia
10
costo; si scelse di stampare nuova moneta, generando un’inflazione
controllata che, con la svalutazione del dollaro, facilitò le esportazioni.
Furono stabilite cospicue indennità per la disoccupazione e la
anzianità e fu riformato il fisco per combattere in modo deciso il
fenomeno dell’evasione.
Gli Stati Uniti superarono brillantemente la “Grande depressione”
grazie ad una politica economica che rinunciò alle tesi del liberismo in
favore dello Stato assistenziale (Welfare State), sulle basi della teoria
Keynesiana che affermava che il sostegno statale deve agire entro un
arco temporale limitato e costruito su un piano programmato sulla
spesa pubblica.
La grande crisi del ’29 ha rappresentato fino a qualche anno fa,
l’emblema di grande crisi economica del mondo capitalistico
occidentale (fatta eccezione, ovviamente delle parentesi dei due conflitti
mondiali), ma gli eventi macroeconomici che si sono verificati a partire
dal 2008 fino ai nostri giorni hanno generato nuove condizioni che
hanno portato l’Italia a confrontarsi con una crisi senza precedenti.
I primi segnali di allarme, che riguardarono l’intero sistema
economico globale, risalgono al 2008 e furono un riflesso di un
problema che ebbe origine negli Stati Uniti : i mutui sub-prime.
Nel 2002 il Governo USA aveva allestito un piano di agevolazioni
per chi avesse voluto acquistare la propria prima casa e le condizioni di
mercato offrivano tassi di interesse eccezionalmente bassi, in quanto,
dopo i drammatici eventi dell’11 Settembre 2001 la Federal Reserve (la
Banca centrale degli Stati Uniti d’America) decise di ridurre
drasticamente i tassi al fine di dare impulso all’economia (il tasso di
riferimento della Fed raggiunse nel 2003 il livello del 1,00%).
Le banche statunitensi, erogarono miliardi di dollari di mutui per
l’acquisto della prima casa a milioni di cittadini che volevano
approfittare di condizioni, forse, uniche, e la stragrande maggioranza di
questi finanziamenti fu concessa a tasso variabile.