Premessa.
2
Uno degli enti maggiormente interessati a questi prodotti è il Parco Nazionale, infatti,
superato il luogo comune che vede questi come enti preposti solo alla protezione delle specie
animali e vegetali e alla tutela del territorio o del paesaggio naturale, essi concorrono a pieno diritto
allo sviluppo del proprio territorio, tramite politiche che valorizzano e conservano le specificità
ambientali.
Le produzioni tipiche sono attività economiche che conseguono le finalità di questo tipo di
ente, perché:
1. Rappresentano un intreccio tra territorio, agricoltura, turismo e qualità;
2. Fanno parte del bagaglio culturale e lavorativo della propria comunità locale;
3. Rappresentano, vista la loro tendenza ad essere prodotti in maniera artigianale, una
produzione a basso impatto ambientale.
2. LE IPOTESI DI RICERCA.
Partendo dall’importanza di questo tipo di produzione per l’Ente Parco in generale,
analizzerò e classificherò le politiche dedicate ai prodotti tipici di un’area protetta in particolare, il
Parco Nazionale del Gargano, per verificare la qualità del lavoro di quest’ultimo, il quale,
ricordiamo, ha da poco compiuto 10 anni.
Inoltre, in questo lavoro di tesi, cercherò di dimostrare:
1. La specificità dell’area protetta (territorio vasto e ampia antropizzazione) e la conseguente
difficoltà dell’ente a lavorare in questo territorio;
2. La strutturazione dell’ente parco;
3. L’esistenza di produzioni tipiche nel territorio, giustificandone la loro tipicità;
4. Il tentativo dell’ente, con l’aiuto delle produzioni tipiche, di differenziare il turismo
(prevalentemente costiero e religioso) puntando sull’enogastronomia;
5. La catalogazione delle principali iniziative atte a sviluppare i prodotti tipici dell’area con gli
obiettivi prefissati, anche non inerenti alla parte prettamente economica;
6. Il tentativo dell’ente a creare microeconomie, riferite soprattutto alle produzioni tipiche, che
aiutano a mantenerle vive ed economicamente convenienti;
7. L’impatto che alcune di queste politiche può avere sulla preservazione dell’ambiente;
8. L’uso di marchi di qualità per migliorare l’immagine del “made in Gargano”;
9. L’uso dei prodotti tipici come strumento di una più vasta politica di immagine del territorio.
Premessa.
3
In alcuni capitoli riporterò anche alcuni risultati, laddove fossero documentati da appositi
studi, ma, purtroppo, la relativa giovinezza dell’Ente (ricordiamo che pur avendo 10 anni, questo è
pienamente attivo dalla fine degli anni ’90) unita alla mancanza di uno studio generale dell’impatto
economico sull’area protetta (si è puntato sull’agire, non sul documentare) impedirà un’analisi
approfondita sui risultati ottenuti.
3. L’ARTICOLAZIONE DEL LAVORO.
Nel dettaglio il primo capitolo avrà come tema la collocazione geografica del Parco
Nazionale del Gargano, le caratteristiche peculiari del territorio, il suo patrimonio storico-
ambientale e la flora e fauna. Obiettivo principale sarà giustificare la peculiarità ambientale del
Gargano, che ha permesso a quest’ultimo di ospitare un’area protetta.
Il secondo capitolo tratterà un’analisi socio-economica del territorio di riferimento. Partendo
dalla condizione storica più evidente che ha caratterizzato la Montagna del Sole, l’isolamento, verrà
fatta una breve visuale sui comuni interessati dall’area protetta, sui loro modelli di sviluppo e sulla
loro popolazione. Userò i dati ISTAT dell’ultimo censimento, per analizzare brevemente le unità
locali dell’industria e dei servizi e l’occupazione inerente a queste, suddividerò l’analisi per classi di
addetti, per attività economica e forma istituzionale interessata. In seguito si parlerà dell’agricoltura:
dopo aver visto le caratteristiche fisiche del Gargano si dividerà quest’ultimo in due aree di
riferimento ben distinte. Da qui partirà un’analisi più particolare che prenderà in considerazione le
aziende agricole, la ripartizione del SAU, le colture praticate, l’agricoltura biologica e l’allevamento
con dati inerenti al solo territorio dell’area protetta. In seguito verranno analizzati l’industria e il
commercio alimentare e per ultimo l’agriturismo. Scopo del capitolo sarà di dare un’idea generale
sulla situazione socio-economica del territorio ed in particolare sui settori che più interessano i
prodotti tipici (l’agricoltura e l’agroalimentare). Tratterò anche l’agriturismo perché ritengo che sia
una leva su cui manovrare per favorire la commercializzazione dei prodotti tipici.
Nel terzo capitolo verrà analizzata la strutturazione dell’Ente e i suoi campi di manovra.
Riportando una breve storia del dibattito che ha portato all’istituzione del Parco Nazionale del
Gargano e del rispettivo Ente, ed elencherò le sue principali iniziative anche al di fuori del campo di
tesi, analizzerò il lavoro dell’Ente in un territorio difficile quale è il meridione in generale e il
Gargano in particolare.
Premessa.
4
Nel quarto capitolo elencherò i prodotti tipici e tradizionali del territorio attraverso due
elenchi di natura istituzionale. In seguito spiegherò le leve che l’Ente usa per promuovere questi
prodotti e riepilogherò le maggiori iniziative, con i rispettivi obiettivi, inerenti alla tutela e
promozione dei prodotti tipici. Scopo di questo capitolo sarà: dare prova dell’esistenza di una
variegata produzione tipica nel territorio e fare una carrellata generale sulle politiche dell’Ente
inerenti ai prodotti tipici.
Nei capitoli successivi analizzerò una per una le iniziative dell’Ente per quanto riguarda i
prodotti tipici, attraverso le informazioni ricevute sul campo. L’approccio eseguito sarà stato
diverso per ogni capitolo, ma in generale cercherò di spiegare l’idea progettuale che sta dietro ad
ognuno di questi, allo scopo di figurare un modo di lavoro dell’Ente Parco che coniughi sviluppo e
tutela. In particolare:
– Scopo del capitolo dedicato a Biogargano sarà l’analisi del consorzio e la creazione di un
modello di sviluppo che questo progetto potrebbe avere verso il territorio;
– Il capitolo dedicato all’oasi agrumaria del Gargano avrà lo scopo di delineare l’importanza
di quest’ultima, analizzare il consorzio Gargano Agrumi e, attraverso dati, dimostrare
l’impatto delle politiche di valorizzazione dell’oasi agrumaria sul prezzo degli agrumi.
– Nel capitolo dedicato al progetto della “Vigna del Parco”, dimostrerò la tipicità della vite
nel territorio garganico, analizzerò il progetto fermandomi ai risultati conseguiti fino ad
ora e spiegherò cosa si intende fare in futuro.
– Nel capitolo dedicato al marchio del parco, analizzerò il regolamento in tutte le sue parti e
dimostrerò l’interesse dei produttori garganici per questa importante politica di
promozione.
– Nel capitolo dedicato al programma di sostegno agli allevatori, dimostrerò la tipicità delle
razze, a cui spetta l’incentivazione e i risultati ottenuti per quanto riguarda la vacca
podolica.
– Nel capitolo dedicato alla valorizzazione dell’olio d’oliva, dopo una visuale
sull’olivicoltura garganica, dimostrerò l’importanza di questa coltura, anche tramite il
conseguimento della DOP e gli scopi dell’Ente a puntare ad un percorso enogastronomico
atto a differenziare il turismo garganico.
– Nel capitolo dedicato ai presidi Slow Food, spiegherò cos’è questa associazione e cos’è un
presidio e il tipo di intervento svolto. In seguito parlerò dell’accordo di collaborazione tra
l’Ente e Slow Food.
In conclusione, li scopi generali dei capitoli dedicati alle singole iniziative dell’Ente, oltre
ad analizzare lavoro di quest’ultimo, sono:
Premessa.
5
– La dimostrazione di una sinergia tra immagine dei prodotti tipici e immagine dell’Area
Protetta;
– La dimostrazione del prodotto tipico, come un bene economico che si sposa con la tutela
dell’ambiente.
CAPITOLO I.
IL PARCO NAZIONALE DEL GARGANO: IL
TERRITORIO
1. COLLOCAMENTO GEOGRAFICO.
Definito “lo sperone d’Italia”, il Gargano si trova a meridione della penisola italiana ed appare
come un promontorio proteso verso il mar Adriatico.
Situato nella parte settentrionale della Puglia, l’intera area protetta è collocata all’interno della
provincia di Foggia.
Il territorio del Gargano è ben distinto dal resto della provincia, infatti, esso è diviso dal
Tavoliere delle Puglie ad Ovest dall’ultimo tratto del fiume Fortore ed a Sud-Ovest dal torrente
Candelaro, mentre il resto del promontorio è bagnato da Nord-Est a Sud-Est, cioè dalla Torre del
Fortore fino al Golfo di Manfredonia, dalle acque dell’Adriatico.
Il Parco Nazionale del Gargano: Il territorio.
7
Il territorio così delimitato presenta una forma ellittica, con l’asse maggiore ad andamento Est-
Ovest ed è esteso su una superficie di circa 210.000 ettari1, di cui 121.118 ettari di area protetta.
4. CARATTERISTICHE DEL TERRITORIO.
«Il territorio garganico si è andato lentamente disegnando come continuum naturalistico e
antropico, con fattori che si sono intrecciati in rapporto al mutare del quadro storico, fino a
determinarsi con i caratteri di una cultura-isola radicata e per certi aspetti paralizzante»2.
Il promontorio del Gargano rappresenta un’isola tra il mare e il Tavoliere. Esso è caratterizzato
da un’incredibile varietà di paesaggi: costa frastagliata, interno collinare e montuoso, presenza di
lagune, zone umide, corsi d’acqua e canaloni.
L’interno si presenta come un esteso altopiano che s’innalza tra i 650 e i 900 m. Spiccano
Monte Calvo (1065 m) e Monte Spigno (1008 m), che insieme con altri 2 monti (Montenero e Monte
Croce) raggiungono circa i 1000 m, questi sono situati, per lo più, lungo la fascia Est-Ovest, verso il
Tavoliere delle Puglie. Tale configurazione conferisce al territorio una morfologia a pendenze forti
verso il tavoliere, che degrada dolcemente, verso la parte settentrionale.
All’interno il promontorio è formato da una serie di alti e bassi strutturali, favorita dalla natura
calcarea del territorio. Estesi altipiani s’intervallano a valli allungate.
Lo scorrimento dell’acqua avviene per via sotterranea, favorito dalla presenza di doline,
inghiottitoi e grotte. Questa situazione porta ad un’assenza di corsi d’acqua e ad una rarità di sorgenti,
così da rendere difficile l’approvvigionamento della stessa.
Da un’analisi sintetica il Gargano si può suddividere in tre diversi livelli di antropizzazione con
una distribuzione ad anelli concentrici:
– Costa: in questa unità il livello di manipolazione è intenso e si riscontra un tipo di paesaggio
urbano (insediamenti turistici, strade ecc.) e sub-urbano (colture intensive);
– Mezza Costa: in questa unità il livello di manipolazione è medio-modesto e si riscontra un tipo
di paesaggio agricolo (ulivi, agrumi, ecc.) con un crescente livello d’abbandono;
1
www.comunitamontanagargano.it/territorio.php?action=inqiadramento%20geografico
2
Fiorentino F., Gargano antico e nuovo: voci e volti nel tempo, 1989, p. 106.
Il Parco Nazionale del Gargano: Il territorio.
8
– Anello Centrale: in questa unità il livello di manipolazione è modestissimo e si riscontra un
paesaggio semi naturale (boschi, pascoli, incolti, rilievi rocciosi, aziende pastorali, ecc.).
Questo è l’anello più esteso del promontorio.
5. IL PATRIMONIO STORICO-AMBIENTALE DEL PARCO
NAZIONALE DEL GARGANO.
Giuseppe Piemontese, nel suo libro: «Civiltà garganica: tra passato e presente»3, ha suddiviso
il Parco Nazionale del Gargano in sette unità ambientali, più due di mia aggiunta:
1. Foresta Umbra. Si estende per 10.000 ettari e comprende, al suo interno, vari complessi:
Umbra, Ginestra, Sfilzi e Monte Barone.
2. Bosco Quarto. Si estende per 4.000 ettari nel territorio di Monte Sant’Angelo;
3. Monte Spigno, Piano della Castagna, Valle Ragusa e Valle Pezzente. Sono situati all’interno
del territorio, con un predominio di macchia mediterranea e prati verdi;
4. Bosco di Pina Pulci e di Monte lo Sfrizzo. Si collocano a nord-ovest del Promontorio, tra
Cagnano Varano e Sannicandro Garganico.
5. Monte Saraceno. È costituto dai boschi di Piano San Martino e della Tagliata e si trova a pochi
chilometri da Mattinata
6. Pozzantina e Monte Calvo. Situati nel Gargano centro-occidentale. In essi troviamo un
alternarsi di aree boscose, pascoli e campi coltivati. Il carsismo di questa zona ha dato origine
a numerose grotte, doline e cutini4.
7. I Valloni. Si collocano sul versante sud, dove troviamo la valle di Pulsano e sulla fascia
pedegarganica, dove dominano la vegetazione spontanea, i campi di grano e le distese di
uliveti e mandorleti.
8. Isole Tremiti. Situati al largo della costa Garganica, rappresentano le uniche isole
dell’Adriatico italiano.
9. Le zone umide. D’importanza notevole data la loro posizione strategica sulle rotte migratorie
degli uccelli acquatici tra l’Africa e l’Europa centro-orientale, sono rappresentate dalle lagune
3
Piemontese G. Civiltà garganica: tra passato e presente, 2003, p. 100.
4
Pozzi circolari adibiti alla raccolta dell’acqua.
Il Parco Nazionale del Gargano: Il territorio.
9
di Lesina e di Varano, dalle paludi di Frattarolo ed ex Daunia Risi, dalle foci del Fortore,
dall’area dell’antico lago di Sant’Egidio e dalla Palude di Sfinale.
Nel Parco sono presenti otto riserve naturali, gestite dal Corpo Forestale dello Stato (Foresta
Umbra, Monte Barone, Isola di Varano, Bosco di Ischitella, Lago di Lesina, Palude Frattarolo), otto
oasi di protezione gestite dalla Regione Puglia e una riserva marina (Arcipelago delle Tremiti).
Il Gargano è anche dotato di un ricco patrimonio storico, artistico e archeologico. I beni
culturali del Parco possono essere ricondotti a:
1. Centri storici. Di grande valenza sono quelli di Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, Rodi
Garganico, Vieste e Carpino;
2. Masserie fortificate. Nella strada che collega Sannicandro Garganico a Torre Mileto, troviamo
le masserie Caruso, Don Matteo e Moia. Di notevole interesse è la Masseria Palmieri, a pochi
chilometri dal lago di lesina.
3. Siti archeologici. Situati un po’ per tutto il territorio. Da ricordare sono: Grotta Pagliacci
(Rignano Garganico), Monte Saraceno, Villa Agnulli (Mattinata), Coppa Nevigata, Grotta
Scalora (Manfredonia), Monte Tabor e Monte Pucci (Vico del Gargano).
4. Santuari. San Michele (Monte Sant’Angelo), di grande importanza storica, visitato da milioni
di pellegrini sin dal medioevo; San Matteo (San Marco in Lamis), dove sono custodite alcune
reliquie del santo; Santa Maria delle Grazie (San Giovanni Rotondo), legato al culto di San Pio
da Pietrelcina è uno dei luoghi di culto cristiani più visitati al mondo.
5. Battistero. Quello di San Giovanni in Tumba a Monte Sant’Angelo.
6. Abbazie: Santa Maria di Pulsano, Santa Maria di Calena e Santa Maria delle Tremiti.
7. Chiese: Santa Maria e San Leonardo di Siponto.
8. Palazzi.
9. Musei.
10. Biblioteche.
6. FLORA, FAUNA.
Il Parco Nazionale del Gargano: Il territorio.
10
La compresenza in un’area così limitata di ecosistemi diversi (coste alte e rocciose, valloni caldi
sul versante meridionale, faggete, pinete mediterranee, steppe ecc.), favorisce una ricchezza di flora e
fauna.
La biodiversità del Gargano ha permesso, in questo territorio, l’incontro di specie appenniniche,
mediterranee, balcaniche e del centro Europa. Si stimano circa 2.000 specie botaniche (il 35% di quelle
nazionali). Nel territorio dell’area protetta possiamo incontrare faggete ombrose (il faggio si trova ad
un’altezza insolita, 300 m s.l.m., normalmente lo troviamo a 1000 m s.l.m), la flora palustre dei laghi
costieri, le cerrete e le leccete nei versanti meridionali, la macchia mediterranea, foreste di pini,
preziosi endemismi radicati alle rupi a picco sul mare o nei muri degli edifici più vecchi (esempio è
l’Inula Candida, una pianta esclusiva del Gargano meridionale e della Dalmazia) e le steppe erbose
della fascia pedegarganica. Altro vanto della flora garganica è senza dubbio la presenza delle orchidee,
infatti, nell’area protetta sono state censite 56 specie e 5 sottospecie di questo fiore, che fa di esso il
territorio con il numero più elevato d’orchidee in Europa.
Per quanto riguarda la fauna, quest’area protetta è di notevole importanza per gli uccelli, infatti,
nel Gargano nidificano centosettanta specie d’uccelli delle duecentotrentasette specie nidificanti in
Italia. Tra questi sono presenti ben cinque specie di picchio (picchio verde, picchio rosso maggiore,
minore, mezzano e dorsobianco), altri uccelli da ricordare sono il Gheppio, lo Sparviero, il Falco
pellegrino e Lenario. Nelle aree steppiche possiamo trovare l’ormai rarissima, Gallina prataiola. Un
altro animale che ha spinto all’istituzione del Parco, è il Capriolo Garganico, uno dei pochi nuclei
autoctoni nel nostro paese. Tra i mammiferi sono presenti il Gatto selvatico, la Martora, l’Arvicola
rossastra e il Tasso.
CAPITOLO II.
IL PARCO NAZIONALE DEL GARGANO:
UNA BREVE ANALISI SOCIO-ECONOMICA
1. L’ISOLAMENTO.
Un’analisi socio-economica del Gargano non può prescindere dal ricordare, seppur brevemente,
l’isolamento che ha caratterizzato questo territorio per secoli.
Questo è stato fautore dell’eccezionale biodiversità del territorio (anche in agricoltura) e che,
grazie allo spauracchio della miseria patita in tempi non troppo remoti, animato da chi era contrario al
Parco, ha ritardato per tanti anni la sua istituzione.
1.1. Le condizioni dell’isolamento.
Il Gargano, sia per ragioni fisiche che per ragioni storico-economiche, ha vissuto per secoli in
una condizione di isolamento.
Il Parco Nazionale del Gargano: una breve analisi socio-economica.
12
Le ragioni fisiche dell’isolamento del Gargano sono riconducibili al suo bradismo e alle
gigantesche gradinate che dalla parte del Tavoliere precludono o rendono assai disagevole salire o
scendere la montagna, e dai numerosi scogli a strapiombo che, dal versante marino, rendono modeste le
possibilità d’attracco. Queste condizioni geografiche permettevano nell’antichità soltanto tre vie
d’accesso da sempre disagevoli. Solo all’inizio del secolo, progressivamente dopo la prima guerra
mondiale, la situazione è andata migliorando grazie al potenziamento delle vie di comunicazione.
La storia del Gargano va di pari passo con quella della Capitanata1, ma tutti gli imperi che
conquistarono il territorio, a parte l’asse Siponto2 – Monte Sant’Angelo, trascurarono il resto del
promontorio perché di scarso interesse sia economico che politico. Questo favorì un distacco tra il
Gargano e il resto della provincia e il conseguente isolamento della Montagna del Sole, isolamento che
si andò sempre più accentuandosi per via di due condizioni storico-economiche:
1. L’impaludamento della regione attraverso cui passavano le strade che conducevano al
Promontorio. Questo fenomeno interessava per lo più la parte a sud, vale a dire la zona tra
Manfredonia e Barletta ma si estendeva anche a nord, sino all’altezza di Rignano Garganico.
«Il Pareto aveva stimato ad oltre 2.300 kmq l’area costiera impaludata. Il Maestri parlava di
216.250 ettari»3.
2. La mena delle pecore4: i terreni, destinati al pascolo, rimanevano incolti e, conseguentemente,
le paludi non venivano bonificate. Questo portò ad un impoverimento del territorio e della
popolazione. La mena delle pecore impedì, anche, la nascita di centri urbani nella fascia
Pedegarganica che avrebbero potuto fare da tramite tra il Tavoliere e il Gargano, accentuando
ancor di più l’isolamento del Promontorio.
1.2. La rottura dell’isolamento.
Sinteticamente, le tappe che ruppero l’isolamento del Gargano furono:
1. 1865: la lotta antipiemontese e la nascita della prima strada rotabile. Fu attraverso il
brigantaggio che i garganici, cominciarono a misurarsi con l’esterno, conoscendo nuovi
1
L’attuale provincia di Foggia.
2
Siponto è l’attuale Manfredonia.
3
Eisermann G. – Acquaviva S. La montagna del sole: Il Gargano: rottura dell’isolamento e influenza dei mezzi di
comunicazione di massa in una società di transazione, 1971, p. 31.
4
La migrazione stagionale delle pecore dall’Abruzzo al Tavoliere delle Puglie.
Il Parco Nazionale del Gargano: una breve analisi socio-economica.
13
contesti. In quel periodo, per un miglior controllo del territorio, nacque la prima strada rotabile
che collegava il Gargano con il resto della Capitanata.
2. 1900: l’inizio dell’emigrazione (che continuò massiccia negli anni). Con il ritorno a casa degli
emigranti, i garganici, ebbero informazioni, a loro comprensibili, su come si viveva al di fuori
del loro territorio (in special modo nelle città industriali) e cominciarono ad ambire a qualcosa
di più.
3. 1910: primo decisivo passo contro l’analfabetismo. Con la sconfitta dell’analfabetismo e la
distribuzione dei giornali, il cittadino garganico, incominciò ad informarsi.
4. 1915: la prima guerra mondiale, con la conseguente condivisione del fronte con gente
proveniente da tutta l’Italia e con la nascita di uno spirito d’appartenenza nazionale.
5. 1922/’27: la costruzione dell’acquedotto pugliese e il miglioramento delle condizioni igienico-
sanitarie. La scarsità dell’acqua è sempre stato un freno allo sviluppo del territorio.
6. 1931: costruzione della linea ferroviaria S. Severo-Peschici. A tutt’oggi è ancora l’unica linea
ferroviaria presente nel territorio.
7. 1940: la seconda guerra mondiale.
8. 1943: l’arrivo degli alleati e del ddt che porta alla fine della malaria;
9. Dopoguerra: sviluppo del reddito e del turismo di massa nel Gargano. Adesso è il “forestiero”
che vuole visitare il Gargano. Il reddito legato al turismo portò la popolazione a confrontarsi
con l’esterno in modo diverso (imparando nuove lingue e trattando con gente dal tutto il
mondo).
2. I COMUNI DEL PARCO NAZIONALE DEL GARGANO.
I comuni interessati all’Area Protetta sono diciannove, quasi tutti situati nella regione storica del
Gargano. Per quanto riguarda quest’ultimi, possono essere suddivisi su quattro linee:
– Un primo gruppo è concentrato nella parte inferiore: Rignano Garganico, San Marco in Lamis,
San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo e Mattinata;
– Un secondo gruppo è concentrato nella parte nord: Sannicandro Garganico, Cagnano Varano,
Carpino, Ischitella, Vico del Gargano, Rodi Garganico, Peschici e Vieste.
Il Parco Nazionale del Gargano: una breve analisi socio-economica.
14
– Un terzo gruppo è concentrato nella Sella di Poggio Imperiale: Lesina, Poggio Imperiale e
Apricena;
– A sud troviamo Manfredonia (il centro più popoloso) che è situato nell’omonimo golfo e
sbocca sul Tavoliere, collegando il territorio al resto della provincia;
– A questi comuni, bisogna aggiungere quelli che si trovano al di fuori della regione storica del
Gargano, ma rientrano nel perimetro dell’area protetta: Serracapriola e le Isole Tremiti.
I centri abitati prescindono dalla parte centrale del territorio che è in gran parte disabitata.
I comuni del Parco Nazionale del Gargano, nonostante l'omogeneità del territorio, si
contraddistinguono per diversi modelli di sviluppo:
– I centri interni (Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Vico del Gargano, Carpino e
Ischitella) insieme con altri centri più piccoli (Rignano Garganico, Serracapriola e Poggio
Imperiale) hanno un modello di sviluppo agro-forestale;
– I centri che si collocano nell’antica via longobarda5 (San Marco in Lamis, San Giovanni
Rotondo e Monte Sant’Angelo) mirano ad un modello di sviluppo turistico religioso;
– I centri costieri (Peschici, Rodi Garganico, Vieste e Mattinata) e le Isole Tremiti mirano ad un
modello di sviluppo turistico balneare;
– Apricena ha sito nel suo territorio un impianto d’estrazione del marmo;
– Manfredonia è il centro più popoloso. Fallito il tentativo di renderla polo industriale, la città
adesso vive una situazione difficile. Si cerca di sfruttare un turismo balneare (il litorale che va
da Manfredonia a Margherita di Savoia è tuttora poco sfruttato) sfruttando l’Area Protetta e la
vicinanza ai santuari garganici. Nonostante, la chiusura degli impianti finanziati dallo Stato,
Manfredonia è dotata di una serie di piccole-medie imprese, soprattutto nel comparto
alimentare.
– Lesina, oltre che al turismo balneare, punta allo sfruttamento ittico dell’omonima laguna.
La presenza del Parco Nazionale del Gargano offre la possibilità, ai comuni interessati, di
mirare ad uno sviluppo sostenibile, alla valorizzazione di quei beni ambientali e culturali che fino ad
oggi sono stati poco sfruttati e ad un’agricoltura sostenibile e di qualità.
Secondo il censimento del 2001, la popolazione residente nei comuni del Parco Nazionale del
Gargano è di 215.896 abitanti e la superficie territoriale di questi è di 2619,7 kmq, di cui il 46,2% è
incluso nell’Area Protetta, con una densità abitativa di 82,4 abitanti per kmq (Tabella 2.1).
5
La strada che percorrevano, nel medioevo, i fedeli per recarsi in pellegrinaggio al Santuario di San Michele a Monte
Sant’Angelo.