3
viceversa il rapporto tra corso d’acqua e percorsi urbani risulta preminente e
consolidato sono sostanzialmente due: lungo la via Monsignor Macchi e lungo
la via Colombo”. La prima è “una strada di accesso alla città dalle autostrade
e risulta fiancheggiata dal corso dell’Arno lungo il suo intero sviluppo; gli
argini verso la strada sono in parte murati e in parte liberi, seguendo il profilo
a scarpa del terreno, mentre verso l’interno sono definiti dal muro di cinta
dell’area industriale/artigianale retrostante.” Invece “il tratto del torrente che
va dalla via Colombo alla via Pastori risulta essere fiancheggiato in maniera
costante dalla via Colombo, arteria secondaria a sezione ridotta che si attesta
su di una vasta area a verde all’interno del comparto edilizio definito dalle vie
Ferrario, Leonardo da Vinci, Pietro da Gallarate.”
E, da ultimo, i ponti urbani e l‟area di via Rosnati: “Gli attuali ponti di
attraversamento dell’Arno … costituiscono un patrimonio sottovalutato di
realizzazioni legate alla presenza del corso d’acqua, in grado di identificarne
la presenza all’interno del corpo urbano. Lo stato di conservazione, nella
maggior parte dei casi degradato, e la localizzazione in posizioni
particolarmente significative, consentono di individuare due linee prioritarie di
intervento: la prima legata al restauro/riqualificazione dei ponti come
manufatti, la seconda incentrata sulla valorizzazione del ponte come luogo di
attraversamento e di affaccio sul corso d’acqua .”
La presente tesi si è posta come obiettivo quello di contribuire a risolvere il
rapporto tra torrente Arno e città di Gallarate, sviluppando maggiormente il
sottotema legato al percorso dell‟Arno in città.
Si è infatti cercato di rivitalizzare il corso di tale torrente in modo che non
apparisse più agli occhi dei cittadini come un qualunque “accidente” collocato
in quel punto per la sola opera del fato, ma in modo che diventasse un elemento
leggibile per la città di Gallarate.
BIBLIOGRAFIA
Comune di Gallarate, IN/ARCH sezione regionale lombarda: Concorsi per
Gallarate – Identità urbana: spazi pubblici ed elementi naturali; 2000.
4
2. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Localizzazione e confini
L‟oggetto dello studio è la riqualificazione del corso del torrente Arno nel
comune di Gallarate della provincia di Varese.
Gallarate, antica città di origine preromana, si stende nella pianura lombarda
verso occidente, a circa 35 Km da Milano e 20 da Varese, all‟incontro delle
prime colline moreniche, da cui si apre lo scenario delle Prealpi della catena
alpina, dominata dall‟imponente gruppo del Rosa. Le fa da verde anfiteatro la
collina di Crenna, ripida e scoscesa ad est, verso il piano, e degradante ad
occidente in lievi ondulazioni, fin verso le residue boscaglie di robinie, faggi e
castagni.
È situata a 240 m di altitudine sul livello del mare, ha un‟estensione totale di
20,97 Km2 ed una popolazione di 44.977 (censimento 1991).
Comprende, insieme al centro storico, i rioni di Arnate, Cedrate, Crenna,
Cajello, Cascinetta, Moriggia, Sciarè, Madonna in Campagna, Ronchi.
I comuni confinanti sono: Cassano Magnago, Cavaria con Premezzo, Besnate,
Arsago Seprio, Casorate Sempione, Cardano al Campo, Samarate, Busto
Arsizio.
Principali caratteristiche morfologiche
Il territorio in questione è interessato dalla presenza dei seguenti corsi d‟acqua:
il fiume Olona che, giungendo da Varese e passando per Castelseprio, arriva
a Legnano
il fiume Ticino che, proveniente dal Lago Maggiore, tocca Somma
Lombardo, Turbigo, per poi avviarsi verso Magenta ed Abbiategrasso
il Canale Villoresi che, attraversando il territorio in direzione
perpendicolare a quella dei fiumi citati, collega il fiume Ticino all'Adda
il torrente Arno che, proveniente dalle colline di Gazzada, Brunello e
Morazzone, attraversa Gallarate ad arco da nord a sud procedendo poi verso
Arnate, Samarate e perdendosi nelle sabbie di S. Antonino Ticino.
I principali collegamenti sono costituiti da:
treno : da Milano per Varese – Porto Ceresio
da Milano per Laveno – Luino
da Milano per Sesto Calende Arona – Domodossola
autolinee extraurbane: da Milano
per Vigevano, Tradate, Varese, Cairate, Lonate
Pozzolo, aeroporto della Malpensa, Novara
autostrada A8: da Milano con svincoli per Varese, Sesto Calende,
Alessandria, Genova o Ventimiglia, Arona, Gravellona, Domodossola
strade statali
n° 33 del Sempione: Milano – Gallarate – Sesto Calende –
Arona – Stresa – Gravellona – Domodossola – Iselle – Confine di Stato con la
Svizzera (Sempione)
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n° 336 dell‟aeroporto della Malpensa: innesto con la SS 33 a
Gallarate – Somma Lombardo - Ponte del Ticino – innesto con la SS 32 presso
Varallo Piombia
n° 341 gallaratese: Novara – Galliate – Gallarate – Varese
n° 527 bustese: Monza – Mombello – Saronno – Castellanza
– Busto Arsizio – Lonate Pozzolo – Tornavento – Oleggio
n° 233 varesina: Milano – Origgio – Saronno – Tradate –
Varese – Ganna – Ghirla – Confine di Stato con la Svizzera (Ponte Tresa)
n° 629 di Angera: innesto con la SS 33 a Sesto Calende –
Ispra – innesto con la SS 394
n° 32 ticinese: Novara – Oleggio – innesto con la SS 33 al
bivio per Sesto Calende
strade provinciali
n° 26 Albizzate - Gallarate
n° 12 Cassano Magnago – Cairate
n° 27 Somma Lombardo – Sesto Calende
n° 34 Solbiate – Besnate
n° 40 Ferno – Lonate Pozzolo
n° 47 Somma Lombardo – Crugnola
n° 68 Casorate Sempione – Cardano al Campo
n° 52 Tornavento – Somma Lombardo
n° 49 Brunello - Somma Lombardo
n° 38 Tornavento – Castano Primo
n° 28 Ferno – Cardano al Campo.
I centri o poli più significativi sono:
Busto Arsizio, distante circa 6 Km, raggiungibile con l‟autostrada A8 in
direzione Milano, o con la SS 33 in direzione Milano, o con la linea ferroviaria
Milano – Gallarate in direzione Milano
Somma Lombardo, distante circa 8 Km, raggiungibile con la SS 33 in
direzione Sesto Calende
Sesto Calende, distante circa 13 Km, raggiungibile con l‟autostrada A8, o
con la SS 33 in direzione Arona
Legnano, distante circa 13 Km, raggiungibile con l‟autostrada A8 in
direzione Milano, o con la SS 33 in direzione Milano o con la linea ferroviaria
Milano – Gallarate in direzione Milano
Varese, distante circa 20 Km, raggiungibile con l‟autostrada A8 o con la
linea ferroviaria Gallarate – Porto Ceresio
Milano, distante circa 35 Km, raggiungibile con l‟autostrada A8, o con la
SS 33, o con la linea ferroviaria Milano – Gallarate
Como, distante circa 50 Km, raggiungibile con l‟autostrada A8 e A9
Aeroporto di Malpensa, distante circa 6 Km, raggiungibile con la SS 336.
Un aspetto morfologicamente rilevante nel territorio di Gallarate è costituito
dalla presenza di un certo numero di barriere al collegamento, la ferrovia,
l‟autostrada A8 e la SS 336 con il relativo svincolo, che attraversano il territorio
6
del comune di Gallarate creando forti cesure tra zone confinanti, come ben si
legge nella tavola A1 “Inquadramento territoriale”.
La forma urbis
Se “dalla disposizione generale della rete stradale nasce lo schema strutturale
della città”,(Chiodi) la planimetria di Gallarate si offre come esempio di schema a
ragnatela1, sebbene non estremamente regolare, il cui centro è rappresentato
dall‟antico borgo un tempo circondato dalle mura e verso i quale confluiscono
le arterie principali, dalle quali si dipartono arterie secondarie disposte quasi a
creare linee anulari di diversa funzione e gerarchia.
Per una lettura più ampia del territorio del gallaratese, si può fare riferimento
agli atti del Convegno di Studi, dal titolo Le strutture territoriali del
Gallaratese. Storia e progetto, tenutosi nel 1988.
Lettura del rapporto tra strutture insediative e fondiarie nel gallaratese
(Convegno di Studi)
La lettura cartografica dell‟area gallaratese mette in evidenza le diversificazioni
strutturali che il tipo territoriale romano attua in ordine ai condizionamenti oro
– idrografici: contrariamente alle uniformi strutturazioni insediative, produttive
e viarie delle vaste zone pianeggianti, il gallaratese è caratterizzato dalla
compresenza di più sistemi insediativi autonomamente definiti come
strutturazioni di fondovalle relative ai corsi del torrente Arno, del fiume Olona
e del torrente Lura.
La stessa lettura, confrontata con quella della più estesa area compresa fra Po,
Ticino e Chiese, ha dimostrato da una parte l‟esistenza di un unico
comportamento strutturale, anche se diversificato, tanto nel gallaratese quanto
nelle restanti zone pianeggianti, e dall‟altra parte che le relazioni tra il tipo
strutturale romano e le variazioni della struttura oro – idrografica, cioè le
variazioni di orditura fra sistemi contigui, si rivelano sempre più analiticamente
correlate alla stessa legge comportamentale di buon rendimento a mano a mano
che la lettura cartografica usufruisce di “segni reperti” più particolareggiati.
L‟area dell‟alta pianura di nord – ovest, comprendente quella gallaratese,
analizzata in scala 1: 100.000, cioè su una base cartografica che possiamo
definire di rappresentazione sintetica, ha rivelato una strutturazione territoriale
costituita da alcuni sistemi produttivi reciprocamente ruotati di necessità per la
costringente situazione oro – idrografica; il costante positivo rapporto di buon
rendimento tra questi sistemi e la struttura oro – idrografica, si può definire
sinteticamente in ordine al grado di valutazione congruo a quella scala di
lettura, cioè in termini di orientamento e giacimento dell‟intero sistema.
La stessa area, o, meglio la porzione di essa definita gallaratese, analizzata su
una base cartografica molto più analitica come grado di rappresentazione, ha
rivelato che i sistemi, supposti unitari nella precedente lettura, pur rimanendo
costanti le direttrici preferenziali della strutturazione, sono di fatto frantumati in
una ridda di sottosistemi. Non solo, ma che in ciascuno dei sottosistemi si
1
Il Chiodi ne’La città moderna, nel 1945, individua due schemi fondamentali di forma urbis, quello a
scacchiera e quello a ragnatela.
7
ripropone lo stesso tipo di rapporto costante con le puntuali condizioni
morfologiche del terreno.
Il poter rilevare un unico tipo di strutturazione, inteso nel suo positivo rapporto
con le strutture precedenti, a due differenti scale cartografiche, cioè attraverso
due strumenti di lettura che rappresentano la realtà con altrettanti differenti
obiettivi, è significativo della concreta unità strutturale esistente fra ambiti
territoriali scalarmente differenziati.
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BIBLIOGRAFIA
L. Aspesi: Gallarate nella storia e nella tradizione; 1987.
G. Caniggia: Strutture dello spazio antropico; Firenze, 1976.
C. Chiodi: La città moderna; Hoepli, Milano, 1945.
M. Morini: Atlante di storia dell’urbanistica; Hoepli, Milano, 1963.
Augusto Mercandino: Urbanistica tecnica – Manuale per le indagini, le
proiezioni, la diagnosi e il progetto; Il Sole 24 Ore, Milano, 2001.
Le strutture territoriali del Gallaratese. Storia e progetto. Atti del convegno
di studi. Gallarate, 11 marzo 1988 in RASSEGNA GALLARATESE DI STORIA E
D‟ARTE.
Touring Club Italiano: Annuario Generale dei comuni e delle frazioni
d’Italia; Milano, 1961.
9
1. INQUADRAMENTO STORICO
“Un raccordo a destra immette, Km 39, in Gallarate m 238, ab. 46645 (35477
nel 1961) già capoluogo di provincia sotto la denominazione austriaca e poi di
uno dei cinque circondari in cui era divisa in periodo postunitario la provincia
di Milano (a quella di Varese passò nel 1927) ”.
Così si viene introdotti a Gallarate dalla Guida d‟Italia del Touring Club
Italiano dedicata alla Lombardia, edita nel 1987.
Significato etimologico del toponimo Gallarate
L‟ipotesi del glottologo Zanella resta la più attendibile a tutt‟oggi mai
emessa.(Sironi, 1957)
Gallarate – attraverso le forme Gallarà, Galerate, Galarate, Gallerà e Gallarate o
Galerate, che si può via via riscontrare risalendo a ritroso sino al secolo X d.C.
– dovrebbe venire da Calariate, mutazione dialettale celtica forse congenita di
Callariate, toponimo significante in definitiva luogo che è su una moltitudine di
pietra minuta, o, come diceva lo stesso Zanella, giacché il concetto è identico,
luogo che sta sulla ghiaia. Filologicamente, infatti, call era nel celtico una voce
richiamante l‟idea di sasso minuto; aria significava quantità, moltitudine; ed –
ate aveva funzione di suffisso aggettivante, valendo quindi un essente, che
è.
(Sironi, 1952, n° 1)
Le antiche difese di Gallarate(Sironi, 1950, n° 2)
Da loco a burgo
Del maggio 974 è la prima attestazione scritta relativa a Gallarate …loco et
fundo Galerate…si dice in essa.2
Nei documenti medioevali gli appellativi di loco et fundo, vico et fundo, oppure
solo vico, villa, terra venivano usati per indicare gli abitati rurali aperti, senza
difese; mentre il termine burgo era applicato a quelli protetti e difesi. Quindi
Gallarate nel secolo I non possedeva ancora le sue difese periferiche.
Dopo ottant‟anni non c‟è ancora nessuna difesa: una carta del 1 febbraio 10553
(donazione di una persona di Cardano) parla di …actum loco Galerate…
Del novembre 1115 è un documento4 che certifica una permuta di beni a favore
di S. Maria del Monte, e fra i sottoscrittori riporta un Vuilielmus qui dicitur de
Caput Vico de Galerate. Da questo documento ricaviamo due notizie
fondamentali:
l‟abitato, in quest‟epoca, si era ormai esteso a tal punto verso ovest da
formare quel quartiere di Capo Vico corrispondente, sino ad un secolo fa,
all‟estremo occidentale dell‟odierna via Mazzini
Gallarate qui non appare più come locus ma semplicemente come tale; ma
non si sa con certezza se questo è determinato dal fatto che l‟abitato possedeva
ormai le sue difese periferiche oppure dall‟attenzione del notaio ad evitare
confusioni tra i due termini Caput Vico e loco Galerate.
2
Archivio di Stato di Milano, sezione Gallarate.
3
Archivio di Stato di Milano, sezione Cardano.
4
Archivio di Stato di Milano, sezione Gallarate.
10
Nel 1166, i milanesi in lotta col Barbarossa decidono di punire Gallarate per la
sua fedeltà all‟Imperatore e, di sorpresa, vi inviano i fanti legnanesi. Gallarate
non sa resistere. È presa; e per opera di quei nemici, porta Milano e le sue
difese adiacenti vengono smantellate e distrutte.(Bondioli) Quindi nel 1166
Gallarate possiede ormai una sua cerchia difensiva. Ma come e quando essa era
stata eretta?
Gallarate si cinge di una cinta muraria
Due periodi potrebbero essere i più indiziati per un incastellamento: quello
delle lotte di Erlembardo Cotta contro il clero concubinario del suo tempo (fine
del secolo XI) e quello della guerra di Como (secolo XII). Fu probabilmente
quest‟ultimo il periodo in cui Gallarate si cinse di bastioni, quando anche,
decaduto Castelseprio, Gallarate si vedeva ascendere a capoluogo del contado
(1239) e quindi occorreva di difesa.
Il tracciato della cinta muraria
Gallarate era sorta sulla riva orientale del torrente Arno. Sviluppatasi poi nel
corso dei secoli essa aveva però finito per estendersi anche sull‟altra riva. Ad
est e ad ovest dello stesso, lungo due archi di circa 1200 e 800 m, veniva
scavato un fossatum e con la terra di riporto e poche pietre – per lo più
ciottoloni – si andava erigendo sul bordo interno dello scavo una robusta cinta.
L‟opera risultò avere uno sviluppo di 3400 braccia – 2006 m – la lunghezza
effettivamente svolta dal tracciato delle vie Roma, XX Settembre, Borghi,
Cantoni, Bonomi oltre che da un breve tratto dell‟Arno. Ancora oggi, su una
planimetria della città, questo circuito denuncia l‟esistenza di un antico limite
che doveva separare l‟abitato dalla campagna circostante.
La scomparsa di queste difese è da imputare al fatto che erano costruite in gran
parte con terra battuta. La sola scarpa aveva un modesto rivestimento in beole e
ciottoloni. Si distrussero quindi sotto l‟azione dei venti e delle acque fino a
ridursi in un semplice rilievo del terreno che in parte fu appianato dallo
sviluppo edilizio e in parte è rimasto sino ad oggi in aree non fabbricate, che
accompagnano, lungo il bordo interno, via Roma e via Borghi.
In corrispondenza del punto di entrata del torrente Arno e di uscita dal borgo, i
bastioni vennero eretti con speciale accorgimento. Questa particolarità deriva
dallo studio di due toponimi ancora esistenti nel XVIII secolo: buco del Vallone
e Portacce,(Riva) spettanti ai luoghi in cui l‟Arnetta – corrispondente al vecchio
corso del torrente(Sironi, 1950, n°1) - penetrava ed usciva dalla Gallarate
settecentesca.
Vallone deriva da vallum; da un vocabolo cioè che nel latino medioevale non
indicava più, come nel classico, il terrapieno e il fossato, ma, genericamente,
solo quest‟ultimo, oppure un luogo incassato tra due ripe più o meno scoscese.
Il toponimo è probabilmente sorto dal fatto che i bastioni, all‟entrata dell‟Arno
dentro la cerchia, piegassero bruscamente ad angolo e proseguissero per breve
tratto in modo da costringere il corso d‟acqua come in una forra: il vallone.
Questo era necessario sia per lasciare lungo la cinta difensiva un varco il più
ristretto possibile, sia per obbligare l‟Arno a rovesciare verso il fossatum una
parte delle sue acque. Per quanto riguarda invece il toponimo buco, può darsi
11
che esistesse un passaggio al di sopra dell‟accesso alla strettoia sia per la prima
delle ragioni sopraddette sia per mantenere la continuità della linea bastionata.
C‟era però un altro punto critico della cerchia, a sud, dove il torrente usciva da
Gallarate dopo averla attraversata: le Portacce. Questo termine può far pensare
o alla costruzione di un varco protetto da grate o da qualche altro aggeggio che
richiamasse l‟idea di una porta o all‟esistenza di chiuse che, manovrabili
dall‟interno, regolassero i livelli.
Gallarate nell’età viscontea – sforzesca.
Durante l‟età viscontea – sforzesca, sino agli inizi, due secoli dopo, del dominio
francese, Gallarate conosce una prestigiosa crescita economica e mercantile, al
punto da essere qualificata come polo d‟interscambio nei mercati italiani ed
esteri per i traffici di panni, drappi, cotoni e lino. Il ceto mercantile e nobiliare
rappresentato da famiglie come i Rosnati, Reina, Masera, Palazzi, Macchi,
Curioni, Mari, Guenzati,…afferma i suoi successi in un settore produttivo che
contrassegna il pionierismo industriale.
Il dominio straniero e il Risorgimento
Gallarate, che fu teatro delle cruente lotte fra Visconti e Torrioni, descritte nel
Marco Visconti di Tommaso Grossi, perde la sua autonomia prima con il
dominio francese e poi con quello spagnolo (secolo XVI – XVIII). Diventa poi
feudo di celebri famiglie italiane (Bentivoglio, Caracciolo, Pallavicino,
Altemps, Visconti, Castelbarco), mantenendo però sempre un ruolo primario
nell‟economia dell‟Alto Milanese, tanto che nel 1786 Giuseppe II designa
Gallarate a capoluogo di vasta provincia austriaca.
Con l‟avvento di Napoleone, predomina una borghesia illuminata che sa
coniugare le nuove idee di libertà con una prodigiosa rivoluzione industriale di
cui sono protagonisti i Ponti, i Borghi e i Cantoni. Capoluogo del XXIII
Distretto del Dipartimento dell‟Olona, Gallarate partecipa con il podestà
Ottavio Rosnati ai Comizi di Lione del 1802. Dopo la restaurazione, sancita nel
1815 dal Congresso di Vienna, furono notevoli i fermenti di libertà in Gallarate,
animati da patrioti come Luigi Borghi e Filippo Guenzati.
Si tralascia di raccontare alcuni avvenimenti che attestano il notevole contributo
dato dalla città alle campagne per l‟indipendenza, in quanto estranei alle
presenti finalità e si ricorda lo sviluppo dato nella brughiera all‟industria
aeronautica sin dal 1910 dall‟ing. Gianni Caproni e da piloti quali Gustavo
Moreno, Oronzo Andreani e Francesco Baracca.
Seppure attraverso le alterne vicissitudini della storia, Gallarate, a cui veniva
conferito il titolo di città con decreto del 19 dicembre 1860 a firma del Principe
Eugenio di Savoia – Carignano, potenziava il suo ruolo di centro industriale
grazie all‟imprenditorialità di uomini come Alessandro Majno, Cesare Macchi,
Pietro Bellora, Carlo Borgomaneri, Giuseppe Calderaia in campo tessile e
Cesare Galdabini nell‟industria meccanica, e alla collaborazione fattiva, pur
contrassegnata da immancabili tensioni sociali, di una mano d‟opera
intelligente e laboriosa. Gallarate fu infatti nominata città delle cento ciminiere,
delle quali restano alcune accanto ai vecchi opifici trasformati in centri
artigianali.
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Il torrente Arno: cenni storici – l’Arno amico
Questo è il titolo dato ad una parte della conferenza Arno e Ticino tenutasi
presso la Biblioteca Civica Luigi Majno di Gallarate nell‟aprile 1994.
La presentazione, sintetizzando in poche righe le vicende e le problematiche
legate a tale torrente, mette in luce il duplice aspetto dell‟Arno gallaratese:
amico degli uomini, perché animava mulini da grano, irrigava prati, dando
un sostanziale aiuto alla prima industrializzazione,
nemico degli uomini perché foriero di esondazioni e di inquinamento.
L‟origine
Il fiume che attraversa Gallarate ha notevolmente contribuito alla storia locale
sia perché il suo nome sembra gli sia stato imposto dagli Etruschi, in omaggio
ed a ricordo del loro più grande e maestoso Arno toscano(Aspesi), sia perché
l‟irruenza delle sue piene ha molte volte allarmati i cittadini, sia finalmente
perché servì di difesa agli avi dei gallaratesi i quali usufruirono delle sue acque
per riempire i fossati che contornavano le mura medioevali del borgo. (Orsini)
La prima citazione riguardante questo torrente risale al 974 d. C.: “…fluvio
Arne…” si legge infatti in una pergamena di quell‟anno. Fiume vien dunque
detto!…Ma, sia in epoca romana che medioevale un corso d‟acqua impetuoso
era frequentemente chiamato così. Si deve però precisare che, per quanto
riguarda l‟etimologia, esistono varie altre tesi oltre a quella precedentemente
esposta. Il Trombetti vorrebbe addebitare il nome di tale torrente all‟elemento
mediterraneo - preindeuropeo(Trombetti), da cui provengono le popolazioni
preistoriche dell‟Italia settentrionale; il Philipon all‟iberico(Philippon); il Battisti
allo strato ligure o celtico. (Battisti) Lo Zanella infine ravvisa in esso una voce
celto – gallica che, tenendo appunto in conto la mentalità pratica e semplicistica
che dovevano possedere le antiche popolazioni, dovrebbe significare corso
d‟acqua impetuoso, irruente.
“Tale corso acqueo – descrive l‟Orsini(Orsini) – ha origine tra le colline di
Brunello, Gazzada e Morazzone in diversi rami, che si uniscono, dopo breve
corso isolato, poco prima di Valdarno, tra Castronno ed Albizzate, dove
incomincia il piano irriguo della valle; serve a qualche industria e soprattutto
ad azionare i tradizionali mulini. Segue poi un percorso tortuoso in direzione
nord – sud, fintantoché se ne muore tra campi e boschi in territorio di S.
Antonino Ticino,…Termina dunque dopo un percorso tortuoso di circa 35
chilometri senza tuttavia avere foce né al Ticino né al Canale Villoresi, che
sono i due corsi d’acqua più vicini a quella località. Nei pressi di Orago riceve
un affluente, il Tenore, che scende dai colli tra Albizzate e Menzago. A
Gallarate si immedesima pure col Sorgiorile, rivo perenne nativo dai fontanili
di Besnate. Un braccio dell’Arno si staccava a Gallarate per ritornarvi dopo
aver attraversato la città: prendeva il nome di Arnetta, ora coperta … La
curiosità dei gallaratesi dovrebbe meglio indagare in qual modo cessa di vivere
il loro fiume, dacché non ha foce in nessun altro bacino. L’ultimo dei
trentacinque ponti che lo varcano trovasi fra S. Antonino Ticino e Castano
Primo. Da questo punto bisogna iniziare i passi per andare a scoprire gli ultimi
tratti e constatare come avvenga la dispersione delle acque … A circa 30 m