3
Per quanto concerne lo studio della personificazione di
Roma nell’arte antica i contributi più significativi sono quelli
di Calza,
3
che individua tre tipologie di Roma in base
all’abbigliamento; di Vermeule,
4
il quale concentrò lo studio
sui tipi monetali di Roma seduta in relazione anche ai rilievi; e
quello più recente della Di Filippo Balestrazzi pubblicato nel
LIMC,
5
che risulta lo studio più approfondito e aggiornato
sull’argomento.
Questi studi sono stati considerati nella realizzazione del
catalogo descrittivo, organizzato per schede e ordinato
cronologicamente.
Nei primi due capitoli le testimonianze vengono
suddivise in base alla loro appartenenza all’ambito pubblico o
a quello privato. Il capitolo successivo accoglie invece le
statue e le teste che sono riconducibili alla figura di Roma. Nel
quarto capitolo viene considerata la personificazione della città
sulle monete e sulle gemme; in particolare nel campo della
numismatica sono rilevanti gli studi di Klügmann
6
e di
Häberlin
7
per le monete romane e quello della Fayer
8
per le
monete greche. Segue un capitolo che raccoglie le opere
perdute conosciute solamente attraverso le fonti, mentre a
terminare il catalogo sono alcune testimonianze di difficile
interpretazione, per le quali, cioè, l’identificazione con Roma
non è sicura oppure è contestata.
In fine, un capitolo conclusivo, sintetizzando l’analisi
svolta attraverso la catalogazione, ordina le riflessioni e i
confronti emersi nel corso dello studio. L’aspetto più
significativo che emerge da questa ricerca intorno alla
personificazione di Roma è il delinearsi, nell’ambito pubblico,
di due iconografie dominanti: l’una, quella di Roma stante, che
3
CALZA 1926.
4
VERMEULE 1974.
5
DI FILIPPO BALESTRAZZI 1997.
6
KLÜGMANN 1879.
7
HÄBERLIN 1907.
8
FAYER 1975.
4
viene adoperata per i messaggi politici e propagandistici
trasmessi dall’imperatore; l’altra, quella di Roma seduta, che si
connette alla sfera religiosa. Solamente quest’ultima
iconografia viene recepita, salvo rarissime eccezioni, dalla
produzione privata.
5
Introduzione:
L’origine del culto di Roma e la sua diffusione
in base alle fonti letterarie, epigrafiche ed
archeologiche
Rhome
I Greci, entrati in contatto con i popoli di Italia e di
Sicilia, adattarono secondo il proprio gusto le storie di
fondazione delle città e in certi casi inventarono
completamente i miti di fondazione. L’origine di Roma era
messa in relazione alla matrice etrusca della città ed i Greci
credevano che fosse l’Asia Minore -per la precisione la Lidia-
il luogo di provenienza degli Etruschi
9
, secondo l’opinione più
diffusa nell’antichità
10
.
La nascita della città di Roma venne quindi messa in
relazione alla eroina eponima Rhome, di cui, già nel V secolo
a.C., Ellanico
11
ci narra la vicenda legata alla caduta di Troia e
alla fuga di Enea. Questi aveva portato al suo seguito, nel
viaggio verso l’Italia, un gruppo di profughe troiane; tra le
quali Rhome che, sfiancata per l’interminabile esilio, incitò le
donne a bruciare le barche e impose così di stanziarsi nel
territorio e fondare la città che portò il suo nome.
Questo mito di fondazione è ispirato ad una realtà storica
individuabile nel racconto di Aristotele
12
, il quale espone una
versione che probabilmente è il residuo di una leggenda più
vecchia e semplice di quella divulgata da Ellanico; le troiane
erano state imbarcate dagli Achei per essere deportate in
Grecia e
in seguito ad una tempesta approdarono nelle coste
del Lazio, dove incendiarono le navi greche. Le schiave
9
Erodoto 1, 94.
10
Altre tesi sono quelle di Ellanico e Anticlìde, che identificavano gli Etruschi con i
Pelasgi; Dionisio di Alicarnasso sosteneva che erano autoctoni. (PALLOTTINO 1984,
p. 85)
11
FGH, 4, F, 84, contenuto in Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane 1, 72 ,2.
12
In Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane 1, 72, 3.
6
vennero poi prese come mogli dai soldati Greci per popolare la
nuova città fondata.
In ogni caso non si conosce nessun culto connesso a
Rhome e difficilmente si può riconoscere in Rhome alcuna
personificazione
13
.
L’età repubblicana
La nascita del culto rivolto a Roma è legata ad alcune
pratiche diffuse nelle città d’Oriente. Una di queste è il culto
del Demos. Nella cultura greca la personificazione di una città
non si limitava alla mera trasposizione figurata di un
insediamento umano, ma esprimeva soprattutto il collettivo,
l’insieme di persone che costituivano una città-stato e che, in
quanto città governata democraticamente, aveva il diritto di
venire onorata attraverso culti e feste. Questi culti dedicati al
Demos locale si erano diffusi in Asia Minore e nelle isole;
come a Rodi, dove era presente un culto dedicato al Demos di
Rodi e una dea Rhodos
14
. Ad Atene e a Delo -città sotto il
dominio ateniese dal 167-166 a.C.- veniva praticato il culto del
Demos degli Ateniesi
15
.
Altro elemento che concorre alla formazione del culto di
Roma è individuabile nella prassi diffusa in epoca ellenistica
con la quale si dedicavano onori e culti ai sovrani e ai
benefattori
16
. Questi tipi di culti, presentandosi come
espressione della volontà di onorare il potere, si traducevano
invece in veri e propri atti diplomatici e politici con i quali le
città greche si garantivano la protezione dei potenti. I Romani
del periodo repubblicano capirono ben presto che era possibile
13
MELLOR 1981, p. 955.
14
MELLOR 1975, p. 23 sgg.
15
Il culto del Demos degli Ateniesi era associato a quello di Roma, sia ad Atene (IG,
II², 5047) sia a Delo (ID, 1877).
16
MELLOR 1981, p. 957.
7
sfruttare queste pratiche per insinuare e consolidare il loro
dominio.
Secondo quanto è riportato da Tacito, Smirne fu la prima
città ad istituire il culto della dea Roma e ad erigere un tempio
nel 195 a.C.
17
, omaggiando l’Urbe per la vittoria della seconda
guerra macedonica e, nel contempo, cercando di ottenere
protezione contro Antioco III. La città di Delfi, dopo essere
stata liberata dalla supremazia etolica grazie all’intervento
dell’esercito romano, istituì giochi -chiamati Romàia- e
sacrifici in onore di Roma
18
. Anche a Calcide, dalla quale T.
Quinzio Flaminino aveva ritirato i presidi romani perché si
effettuasse la piena liberazione promessa ai Greci durante i
giochi istmici del 196 a.C., vennero istituite dalla lega euboica
le Romàia; in concomitanza con questo avvenimento è
probabile che altri culti, feste e giochi vennero istituite in tutta
la lega euboica
19
.
Le feste erano strettamente legate al culto di Roma e
insieme al diffondersi delle Romàia venivano eretti templi
dedicati alla divinità. Nel 170 a.C. un’ambasciata da Alabanda,
in Caria, fu mandata al Senato per comunicare che la città
aveva istituito le Romàia e costruito un tempio in onore di
Roma
20
, ringraziamento per l’ottenuta liberazione dalla
soggezione dei Rodii
21
. Pochi anni dopo, nel 164 a.C., anche la
città di Rodi eresse una enorme statua del Demos dei Romani
22
per l’esaudita richiesta di entrare a far parte formalmente del
novero degli alleati di Roma
23
.
Oltre ai culti ufficiali, cioè quelli istituiti dalle città, è
riscontrata anche la presenza di culti privati rivolti alla dea
17
Tacito, Annales, 4, 56.
18
Onori particolari vennero rivolti al console M. Acilio con l’erezione di una statua
(Syll., 607).
19
FAYER 1976, p. 35.
20
Livio 43, 6, 5.
21
FAYER 1976, p .45.
22
Polibio 31, 4, 4.
23
Polibio 30, 31, 20; per i rapporti amichevoli tra Roma e Rodi precedenti al 164 a.C.
vedi SCHMITT 1957.
8
Roma. A Delo erano stati tributati alla dea da alcune
corporazioni straniere formatesi nell’isola, come quella dei
competaliasti, quella degli Egiziani e quella dei Poseidoniasti
siriaci di Berytus
24
. Questi ultimi, nel loro edificio
25
, avevano
eretto in onore della dea una statua identificata dall’iscrizione
nel suo piedistallo: theà Rhòme euerghètis
26
. Inoltre dai
Poseidoniasti fu dedicato alla dea un altare
27
, il che conferma
la sentita venerazione nei confronti di Roma
28
.
Molti altri altari dedicati a Roma sorsero nell’Oriente
greco, e specialmente in associazione a Zeus. A Maronea
Roma venne resa partecipe del culto di Zeus, Dioniso e
Marone
29
mentre a Teo un altare era dedicato a Zeus Ktesios
(patrono), Zeus Kapetolios (Capitolino), Roma e Agathos
Daimon
30
. Iuppiter Capitolinus era dai Greci considerato come
garante di trattati e di patti
31
e questa prerogativa venne
trasmessa a Roma, che troviamo associata nei compiti
diplomatici con Pìstis, corrispondente greca della Fides
Publica. Roma e Pìstis compaiono nell’inno che le vergini
Calcidesi cantarono nel 191 a.C. in onore di T. Quinzio
Flaminino
32
.
Ma soprattutto Roma e Pìstis vengono attestate insieme
ed entrambe personificate sul rovescio di un didramma del III
secolo a.C.
33
proveniente da Locri Epizefirii, in Magna Grecia
24
Per una bibliografia su queste corporazioni cfr. FAYER 1976, p. 68.
25
Per la storia degli scavi: PICARD 1921.
26
ID, 1778.
27
ID, 1779.
28
La riconoscenza che i Poseidoniasti avevano nei confronti di Roma aveva una
motivazione economica; cfr FAYER 1976, p. 71 sgg.
29
IGRR, I, 831.
30
IGRR, IV, 1556.
31
MELLOR 1981, p. 972.
32
Plutarco, Flamininus 16.
33
Crawford (CRAWFORD 1974, p. 724) data la moneta alla guerra di Pirro (281-275
a.C.); Mattingly (MATTINGLY 1976b, p. cxxxvii) e Klügmann (KLÜGMANN 1879,
p. 10 sg.) pensano come data al 205-204 a.C.; Mellor (MELLOR 1981, p. 962)
concorda per il 204 a.C.; Calza (CALZA 1926, p. 664) propone una datazione più
recente, collocandola intorno all’anno 170 a.C.
9
(Tav. LXXII, 4)
34
. L’occasione del conio era legata a ragioni
politico-militari nonché al legame di amicizia che univa la città
di Locri con Roma
35
. Inoltre, sul diritto, troviamo figurata una
testa di Zeus -rivolto a sinistra, laureato-, il quale, nonostante
sia presente anche in altri esemplari delle monete di Locri
36
,
qui sembra conferire ancor maggior garanzie all’accordo tra le
due città. Questa moneta è ritenuta da tutti gli studiosi la più
antica attestazione della personificazione di Roma. La dea
siede sulla sinistra, rivolta verso destra, veste un abito lungo e
tiene appoggiato il braccio destro su uno scudo, a lato. Nella
mano sinistra stringe lo scettro. Pìstis è invece in piedi di
fronte a lei e la incorona. L’identificazione delle figure è
inequivocabile grazie alle legende Rhòme e Pìstis -nell’esergo
la scritta Locròn.
Roma viene personificata nel mondo greco con un preciso
intento: creare una divinità verso la quale si possano rendere
omaggi ed esprimere venerazione allo stato romano. La
divinità diviene quindi esclusivamente un tramite che permette
il passaggio di queste collaudate espressioni di cordialità dal
“dominato” al “dominatore”. I Romani accettarono il culto e
nel corso degli anni ne sfruttarono piuttosto il potere di
controllo politico ad esso connesso.
L’età imperiale
Il culto di Roma in età imperiale è attestato in particolar
modo in associazione a quello di Augusto. Al principe furono
da subito rivolti onori, riprendendo la tradizione ellenistica dei
culti votati ai re e ai sovrani
37
. Le prime richieste giunsero con
insistenza, già nell’inverno del 30-29 a.C., dal koinon
38
d’Asia
34
BMC Italy, p. 365 nº 15.
35
FAYER 1976, p. 10.
36
BMC Italy p. 364 nº 1 e nº 6; p. 366 nº 20, nº 24, nº 26.
37
Vedi p. 6.
38
Il “koinon” (conventus) era la comunità che comprendeva i cittadini di una provincia.
10
e da quello di Bitinia;
39
Ottaviano impose, unitamente al suo, il
culto di Roma e concesse per ogni provincia due templi: in
quella d’Asia a Pergamo ed Efeso, in Bitinia a Nicomedia e
Nicea.
40
Il tempio di Pergamo diventò il centro religioso e
politico del koinon d’Asia e vennero indette delle feste, a
cadenza quinquennale, chiamate Romàia Sebastà
41
in onore di
Roma e Augusto. Del tempio sono rimaste solo evidenze
numismatiche,
42
ma non archeologiche. Tracce del tempio di
Nicomedia si trovano nelle monete greche,
43
anche se spesso
contrastanti le une con le altre per quanto riguarda la struttura
e l’ordine architettonico.
44
Il koinon dei Galati istituì
45
il culto di Roma e Augusto ed
eresse ad Ancyra un tempio di cui rimangono le rovine dei
muri della cella e del pronao con l’anta sinistra ancora
conservata.
46
Il culto della dea Roma, istituito in età repubblicana dal
koinon dei Lici,
47
continuò a sussistere anche durante il
periodo imperiale, come attestano le iscrizioni trovate in tre
città della Licia.
48
Sull’Acropoli di Atene, proprio davanti alla facciata
principale del Partenone, venne edificato il tempietto rotondo
dedicato dal Demos degli ateniesi
49
alla dea Roma e a Cesare
39
Dione Cassio 51, 20, 6; Tacito, Annales 4, 37.
40
I templi di Pergamo e Nicomedia erano dedicati a Roma e Augusto ed il culto era
riservato solo ai provinciali; quelli di Efeso e Nicea erano invece dedicati a Roma e
Divus Iulius e destinati ai romani residenti in Oriente; cfr. FAYER 1976, p. 108;
MELLOR 1981, p. 977. Entrambi non dicono di più sulla particolare distinzione dei
culti.
41
Dione Cassio 51, 20, 9; Syll., 1065.
42
BMC Mysia p. 142 nº 263.
43
BMC Pontus p. 105 nº 10; p. 106 nº 12, nº17; p. 107 nº 28.
44
MELLOR 1981, p. 979.
45
Alla fine del regno di Augusto o all’inizio di quello di Tiberio; cfr. FAYER 1976, p.
130.
46
Per gli scavi del sito si veda KRENCKER-SCHEDE 1936.
47
FAYER 1976, p. 37 sgg.
48
IGRR, III, 474 (Balbura); IGRR, III, 490 (Enoanda); IGRR, III, 595 (Sidima).
49
Per l’associazione del culto del Demos degli Ateniesi con Roma in epoca
repubblicana, vedi p. 6 e nota 15.
11
Augusto;
50
l’iscrizione indica pertanto che il tempio è stato
costruito dopo il 27 a.C., cioè dopo l’assunzione del titolo di
Augusto da parte di Ottaviano.
51
Questo termine cronologico
vale per tutti i templi, i culti e le feste riferiti ad Augusto.
Lo studio di Carla Fayer documenta con precisione tutto
il fenomeno connesso alla dea Roma. Il culto di Roma e
Augusto trovò larghissima diffusione in Oriente
52
e numerosi
culti locali sorsero nelle città greche;
53
sono riportati anche
casi in cui Roma era venerata da sola.
54
Fu per volere di Augusto, che intuì l’utilità organizzativa
non solo religiosa ma soprattutto politica di questi culti, che
pratiche simili vennero portate in Occidente inserendosi nel
programma di pacificazione e romanizzazione delle province.
E il simbolo di Roma, creazione greca ma per lungo tempo
non troppo considerata in patria, lentamente acquisiva una
propria valenza anche per il popolo romano.
Nelle province occidentali il primo e più importante
culto, quello delle Tre Gallie,
55
venne stabilito dal figliastro di
Augusto, Druso, a Lugdunum nel 12 a.C., dopo aver sedato
una ribellione;
56
la presenza di Roma nel culto insieme
all’imperatore è accertata da una iscrizione che si riferisce
all’ara votiva che venne eretta nel luogo.
57
Un anfiteatro, sede
effettiva del concilium, e un circo-ippodromo erano le strutture
che completavano l’area destinata alle pratiche celebrative.
58
50
IG, II², 3173.
51
GIULIANO 1965, p. 14; vedi anche BINDER 1969.
52
Per la comprensione dei complessi urbani e dei cambiamenti degli spazi civili che
determinò l’istituzione del culto si veda PRICE 1984.
53
FAYER 1976, p. 135 (Pergamo); p. 136-137 (Mitilene); p. 138 (Milasa); p. 138
(Samo); p. 140 (Eritre); p. 140 (Io); p. 141 (Tiatira); p. 142 (Bargilia); p. 144 (Nisa); p.
144 (Cuma); p. 145 (Priene); p. 149 (Taso); p. 149 (Cesarea); p. 156 (Ipata); p. 157
(Illarima); p. 159 (Tespie); p. 160 (Chio); p. 161 (Didima).
54
Solitamente, in questi casi, il culto di Roma era di origine repubblicana; cfr. FAYER
1976, p. 162 sgg.
55
Ovvero la Gallia Comata, quella conquistata da Cesare.
56
Dione Cassio 54, 32, 1.
57
CIL, XIII, 1036.
58
RINALDI TUFI 2000, p. 101.
12
Verso la fine del I e l’inizio del II secolo, accanto all’ara venne
costruito anche un tempio di Roma e degli Augusti.
59
L’ara Ubiorum -il nome deriva dal popolo degli Ubii, che
venne trasferito in quel luogo all’inizio delle operazioni
romane in Germania- fu innalzata a Colonia e già presente nel
9 d.C.
60
Mellor sostiene che anche in questo caso il culto di
Augusto fosse associato a quello di Roma, avvalendosi di una
iscrizione ritrovata a Mainz.
61
Altri culti, testimoniati da templi, altari e titoli
sacerdotali, si diffusero abbondantemente nelle province, in
Spagna Citeriore (a Tarraco), in Lusitania (a Emerita), in
Britannia (a Camulodunum), nella Gallia Narbonese, nella
Betica, nell’Africa Proconsolare; tutti sono stati rigorosamente
documentati da Mellor.
62
Elemento urbano che rispondeva alle esigenze del culto
era il Foro provinciale, di proporzioni eccezionali per
organizzare le cerimonie ufficiali, impiantato nella città che
diventava sede del flamen provinciae.
63
Nelle province
d’Occidente il culto della dea Roma non associato a quello
dell’imperatore ebbe scarso successo: si possono ritrovare
poche tracce solo a partire dal regno di Adriano, quando Roma
divenne oggetto di culto nella capitale stessa dell’impero.
64
In Italia il culto della dea Roma si accompagnò a quello
dell’imperatore. Le iscrizioni attestano l’esistenza di un tempio
di Roma e Augusto a Pola, in Istria, e un altro a Terracina, nel
Lazio;
65
a Napoli, nel 2 a.C. vennero fondati i giochi Italikà
Romàia Sebastà.
66
59
Il plurale Augusti indicherebbe tutti gli Augusti, quelli che lo erano già stati e quello o
quelli che lo erano nel presente. Per una sintesi del problema cfr. FAYER 1976, p. 25
sgg.
60
Tacito, Annales 1, 57.
61
MELLOR 1967, p. 28; MELLOR 1981, p. 988.
62
MELLOR 1981, p. 989 sgg.
63
GROS 2001, p. 252 sgg.
64
FAYER 1976, p. 236.
65
CIL, V, 18 (Pola); CIL, X, 6305 (Terracina).
66
IG, XIV, 748.
13
Durante il regno di Tiberio, la città di Ostia dedicò un
proprio tempio a Roma e Augusto
67
che fu eretto nel lato sud
del Foro di fronte al vecchio Capitolium repubblicano;
68
dal
tempio proviene la statua di Roma che poggia il piede sul
globo, in lunga veste che le lascia scoperto il seno destro (cat.
nº 58 Tav. LVII). Altre località italiane nelle quali sono state
ritrovate tracce o riferimenti al culto di Roma e Augusto sono
Superaequum, Ulubrae, Comum, Besutium, Tridentum.
69
Un decisivo cambiamento nell’orientamento del culto
imperiale si ebbe con Vespasiano. Dopo la guerra civile del
68-69, l’intento dell’imperatore era quello di ristabilire un
ordine e, per realizzare questo programma, concentrò gli onori
divini sulla sua persona e sulla Gens Flavia;
70
il culto di Roma
finì quindi per essere ulteriormente subordinato alle esigenze
dell’imperatore. Tuttavia fu proprio sotto i Flavi, a partire dal
70 d.C., che l’istituzione del culto assunse nelle province una
forma definitiva. A Tarraco venne allestito uno specifico
complesso architettonico costituito da tempio, foro e circo
71
destinato all’uso di tutta la provincia per lo svolgersi delle
attività inerenti al culto imperiale.
72
Il culto legato a Roma subì sotto Adriano una storica
riforma; un tempio di Venere e Roma, progettato
dell’imperatore stesso, venne edificato nella capitale
73
e il
culto della dea fu per le prima volta dissociato da quello
imperiale.
74
A Roma venne attribuito l’epiteto aeterna. Questo
67
CIL, XIV, 73; 353.
68
CALZA-NASH 1959, p. 45.
69
FAYER 1976, p. 252 (Superaequum e Ulubrae); p. 253 (Comum, Besutium,
Tridentum).
70
MELLOR 1981, p. 996.
71
Per la ricostruzione grafica si veda RINALDI TUFI 2000, p. 52 fig. 7.
72
GROS 2001, p. 252 sgg.
73
Fu iniziato nel 121 e forse non ancora terminato nel 138 d.C.: vedi BIANCHI
BANDINELLI 1969, p. 255; vedi anche BARATTOLO 1978 e CASSATELLA-
PANELLA 1990.
74
Venere era tuttavia l’antenata del popolo romano ed in particolare della famiglia
imperiale; cfr. VERMEULE 1974, p. 35.
14
termine è forse da mettere in relazione con Aion,
75
espressione
concettuale e poi anche personificazione del tempo assoluto
nel mondo classico,
76
già associato a Roma in un inno
composto nel II secolo a.C. dalla poetessa Melinno di Lesbo.
77
Della statua seduta di Roma progettata da Adriano,
78
venerata
all’interno, come di tutto l’edificio sacro, rimase poco in
seguito ad un disastroso incendio nel 307; Massenzio, tra il
307 e il 312,
79
si preoccupò di ristrutturare il tempio
80
e dedicò
una nuova statua di Roma.
81
Con l’avvento del cristianesimo il simbolo di Roma perse
la propria valenza divina, anche se i Cristiani mantennero
alcune personificazioni di Roma più che altro per le virtù
politiche e morali che essa incarnava.
75
MELLOR 1981, p. 1018.
76
Platone, Timeo 37.
77
BOWRA 1957, pp. 21-28.
78
Dione Cassio 69, 4.
79
VERMEULE 197, p. 42.
80
Il tempio venne inaugurato e dedicato da Costantino in occasione del primo anno del
suo soggiorno a Roma, nel 313; cfr. CAGIANO DE AZEVEDO 1961, p. 198. Per la
dedica: CIL, VI, 33856, 33957.
81
MELLOR 1981, p. 1022; Della statua rimangono solo pochissimi frammenti
porfiretici del mantello, cfr. DELBRUECK 1938, p. 77.