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INTRODUZIONE
Oggi il paesaggio è un tema cui viene dedicata grande attenzione, esso è al centro delle questioni politiche locali
poiché spesso esiste uno scollamento tra realtà sociale, economica, lavorativa e realtà territoriale. Il paesaggio è
divenuto un tema importante nella pianificazione del territorio su scala sovracomunale: è necessario proteggere il
paesaggio, favorirne la conoscenza e permetterne la fruizione alle generazioni d’oggi e di domani. A volte attraversiamo
il paesaggi, ci viviamo e diamo uno sguardo distratto: oggi siamo tutti presi dal ritmo vertiginoso del lavoro e facciamo
fatica ad identificarlo. Suggestioni ed armonie convivono nel paesaggio: è ricchezza, a volte ha forte valenza eco-
turistica, a volte le risorse agricole e la piccola-media impresa, non ci lasciano osservare altre ricchezza artistiche,
architettoniche, culturali e paesistiche. L’attuale modello di sviluppo comporta il pericolo di una omologazione
territoriale e paesaggistica. E’ necessario che ognuno di noi sia attento al proprio territorio, lo rispetti, lo conservi e
valorizzi, educando a conoscere per agire in rete. E’ in questo rinnovato interesse per il tema paesaggio che si pone il
mio lavoro: una ricerca sulla percezione del paesaggio in aree a forte criticità, il caso di Ciserano; proprio perché i primi
silenzi generalmente provengono da quanti ci abitano e ci sono nati. Amo questo territorio, qui sono nata e qui ho
costruito casa per vivere con la mia famiglia, anche se in questi ultimi anni l’urbanizzazione, l’industrializzazione,
associate ad una forte presenza multietnica sta veramente “provando” a livello identitario gli abitanti di Ciserano. La
ricerca si articola in un primo capitolo dove spiego il paesaggio come concetto polisemico in continua evoluzione, un
secondo capitolo dove passo ad analizzare il caso di Ciserano come area a forte criticità e la percezione del paesaggio,
le conclusioni vengono poi rimandate al terzo capitolo. Il lavoro è stato svolto con il CST, Centro Studi del Territorio
“Lelio Pagani” dell’Università degli Studi di Bergamo, che da alcuni hanni ha attivato un gruppo di lavoro sulla
percezione del paesaggio con il coordinamento della dottoressa Baldini Rosella e della dottoressa Frigerio Elisa. I paesi
fino ad ora presi in esame sono stati: Verdellino, Telate, Villa di Serio, Levate, Crespi d’Adda ed ora Ciserano. Ci sono
stati momenti di progettazione, molto interessante ma anche variegata e complessa, poiché ha richiesto capacità di
sintesi, problem-solving, espletamento delle conoscenze acquisite negli anni di studio universitario ponendo attenzione
al discorso interdisciplinare, con l’ausilio soprattutto della geografia, dell’educazione ambientale, della psicologia
dell’ambiente e della filosofia, nonché della pedagogia per l’approccio metodologico e dell’informatica per la stesura.
Non sono mancati convegni e seminari di approfondimento quali “Gli spazi urbani tra immaginario e realtà”, “Per una
storia dei giardini a Bergamo”, organizzati dall’Università degli Studi di Bergamo. Ci sono stati anche sopraluoghi nel
territorio di Ciserano, con il gruppo di lavoro del CST ed altri tecnici. I mezzi impiegati sono stati l’osservazione
personale e l’utilizzo di strumenti quali la macchina fotografica digitale. E’ seguita l’elaborazione poi, la distribuzione
e la raccolta del questionario: la percezione, la relazione, i desideri e le aspirazioni, l’immaginario. Ci sono stati
momenti di intenso lavoro per l’analisi, l’interpretazione e le conclusioni relativamente ai dati raccolti. Sicuramente
sono stati mesi di crescita non solo culturale, tecnica ma anche umana sperimentando di persona l’importanza di
essere partecipe, soggetto attivo in una rete di lavoro.
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CAPITOLO PRIMO
Il paesaggio: concetto polisemico in continua evoluzione
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Evoluzione dell’idea di paesaggio
Il paesaggio, nell’accezione più comune, è un bene di interesse pubblico, come risorsa, patrimonio
ereditato dal passato, prezioso e fragile, da non dilapidare. Il paesaggio è quindi un bene comune e
rapresenta il fondamento dell’identità culturale e locale delle popolazioni, espressione della
ricchezza e della diversità del patrimonio culturale, ecologico, sociale delle popolazioni locali. Il
paesaggio della vita quotidiana è un paesaggio visibile
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e traduce le relazioni tra un gruppo umano
ed il suo ambiente. Gli elementi naturali (rilievo, suolo, vegetazione, acque, clima e interazioni fra
di essi), i segni lasciati dall’uomo nell’attività di trasformazione degli elementi naturali (come le
bonifiche, i terrazzamenti, le colture agrarie). Così inteso il paesaggio non identifica solo i luoghi
spettacolari, ma altresì l’insieme di tutti gli spazi in cui si svolge la nostra vita quotidiana. Se alcuni
paesaggi straordinari (dagli allineamenti arborei ai giardini storici, dalle piazze alle prospettive
urbane), sono stati creati con intenti scenografici, è altresì vero che la maggior parte dei paesaggi
non è stata pensata secondo un piano d’azione unitario, ma è il risultato – non pianificato – delle
relazioni mutevoli che hanno legato e legano le società ai loro ambienti di vita. Solo recentemente a
fronte di cambiamenti rapidi e talvolta brutali (capaci di sfigurare o di cancellare il volto dei luoghi)
manifestatisi nella seconda metà del Novecento (in tempi e con ritmi diversi a seconda dei contesti,
ma comunque incomparabilmente più rapidi di quelli del passato), il paesaggio si è imposto come
oggetto di attenzione nella gestione dello spazio, in risposta ad una domanda di qualità della
“scena” della vita quotidiana. Ogni paesaggio, inoltre, è una mappa tridimensionale, articolata in
“fondali” successivi e tra loro combinati: il verde antropico, come ad esempio il giardino, l’orto, il
parco; il verde inselvatichito, come ad esempio un prato, le siepi, gli arbusti; il verde naturale,
selvatico. In questo caso si parla di paesaggio naturale, acqua-terreno-rocce; mentre si parla di
paesaggio antropico se si considera la relazione uomo-ambiente. Il primo a parlare degli effetti
benefici della passeggiata è stato J.J. Rousseau, il filosofo del ritorno alla natura, per il quale
pensare veniva attivato dal camminare passeggiando. Passeggiare è camminare in modo tranquillo,
placido, passo dopo passo, è vivere e guardare il paesaggio dal di dentro secondo una concezione
dopolavoristica: un bisogno di socializzare, tale è il senso dello “struscio” proprio di tutti i paesi
mediterranei; la passeggiata presso i popoli germanici è intesa invece come evasione nei boschi, nel
silenzio del verde.
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Il paesaggio è quindi formato dai sedimenti della storia e del tempo: è molto
importante trasmettere i valori e le memorie a cui dovrebbero ispirarsi le generazioni più giovani: la
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AAVV, L’ambiente e i segni della memoria. Contenuti, metodi, strumenti, Carrocci, Roma, 2005
3
Quaderni di animazione e formazione, Abilitarsi a stili di vita sostenibili-fare ricerca con adolescenti e giovani,
Gruppo Abele periodici, 2006.
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salvaguardia del paesaggio e di conseguenza la difesa della qualità della vita. Infatti è necessario
prevenire e promuovere la salute: è necessario prevenire eventi negativi e promuovere eventi
positivi: la vita non è sentirci, ma esserci, un essere nel mondo, un essere insieme ad altri uomini ed
essere occupati positivamente. La salute è stato di intrinseca adeguatezza ed accordo con se stessi.
La salute fisica è uno stato positivo: positive health
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in un ambiente o paesaggio sostenibile, capace
cioè di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle future generazioni
di fare altrettanto. Qualità di vita è migliorare l’habitat sia urbano sia rurale. Così uno sviluppo
diverso è in armonia con l’ambiente, occorre educare alla cooperazione-collaborazione e non alla
competizione. Abituati come siamo ad urlare, usare i gomiti per raggiungere i primi posti , è
necessario invece ritornare umili, imparare l’umiltà concentrandosi nel silenzio, Se vogliamo
cambiare questo nel nostro rapporto con l’ambiente , urbano e naturale, dobbiamo cambiare prima
noi stessi, ed aprirci ad accogliere soprattutto gli aspetti positivi. La forza delicata di un fiore
spuntato tra il cemento, la melodia del canto di un merlo in mezzo al traffico assordante. L’umile
per eccellenza, dopo nostro Signore, è stato San Francesco che aveva portato nascendo il dono di
cogliere la bellezza, e ne godeva squisitamente anche quando viveva secondo il mondo, ma allora lo
distraevano e lo dilettavano le cose eleganti e preziose; solo dopo la grande rinuncia cominciò a
penetrare nella bellezza della natura. Egli aveva l’umiltà di chi si sente mai ospite ma sempre
ospitato: solo così arriva alla contemplazione della bellezza che è gioia. Parola chiave è “saper
essere”, è un percorso che privilegia la passione, lo spirito di osservazione, la voglia di avventura e
la curiosità di fronte al sapere.
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Perciò la tutela del paesaggio va perseguita con il coinvolgimento
delle popolazioni locali così che per esempio la pianura possa assumere connotati di “cuore verde”,
di “polmone” per la megalopoli, di “parco agricolo”, che oltre a produrre derrate agricole, svolga
anche quello di fornitore di paesaggio di spazi aperti. La megalopoli padana, edificata su una delle
terre più belle ed ospitali d’Europa, ricca di acque meravigliose e di verde è oggi una terra guastata
dall’intensa antropizzazione e dalla campagna urbanizzata. Diffuso sull’intera area megalopolitana
è l’inquinamento atmosferico. Occorre tener conto di altre forme di inquinamento meno pesanti, ma
non meno dannose per il vivere dell’uomo: quella sonora, olfattiva, visiva. Vi è anche
l’inquinamento sentimentale, la perdita dei valori territoriali, di luoghi di amare, a cui legarsi, che
danno sicurezza e accrescono la voglia di vivere. Oggi la televisione fa da padrona sia nel campo
dell’informazione che dell’intrattenimento e ciò a scapito della lettura di giornali e libri, il cui
livello è generalmente molto basso, ma non è questo che ci dà la misura della vita culturale”
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4
Braibanti Paride, Pensare la salute-orizzonti e nodi critici della Psicologia della salute, Franco Angeli, Milano, 2003.
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Salomone Mario, Mondo intorno, mondo dentro-un percorso nella complessità ambientale, CELSB SRL Libreria
Universitaria,2004.
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Turri Eugenio, La megalopoli padana, Marsilio, Venezia, 2000.