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trasformazione psicologica, dato che, in ultima analisi, il potere cyber
tecnologico comporterà anche un impegno volto a una maggiore
conoscenza di sé.”.
Non solo, ma lo studioso, fonte d’ispirazione, per le nostre riflessioni,
sottolinea un cambiamento di fruizione del mezzo, volto ad una maggiore
presa di coscienza da parte del fruitore.
Quello che ci siamo chiesti è se: ci siano le premesse per questa presa di
coscienza; il pubblico sia adeguatamente informato sulle novità del
passaggio al digitale, e abbia una reale percezione delle opportunità.
La ricerca sottolinea, una comunicazione superficiale, o mal condotta su tal
fronte, dovuta forse ad una scarsa fiducia verso la piattaforma digitale, da
chi se ne dovrebbe fare portavoce. Per il momento, inoltre, la pervasività
del decoder digitale non permette, lo spegnimento delle frequenze. Gli
Italiani non sono motivati ad acquistare il decodificatore numerico, e ciò
sempre a causa di un’ignoranza nei riguardi dei benefici, di tale passaggio.
Lo studio della percezione sottolinea che il mezzo nuovo, è visto sì come
interattivo e personalizzato, ma latente si evidenzia un’influenza da parte
dei molti fantasmi legati alla “vecchia tv”. Cambierà veramente la tv, sarà
facile da fruire, in quanto tempo avverrà il cambiamento ecc…sono stati
molti i dubbi sollevati dagli intervistati. La percezione di un cambiamento,
non basta se si ha sfiducia in questo. Lavorare su tale vissuto, è la proposta
che emerge dalla ricerca.
Passare dalle parole ai fatti, per far esperire il cambiamento ai
telespettatori, che spesso sono dei “San Tommaso”.
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INTRODUZIONE
Percezione del digitale terrestre in Italia
Siamo immersi in un’epoca in cui la tecnologia di sistemi informatici e
telematici è capace di trasformare e comunicare interattivamente in sistemi
numerici binari (digitali), ogni segnale sensoriale ed anche tradurre in
percezione sensoriale ciò che naturalmente è impercettibile. Diversi modi
di vivere, lavorare e fruire dei mezzi di comunicazione rispetto a quelli che
per due secoli hanno caratterizzato la società industriale.
In questo contesto evolutivo, ogni media ha subito un “lifting” per adattarsi
a nuovi atteggiamenti,comportamenti e cognizioni; ma soprattutto per
venire incontro a forme nuove di: produzione, erogazione di servizi ,
pubblicità, formazione e progettazione di un futuro flessibile e dinamico.
Anche la tv è in corso di trasformazione. Per ora è solo una crisalide: il
digitale, infatti, non sarà un punto di arrivo, ma un primo step verso al tv
del futuro: interattiva, multimediale e in convergenza con gli altri media.
Per reinventarsi la televisione si poggerà inevitabilmente sulla sua
“antenata”, e sulla percezione sedimentata in più di cinquanta anni negli
Italiani. Non sarà perciò facile, presentarsi ad un pubblico affezionato al
mondo analogico, e riuscire a cambiarne abitudini, concezioni e percezioni.
La “nuova tv”, con le sue caratteristiche (interattività, multimedialità e
convergenza) così difficili da comprendere potrebbe essere portatrice di
scompiglio,per molti italiani, e perciò essere assimilata o alla “vecchia tv”
o al personal computer. La conseguenza di ciò potrebbe essere, la non
adozione, per chi usa il personal computer, o per chi non ne sa fruire; o
l’assimilazione funzionale con la televisione analogica o satellitare a
pagamento, non percependo così il vantaggio nel passare al mondo
televisivo digitale.
Assimilando il digitale terrestre a mezzi di comunicazione preesistenti
potrebbero avvenire tre fenomeni: la distorsione, ovvero lo stravolgimento
degli attributi innovativi del mezzo, accantonandoli o alterandoli;
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l’integrazione, avvenimento che porterebbe a trasporre gli attributi della tv
analogica a quella digitale, pur non appartenendogli; infine la defalcazione,
ossia la soppressione delle peculiarità del digitale terrestre, assimilandolo
a copia dei mezzi già esistenti(tv o pc). Per fortuna le rappresentazioni
mentali riguardo il digitale, aberranti o no che siano, pur se sedimentate
non sono statiche, ma mobili, dinamiche, in quanto rappresentano una
ricostruzione della realtà, che è mutevole e riplasmabile nel corso della
conoscenza del mondo, da parte dell’individuo. Adattando la percezione,
alle nuove caratterizzazioni, si potrà costruire rappresentazioni nuove più
adatte al nuovo medium, che ne riflettano meglio peculiarità e novità. Il
nucleo centrale della rappresentazione sarà sempre e comunque la
percezione sedimentata di televisione, ma la zona periferica del
concetto,sarà incrementata di raffigurazioni mentali nuove: basate su
concetti di interattività, personalizzazione e convergenza del medium
televisivo. Questo potrà avvenire se ci si muoverà per comunicare questo
cambiamento. Lavorando su piani più profondi di propagazione dei
messaggi di sviluppo della piattaforma digitale. Cambiare percezioni,
rappresentazioni e atteggiamenti, prima di rivoluzionare il mondo
comunicativo. Tutto ciò implica, naturalmente di:“Pensare da uomo saggio
ma comunicare nel linguaggio del popolo.” (W.B.Yeats) Perché comunicare
significa sì trasmettere, trasferire, far conoscere, ma anche creare una
competenza comunicativa. Ovvero una capacità basata su un processo
interattivo, che parte, non da un bagaglio immodificabile, ma piuttosto da
una struttura cognitiva che l’emittente contribuisca a rafforzare o
indebolire con la programmazione. Inoltre l’interattività, permette di
scegliere quali programmi siano più in linea con strutture cognitive
precostituite o ambite. Una riappropriazione del mezzo da parte dei
fruitori. Se fino ad ora, ci si è riferiti alla televisione come ad
un’esperienza passiva, un elemento con il quale non abbiamo interazione e,
soprattutto, qualcosa con cui non abbiamo intenzione di interagire, ora
tutto potrebbe cambiare. Certo non se intendiamo il medium televisivo,
come qualcuno che prenda il controllo delle nostre menti e ci racconti
storie che ci catturino. In tal caso, è possibile che l’interattività sia
incompatibile con la nozione tradizionale di contenuto televisivo, allo
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stesso modo in cui quando si dorme e si sogna e si capisce che si sta
sognando e si prova a dirigere il sogno e, generalmente, il sogno si rovina e
ci si sveglia.
Questa ricerca evidenzia come in realtà la televisione digitale terrestre sia
qualcosa di diverso dalla “vecchia” tv, e come tale dovrebbe essere
considerata dagli spettatori. Bisognerebbe fare tabula rasa per proporre un
nuovo media. Questo perché si può notare che la percezione, tramite la
quale l'uomo conosce il mondo e opera su di esso comporta un riferimento,
per quanto piccolo possa essere, alla dimensione della memoria: percepisco
e agisco in base a interessi e bisogni che si collocano nel passato, anche se
prossimo, rispetto alla percezione-azione e questi interessi, a loro volta,
sono condizionati da esperienze (ossia percezioni) precedenti. Ancora più
se tali sensazioni si riferiscono a qualcosa di così depositato in memoria,
come la televisione, che per molti anni ha agito come il “trait d’union” che
fa comunicare il paese. Non si può “uccidere” la tv analogica , ma la si
deve accompagnare verso il doveroso cambiamento evolutivo. Questo
processo di sostegno si rende necessario soprattutto verso gli spettatori,
che devono essere consci del potenziale del nuovo modello di fruizione
mediale. Gli emittenti devono saper comunicare, nel modo di più efficace
ed efficiente possibile le prestazioni, le differenze e i molteplici aspetti del
mezzo. Ripagare la fiducia dei propri clienti, mettendosi al loro servizio.
Anche questa dinamica dovrà configurarsi come una comunicazione
bilaterale, attiva e di scambio di opinioni per migliorare la piattaforma e
adattarla ai telespettatori.
Se si parte dal presupposto che ogni persona, che faccia parte di un
pubblico, anche la meno istruita, per fruire della comunicazione mediale
deve possedere dei quadri di riferimento mentali che lo aiutino a
contestualizzare il flusso comunicativo, ed a riconoscere i formati e i
generi mediali attribuendogli un significato, e necessario una competenza
comunicativa condivisa. Un’alfabetizzazione, ma soprattutto una
facilitazione per le fasce meno istruite e meno esperte. Sul piano sociale,
potranno altrimenti, sorgere nuove disuguaglianze legate alla diversità dei
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processi formativi ed al diverso grado di conoscenza elettronica delle
persone.
“Comunicare l'un l'altro, scambiarsi informazioni è natura; tener conto
delle informazioni che ci vengono date è cultura.”( J.W.Goethe)
Nessuno pensa mai nello stesso modo e perciò vede la verità da diverse
angolazioni , la conoscenza non è la stessa per tutti: muta a seconda del
background culturale, dei gusti, del momento , dell’ambiente sociale ecc…
Non si può più pensare ad una televisione generalista che diffonda a
macchia d’olio i suoi contenuti.
Se la conoscenza è mutevole, flessibili devono essere i mezzi per
diffonderla. Diversi momenti della giornata possono richiedere differenti
contenuti. La nuova tv dovrà fare i conti con il tempo asincrono di
fruizione, con modalità sempre più dinamiche e adattabili ai nuovi ritmi
della vita moderna. In tal senso, si dovrà reinventare.
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Cap. 1
Par 1.1 Evoluzione del concetto di percezione
Percepire, per molti è un atto o una funzione di conoscenza che si riferisce
immediatamente a un oggetto reale, sia esso mentale o fisico. Generalmente
il concetto di percezione è distinto da quello di sensazione: infatti la
percezione è un processo conoscitivo complesso che comprende,
unificandole, una molteplicità di sensazioni (intese come fatti o dati
elementari della coscienza sensibile) e le riferisce a un oggetto distinto dal
percipiente e dagli altri oggetti. È questo il concetto di percezione esterna,
da cui si suole distinguere la percezione dei propri stati interiori.
Della conoscenza percettiva si hanno sostanzialmente due interpretazioni:
quella empiristico-associazionistica, che considera la percezione un
prodotto dei meccanismi dell'associazione psicologica; e quella
trascendentalistica, che vede invece nella percezione un prodotto della
spontaneità spirituale del soggetto giudicante: l'oggetto della percezione è
un’elaborazione dei dati sensoriali operata dalla coscienza secondo forme a
priori.
Estensione di questa interpretazione kantiana è quella idealistica che,
abbandonato ogni riferimento al materiale sensibile esterno, concepisce il
rapporto tra sensazione e percezione come la tappa iniziale dello sviluppo
dello spirito da forme di conoscenza astratte e povere a forme sempre più
ricche e concrete.
Contro l'interpretazione associazionistica si pronunciarono, alla fine del
secolo scorso e all'inizio del nostro, varie scuole e autori, che peraltro non
condividevano neppure l'interpretazione idealistica: in particolare il
pragmatismo1 di Peirce e James, il neorealismo di Whitehead2; lo
1
Il pragmatismo è un movimento filosofico che si sviluppò negli Stati Uniti d’America verso la fine
dell’Ottocento e si diffuse, in seguito, anche in Europa, restando uno dei contributi più innovativi degli Stati
Uniti in ambito filosofico. Non è facile caratterizzare il pragmatismo con una semplice definizione, poiché il
movimento non è in se stesso unitario e presenta al suo interno molteplici indirizzi alternativi. In generale,