2
Ma la pena di morte è pur sempre la soppressione,
con i crismi della legalità, di un essere umano ed è
fondamentale chiederci se lo Stato abbia o meno il
diritto di uccidere un suo cittadino.
La pena di morte, inoltre, non può essere separata
dal problema dei diritti umani, in quanto negando il
valore stesso della vita umana e violandola, mina alla
base tutti i diritti ad essa connessi quali:
- diritto alla libertà di espressione e di opinione,
quando lo Stato imprigiona le persone a causa delle loro
idee;
- diritto alla giustizia ed all'uguaglianza di fronte
alla legge, quando non concede un processo equo.
Alla pena capitale è legato anche un altro
problema, non affrontato direttamente in questa ricerca,
quello della pena di morte extragiudiziale, consistente
nell'eliminazione di individui considerati pericolosi,
soprattutto politicamente, ed eseguita da organi dello
Stato o da esso tollerata volutamente. La questione
della sua abolizione è quindi sempre più pressante.
3
0.2. Limiti, metodologia e finalità del lavoro
.
Una prima delimitazione viene dal contesto socio-
culturale in cui ci collochiamo: analizzeremo lo
sviluppo del dibattito nell'Occidente cristiano in
generale e nel mondo cattolico in particolare.
L'immensa bibliografia che, direttamente o meno, è
coinvolta nella discussione ci ha portato a
circoscrivere ulteriormente la nostra ricerca. A fine
Ottocento, infatti, erano già stati stampati centinaia
di testi sull'argomento
1
. Abbiamo perciò privilegiato
alcune fonti in lingua italiana, francese, latina e
spagnola.
La questione, inoltre, si presenta come nodo
cruciale di incontro interdisciplinare tra differenti
punti di vista: teologia morale, scienze giuridiche,
filosofia, antropologia culturale sono inestricabilmente
legate. Tuttavia la nostra riflessione esplicitamente si
muove nell'ambito della teologia morale e in particolare
della morale della vita fisica.
1
cfr O. Viola, Bibliografia italiana sulla pena di
morte, Catania 1904.
4
Finalità di questo lavoro è dimostrare se ancora
oggi si possa parlare di legittimità morale, opportunità
e utilità della pena di morte, attraverso l'analisi del
fenomeno nella situazione odierna e delle argomentazioni
addotte pro e contro la pena capitale in campo
filosofico, giuridico, teologico e politico.
5
0.3. Divisione del lavoro
.
Nella prima parte, in maniera sintetica, tenteremo
di cogliere nella sua generalità la problematica della
pena di morte.
Punto di partenza (capitolo primo) sarà una ricerca
svolta in due momenti: nel primo elencheremo il numero
dei Paesi sostenitori e abolitori della pena capitale;
nel secondo conosceremo la posizione degli italiani sul
problema.
I dati statistici, pur nella loro aridità, ci
permetteranno di constatare come ancora oggi un numero
prevalente di Stati applichi la pena di morte e come la
maggioranza degli italiani sia favorevole al suo
impiego.
Esporremo le motivazioni filosofico-giuridiche
(capitolo secondo), presentando brevemente il concetto
di pena nella filosofia del diritto ed illustrando i più
importanti interventi sul tema della pena capitale dal
Settecento fino ad oggi.
Seguirà un excursus sulla riflessione teologica,
con l'esposizione delle motivazioni addotte da teologi e
canonisti, dai Padri della Chiesa fino ai nostri giorni,
6
premettendo una breve analisi dei testi biblici, sui
quali è stato fondato il loro pensiero (capitolo terzo).
Termineremo questa prima parte con la dottrina
del magistero ecclesiastico (capitolo quarto),
distinguendo tra dichiarazioni dei pontefici e quelle
degli episcopati.
La seconda parte sarà dedicata ad uno studio di
alcuni fonti, qui esaminate in ordine puramente
cronologico, che ci permetterà di approfondire
ulteriormente la nostra ricerca.
Partendo da un confronto sinottico dei "tre
catechismi", esamineremo il dibattito suscitato dal
Catechismo della Chiesa Cattolica (capitolo quinto).
Conosceremo il pensiero dei gesuiti e le aspre
polemiche tra cattolici e "laici" attraverso la lettura
delle pagine de "La Civiltà Cattolica" (capitolo sesto).
L'esame dei primi documenti dell'ONU sul tema
(capitolo settimo), permetterà di analizzare gli sforzi
politici, compiuti a livello internazionale, per
l'abolizione della pena capitale.
7
Riassumeremo quindi le ragioni contro la pena di
morte (capitolo ottavo).
Dedicheremo una breve analisi al tema
dell'ergastolo, come alternativa alla pena capitale e
sulla sua funzione e utilità (capitolo nono).
Seguirà la conclusione (capitolo decimo).
8
1. LA PENA DI MORTE NEL MONDO
1.1. La situazione attuale
Negli ultimi anni si è assistito ad una abolizione
de iure o de facto della pena di morte nella metà dei
Paesi.
Seguendo l'elenco stilato da Amnesty
International
1
, possiamo dividere gli Stati, secondo la
legislazione in materia, in quattro fasce:
- Paesi totalmente abolizionisti
2
: n. 53;
1
Amnesty International - Sezione italiana - Ufficio
Stampa (Viale Mazzini 146, 00195 Roma), La pena di
morte. Lista dei Paesi abolizionisti e mantenitori,
Dattiloscritto, 1-5. (Dati aggiornati al 15 febbraio
1994).
2
Andorra, Angola, Australia, Austria, Cambogia,
Capo Verde, Colombia, Costa Rica, Croazia, Danimarca,
Ecuador, Finlandia, Francia, Gambia, Germania, Grecia,
Guinea Bissau, Haiti, Honduras, Hong Kong, Irlanda,
Islanda, isole Marshall, isole Salomone, Kiribati,
Liechtenstein, Lussemburgo, Macedonia, Micronesia,
Monaco, Mozambico, Namibia, Nicaragua, Nuova Zelanda,
Norvegia, Olanda, Panama, Portogallo, Repubblica Ceca,
Repubblica Slovacca, Repubblica Dominicana, Romania,
Slovenia, San Marino, Sao Tome e Principe, Svezia,
Svizzera, Tuvalu, Ungheria, Uruguay, Vanuatu, Vaticano,
Venezuela.
9
- Paesi mantenitori in casi eccezionali
3
(Paesi le cui
leggi prevedono la pena capitale per reati eccezionali,
quali reati militari o reati commessi in circostanze
eccezionali, come in tempo di guerra): n.16;
- Paesi abolizionisti de facto
4
(Paesi e territori in
cui la pena di morte è in vigore, ma non sono eseguite
condanne da almeno 10 anni): n. 21;
- Paesi mantenitori
5
: n. 103.
3
Argentina, Brasile, Canada, Cipro, El Salvador,
Figi, Israele, Italia, Malta, Messico, Nepal, Paraguay,
Perù, Regno Unito, Seychelles, Spagna.
4
Bahrain, Belgio, Bermuda, Bhutan, Bolivia, Brunei
Darussalam, Comoros, Costa d'Avorio, Filippine, Gibuti,
Madagascar, Maldive, Nauru, Niger, Papua Nuova Guinea,
Ruanda, Samoa (Ovest), Senegal, Sri Lanka, Togo, Tonga.
5
Afghanistan, Albania, Algeria, Antigua e Barbuda,
Arabia Saudita, Armenia, Azerbaidhzan, Bahamas,
Bangladesh, Barbados, Belize, Benin, Bielorussia, Bosnia
Erzegovina, Botswana, Bulgaria, Burkina Faso, Burundi,
Camerun, Ciad, Cile, Cina, Congo, Corea del Nord e del
Sud, Cuba, Dominica, Egitto, Emirati Arabi Uniti,
Eritrea, Estonia, Etiopia, Gabon, Georgia, Ghana,
Giamaica, Giappone, Giordania, Grenada, Guatemala,
Guinea, Guinea Equatoriale, Guyana, India, Indonesia,
Iran, Iraq, Jugoslavia, Kazakhstan, Kenya, Kuwait,
Kyrgyzstan, Laos, Lesotho, Lettonia, Libano, Liberia,
Libia, Lituania, Malawi, Malaysia, Mali, Marocco,
Mauritania, Mauritius, Moldavia, Mongolia, Myanmar,
Nigeria, Oman, Pakistan, Polonia, Qatar, Repubblica
Centraficana, Russia, St. Christopher e Nevis, Saint
Lucia, Saint Vincent e is. Grenadine, Sierra Leone,
Singapore, Siria, Somalia, Sudafrica, Sudan, Suriname,
Swaziland, Tadzghikistan, Taiwan, Tanzania, Thailandia,
10
Un rapido confronto con i dati del 1982, anno del
convegno internazionale di Bologna sulla pena di morte
6
,
ci permette di notare come sia aumentato il numero degli
Stati abolizionisti.
1982 1994
Paesi totalmente abolizionisti 25 53
Paesi mantenitori in casi eccezionali 16 16
Paesi mantenitori 127 103
Dalle statistiche emerge certamente una evoluzione
verso l'abrogazione della pena capitale, ma resta
abbastanza elevato il numero dei Paesi sostenitori. A
ciò si aggiunga che nulla impedisce che nel corso del
Trinidad e Tobago, Tunisia, Turchia, Turkmenistan,
Ucraina, Uganda, Uzbekistan, Vietnam, Yemen, Zaire,
Zambia, Zimbabwe. A questo elenco sono da aggiungere gli
Stati Uniti (Stato federale con giurisdizioni
diversificate in cui è anche prevista la pena capitale).
6
cfr E. Prokosch, La pena di morte nel mondo, in
AA.VV, La pena di morte nel mondo, Convegno
internazionale di Bologna (28-30 ottobre 1982),
Marietti, Casale Monferrato (AL) 1983, 10-12.
11
tempo molti Paesi possano tornare sui loro passi,
ripristinandone l'uso.
Nel corso del 1993, inoltre, secondo i dati forniti
da Amnesty International "vi sono state oltre 3.200
condanne e almeno 1.800 esecuzioni in decine di paesi.
Ma [...] il dato potrebbe essere molto più alto in
quanto in numerosi paesi, come ad esempio Iran e Iraq,
il totale delle esecuzioni, presumibilmente centinaia,
non è accertabile"
7
.
7
Amnesty International - Sezione italiana - Ufficio
Stampa, Comunicato stampa su pena di morte negli USA e
nel mondo, Dattiloscritto del 31 marzo 1994, 1.
12
1.2. Gli italiani e la pena di morte
Nell'ultimo ventennio è stata più volte espressa
l'opportunità del ripristino della pena di morte.
Tale posizione, connessa al fenomeno del terrorismo
(anni 70-80) e alla recrudescenza dei delitti compiuti
dalla criminalità organizzata (anni 80-90), è stata
oggetto di due sondaggi compiuti dalla DOXA (Istituto
per le ricerche statistiche e l'analisi dell'opinione
pubblica), il primo
8
nel maggio 1982 e il secondo
9
nel
maggio 1992. Eseguiti su campione rappresentativo
dell'intera popolazione italiana adulta dai 15 anni in
8
cfr DOXA (Bollettino della), La pena di morte, n.
17-18, 12 novembre 1982, 117-128.
9
cfr DOXA (Bollettino della), La pena di morte, n.
15-16, 10 settembre 1992, 175-193.
13
su, di ambo i sessi, composto di 2.072 persone nel primo
sondaggio e di 2.068 nel secondo, danno il polso della
situazione in Italia.
Il raffronto tra questi dati
10
e quelli degli anni
precedenti permette di constatare come il numero degli
italiani, favorevoli alla pena capitale, pur in
diminuzione, rimanga abbastanza alto.
10
I dati, che riportiamo, sono tutti tratti dal
Bollettino della DOXA, n. 15-16, 10 settembre 1992, 175-
191.
1949
1953
1974
1977
1982
1992
si %
64
46
58
51
58
52
no %
26
38
29
40
42
43
non so
%
1
9
13
9
5
indif-
ferenti
%
9
7
Riportiamo integralmente altri dati, che ci
permetteranno di trarre ulteriori riflessioni.
Sesso
. Gli uomini sono sempre stati più favorevoli
delle donne, ma negli ultimi decenni la differenza tra
14
uomini e donne si è attenuata.
Età
. Gli anziani sono sempre stati più favorevoli
alla pena di morte delle persone di media età (salvo la
lieve eccezione del 1974), e queste ultime più
favorevoli dei giovani. Sia nell'82 che nel '92, tra i
più giovani prevale il partito dei contrari alla pena di
morte.
Titolo di studio
. Ma il carattere che rivela
maggiori differenze è il titolo di studio: tra i
laureati c'è una schiacciante maggioranza di no (70%), e
anche tra i diplomati ci sono più no (53%) che sì (44%).
Tra coloro che hanno solo il titolo di scuola media
superiore troviamo che i sì sono 52% e i no 44%, e tra
le persone con la sola scuola elementare (o neanche
quella) 61% i sì e 30% i no.
Nel 1992, inoltre, venivano poste
altre domande.
- Lei sa se la pena di morte è prevista,
attualmente, dal Codice Penale, in Italia?
La maggioranza (91,8%) era a conoscenza che la pena
non è prevista, se non nel Codice Militare di guerra.
15
- Mi faccia qualche esempio dei delitti per i
quali, secondo lei, dovrebbe essere prevista la pena di
morte. Per quali altri reati, secondo lei, dovrebbe
essere prevista la pena di morte?
Il 77% indicava subito l'omicidio. E' interessante
notare come la maggior parte dei favorevoli alla pena di
morte richieda la sua applicazione per i reati contro la
persona e solo una minima parte per i reati contro il
patrimonio.
- Perché, per quali motivi, secondo lei, la pena di
morte non dovrebbe essere prevista?
Nei pareri contrari alla pena di morte prevaleva
una risposta di principio: sacralità della vita e motivi
religiosi. Seguivano i motivi pratici come il rischio di
condannare un innocente, il dubbio sulla deterrenza
della pena capitale e, in ultimo, la possibilità di
pentimento e recupero del delinquente.
"Vi sarebbe pertanto, in Italia, una maggioranza di
favorevoli alla pena di morte, ma di stretta misura
16
[...] non possiamo dire, con altrettanta certezza, che
si sarebbe ottenuto lo stesso risultato se gli italiani
fossero stati chiamati a votare, sullo stesso quesito,
in un referendum"
11
.
11
ivi, 176.