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INTRODUZIONE
Scrivere di un argomento come la pedofilia non è semplice, scrivere di pedofi-
lia femminile è invece proibitivo. Sottolineare l‟attualità del tema pedofilia sa-
rebbe quanto meno superfluo: che esso sia percepito come una vera e propria
emergenza sociale è un dato di fatto. Le cronache del 2010, e buon parte di quelle
del 2009, ad esempio, hanno continuamente posto l‟attenzione sulla pedofilia,
declinata in particolare nel suo aspetto riguardante gli abusi perpetrati nei con-
fronti di minori da parte di vescovi, preti e religiosi appartenenti alla Chiesa Cat-
tolica. Sul fenomeno è intervenuto anche Benedetto XVI, a conferma di tempi
mutati rispetto a pochi anni fa.
Se si aprissero, infatti, le pagine dei giornali di appena vent‟anni or sono, dif-
ficilmente vi troveremmo notizie riguardanti fatti di pedofilia, di violenza sessua-
le perpetrata nei confronti di minori. Nonostante la pedofilia, nel significato più
corrente di violenza sessuale sui minori, sia un fenomeno sociale tutt‟altro che
nuovo. La nebbia che ha celato per anni l‟argomento appare oltremodo indicati-
va: siamo di fronte a un vero e proprio tabù sociale, vigente almeno fino a pochi
anni fa. Di pedofilia non si poteva e non si doveva parlare. Questo perlomeno
quello che accadeva in Italia, mentre la letteratura anglosassone sul tema già da-
gli anni Settanta iniziava ad arricchirsi.
Oggi questo tabù sembra essere stato definitivamente infranto: il flusso media-
tico di tutti i giorni ci dà la misura di questo radicale cambiamento. Anche ana-
lizzando solamente la stampa quotidiana, possiamo vedere come le notizie relati-
ve a fatti di cronaca nera che interessano episodi di violenza sessuale sui bambini
vi appaiano con un risalto che si risolve in una dettagliatissima descrizione degli
eventi (spesso dimenticando che vi sono anche sempre delle “piccole vittime”che
andrebbero protette dalla spettacolarizzazione). E queste notizie non solo sono
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nelle pagine della cronaca, bensì occupano le prime pagine, con i relativi titoli
cubitali.
Ma, questo storicamente e antropologicamente dimostrato, non sono solamen-
te gli uomini ad abusare dei minori, anche le donne sono capaci di violenza, sono
in grado di agire l‟abuso, certo, in misura quantitativamente minore rispetto agli
uomini, ma ne sono capaci, ne sono in grado. Quindi il tabù è stato solo, come
detto sopra, infranto, ma non disintegrato: resiste nella sua declinazione al fem-
minile. Ed anche qui, frequentando le biblioteche e navigando in rete, si scopre
come altrove nel mondo (in particolare Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada) inve-
ce anche questa parte del tabù, quella al femminile, sia stato trattata, studiata e
analizzata già da tempo.
Trovare un tema da trattare che mi consentisse di indagare qualcosa di cui non
sapevo praticamente nulla era il mio personale obiettivo, affinché la fatica del la-
voro, alla fine, si trasformasse in soddisfazione. Dallo scoramento iniziale, come
peraltro preannunciatomi dal Prof. Ampola, causato dall‟omertà che circonda
l‟argomento, sono passato ad un buon entusiasmo, confortato dalla buona mole di
materiale che piano piano ha cominciato ad invadere ogni tavolo e piano di ap-
poggio di casa. Alla fine il problema è stato quello di ridurre lo scritto…
Il tema è peraltro molto serio. Le testimonianze del disagio e del disadatta-
mento delle vittime degli abusi perpetrati da donne, la loro richiesta di ascolto, il
bisogno di potere uscire allo scoperto denunciando gli abusi senza la paura di non
essere creduti, sono stati uno stimolo in più per portare a fondo il lavoro.
Nella prima parte di questo lavoro viene presentato il fenomeno della pedofilia
nel suo complesso, ovviamente con una attenzione particolare alla prospettiva
sociologica, senza tralasciare però accenni sugli aspetti giuridici, clinici e preven-
tivo/repressivi. Il lato sociologico è visto principalmente collegando la pedofilia
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al concetto di devianza, con un rimando anche al concetto di carriera deviante,
riferito in particolare alla strutturazione dei movimenti pedofili esistenti e svilup-
patisi esponenzialmente con l‟ingresso di internet.
La seconda parte, più articolata e più quantitativamente sostanziosa, va al cen-
tro della tesi, la pedofilia declinata al femminile. Dopo una breve presentazione
che testimonia l‟incertezza sull‟entità del fenomeno, derivante dai diversi risultati
delle ricerche fatte in proposito, arriva la domanda più importante: perché, anche
se esiste, della pedofilia femminile non si parla? Nel tentativo di dare una rispo-
sta, vengono riportati gli aspetti sociali che connotano questo tipo di tabù e la
conseguente omertà che lo circonda. Anche qui dunque si cerca di indagare il fe-
nomeno con una attenzione specifica alla visione sociologica.
A seguire vengono descritti i vari tipi di pedofilia, in particolare quella intra-
familiare, ove si trova in specifico il lato incestuoso della devianza (con il rap-
porto madre-figlio in primo piano), e quella extrafamiliare, rivolta in gran parte
al turismo sessuale, ma anche agli abusi commessi da care givers estranei alla
cerchia dei parenti dei bambini. Non mancano degli accenni a due tipi di abuso
sessuale al femminile sui minori ancora più sconcertanti: quelli perpetrati nei
confronti dei portatori di handicap e quelli agiti in riti di gruppo.
Un identikit, principalmente psicologico ma anche socio-demografico della
donna pedofila e una descrizione dell‟azione della stessa, secondo le sequenze e
le strategie messe in atto comprese le modalità di scelta della piccola vittima,
concludono un lavoro costruito, sia per quanto riguarda il primo che per il secon-
do capitolo, sull‟esame della letteratura esistente.
Infine, in appendice, una breve intervista ad un operatore dei servizi sociali
dell‟area livornese, che brevemente ricorda i casi di abusi sessuali su minori
commessi da donne e dei quali si è professionalmente occupato.
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Capitolo primo
LA PEDOFILIA: ASPETTI GIURIDICI, PSICOLOGICI E SOCIOLOGICI
1. Pedofilia come devianza o come delinquenza?
Quando si affronta il complesso fenomeno della sessualità umana non si può
considerare soltanto il lato biologico. Altrettanto importanti, nel determinare e di-
rigere i comportamenti, sono i costumi, le tradizioni, le norme morali e sociali. E
mentre quello biologico è un dato pressoché costante, altri aspetti della sessualità
possono variare nel tempo e nello spazio. Se, per esempio, si fa un salto indietro
nella Roma e nella Grecia antiche, si comprende come alcune norme sul sesso
non abbiano un carattere universale e, come culture differenti, seppur geografi-
camente vicine, possano adottare comportamenti diversi.
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Pedofilia: nonostante la derivazione etimologica esprima l‟amore per i bambi-
ni, il significato della parola si è ristretto al campo dell‟attrazione erotica e delle
molestie sessuali nei confronti dei bambini. Secondo una delle definizioni più ac-
creditate, quella data da Kempe,
2
riportata anche da Macario e Damilano, la pe-
dofilia è un «comportamento che coinvolge bambini, non autonomi e non ancora
sviluppati, e adolescenti in attività sessuali che essi non comprendono in modo
completo, per le quali non sono in grado di dare risposte adeguate, o che violano
i tabù sociali dei ruoli familiari». All‟interno dell‟abuso sessuale sono compresi i
casi di stupro, di incesto e la stessa pedofilia.
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L‟area dell‟abuso sessuale presenta
particolari problemi di definizione e di delimitazione che indicano la particolare
1
OLIVIERO FERRARIS A. - GRAZIOSI B., Pedofilia. Per saperne di più, Laterza, Bari-Roma,
2004, p. 3.
2
Alla definizione di Kempe si avvicina quella del CISMAI, approvata a Roma nel 1999, dove
l‟abuso sessuale è stato definito come «il coinvolgimento di un minore da parte di un partner
preminente in attività sessuale anche non caratterizzato da violenza esplicita», in «Minori e Giu-
stizia», 4, 1997, pp. 154-158.
3
MACARIO P. - DAMILANO G., Il bambino negato. Teoria ed esperienze di pratica educativa
nelle condizioni di abuso all’infanzia, ElleDiCi, Leumann (Torino), 2009, p. 32.
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utilità in questo campo di un approccio interdisciplinare.
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Il pedofilo criminale, o child sex offender, è colui che porta a compimento le
sue scellerate fantasie, o che fruisce di pornografia minorile, e con volontà, ma
soprattutto con lucidità, decide di abusare e, di fatto, abusa del fanciullo.
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Ma a parte le definizioni, ormai note e presenti in tutte le pubblicazioni
sull‟argomento, la questione principale è se la pedofilia debba considerarsi come
una devianza o un‟azione criminosa. La risposta a questo interrogativo è di rile-
vante importanza, atteso che è emersa, in alcuni contesti processuali, la costru-
zione di una linea difensiva fondata sull‟assunto che la pedofilia fosse da consi-
derarsi alla stregua di una malattia mentale.
Attualmente la definizione di pedofilia prospettata nella quarta edizione del
DSM risulta essere quella maggiormente accreditata; infatti, i criteri diagnostici
in esso contenuti sono i più utilizzati, malgrado la mancanza di un vero accordo
definitivo tra gli studiosi sull‟argomento. Questa categoria semantica è stata mol-
to criticata proprio perché, più che corrispondere a un effettivo e ben determinato
schema clinico, sembra anche adattarsi ad una censura di tipo morale e sociale, e
ciò soprattutto in merito all‟imbricarsi e al reciproco confondersi, su questo spe-
cifico tema, del sapere clinico-tecnico e di quello popolare mediatico; senza con
ciò voler trascurare la pressione mai davvero cessata di quei saperi che proven-
gono “da lontano” ma che restano quanto mai attuali anche nelle società occiden-
tali in apparenza maggiormente secolarizzate, e ci riferiamo segnatamente a quel-
li attinenti alla sfera moralistico-religiosa.
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Quindi, clinicamente parlando, la pedofilia è da considerarsi una psicopatolo-
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COFANO C - OLDANI M., Abuso sessuale, in CESA BIANCHI C. - SCABINI E. (a cura di), La
violenza sui bambini. Immagine e realtà, Franco Angeli, Milano, 1991, p. 143.
5
FIAMMELLA B. - BRUCIAFREDDO L., Pedofilia e sfruttamento sessuale dei minori. Dalla
prostituzione minorile alla pedopornografia on-line, Esperia, Forlì, 2009, p. 49.
6
COLUCCIA A. - CALVARESE E., Pedofilia. Un approccio multiprospettico, Franco Angeli,
Milano, 2007, p. 43.