Introduzione.
La ricerca che ho voluto iniziare con questa tesi riguarda un tema non indifferente. La
trattazione dell'arte contemporanea nelle scuole medie inferiori e superiori è davvero
carente, e poco è stato fatto di concreto per arricchire programmi e lezioni riguardanti
questo tipo di arte. Ciò ha portato fra l'altro in passato persone come me, che hanno
affrontato studi universitari improntati su questa disciplina, ad essere rimproverati all'i-
nizio degli studi accademici per la mancanza di strumenti atti ad affrontare corsi sull'ar-
te contemporanea. Ognuno di noi viene istruito, nel corso degli studi superiori, ad una
storia dell'arte che per i licei classici ed i licei artistici arriva sino a Picasso (nel migliore
dei casi i docenti si spingono fino ad Andy Warhol), mentre per i licei artistici tocca al
più la caduta del muro di Berlino. A questo consegue un interesse, per alcuni, legato ad
una predisposizione all'arte contemporanea grazie al bagaglio culturale e alle nozioni
apprese nei corsi di studio, mentre per altri un rifiuto totale di un'arte lontana dalla pro-
pria estetica. La scuola e l'istruzione italiana, di stampo storicista, ci spingono a cono-
scere e valorizzare forme d'arte lontane dal nostro presente, insegnandoci a conside-
rarle come le uniche forme d'arte accettabili. La mia tesi parte dal presupposto che,
scuola a parte, la maggioranza delle persone giovani e adulte non tollerino l'arte con-
temporanea, anche per un'effettiva mancanza di conoscenze sull'argomento. Mi è per-
sonalmente capitato, in passato, di notare il disprezzo e la rabbia di familiari, amici e
conoscenti, non in grado di capire le creazioni contemporanee e considerarle forme
d'arte. Ho imparato da queste reazioni. La soluzione sta nello spiegare, a chi tanto si
infervora davanti ai Concetti Spaziali di Lucio Fontana o i graffiti di Basquiat, il significa-
to, così profondo, che quelle opere hanno avuto nel contesto in cui sono state ideate,
così come l'importanza che queste possiedono nella contemporaneità. Da ciò emerge
una mancanza effettiva di conoscenze, d'istruzione e di attività didattiche mirate a sod-
disfare i dubbi sull'arte contemporanea. Gli adulti hanno bisogno di significati, di rispo-
ste, che non risultano esaurienti nemmeno all'uscita dei musei più importanti. Natural-
mente i giudizi poi rimangono, a discrezione di chi osserva l'opera d'arte.
I bambini al contrario si divertono ad osservare e a giocare con forme che non devono
avere un significato razionale preciso ed una conseguenza logica: anche per questo
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motivo è molto più semplice organizzare attività creative sul contemporaneo rivolte a
fasce d'età inferiore. Questo è il motivo della grande presenza di attività didattiche or-
ganizzate dai musei per i bambini piccoli.
Che cosa fare, invece, per i ragazzi adolescenti, in bilico fra gioco e raziocinio? Questi
in alcuni casi riescono a conservare ancora la spontaneità tipica del bambino, unendo-
la alla necessità di sapere il perché delle cose.
La mia tesi di laurea di biennio specialistico vuole esplorare e mettere in discussione
l’insegnamento di questa branca dell’arte nelle scuole medie inferiori e superiori, a
partire dai metodi e dalla grande attenzione data all’arte contemporanea da parte di
maestri e maestre delle scuole primarie e dai musei attraverso i laboratori didattici.
L'arte contemporanea viene a volte citata, ma mai approfondita, salvo che in alcuni
licei artistici. Questa mia osservazione è strettamente legata all'opinione che il pubblico
ha nei confronti dell'arte contemporanea. Il mio compito è stato allora quello di operare,
da mediatrice, comunicatrice ed organizzatrice per l'arte contemporanea, in modo da
intervenire a scuola sulle future generazioni, coloro che si recheranno un domani nei
musei, per renderle più preparate e obiettive nel giudizio di queste forme
d'espressione. Comunicare l'arte contemporanea ed organizzare eventi ed attività su di
essa non significa solo ed esclusivamente operare all'interno del Sistema dell'Arte, ma
fare sì che anche il pubblico possa capire le sue dinamiche e la poetica delle creazioni
che esso contiene. Per questo motivo ho deciso di lavorare su tre fronti e tre capitoli
diversi: innanzitutto sul sistema dell'arte e sul dibattito filosofico legato ad esso e alle
forme d'arte contemporanea, quindi presentando un'analisi critica di attività e materiali
didattici, ed infine un progetto che mi permettesse di sovvertire la tradizionale lezione
di arte svolta nelle classi con un intervento in grado di interessare i ragazzi e farli
avvicinare al contemporaneo. Un altro obiettivo di questo mio lavoro è stato quello di
dimostrare la povertà di attività museali e testi scolastici che trattano d'arte
contemporanea nella scuola media inferiore. In particolare poi, attraverso il progetto
finale realizzato presso la Scuola Media “E. Fermi” di Barzanò, in provincia di Lecco,
ho voluto mostrare come un'analisi scolastica semplice, chiara e coincisa su argomenti
d'arte contemporanea, connessi all'esplorazione delle opere, abbia portato i ragazzi a
capire ed apprezzare maggiormente questa branca della storia dell'arte, spingendoli a
informarsi e tenersi aggiornati sull'argomento, di cui poco è stato scritto ma di cui molto
si parla a livello di mercato.
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Il mio lavoro di ricerca è stato appunto suddiviso in tre blocchi principali. La prima
sezione si mostra come una discussione sull'arte contemporanea da diversi punti di
vista. Partendo da un'analisi dei periodi dell'arte contemporanea ufficialmente
riconosciuti, ho voluto realizzare, in contrapposizione ad essa, una discussione su
come l'arte considerata outsider, non riconosciuta dal Sistema e dal mercato, abbia in
realtà un legame strettissimo con questi ultimi. Sempre riguardo una delle motivazioni
per le quali l'arte contemporanea non risulti gradevole al pubblico, è stata volutamente
realizzata una discussione sull'estetica dell'arte contemporanea, in particolare
analizzando il pensiero di Arthur Danto, che dichiarò la fine dell'Arte con l'ideazione, da
parte di Andy Warhol, della famosa Brillo Box. Sempre nella prima sezione è stata
quindi trattata un'analisi sui musei d'arte contemporanea e il loro ruolo di contenitori di
opere non sempre apprezzate dal pubblico. E' stata poi dedicata una parte al pensiero
immaginale che, in contrapposizione al pensiero di Danto e alla concezione filosofica
più pragmatica, si mostra come un tipo di pensiero che non accetta la fine dell'arte così
come proclamata dallo studioso statunitense. L'analisi filosofica inoltre, secondo il
pensiero immaginale, non può essere l'unica in grado di poter riflettere sul contesto
artistico. La filosofia immaginale ritiene che anche nel contemporaneo esistano forme
simboliche, da contrapporre a quelle semplicemente concettuali, il cui significato è
stato ridotto ad un'univoca interpretazione. Questa rappresenta un'indagine innovativa
ed interessante sul contesto odierno. Il metodo immaginale è stato poi ripreso
nell'ultimo capitolo della mia analisi.
La seconda parte della mia ricerca, legata alla didattica dell'arte contemporanea, è
stata suddivisa in due grandi blocchi. Da una parte ho voluto indagare come i musei e
le attività didattiche da essi organizzati si comportino nei confronti dell'arte di oggi.
Dall'altra ho voluto analizzare e confrontare i materiali didattici a disposizione degli
insegnanti riguardo la trattazione dell'arte contemporanea. Ho voluto prendere in
considerazione, per la prima parte, alcune istituzioni che ho potuto personalmente
visitare ed esperire, in modo da poter condurre un'analisi critica coerente sul come
diversi musei affrontino in modo differente la contemporaneità più vicina a noi. Fra
queste istituzioni ho voluto fare ricerche anche sul primo museo d'arte contemporanea
in Italia, il Museo Pecci di Prato. Nella seconda parte invece i materiali analizzati hanno
spaziato dai comuni libri di testo, strumento centrale nella didattica odierna, fino a
documentazioni multimediali sull'arte contemporanea a disposizione dei docenti.
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Nella terza parte di questa tesi ho riproposto un progetto sull'arte contemporanea
realizzato in una scuola media statale della Brianza, l'istituto “E. Fermi” di Barzanò. A
partire dalle considerazioni tratte dalla didattica museale nel secondo capitolo e del
metodo immaginale qui trattato, collegato alla visione immaginale presa in esame alla
fine del primo capitolo, è stato elaborato un mio personale approccio all'arte
contemporanea nelle classi prime, seconde e terze. Questa metodologia ha voluto
innanzitutto indagare sul che cosa i ragazzi conoscessero riguardo l'arte
contemporanea, per poi metterli di fronte a diverse opere di Public Art, una delle forme
più vicine ai nostri giorni, per analizzarle e comprenderle insieme. Da qui poi lo
sguardo è stato rivolto a un altro protagonista del contemporaneo, Alfredo Jaar, artista
cileno che lavora nel contesto sociale dell'arte. E' stata presa in esame l'attività
dell'artista intitolata Camara Lucida svolta a Caracas, in Venezuela, per poi realizzare
un lavoro pratico che fosse in stretto legame, perfettamente aderente come
impostazione all'operazione proposta dall'artista. In questo caso l'attività è stata
un'occasione per dimostrare le potenzialità dell'intervento nelle classi in modo
innovativo e coerente al contesto artistico cui l'opera fa riferimento.
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Capitolo I
LO STATO DELL'ARTE
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1.1. Introduzione all'arte contemporanea.
Che cos'è l'arte contemporanea? Quale arco temporale ricopre? Quali sono le sue
correnti, i suoi protagonisti? E' ancora possibile parlare d'arte contemporanea?
Tentare di definire quando inizi l'arte contemporanea è una questione molto difficile, un
interrogativo che mi è stato posto numerose volte ma la cui risposta è opinabile.
Bisogna innanzitutto chiedersi che cosa sia contemporaneo. La definizione più comune
rintracciabile sui dizionari è quella di qualcosa di odierno, che appartiene alla nostra
epoca e che accade nel presente. Da questo punto di vista, l'arte contemporanea
dovrebbe riguardare tutte quelle forme espressive realizzate a brevissima distanza dal
momento in cui si sta parlando, ma non è questa la giusta definizione. L'arte
contemporanea riguarda tutte le tipologie di rappresentazione che parlano del nostro
presente, e che perciò non devono obbligatoriamente essere state realizzate a
brevissimo termine. L'arte contemporanea indaga sulla storia e gli avvenimenti più
prossimi: per questo motivo anche un'opera d'arte antichissima può essere considerata
contemporanea.
Quando inizia l'arte contemporanea? Prima di poter analizzare questo caso, prendiamo
in considerazione un caso già storicizzato come quello dell'arte moderna. In questo
caso il suo inizio è sia riportato ad un evento storico, per alcuni la scoperta
dell'America da parte di Cristoforo Colombo, per altri la fine del Rinascimento, sia
legato ad un'opera arte, ossia il famoso dipinto di É douard Manet intitolato Dejeuner
sur l'herbe del 1863.
Riprendiamo a considerare la questione che ci siamo posti precedentemente, ossia
quando avrebbe inizio l'arte contemporanea. Alcuni ritengono che l'ultimo grande
bacino delle espressioni artistiche umane inizi con la figura e gli interventi di Marcel
Duchamp, padre del dadaismo, che con i suoi ready-made ha rivoluzionato il modo di
intendere l'oggetto artistico. Tutto da questo momento in poi tutto può essere
considerato arte: qualsiasi oggetto, estraniato dal suo ruolo nel quotidiano, può
diventare un'opera, una volta avendolo inserito nel contesto estetico filosofico dell'arte
stessa.
Altri ritengono che l'arte contemporanea inizi con l'avvento della Pop Art: questa
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corrente rappresenterebbe quella d'esordio per l'arte dei nostri giorni in quanto anche
gli oggetti e le immagini più comuni, come barattoli di zuppa, scatole di detersivo,
donne americane famose o comuni, più semplicemente icone popolari, diventano
soggetto di un'arte che parla di noi tutti e rappresenta quanto di più vicino esista alla
realtà del presente.
La terza definizione ci riporta ad un avvenimento piuttosto che ad una corrente o ad un
soggetto artistico. Con il crollo del muro di Berlino del 1989 sono cadute anche tutte le
differenze, le barriere e i concetti fino ad ora validi anche nel mondo dell'arte. Qualsiasi
forma espressiva è ora lecita ed accettata dal Sistema, con qualunque mezzo essa
venga realizzata. Il pensiero ed il progetto che stanno dietro alla creazione ed al
prodotto finito diventano più importanti dell'oggetto poi esposto e tutta la storia ed il
pensiero che portano alla produzione artistica fanno sì che questa non risulti più
immediata e comprensibile da tutti, ma che necessitino delle spiegazioni e delle
riflessioni che ci facciano capire il valore dell'opera.
L'arte contemporanea appare come una raccolta di lavori apparentemente facili e
1
davanti ai quali chiunque, citando Bonami, potrebbe dire: “Potevo farlo anch'io”.
Questo tipo di atteggiamento, che va corretto fin dalla scuola ed ai primi approcci
all'arte contemporanea, sarà motivo di analisi nel capitolo sul progetto scolastico
realizzato sull'arte contemporanea.
La suddivisione cronologica che i manuali generalmente operano sul periodo
contemporaneo prevede una serie di correnti e tipologie d'espressione molto diverse
fra loro. Il primo è sicuramente il filone della Pop Art dal 1960 al 1970, al quale si
affiancano e contrappongono la Minimal Art, la Land Art e in Italia il movimento d'Arte
Povera. Dal 1970 in poi si assiste ad un periodo particolare per l'arte, dove non esiste
una vera e propria corrente ma delle tipologie d'espressione differenti realizzate per
mezzo della danza e del teatro, come nel caso di Fluxus e della Body Art, con azioni
chiamate performance ed happening, casuali ed al contempo programmate.
Con l'avvento dei nuovi media nasce l'esigenza da parte degli artisti di sviluppare un
tipo di arte che utilizzi la tecnologia come nuova forma d'espressione: nasce così la
Video Art, che ha il suo massimo fermento degli anni '80. Parallelamente in Italia un
critico quale Achille Bonito Oliva fonda la Transavanguardia, movimento formato da un
gruppo di artisti molto giovani guidati dal famoso critico: questa riproponeva l'arte del
1 Francesco Bonami (Firenze, 1955) è critico e curatore italiano al secondo posto nella classifica fra i
più autorevoli ed attendibili. Vive e lavora a New York.
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passato attraverso un linguaggio neo-figurativo. In Germania invece si sviluppa
parallelamente la corrente dei Neoselvaggi o Neoespressionisti tedeschi che utilizzano
il colore in modo violento per rappresentare scene urbane ed esistenziali quasi mitiche.
Il gruppo italiano e il gruppo tedesco paiono simili, ma la ricerca della bellezza e
dell'attraversamento delle avanguardie che caratterizza il primo non sussiste nel
secondo, caratterizzato da un'indagine espressionista che non si è mai interrotta
dall'avanguardia dei primi del '900.
A cavallo fra gli anni '80 e '90 troviamo movimenti e gruppi quali la Graffiti Art, di cui i
massimi esponenti furono Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, le Guerrilla Girls, un
gruppo di artiste femministe che denunciano il mancato inserimento delle minoranze in
tutti i settori del mondo dell'arte, la Neo-Geo, corrente neo-geometrica. Con gli anni '90
si assiste ad una perdita sostanziale di barriere e di definizioni, probabilmente come
avevamo accennato anche a causa del crollo del muro di Berlino. I generi che si
sviluppano sono legati a scuole, come nel caso dei Young British Artists, gruppo
concettuale inglese a cui aderì Damien Hirst, oppure a nuove forme espressive che
vogliono uscire dal museo e porsi come monumento-strumento per la città, come nel
caso della Public Art. Il concetto d'arte si estende anche a zone del mondo di cui prima
non si aveva una conoscenza contemporanea: artisti cinesi o africani contemporanei
entrano nel mondo dell'arte occidentale. L'arte inoltre non è più solo rappresentazione
e creazione di qualcosa, diventa anche azione e lavoro sociale, che tratta di problemi
della nostra contemporaneità: nascono così movimenti come l'arte sociale e l'arte
relazionale.
Questo è un ampio ventaglio di casi diversi che costituiscono l'arte del nostro presente
ed intorno al quale ruota, fin dall'esordio della Pop, il Sistema dell'arte, con tutto il
mondo di critici, curatori, collezionisti, acquirenti, artisti e pubblico.
Proprio la varietà d'esperienze che ancora non sono state storicizzate e filtrate in modo
corretto dai mediatori artistici ci impediscono di avere la stessa considerazione per
opere importanti d'arte contemporanea come abbiamo invece per lavori del passato già
accettati e che ci appaiono come capolavori. L'impressione diffusa nel pubblico non del
settore è che i livelli artistici del passato fossero molto più elevati rispetto a quelli del
presente. Nel caso delle opere antiche, il tempo ha operato una selezione sulle opere e
sugli artisti e soltanto i più famosi e più discussi sono ora i più conosciuti. Il problema
invece per il contemporaneo è che tutte le opere vengono realizzate nel nostro
presente e non è ancora stato possibile realizzare una scrematura.
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Oltre a tutto il panorama contemporaneo che non è ancora stato storicizzato ma di cui
abbiamo informazioni in particolare grazie ai media, esistono tantissime altre figure ed
opere dei nostri giorni che non rientrano nel Sistema ufficiale, in quanto o non ancora
analizzate o non ritenute all'altezza di artisti ed opere più famose. Questa divisione fra
arte ufficiale e non sarà motivo di analisi del prossimo capitolo, che tenterà di capire se
l'arte non rientrante a pieno titolo nel Sistema presenta davvero delle mancanze.
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1.2. Dare spazio a chi, nel mondo del Sistema
dell'arte, di spazio non ne ha.
Nell'introduzione ho cercato di delineare quali fossero i movimenti artistici principali,
consolidati e ritrovabili in quasi tutti i testi e manuali d'arte contemporanea. Le correnti
presentate sono quelle ormai storicizzate, approvate dal Sistema e punto di confronto
ufficiale per i critici e i filosofi contemporanei. I testi in cui è possibile ritrovare un
panorama completo dell'arte che va dagli anni '60 fino ai nostri giorni sono diversi, ma
le informazioni che possiamo trarre confrontando un testo con un altro sono quasi
sempre le medesime. E' davvero difficile trovare informazioni nuove, dettagli non
considerati dai manuali; é possibile soprattuto sul web, ma anche in alcuni cataloghi, in
alcune riviste e alcuni testi critici. Alcune mostre realizzate ai nostri giorni sull'arte del
passato promettono di darci nuove informazioni o di rivelarci particolari sulla storia
dell'arte antica, ma non sempre queste novità ci colpiscono e ci fanno dire di aver
appreso davvero qualcosa di nuovo. Così può sentirsi chi si rivolge all'ultimo testo
uscito sull'arte contemporanea, deluso, perché i fatti riportati, i protagonisti, le opere,
sono sempre le stesse.
Tanti filoni, artisti ed opere non vengono riconosciuti come arte contemporanea
semplicemente perché non appartenenti al Sistema ufficiale. Questi settori di cui parlo
sono quelli che non godono dell'approvazione delle istituzioni perché non ritenute
abbastanza auliche o perché prive di contenuti contemporanei. Per questo motivo i
contenuti dell'arte fuori dal Sistema non sono ancora stati storicizzati e riportati come
materiale sui manuali, e forse non godranno mai di questa opportunità.
L'arte contemporanea (appartenente o non al Sistema, storicizzata o meno), include
innumerevoli campi d'indagine rispetto all'arte del passato, come la musica, il cinema,
la moda, la pubblicità e anche il mondo di internet; il precursore massimo di questa
ideologia fu Andy Warhol.
Questo aspetto della varietà di generi ci fa capire che l'arte contemporanea allora non
rappresenta nient'altro che un grandissimo bacino di lavori, tutti testimonianza del
nostro vivere contemporaneo. Il secondo problema che si crea venne esposto da
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Nelson Goodman ma è valido ancora oggi: il nostro sguardo, infatti, è pieno di
2
presupposti cognitivi complessi che vanno ad influenzare la nostra visione dell'arte.
Ciò significa che, oltre al fatto che parte dell'arte contemporanea venga filtrata dal
Sistema e che quindi sia impossibile avere una panoramica chiara e completa, la
nostra visione dell'arte è ulteriormente influenzata dal nostro modo di pensare e da
quello della società che ci sta intorno.
Qualsiasi cosa può divenire opera d'arte sotto determinate condizioni sociali e
cognitive, ed allo stesso modo può essere rifiutato.
Per riassumere il concetto, ciò significa che la prima selezione dei contenuti dell'arte
contemporanea viene fatta dal Sistema ufficiale. Secondariamente i testi ci presentano
parte dell'arte contemporanea, senza riuscire ad arrivare alla contemporaneità più
prossima. Solo il web rappresenta una piattaforma d'informazione democratica ed
aggiornata, senza filtri del Sistema dove ognuno può andare alla ricerca di tutte le
informazioni sull'arte più contemporanea. Un terzo filtro, personale e soggettivo, è
quello operato dal pubblico che una volta a conoscenza dei contenuti dei lavori, può
approvare o meno che quella sia un'espressione artistica, accettandola o rifiutandola.
Un'altra questione importante nell'ambito dello stato dell'arte riguarda la natura
dell'opera e dell'artista stesso. Qualsiasi cosa può divenire opera d'arte dopo la
rivoluzione linguistica dell'arte operata da Marcel Duchamp e soprattuto dal suo lavoro
intitolato Fountain, ma più conosciuto come L'orinatoio, ma non tutti possono essere
artisti.
Marcel Duchamp, Fountain, 1917.
2 N. Goodman, I linguaggi dell'arte, Il Saggiatore, Milano, 1968.
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Mano mano che una persona lavora, sperimenta e crea diviene artista, ma deve
essere riconosciuto come tale da una collettività: l'approvazione da parte di un gruppo
rende allora qualcuno un artista. Sicuramente non è l'opera d'arte a destare il
riconoscimento, in quanto ci troveremmo davanti ad una tautologia: l'artista realizza
opere d'arte che, per essere tali, devono essere realizzate da artisti riconosciuti.
Un'opera d'arte esiste soltanto quando ci sono persone che collaborano per produrla e
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se esiste un pubblico e delle circostanze per cui questa venga fruita. Inoltre bisogna
considerare che un'oggetto artistico esiste anche perché esiste un discorso su di esso,
valutazioni che variano e che rendono un oggetto più o meno degno di valore artistico.
Se un gruppo di persone, davanti ad un quadro realizzato in un luogo x in epoca y da
un soggetto z, ritengono che il dipinto sia un'opera d'arte, la valutazione che è stata
fatta rimane all'interno di quel gruppo e non può essere estesa a tutti, perché ristretta.
Se invece la valutazione viene fatta da critici e operatori del Sistema dell'arte, tutti
riterranno che l'oggetto in questione sia un'opera d'arte. Questa dichiarazione può
essere facilmente smentita parlando d'arte contemporanea, settore poco conosciuto e
di difficile approvazione, se consideriamo il pubblico non specializzato nel settore.
Quell'opera infatti che il Sistema avrà considerato come oggetto artistico a tutti gli
effetti, verrà rifiutato dal pubblico, non in grado di comprenderne la natura e il
significato, alla base del proprio giudizio critico a riguardo.
Bisogna inoltre considerare che qualsiasi tipo di oggetto o azione, riportati all'interno
delle mura di un museo o di una galleria, vengono accettati come espressione artistica
dal Sistema, senza che venga considerato il pensiero di critici o i filosofi, che possono
mostrarsi contrari davanti alla natura artistica del lavoro esposto. Tutto quello che viene
deciso dal Sistema, ancora una volta, è arte, il resto non lo è.
Mettiamo a confronto, per esempio, tre rappresentazioni di calzature, la prima
realizzata da Vincent Van Gogh nel suo soggiorno a Parigi nel 1886, la seconda di
Sarah Lucas, artista appartenente allo Young British Artists, la quale in questo caso
mette in mostra degli scarponcini di vernice ready-made ed in ultimo delle scarpe vere
e proprie esposte in vendita in una vetrina di Palermo, affiancate ad una statuetta di un
santo ed alcuni fiori. Queste tre rappresentazioni potrebbero benissimo trovarsi l'una di
fianco all'altra in una mostra d'arte contemporanea ed essere messe a confronto.
3 H. Becker, L’œuvre elle-même, pp. 449–463, in Jean-Olivier Majastre et Alain Pessin, Vers une
sociologie des œuvres, L’Harmattan, Parigi, 2001.
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Vincent Van Gogh, Un paio di scarpe, 1886 Sarah Lucas, Boots with Razor Blades, 1991
Apriamo una parentesi sul dibattito generato da uno di questi tre soggetti.
ll primo paio di scarpe, quelle dipinte da Van Gogh, sono state oggetto di discussione
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fra Heiddeger, Shapiro e Derrida. All'interno de L'origine dell'opera d'arte, Heiddeger
aveva guardato al lavoro del maestro post-impressionista con una prospettiva
assolutamente sentimentale, secondo quanto sostenuto da Alessandro dal Lago e
Serena Giordano in Fuori Cornice, l'arte oltre l'arte, del 2008.
Il filosofo avrebbe riflettuto fin troppo sulla storia, i sentimenti ed il contesto legati alle
scarpe rappresentate, dando quindi importanza ad una visione emozionale dell'oggetto
senza che questa fosse stata contemplata da Van Gogh. Parallelamente Meyer
Schapiro, storico dell'arte americano, aveva analizzato il pensiero e la considerazione
di Heiddeger sul lavoro di Van Gogh, rimproverandogli però il fatto di essersi
concentrato troppo sulla riflessione del contesto contadino delle scarpe piuttosto che
sulla visione e la considerazione dell'artista sul soggetto da lui rappresentato. Van
Gogh, secondo Schapiro, non voleva far altro che rappresentare una natura morta
priva di sentimento, senza rimandare al contesto dell'ambiente e della popolazione in
4 Martin Heiddeger (Messkirch,1889 - Friburgo1976), filosofo tedesco, incentrò il suo pensiero sul
senso dell'essere e la sua verità.
5 Meyer Shapiro (Siauliai, 1904 - New York, 1996), storico dell'arte americano, incentrò la propria
metodologia su uno studio interdiscipinare delle opere d'arte.
6 Jaques Derrida (El Biar, 1930, Parigi, 2004) fu padre del decostruzionismo come metodo
interpretativo in diversi campi d'indagine.
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cui era inserito e men che meno parlare di sensazioni ed emozioni. Derrida ritornò a
sua volta sulle discussioni dei due pensatori, sostenendo che entrambi, in un modo o
nell'altro (a livello filosofico e storico), avevano cercato di appropriarsi dell'alterità
dell'opera d'arte rappresentata: ciò significa che, analizzando le scarpe di Van Gogh,
entrambi i pensatori avevano avanzato delle ipotesi sui motivi della realizzazione da
parte dell'artista di quel determinato soggetto, ed avevano cercato di inscriverle in una
riflessione non coerente con le reali motivazioni di creazione dell'artista, delle sue
esperienze e del suo pensiero.
In questo caso un'opera ed un artista pienamente appartenenti al Sistema dell'arte
vengono valutati in tre modi diversi, ma le analisi fatte non portano a conclusioni
veritiere ed aderenti al pensiero dell'artista: sono state fatte erroneamente valutazioni
non adatte, che hanno portato a travisare le motivazioni e l'intento vero e proprio.
Questo sarà motivo di discussione in un altro differente campo rispetto a quelli che
abbiamo visto fino ad ora, ossia in quello dell'educazione ed in particolare nella
valutazione delle attività didattiche dei musei.
In questo primo sottocapitolo sono proposti al lettore tre casi-esempio riguardo al fatto
che l'arte ufficialmente riconosciuta sia importante proprio per il fatto che vi sono delle
cornici prestabilite e demarcate che la circoscrivono rispetto a tutte le forme
d'espressione artistica, ma che fanno mostrare che le differenze fra questi due gruppi
non sono sempre così facilmente identificabili. L'arte che troviamo esposta nelle
gallerie o nei musei rappresenta perciò una parte dell'espressione artistica
contemporanea tra cui, se consideriamo alcuni esempi di quella non ufficiale, si
possono stabilire dei parallelismi ed interconnessioni molto interessanti.
I tre filoni che affronterò sono quelli dell'arte votiva, dell'outsider art e della street art,
tra cui in particolare quest'ultima non ancora considerata ufficialmente arte (in alcuni
casi) per questioni di ordine pubblico. Alcuni artisti appartenenti al Sistema dell'arte
hanno guardato a questi filoni non riconosciuti, esclusi dalla definizione d'arte ufficiale.
Le barriere che separano questi due schieramenti sono barriere mentali e non fisiche
ed è importante chiedersi se le opere realizzate sono originali, se suscitano in noi
sentimenti e se danno vita ad una dimensione simbolica interessante. Ma andiamo con
ordine.
Nel caso dell'arte votiva, quando non si tratta di raffigurazioni o esercizio di stile, è
materia di esperti della tradizione popolare.
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Una ricca raccolta di ex voto è presente nel Santuario della Madonna della Guardia
vicino a Genova. Nell'insieme, questa raccolta costituirebbe una sorta di opera d'arte
collettiva di oggetti comuni (bottiglie d'alcool, sigarette, roulette ed oggetti di vario tipo),
portati come offerta di ringraziamento.
La considerazione che tutti hanno degli ex-voto è piuttosto negativa, e mai si potrebbe
pensare di affiancare oggetti del genere, di tradizione popolare e legati ad affetti
personali, in un museo. Spesso si pensa agli ex-voto come oggetti kitsch, di natura
prettamente religiosa per la loro motivazione d'essere (ex-voto significa a seguito di un
voto), privi di doti estetiche e ricchi di significato solamente per chi compie l'ex-voto.
Proprio questi oggetti potrebbero essere messi in corrispondenza con i ready made di
Duchamp, oggetti semplici non gradevoli alla vista ed apparentemente privi di
significato, ma invece considerati dal Sistema dell'arte come opere rivoluzionarie per il
linguaggio e tutta la concezione di che cosa possa o non possa essere opera d'arte.
Duchamp, nel 1917, aveva spedito alla Società degli artisti indipendenti di New York
l'orinatoio Fountain. L'oggetto era stato inviato dall'artista sotto lo pseudonimo di
R.Mutt, anche per evidenziare il fatto che questo cognome deriva dalla parola tedesca
Mutter, madre: l'oggetto ricordava infatti il bacino di una donna o un vaso alchemico.
Questa azione venne compiuta dall'artista a dimostrazione del fatto che chiunque
avesse inviato all'organizzazione un oggetto, pagando una certa quota di
partecipazione, avrebbe potuto partecipare al concorso indetto. L'opera di Duchamp-
R.Mutt non venne naturalmente accettata. Quale artista appartenente al Sistema
dell'arte allora, Duchamp scrisse una lettera alla Società, chiedendo il motivo per il
quale il signor Mutt, con tutte le carte in regola per partecipare al concorso, non avesse
potuto partecipare. Duchamp aveva scritto che non era importante che l'artista in
questione avesse realizzato l'opera con le sue mani o meno, ma che l'azione
fondamentale fosse stata quella di prendere un oggetto comune, appartenente alla vita
di tutti i giorni, ed averlo slegato dal suo significato utile, creando un nuovo tipo di
oggetto che non aveva più nulla a che fare con l'originale.
Da questo punto di vista, l'imbarazzo generato dall'orinatoio arrivato per posta alla
Società degli artisti indipendenti non poteva essere inferiore a quello che proviamo
davanti ad un ex-voto provando a considerarlo come oggetto artistico.
Gli ex-voto rappresentano oggetti sacri che perdono, come i ready-made, la loro
valenza ordinaria acquistando in vetrina il significato di salvezza. Anche in questo caso
si verifica uno spostamento di significato dell'oggetto che da comune diventa oggetto
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