LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 5
Ogni percorso comincia dallo studio di ci che si Ł gi detto o scritto riguardo al
fenomeno in esame: nelle prossime sezioni verranno illustrati alcuni studi sulla partecipazione
politica, che possono servire come inquadramento teorico piø generale per ricomporre il
complesso puzzle dell attuale contesto politico giovanile.
1.2 La partecipazione politica
1.2.1 Gladiatori, spettatori e apatici
Effettuare una panoramica della letteratura scientifica riguardante la partecipazione
politica non Ł semplice, proprio perchØ, come gi si Ł accennato, su questo ambito di ricerca si
incrociano svariate discipline. Da una parte esistono approcci di tipo macro : sociologici,
storici, politici, etc.; dall altra, ci sono studi psicologici o psicosociali, in particolare di
psicologia politica2, che si concentrano maggiormente sulla dimensione intra/interindividuale
o gruppale (Quadrio Aristarchi, 1984).
La comunit scientifica nordamericana Ł senz altro quella che ha prodotto il maggior
numero di lavori sulla psicologia politica in generale, e sulla partecipazione in particolare.
Non di rado sono le stesse istituzioni, od organizzazioni politiche, a commissionare studi di
carattere sociale o psicologico, che sono poi presi in considerazione nella stesura di
programmi di intervento o nella conduzione di campagne elettorali. Non a caso negli Stati
Uniti la ricerca si Ł concentrata principalmente su temi concreti quali, ad esempio, le variabili
che influenzano il comportamento di voto o le dinamiche dei movimenti sociali. Piø
precisamente, oggetto di tali studi Ł la verifica delle determinanti psicologiche e sociali della
partecipazione individuale e le tipologie (unidimensionali o multidimensionali3) di
quest ultima.
Per Milbrath (1965, p. 198), ad esempio, la politi cal participation Ł rappresentata da
those actions of private citizens by which they se ek to influence or to support governments
and politics 4. ¨ lo stesso Milbrath a proporre una scala gerarch ica di attivit politiche, che
pu essere utile per individuare meglio i soggetti di questa ricerca. Utilizzando un analogia
con gli spettacoli gladiatorii degli antichi romani, egli divide la popolazione in tre modalit
partecipative di base: apathetics, persons who are withdrawn from the political process;
spectators, persons who are minimally involved in politics; and gladiators, persons who are
active combatants. ( ) A small band of gladiators b attle to please the spectators, who in turn
cheer, clap, and finally vote to decide who has won the battle (election). The apathetics don t
even watch the show 5 (ibidem, p. 200-201).
2
Oltre che di partecipazione, la psicologia politica si occupa anche di: comunicazioni di massa, stili e tipologie
di leadership, processi di decision making in politica estera o interna, formazione di atteggiamenti e di opinioni
politiche etc. Una interessante rassegna italiana di studi di psicologia politica si trova in Legrenzi e Girotto
(1996).
3
Sulla multidimensionalit degli indicatori della p artecipazione politica, cfr. Verba e Nie (1972) e Jankowski e
Strate (1995).
4
quelle azioni di privati cittadini attraverso le quali essi cercano di influenzare o di sostenere governi e uomini
politici (t.d.a.), cfr. Milbtrath e Goel (1977).
5
apatici, persone che sono al di fuori dei processi politici; spettatori, coloro che sono poco coinvolti in
faccende politiche; e gladiatori, persone che sono combattenti attivi. ( ) Una picc ola banda di gladiatori si batte
per divertire gli spettatori, che a turno acclamano, applaudono e alla fine votano per decidere chi ha vinto la
battaglia (elezioni). Gli apatici non guardano affatto lo spettacolo (t.d.a.).
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 6
Questa semplice scala, quindi, Ł suddivisa in base esclusivamente al livello di
partecipazione e coinvolgimento. Gli apathetics sarebbero coloro che si astengono da
qualsiasi attivit ; gli spectators sarebbero coinvolti, ma in maniera superficiale, ad esempio
discutendo con altri di politica, votando o esponendosi a messaggi di propaganda elettorale. I
gladiators, invece, sarebbero i piø impegnati nella partecipazione politica: si tratta dei politici
veri e propri, coloro che detengono cariche pubbliche, i candidati o gli iscritti attivi di un
partito.
Queste tre categorie possono essere tuttora utili per cominciare a delineare una tipologia
di partecipazione che includa anche, ad esempio, figure intermedie tra i gladiators e gli
spectators, o anche altre dimensioni, oltre al maggiore o minore coinvolgimento: sar questo il
filo conduttore del seguente studio.
1.2.2 I movimenti sociali e i fattori che determinano l agire collettivo
I movimenti sociali rappresentano il principale campo di indagine della partecipazione
politica. Dopo un lungo periodo di scarsa attenzione in letteratura, alla fine degli anni ottanta
si assiste ad un esplosione di ricerca sui movimenti sociali e l azione collettiva (Morris,
Herring, 1987).
Una discussione critica rigorosa, completa ed aggiornata di tutte le prospettive aventi
come oggetto i movimenti sociali, ed in particolare delle ricerche riguardanti i nuovi
movimenti sociali , la si trova in Neveu, (2001). N e emerge un quadro in cui, accanto alla
sociologia delle mobilitazioni di tipo "tradizionale", si fanno strada temi non scontati, quali il
rapporto fra protesta e processi identitari, fra protesta e societ dell’informazione, il ruolo
svolto dalla variabile di "genere" nelle forme di azione contestataria. Una ricchezza di
approcci in cui trova espressione la vitalit dei m ovimenti sociali, e di quella "politica
protestataria" che, a fianco della solennit dei mo menti elettorali, rappresenta l’altro versante
democratico.
Tra gli studi piø recenti sull attivismo all intern o del vasto arcipelago dei movimenti
sociali6 (ad esempio quelli per i diritti civili, contro la discriminazione razziale o per la
liberazione della donna) possiamo citare quello di Hirsh (2000), una monografia etnografica
sulle dinamiche organizzative e discorsive di un movimento ambientalista urbano di Austin,
in Texas, dalla sua nascita come vasta corrente di opinione alla sua trasformazione in una
efficace forza politica.
Un altro interessante caso-studio Ł quello di Roth (2000), che utilizza un approccio
biografico per esaminare un movimento di lavoratrici (CLUW: Coalition of Labor Union
Women), in particolare per quanto riguarda le differenze tra identit personale ed identit
collettiva, ed il rapporto tra quest ultima e la partecipazione dei membri dell organizzazione.
Di questi l autore elabora una vera e propria tipologia: le madri fondatrici (founding mothers),
le figlie ribelli (rebellious daughters), gli animali politici (political animals), e le vittime
combattenti (fighting victims).
Il rapporto tra identit ed azione collettiva ci ri porta ad un altro quesito: quali sono i
fattori che la determinano? Tali fattori possono derivare dall ambiente esterno, (ad esempio la
presenza di stimoli politicamente rilevanti, il sistema sociale di appartenenza, le tradizioni
culturali, il livello di modernizzazione), o da fattori personali. Per questi ultimi, si intendono
particolari atteggiamenti e credenze dell individuo (coinvolgimento psicologico, senso di
6
Esaustive, anche se ormai un po datate, le trattazioni di McAdam, McCarthy e Zald (1988), e di Chong (1991);
fra gli studi italiani, Della Porta e Diani (1999).
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 7
obbligazione civica, identificazione di partito o di gruppo7) o fattori di personalit , quali
socievolezza/estroversione, fiducia in sØ stessi e forza dell Io, dominanza, manipolativit etc.
Un altra determinante della partecipazione Ł la posizione sociale: status socioeconomico,
livello di istruzione, et , genere (Sherkat e Block er, 1994), razza, residenza e cos via.
Nessuno di questi fattori appare per , da solo, det erminante nell orientare le scelte degli
individui: si pu parlare piuttosto di costellazion i o di pattern di fattori che concorrono, in
vario modo, ad influire sui comportamenti partecipativi.
Una volta individuati i fattori, bisogna vedere in che modo essi effettivamente agiscono
sulle modalit di partecipazione. A questo proposit o esistono varie teorie. Qui verranno
elencate brevemente le principali (Catellani, 1997), nell ambito della psicologia, della
sociologia, e delle scienze politiche.
Per quanto riguarda l approccio sociologico, pu es sere importante citare la teoria della
mobilitazione delle risorse (McCarthy e Zald, 1979), secondo la quale i soggetti sono indotti
ad agire collettivamente qualora prendano coscienza di un loro diritto negato. Per ottenere
l oggetto delle loro rivendicazioni, essi aggregano adeguate risorse (personali ed economiche)
attraverso l organizzazione. L individuo Ł visto come un attore razionale, che cerca di
raggiungere i propri scopi attraverso un preciso calcolo di costi e benefici8.
Le teorie razionali dell azione e della razionalit economica sono state radicalmente
messe in discussione dall approccio cognitivo (Viale, 1996), che ha evidenziato le
componenti irrazionali dei processi di decision making soprattutto in ambito politico-
economico, e la sua vulnerabilit a bias percettivi, cognitivi ed emotivi. La teoria del
prospetto o framing (Girotto 1996b) in particolare, ha dimostrato che la modalit , il contesto e
l ordine con cui vengono presentati una questione, un problema od una scelta influenzano
decisamente la presa di decisione9.
Secondo la teoria sociocostruttivista, invece, (Melucci, 1989) sono i significati
socialmente costruiti e condivisi che orientano l azione collettiva. Le persone acquisiscono la
consapevolezza di avere interessi comuni tramite la comunicazione interpersonale e i mass-
media, all interno del contesto sociale in cui sono collocate e che concorre alla formazione
della loro identit .
La teoria del Locus of Control (LoC) (Rotter, 1966) mette l accento su una particolare
variabile di personalit : la percezione di avere (L oC interno) o non avere (LoC esterno) un
controllo sugli eventi. Alcuni studi hanno confermato che chi ha un LoC interno Ł piø
motivato all agire collettivo, appunto perchØ Ł convinto di avere un controllo sugli
avvenimenti (Peterson e Maiden, 1993). Altre ricerche, invece, hanno dimostrato che sono
coloro che hanno un LoC esterno ad essere maggiormente orientati alla partecipazione
politica, proprio perchØ sperano di acquisire attraverso l azione collettiva quel controllo sugli
eventi esterni che essi al momento pensano di non avere (Levenson, 1974). Wollman e
Stouder (1990, p. 558) spiegano questa apparente contraddizione con il fatto che political
activity correlates better with political efficacy than with general efficacy in life 10.
L efficacia politica Ł intesa come an individual s perceived ability to participate in and
influence the political system 11 (Yeich e Levine, 1994, p. 259). Sono state individuate due
7
Oltre a questi tipi di atteggiamento, che spingono l individuo alla partecipazione, sono stati isolati anche altri
atteggiamenti che spingono all astensione o al disinteresse, quali l alienazione, il cinismo, la distruttivit (Citrin,
McClosky, Shanks e Sniderman, 1975).
8
Cfr. teoria dell azione ragionata (Kelloway e Barling, 1993) e modello dell aspettativa per valore (Ajzen e
Fishbein, 1980).
9
La svolta cognitiva, con la sua critica al modello di razionalit implicito nelle teorie della scelta razionale e al
paradigma comportamentista sottostante, si Ł diffusa progressivamente anche nel campo delle scienze politiche
(Bonanni, 2002).
10
L attivit politica correla meglio con l efficacia politica che con il senso di efficacia generale nella vita
(t.d.a.).
11
una capacit percepita dell individuo di partecip are a ed influenzare il sistema politico (t.d.a.). Si tratta di
una ricerca su un movimento di senzatetti nel Mic higan, in cui tra l altro viene introdotta la componente della
collective political efficacy, che rappresenta perceptions of system responsiv eness to collective demands for
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 8
distinte componenti di questo costrutto: l efficacia politica interna12 e quella esterna. Piø
precisamente the internal political efficacy compo nent represents perceptions of personal
skills for political participation. The external component represents perceptions of
responsiveness of the political system to the concerns of individuals 13 (Yeich e Levine, 1994,
p. 259). Ad esempio, Craig e Maggiotto (1981) hanno ipotizzato che le persone rimangono
piø facilmente coinvolte in azioni di protesta se (a) they feel personally competent to engage
in political activity and (b) they perceive the system as unresponsive to their personal
interests 14 (Yeich e Levine, 1994, p. 260).
Ancora nell ambito degli studi riguardanti l effica cia politica, si colloca la nozione di
group-efficacy, ovvero le aspettative, sia di competenza che di risultato, che il soggetto ha
non nei confronti di se stesso, bens degli altri potenziali o effettivi partecipanti all azione
politica (Catellani, 1997, p. 183) 15. Secondo Hinkle e Brown (1990) chi ha un orientamento
collettivista ha piø probabilit di essere coinvolto nell agire politico rispetto a chi ha un
orientamento individualista.
La prospettiva della deprivazione relativa (Folger, Rosenfield, Robinson, 1983)
considera come determinante della partecipazione politica la percezione del soggetto di essere
discriminato come individuo (deprivazione egoistica) o come gruppo (deprivazione
collettivistica).
L agire politico Ł stato messo in relazione con l identit sociale16 (Tajfel e Turner,
1986): con la condivisione di ideologie, scopi e credenze; con il senso di appartenenza ad un
gruppo che abbia un orientamento relazionale e collettivista; con i processi di
categorizzazione sociale17, con i meccanismi di in-group e di out-group, che inducono al
favoritismo nei confronti di coloro che vengono percepiti come membri del proprio gruppo
(sociale, politico, razziale), ed alla stereotipizzazione e al pregiudizio nei confronti degli altri
gruppi.
Categorizzazione, identit e appartenenza di gruppo si integrano: il semplice far parte di
uno specifico gruppo inserisce l individuo in una categoria piuttosto che in un altra, definendo
cos una parte della propria identit . Il gruppo di appartenenza (e in questo non fanno
eccezione i gruppi politici) ha infatti un ruolo fondamentale nel processo di formazione
dell identit sociale: le persone effettuano dei co nfronti tra il proprio gruppo e gli altri al fine
di valutare qual Ł l immagine di sØ che ne viene fuori.
Il filo conduttore della teoria di Tajfel e Turner (ibidem) Ł dunque il mantenimento della
propria identit positiva attraverso la valutazione positiva dell ingroup, guidato da un
processo chiamato favoritismo intragruppo. Sono due i risultati possibili: una valutazione
change (p. 260: la percezione della recettivit d el sistema alla domanda collettiva di cambiamento , t.d.a.,
corsivo nel testo).
12
La dimensione dell efficacia interna pu essere ric ondotta alla nozione di autoefficacia o self-efficacy
(Bandura 1977).
13
La componente dell efficacia politica interna rapp resenta le percezione delle capacit personali per la
partecipazione politica. La componente esterna rappresenta la percezione della recettivit da parte del sistema
politico per quanto concerne gli individui (t.d.a) . Cfr. McPherson et al. (1977).
14
(a) essi si sentono personalmente capaci di intra prendere una attivit politica e (b) essi percepisc ono il
sistema come insensibile ai loro interessi personali (t.d.a.).
15
Cfr. Andrews (1991), Klandermans (1997).
16
L identit sociale Ł definita come quella parte di immagine di sØ che un individuo si fa di se stesso e che
deriva dalla consapevolezza di appartenere a uno o piø gruppi sociali unita al valore e al significato emotivo
attribuito a tale appartenenza (ibidem).
17
La categorizzazione funziona come un sistema di orientamento che aiuta l individuo a destreggiarsi nella
realt sia rispetto a ci che Ł a lui esterno, sia con riferimento al proprio posizionamento all interno della societ .
Tale processo consiste nel raggruppare oggetti o eventi sociali in gruppi che sono equivalenti dal punto di vista
delle azioni, delle intenzioni e dei sistemi di credenze di un individuo. Essa attiva due meccanismi: da una parte,
la somiglianza intracategoriale, che sovrastima le somiglianze all interno di una stessa categoria o gruppo;
dall altra, la differenziazione intercategoriale che accentua le differenze tra categorie o gruppi diversi. ¨ a partire
dall auto e dall etero-categorizzazione, attraverso le quali un individuo interiorizza le opinioni, le credenze e i
valori del gruppo di appartenenza, che si costruisce l identit sociale.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 9
positiva dell ingroup rispetto all outgroup Ł possibile nel caso in cui la propria identit
positiva Ł mantenuta e rafforzata. Nel caso in cui l identit positiva dovesse essere messa in
pericolo, si adottano delle strategie finalizzate a ristabilire l equilibrio (il confronto
intergruppo, la fuoriuscita dal gruppo, etc.).
Ad esempio, Abrams ha studiato il peso che l appartenenza ad un partito18 minoritario
(Scottish Nationalist Party) ha nella formazione dell identit sociale dei suoi aderenti,
scoprendo che minority political parties should pr ovide more central and important bases of
social identity. Supporters of minority political parties showed greatest commitment,
perceived their parties to be more representative of themselves 19 (Abrams, 1994, p. 357).
Sempre a proposito dell identificazione in un gruppo o in un organizzazione politica,
per Klandermans e de Weerd (2000) Ł necessaria una theoretical distinction between
collective identity, social identity and group identification. Collective identity is defined as a
group characteristic, social identity as an individual characteristic, and group identification as
the link between the two. From both social identity theory and social movement theory it is
derived that group identification is a necessary condition for protest participation 20.
La ricerca di Kelly & Kelly (1994)21 sul sindacato pu essere considerata emblematica,
perchØ in essa vi sono esaminate molte delle motivazioni della partecipazione
precedentemente elencate. Attraverso un questionario somministrato ad un campione di 350
sindacalisti, a number of possible social psycholo gical determinants of individual
participation in collective action have been reviewed. These are level of group identification,
collectivist orientation, collective (and possibly egoistic) relative deprivation, perceived
intergroup conflict, outgroup stereotyping, and political efficacy 22 (Kelly e Kelly, 1994, p.
69).
Questi sono, in estrema sintesi, i principali filoni di studio sulla partecipazione politica.
Ma, anche se i fattori stimolanti la partecipazione politica giovanile possono essere gli stessi
degli adulti, vi Ł senz altro una differenza nei contesti in cui questa si esplicita: se infatti Ł ben
difficile trovare dei giovani impegnati nei sindacati e nei partiti, Ł molto piø facile trovarli
nelle associazioni e nel volontariato. Che differenza c Ł, se c Ł, tra le due forme di
partecipazione?
1.2.3 I giovani, la politica e la partecipazione
Tra i giovani23, probabilmente, rispetto agli adulti Ł ancora piø diffusa la sfiducia nei
confronti della politica tradizionale (Catellani, 1990; Quadrio, Catellani, Sala, 1988), dettata
anche da fenomeni di diffusa corruzione politica legati alla stagione di Tangentopoli.
18
A proposito dei partiti politici, merita attenzione la ricerca di Larrue, Cassagne e Domenc (1987) sul partito
comunista francese, dove si cerca di indagare il rapporto tra le scelte nazionali dei vertici e il consenso/dissenso
della base.
19
i partiti politici minoritari fornirebbero le bas i piø centrali ed importanti dell identit sociale. I sostenitori di
partiti politici minoritari mostrano maggiore impegno, percepiscono i loro partiti come piø rappresentativi di loro
stessi (t.d.a.)
20
una distinzione teorica tra identit collettiva, identit sociale ed identificazione di gruppo. L i dentit
collettiva Ł definita come una caratteristica di gruppo, l identit sociale come una caratteristica in dividuale, e
l identificazione di gruppo come il legame tra i due. Sia per la teoria dell identit sociale che per la teoria dei
movimenti sociali ne deriva che l identificazione di gruppo Ł una condizione necessaria per la partecipazione di
protesta (t.d.a.).
21
Cfr. anche: Kelly e Breinlinger (1995).
22
Si sono passate in rassegna un certo numero di po ssibili determinanti sociopsicologiche della partecipazione
individuale all azione collettiva. Queste sono: livello di identificazione di gruppo, orientamento collettivistico,
deprivazione relativa collettiva (e possibilmente egoistica), conflitto intergruppo percepito, stereotipizzazione
dell outgroup, ed efficacia politica (t.d.a.).
23
Seguendo i criteri del Rapporto Iard 2000, considereremo giovani i soggetti compresi tra i 15 e i 34 anni.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 10
Riguardo all atteggiamento dei giovani verso la politica, Ricolfi (2000, p. 56), presentando le
cifre del rapporto Iard, segnala: Mai in 20 anni l a risposta piø severa - la politica mi
disgusta aveva raggiunto un adesione cos alta 24. Mai le prime due risposte, le piø
disponibili verso la politica, avevano toccato un livello cos basso25 ( ). Questo distacco nei
confronti della politica non appare solo dalla domanda diretta, ma Ł confermato da altri
indicatori, quali il rifiuto di autocollocarsi sull asse sinistra-destra, il rifiuto di indicare una
preferenza elettorale, le pagelle estremamente sfavorevoli assegnate ai partiti politici .
La Valle (2000) rincara la dose: i partiti e gli uomini politici rappresentano i gruppi o
istituzioni che godono di minor fiducia da parte dei giovani. Tant Ł vero che il voto medio
assegnato ai partiti Ł circa 3,4, su una scala da 1 a 10. Solo il 10,2% dei soggetti intervistati
nel corso dell indagine Iard ha dichiarato di avere molta o abbastanza fiducia nei partiti,
mentre il 92,4% ha poca o per niente fiducia negl i uomini politici. Dato confermato anche
dal fatto che, ad esempio, al nodo romano della rete Lilliput, secondo il loro documento
organizzativo, possono aderire tutti, tranne che partiti e sindacati.
Ma rifiuto della politica tradizionale non significa affatto rifiuto della politica tout-
court, o disimpegno. Non sembra molto condivisibile l opinione di Savater (2002), che in un
articolo su La Stampa definisce i giovani Idioti Abbastanza Preparati: Quello che mi
spaventa Ł che ci siano sempre piø persone con discreta competenza professionale ma con
perfetta incompetenza sociale. ( ) Uso il termine idiota nell accezione piø aderente alla sua
etimologia greca: persona carente di interesse civico e della capacit di esplicare le
attribuzioni del cittadino . E continua non sono capaci di discernere in un discorso
politico quello che ha sostanza cerebrale e quello che Ł mera oratoria demagogica, non
percepiscono i valori che vanno condivisi e quelli dai quali Ł invece lecito e talvolta
doveroso ribellarsi. ( ) Diplomiamo e laureiamo a sociali che non si preoccupano d altro
che dei loro diritti e mai dei doveri, oppure fanatici, facili all intransigenza e alla demagogia .
Sul polo opposto di giudizio, Diamanti (1999, p. 23-24) piø opportunamente si chiede:
il distacco che essi esprimono nei confronti della politica sottende davvero un atteggiamento
di rifiuto, oppure segnala un diverso significato attribuito a questo concetto? . E si risponde:
Non c era, infatti, piø nessuno che, impegnandosi in ambito sociale, culturale e formativo,
accettasse di venire inserito nella categoria dell associazionismo di segno politico . Tutti
preferivano altre etichette: impegno territoriale, educativo. Volontariato. Tutto meno che la
politica. Meno che identificarsi con questa polit ica. Con il risultato che se un tempo anche il
personale era politico, oggi non appare politico neanche l impegno pubblico .
La politica, insomma, torna dietro nuove facce: il volontariato sociale (Bassi, 1999), il
teatro di strada, forme creative di protesta, sono tutte espressioni di una generazione non piø
disposta ad inseguire ideologie, ad architettare massimi sistemi, ad assumersi impegni
totalizzanti, ma tutt altro che priva di valori. Anzi: seppure familisti, legati agli affetti ed
all evasione, i giovani del 2000 non sono alieni dall occuparsi anche dei temi della societ
civile (l eguaglianza, la solidariet , la democrazi a, la patria) e dunque sono dotati di un certo
grado di cultura civica. ( ) . Tuttavia la liber t e la democrazia sono intese piø come
diritti personali da far valere, che come conquiste collettive (de Lillo, 2000, pp. 11, 13).
A conferma di tutto ci , possiamo citare i dati del quinto rapporto Iard, secondo il quale
il 20,9% dei giovani frequenta associazioni di impegno sociale, politico, sindacale o civico,
mentre il 33% dichiara di aver partecipato ad almeno una attivit di tipo politico negli ultimi
tre mesi (Albano, 2000).
Anche il V rapporto sui cittadini e le istituzioni in Italia (Aa.Vv., 2002) rileva una svolta
nelle modalit di partecipazione, e nel contempo se gnala una inversione di tendenza per
quanto riguarda la sfiducia nelle istituzioni: giovani e meno giovani riscoprono lo Stato
(istituzione in cui ha fiducia il 38,2% dei cittadini) e nella stragrande maggioranza (73,4%)
24
Il 26,0% nel 2000, rispetto, ad esempio, al 12,0% del 1983.
25
Mi considero politicamente impegnato : 2,9%; Mi tengo al corrente della politica ma senza parteciparvi
personalmente : 38,1%.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 11
hanno molta o moltissima fiducia nel Presidente della Repubblica. Anche il ruolo dei
professionisti della politica viene rivalutato Un esperto uomo di partito Ł giudicato la figura
piø adatta a ricoprire incarichi di governo (65%) (Bordignon, 2002, p. 14). Cresce inoltre la
propensione alla partecipazione diretta: il 12% degli intervistati ha preso parte, nell ultimo
anno, a manifestazioni politiche o di partito; il 14% a manifestazioni di protesta, il 31% ad
iniziative legate a problemi della citt o del quar tiere.
In base a questi dati, lo stesso rapporto distingue cinque gruppi di cittadini (Aa.Vv.,
2002): i disimpegnati, sono coloro che non attuano nessuna forma di partecipazione politica
(60% degli intervistati); i localisti (21%), partecipano solo ad iniziative legate al contesto
locale (citt , quartiere, etc.); i militanti tradizionali (6%) partecipano a manifestazioni
politiche o di partito, ma non alle nuove forme di protesta; i militanti a tutto campo (6%) che
nel loro repertorio di azione combinano forme tradizionali di partecipazione politica e nuove
forme di protesta; e l area della nuova protesta (8%), cioŁ quanti partecipano esclusivamente
a girotondi, movimenti, no global, etc. E quest ul timo gruppo, che si caratterizza per un
orientamento prevalentemente di sinistra e per il rifiuto verso la politica tradizionale, che sta
prendendo piede soprattutto nelle classi d et piø giovani.
Cos Diamanti (2002, p. 15), rilevando la caduta del mito del privato (sia come forma di
gestione dell economia che come tendenza al disimpegno) caratteristico dei primi anni della
Seconda Repubblica, commenta questi dati: la par tecipazione politica cresce, ma in uno
scenario di cambiamento profondo. I partiti si sono rarefatti. La loro presenza sociale si Ł
svuotata. Hanno scelto la via mediatica. La telepolitica. Mentre la nuova partecipazione, le
nuove mobilitazioni non originano dai partiti. Anzi, li tengono lontani. Scelgono altre logiche,
altri moventi. La paura locale e personale. Lo sdegno contro chi governa. La (critica alla)
globalizzazione .
Si tratta di un fenomeno non soltanto italiano. Secondo Beck (2000, p. 7), che cita anche
una ricerca del Deutsches Jugend-Institut, I figli della libert odiano i formalismi delle
organizzazioni e il loro modello di impegno costruito sull imperativo del sacrificio della
singola individualit , che giudicano bizzarro e ipo crita ( ). Tutti i partiti soffrono del fatto
che la generazione del che cosa me ne viene in tasca prenda parte a manifestazioni e a
raccolte di firme ma trovi tremendamente noiosa la vita di partito con i suoi ordini del giorno
e i suoi dibattiti sulle mozioni .
Yates e Youniss (1999) hanno curato una collezione di saggi a livello internazionale
sullo stato della partecipazione giovanile. L immagine di una generazione X scollata dalla
societ ed apatica Ł contraddetta dagli sforzi dei giovani per comprendere la complessit della
societ e per lavorare alla realizzazione di ideali morali e sociali. Essi cercano di risolvere le
tensioni ideologiche, di superare pratiche politiche corrotte, di affrontare la disillusione e di
abbattere le barriere che impediscono una significativa partecipazione giovanile.
Anche Tracy (1999), nella sua analisi sull ecofemminismo, riconosce che i movimenti
sociali stanno cambiando. AnzichØ focalizzarsi su ampie strutture organizzate centralmente,
molti di essi sono composti di gruppi ed individui con diverse prospettive, che evitano
deliberatamente di stabilire un unica posizione, e che tentano il cambiamento sociale
attraverso un cambiamento di consapevolezza piuttosto che delle istituzioni. Di conseguenza,
anche i metodi per studiarli stanno cambiando: da un enfasi sulle strutture organizzative e
sulla leadership si passa ad un analisi discorsiva del contesto e delle identit del movimento.
Il cambiamento, quindi, investe non solo l oggetto dell indagine, ma anche gli strumenti atti
ad indagarlo.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 12
1.3 L indagine pilota: i fatti di Genova e il movimento anti-global
Il movimento cosiddetto No global, o di Seattle, Ł senz altro il fenomeno piø vasto e
visibile tra le varie forme della partecipazione giovanile (e non). I fatti di Genova, ed il
coinvolgimento emotivo che l attualit e l eccezion alit di tali avvenimenti comportava, sono
stati utilizzati come pretesto per iniziare lo studio di questa nuova realt poli tica, attraverso
un indagine pilota basata su alcuni colloqui con giovani che avevano partecipato alle
manifestazioni.
Gli scontri del luglio del 2001 ebbero infatti, come c era da aspettarsi, un notevole
impatto sul movimento complessivo. Da un lato gli attacchi da parte di una gran parte dei
mass-media e delle forze politiche di governo lo aiutarono a compattarsi, dall altro emersero
fin da allora le differenze, soprattutto per quanto riguarda le strategie di lotta, tra le
numerosissime anime del movimento.
In quest indagine pilota, svolta nell estate del 20 01, vennero indagate le seguenti aree:
le motivazioni che avevano spinto i soggetti ad andare a Genova; la logistica (con chi erano
andati e come erano organizzati, dove dormivano, dove mangiavano etc.); i fatti cos come li
avevano visti (cos era successo, se avevano avuto bisogno di aiuto, chi gli aveva prestato
aiuto, cosa li aveva colpiti di piø, se avrebbero rifatto le stesse cose, che consigli avrebbero
dato ad altri nella loro stessa situazione ); piø a lcune domande piø generali su cosa
intendevano per partecipazione politica e cosa pensavano dell affermazione secondo la quale i
giovani non si interesserebbero di politica.
Furono inoltre scandagliate molte fonti di tipo giornalistico26: ad esempio, Limes (marzo
2001) ed Il Mulino (maggio 2001), riviste che, all epoca, esaminarono con sufficiente
sistematicit il fenomeno no-global.
Infine, per raccogliere informazioni di sfondo, non reperibili in letteratura, in cui
inquadrare le prime rilevazioni, si ritenne opportuno effettuare un intensa attivit di scouting,
cioŁ di esplorazione attiva del contesto di riferimento, comprendente la frequentazione di siti
e mailing list della rete Lilliput e dei Social Forum, e la partecipazione ad iniziative,
manifestazioni e riunioni27. Tale fase Ł cominciata nel luglio del 2001 ed ha accompagnato
gran parte della fase di raccolta delle interviste, per concludersi poi con le manifestazioni
dell aprile del 2002. Da questo studio preliminare emersero alcune linee guida e molti
interrogativi, a cui tentare di rispondere nel corso della ricerca.
1.3.1 Definizione: chi sono
Come definire questo nuovo movimento, al di l dell e facili (e spesso eccessivamente
semplificanti) etichette imposte dai media? Popolo di Seattle, movimento anti-global, Porto
Alegre, Social Forum (SF): sono tutte definizioni inadeguate, che non esauriscono, ma
rischiano di appiattire la ricchezza e la variet d i una rete di esperienze autonome,
diversificate, ognuna con una propria storia ed una propria identit , con l unico comun
denominatore, forse, di smentire il disinteresse per la politica che troppo frettolosamente si
attribuisce ai giovani.
Le realt (movimenti, collettivi, congregazioni mis sionarie, etc.) che parteciparono alle
proteste di Genova furono oltre 800. In tutto il mondo, le organizzazioni che aderirono al
cartello Stop Millennium Round, primo manifesto di fondazione di un movimento
internazionale sulle tematiche della globalizzazione e dello sviluppo compatibile, furono
26
Per un indagine di tipo giornalistico sui nuovi movimenti sociali, cfr. Aguiton (2001). Ceri (2002) ha svolto
invece uno studio di tipo sociologico sui movimenti globali di protesta.
27
Nella ricerca qualitativa, infatti, sono raccomandabili diverse fonti di informazioni (cfr. Creswell, 1998).
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 13
1.387. Da allora il movimento, che si riunisce periodicamente a Porto Alegre o in occasione di
altri eventi mediatici, come ad esempio i summit internazionali (i vertici della Fao, della Nato
etc.) non ha piø smesso di crescere, sia a livello mondiale che locale, inglobando e
raccogliendo simpatie anche da parte di organizzazioni politiche istituzionali e non
governative28. Piø che di un movimento strutturato, si tratta di una galassia di movimenti,
alcuni piø centrali e quindi piø coinvolti, altri piø periferici, altri ancora che si collocano in
una posizione di attesa e di osservazione critica rispetto a tutto ci che vi succede all interno.
In Italia alcune realt , specie di area cattolica, hanno sempre avuto un rapporto molto
conflittuale con i Social Forum. Al punto che alcune organizzazioni di quest area, in seguito
anche a varie polemiche o scontri sul livello e sul grado di aggressivit fisica e verbale che Ł
lecito esibire nelle battaglie politiche, sono uscite o stanno meditando di uscire dai SF. L ala
per cos dire moderata del movimento Ł rappresentata dalla rete Lilliput (Gulliver, 2001), a
sua volta costituita da un ottantina di nodi: associazioni o gruppi di associazioni cattoliche,
ambientaliste e/o di volontariato, tra cui Pax Christi, Manitese, Nigrizia, Beati i costruttori di
pace, Sdebitarsi, Wwf etc. L ala piø radicale (confluita in parte nelle Tute Bianche) Ł
costituita soprattutto dai Centri Sociali (Marincola, 2001), dai collettivi universitari e dai
Cobas, con alcune sporadiche apparizioni dei disoccupati organizzati.
I partiti piø vicini al movimento sono i Verdi, i Comunisti Italiani e Rifondazione
Comunista: dalle testimonianze emerge spesso il sospetto di tentativi di egemonizzazione da
parte dei partiti, data la loro maggiore esperienza e capacit di organizzazione. Ed inoltre sono
presenti organizzazioni storiche quali: Arci, Acli, Agesci, sindacati confederati, Commercio
Equo, il movimento femminista (Lanfranco, 2001) etc. Quali sono le differenze tra le varie
anime del movimento no-global, negli obiettivi, nelle motivazioni, nella storia e nei
linguaggi?
1.3.2 Obiettivi, metodi e strategie dei nuovi movimenti
A battaglie tradizionali, per cos dire rivisitate terzomondismo (Sacconi, 2001) e
cancellazione del debito (De Fraia e Chiodo, 2001), anti-imperialismo, lotta alle
multinazionali (Trabalzini, 2001), pacifismo, diritti umani, immigrati, ambiente, sviluppo
compatibile etc. - si affiancano alcune tematiche, strettamente legate all attualit , che sono
emerse in maniera prorompente nell ultimo decennio. Lotta agli OGM (Fubini, 2001), alle
case farmaceutiche, contro il primato della finanza sulla politica (Martone, 2001), contro
l appiattimento culturale (Castellina, 2001): sono tutte battaglie che si riconducono ad una
sola, quella per una globalizzazione piø giusta. Tali tematiche hanno avuto un impatto
innovativo fortissimo sul linguaggio, sulle strategie e sugli obiettivi del movimento, e si
intrecciano variamente con le motivazioni individuali.
Il dato paradossale che Ł emerso nella fase di scouting, e che Ł stato confermato dalle
testimonianze raccolte sia nella fase pilota che nella fase di ricerca vera e propria, Ł che quasi
nessuno dei partecipanti al movimento si dichiara aprioristicamente contrario alla
globalizzazione tout court, tant Ł vero che il movimento di per sØ stesso Ł globale, nel senso
che opera su scala planetaria. Si tratta piuttosto del tentativo di leggere criticamente i processi
di globalizzazione in corso, per analizzarne le aberrazioni e segnalarle all opinione pubblica
(lo sfruttamento eccessivo delle risorse, le differenze tra nord e sud del mondo etc.) in modo
da creare un movimento di opinione e di pressione abbastanza ampio per, eventualmente,
superare tali contraddizioni ed imporre dei limiti all economia globalizzata. Per questo si
parla, piuttosto che di antiglobalizzazione, di globalizzazione sostenibile, di primato della
politica sull economia, dei governi sulle banche. Tant Ł vero che il movimento non si Ł mai
28
Sia al Forum di Porto Alegre che al Firenze Global Forum del novembre 2002 erano presenti anche
delegazioni di partiti e sindacati.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 14
riconosciuto nell etichetta no-global attribuitag li, un po semplicisticamente, dai mass-
media.
Si rivendica una globalizzazione non attraverso i mercati, ma attraverso i diritti;
globalizzazione non imposta dall alto, ma promossa dal basso - Ł la puntuale osservazione di
Rodot (2002, p. 17), che continua: Nel momento in cui i No Global vogliono essere
chiamati New Global , trasformandosi cos da front e del rifiuto in protagonisti attivi del
processo di globalizzazione, questo Ł il primo e piø impegnativo terreno di discussione e di
progettazione. Ma questo richieder una ulteriore r iflessione sulle nuove forme della
partecipazione e della rappresentanza politica .
Ma il vero punto critico del movimento, quello su cui si basano i tentativi di screditarlo
e/o di dividerlo, Ł quello sui metodi di lotta. Tanto che a volte il discorso sul metodo rischia di
sopraffare quello sugli obiettivi. Il nodo Ł nella diversa definizione data al termine non-
violenza, se essa debba essere attiva o passiva, se debba esplicitarsi in disobbedienza civile
(ad es., sfondare la zona rossa interdetta ai manifestanti) o in manifestazioni assolutamente
pacifiche, e di conseguenza se debbano essere usate o meno protezioni quali caschi o scudi. ¨
su queste scelte che rischia di consumarsi la frattura tra le tute bianche di Casarin e il resto
del movimento.
Al di l dei sospetti su eventuali infiltrazioni te rroristiche o teppistiche all interno del
movimento, sembra abbastanza chiaro, sulla base delle testimonianze, che la non violenza
come metodo di lotta accomuni pressochØ tutte le anime che lo compongono. Resta da
accordarsi sul significato da attribuire a tale termine, su quali strumenti di lotta debbano
sostituire quelli violenti, e fino a che punto ci si pu spingere per ottenere i propri obiettivi.
Tutte le componenti del movimento si trovano d accordo sulla necessit di
sensibilizzare e di conquistare l opinione pubblica, accrescendo la propria visibilit anche
attraverso azioni particolarmente spettacolari29, provocatorie e colorate (concerti, mimi,
danze, proiezioni, feste) o comunque pacifiche (sit-in, piazze tematiche, seminari). Grande
attenzione Ł data quindi all immagine e all uso dei mass media. Nonostante tale attenzione, si
nota una certa discrepanza tra la realt di un movi mento eterogeneo e molteplice, e
l immagine semplificata e stereotipata veicolata dai mass media, oscillanti tra idealizzazione e
(piø spesso) demonizzazione.
Il linguaggio Ł, o almeno cerca di essere semplice e accessibile a tutti, gli slogan non
sono mai troppo aggressivi. Molta importanza, specie all interno della rete Lilliput, Ł data alla
formazione e ai gruppi di studio e di documentazione sulla non violenza e/o su particolari
tematiche, in modo da raggiungere un livello sufficiente di competenza sulle battaglie da
affrontare. Sembra esserci apertura al dialogo e alla negoziazione, almeno nelle frange meno
estremiste del movimento.
1.3.3 Organizzazione
¨ sulle strutture organizzative dei movimenti che s i misura la differenza rispetto alla
politica istituzionale, ritenuta troppo chiusa e troppo rigida. Sulla (faticosa) ricerca di nuove
modalit di organizzazione Ł ancora oggi in corso un dibattito sia a livello del movimento di
Porto Alegre nel suo complesso che all interno della rete Lilliput e dei Social Forum in
particolare. Sarebbe interessante seguire gli esiti di questo dibattito, contraddistinto, da una
parte, da una notevole consapevolezza delle difficolt insite nell impresa, dall altro, dalla
paura di ricadere negli errori del passato: burocratizzazione e gerarchizzazione.
Questo problema si potrebbe ricondurre alla legge dell oligarchia di Michels (1911):
come far quadrare il cerchio tra partecipazione ed efficienza. Gi agli inizi del secolo Michels,
29
Un esempio Ł lo striscione di protesta contro la guerra in Irak issato da Greenpeace sull Altare della Patria a
Roma il 22 marzo 2003: Un impegno concreto: guerra .
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 15
nella sua analisi del partito socialdemocratico scandinavo, si pose il problema di come
coniugare partecipazione ed efficienza nelle organizzazioni politiche di grandi dimensioni.
Egli individu le varie tappe del passaggio da movi mento a partito politico, evidenziando
come, al suo interno, il potere tenda a concentrarsi in gruppi sempre piø ristretti, e
l organizzazione tenda ad essere sempre piø rigida e strutturata. E questo non tanto per la
cattiva volont dei leader del movimento, ma soprat tutto per la necessit di dover assumere
rapidamente una posizione di fronte ai fatti di attualit , di prendere una gran mole di decisioni
(politiche, strategiche, organizzative, etc.) nel piø breve tempo possibile, di comunicarle in
maniera capillare dal vertice alla base. In tal modo viene inevitabilmente a configurarsi una
gerarchia di tipo piramidale, che pu causare un vi ssuto di frustrazione e di demotivazione ai
membri piø periferici dell organizzazione. Michels chiam questo fenomeno, appunto: la
legge ferrea dell oligarchia .
Per evitare una progressiva esclusione della base nei confronti delle scelte prese dal
vertice, i nuovi movimenti, a tutti i livelli (internazionale e locale) hanno consapevolmente
scelto di non dotarsi di una struttura. Anche l organizzazione della manifestazione di Genova
2001, ad esempio, si Ł limitata al minimo indispensabile: logistica (treni speciali, pullman e
accampamenti) e diffusione di numeri utili (avvocati e medici). Molto piø precisa, ad
esempio, Ł la divisione dei compiti delle tute bianche, all interno dei cortei di disobbedienza
civile, tra chi sta in prima linea, chi Ł addetto a spalare i lacrimogeni, chi alla distribuzione
dell acqua e del limone etc. Questa maggiore esperienza organizzativa deriva probabilmente
dal fatto che le tute bianche, come singoli, hanno spesso una lunga storia di partito alle spalle.
In effetti, la mancanza di una vera e propria organizzazione stabile costituisce insieme il
punto di forza e di debolezza di questi movimenti. Di forza, perchØ consente una maggior
flessibilit ed apertura verso l esterno, una maggi or espressione delle differenze, ed Ł piø
appetibile per i giovani, in genere allergici alle gerarchie. Di debolezza, perchØ durante le
manifestazioni la mancanza di un servizio d ordine adeguato pu causare (ed in effetti a
Genova ha causato) perdita di controllo della situazione, infiltrazione di elementi pericolosi,
impossibilit di isolare i violenti. Tant Ł vero che il leit motiv delle accuse rivolte al GSF (ma
non ai giovani del Prc, dotati di un organizzazione di stampo piø tradizionale) Ł stato appunto
il non essere riusciti ad isolare i violenti durante gli scontri di Genova. Ma anche al di fuori
delle grandi manifestazioni, l assenza di un organi zzazione pu causare problemi di
leadership e di rappresentativit .
Come si prendono le decisioni? Come si regolano i conflitti interni? ¨ ammesso il
ricorso al voto o alla delega? Chi partecipa alle riunioni e ai r.a.g.e., cioŁ agli incontri tra le
diverse realt della rete anti-globalizzazione? Chi rappresenta il portavoce? Cosa
rappresentano i nodi e che tipo di interconnessioni devono esserci tra di loro? Come si
prendono decisioni importanti in tempo reale coinvolgendo la maggior parte possibile degli
aderenti? Si possono risolvere tutti questi problemi attraverso il voto on line o le chat? Dalla
risposta a questi e ad altri interrogativi, tuttora irrisolti, dipender , ora come allora, il futuro
del movimento, la sua capacita di sopravvivere senza farsi strumentalizzare o egemonizzare
da attori piø forti, organizzati ed esperti.
1.3.4 Internet
Le nuove tecnologie (Fici, 2003), quali l utilizzo di internet, la posta elettronica etc.,
possono attualmente risolvere i problemi a suo tempo evidenziati da Michels? Si pu , ad
esempio con il voto on line, garantire una maggiore democraticit e partecipazione all interno
delle organizzazioni politiche, facendo a meno di una vera e propria struttura? In teoria, le reti
virtuali (costituite principalmente da mailing list all interno di un sito internet) sono costituite
da flussi di comunicazione molti-a-molti perfettamente simmetriche, in cui ognuno pu
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 16
giocare lo stesso ruolo rispetto agli altri, ognuno pu dire la sua in tempo reale e confrontarsi
con qualsiasi altro membro della rete. In tal modo la rete virtuale, telematica, diventa la
metafora e, storicamente, fonda la genesi della rete organizzativa. Questo potrebbe facilitare
la direzione collettiva del movimento.
In realt , da alcune osservazioni preliminari della mailing list di Lilliput, si Ł constatato
che questo non sempre avviene. Ad esempio, non tutti partecipano allo stesso modo allo
scambio di messaggi on line: la stragrande maggioranza si limita a ricevere e (forse) a leggere
le e-mail (spectators), e solo una parte degli iscritti alla mailing list (25 su 200), invia
messaggi e informazioni a tutti gli altri (gladiators). Inoltre, il moderatore della mailing list,
cioŁ colui che si incarica di raccogliere, selezionare e smistare i messaggi, diventa una figura
centrale: pu dare impulso ai vari dibattiti, inter venire, rispondere, decidere cosa inviare e
cosa cestinare. In tal modo la figura del un leader esce, per cos dire, dalla porta, e rientra
dalla finestra.
Per non parlare del problema della ridondanza e dell eccesso di informazioni: nei gruppi
di discussione, ad esempio, se non viene operata una selezione preliminare da parte di qualche
moderatore, si accumulano giornalmente decine e decine di e-mail. In mezzo a questa
confusione anche le e-mail piø importanti (documenti o decisioni da discutere
immediatamente) rischiano di disperdersi e di non venir lette da nessuno.
Ma non bisogna dimenticare che le nuove tecnologie hanno contribuito non poco ad
innovare metodi, strategie e linguaggi del movimento giovanile. I siti, le newsgroup e le
mailing list sono diventati strumenti preziosi ed indispensabili per mantenere i contatti
all interno, all esterno e con gli altri Paesi, per organizzare iniziative, per smistare ogni genere
di informazione. Per Diani (2000, p. 29), l impatto della comunicazione mediata da computer
sull azione collettiva pu essere di natura sia st rumentale che simbolica. Pu infatti rendere
piø efficace la circolazione dell informazione, facilitando quindi la mobilitazione delle
risorse, ma pu anche contribuire al rafforzamento delle identit collettive esistenti, o allo
svilupparsi di nuove , creando, in tal modo, una so rta di comunit virtuale .
Piø raramente, l utilizzo delle tecnologie informatiche si traduce in atti di pirateria: gli
hacker, ad esempio, possono spingersi fino a veri e propri atti di sabotaggio informatico ai
danni delle multinazionali (Taras, 2001), attraverso strategie come il netstrike (cioŁ intasare
un sito con migliaia di contatti contemporanei), l inoculamento di virus o la sottrazione e
successiva diffusione di informazioni riservate.
1.4 La fase di scouting: le riunioni
La fase di scouting prevedeva, come accennato, oltre alla consultazione dei siti e delle
mailing list e la partecipazione alle manifestazioni, anche l esplorazione di forme
partecipative piø tradizionali, come, per l appunto, le assemblee e le riunioni. Esse hanno
rappresentato una straordinaria opportunit per com prendere il funzionamento ed i
meccanismi delle organizzazioni che operano nel campo della politica o del sociale.
Le riunioni e le iniziative del nodo romano di Lilliput e del Roma Social Forum,
corredate da resoconti o audioregistrazioni, sono state infatti un occasione essenziale per
conoscere meglio tali realt e per avere spunti per la messa a punto degli strumenti di indagine
utilizzati nel proseguimento della ricerca.
Gi Volkema e Niederman (1995) hanno analizzato 35 riunioni di diverse
organizzazioni, utilizzando una griglia di osservazione in cui venivano raccolti dati obiettivi,
quali la durata delle riunioni, l utilizzo di materiali, il numero di partecipanti, etc. Secondo gli
autori (ibidem, p. 5, 3) traditionally, a meeting is definited as a gathering of two or more
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 17
people for purposes of interaction and focused communication a primary vehicle for
information dissemination, evaluation, and decision making30 .
Infatti, Ł durante le riunioni dei Social Forum e della rete Lilliput che si propongono le
iniziative, e si decide se portarle avanti o no, oppure ci si scambia informazioni riguardo al
calendario delle iniziative gi in cantiere, e si d ecide se parteciparvi e con quali modalit . Di
seguito verranno riportati alcuni stralci di resoc onti delle riunioni della rete Lilliput e dei
Social Forum a cui si Ł assistito, che possono risultare utili per capire meglio l atmosfera che
vi si respirava, e per vedere in che modo la letteratura trova riscontro nella realt effettiva.
Si Ł trattato di una discussione molto pragmatica, in cui si Ł parlato prevalentemente di
cose fatte e di cose da fare. Emerge anche qui il bisogno di concretezza e di visibilit che
sembra essere una delle caratteristiche principali di queste nuove forme di partecipazione.
Non c Ł stata alcuna analisi della situazione attuale o discussione di tipo ideologico :
evidentemente tutto questo Ł confinato nel manifesto di adesione che si chiede di
sottoscrivere ai nuovi aderenti, e/o ai momenti di formazione e seminariali organizzati dai
gruppi di lavoro. Questi ultimi, che operano anche e soprattutto attraverso lo scambio di
e-mail, sembrano costituire il cuore pulsante della rete. Ai G.d.L. sono delegate infatti la
scelta e l organizzazione delle iniziative da fare, secondo il principio (sottinteso) del chi
fa decide , limitandosi l assemblea ad un ruolo con sultivo, informativo e di raccordo tra
le varie esperienze. (dal resoconto dell assemblea Lilliput del 26/11/01)
Le riunioni dunque involve interaction that can be viewed in terms of information flow
within a network of participants. Depending on the size of the group, a variety of networks are
possible. These networks can be divided into two broad categories - hierarchical (centralized)
and organic (decentralized) 31 (Volkema e Niederman, 1995, p. 5). Nelle reti gerarchiche, il
flusso di informazioni scorre da un singolo individuo a tutti gli altri, per cui il mittente o
destinatario delle informazioni Ł rappresentato da una sola persona.
Invece, nelle strutture organiche, le informazioni passano liberamente tra tutti o la
maggior parte dei membri, ognuno dei quali manda e riceve informazioni. Alcune riunioni
possono essere sia gerarchiche che organiche. Sia le riunioni della rete Lilliput che quelle dei
Social Forum sono risultate prevalentemente decentralizzate, od organiche.
I personaggi chiave dell organizzazione (quattro o cinque, tra cui i vari referenti e P.)
hanno parlato di gran lunga piø spesso rispetto a tutti quanti gli altri, a tratti
monopolizzando la discussione, soprattutto quando questa diventava piø vivace. Tutti gli
altri avevano quasi difficolt a lasciarsi coinvolg ere, forse perchØ l argomento non li
interessava, o forse perchØ era troppo tecnico e presupponeva una certa conoscenza
della storia organizzativa recente della rete. (dal resoconto della riunione del nodo
romano di Lilliput del 10/12/01).
Anche nelle riunioni del Social Forum emergevano le stesse dinamiche. Con la
differenza che, a presiedere questi incontri, c era un moderatore che regolava i flussi di
comunicazione, ma la leadership sembrava comunque suddivisa tra diversi partecipanti (anche
se molti altri rimanevano silenti nel corso di tutta la riunione).
Ha assunto il ruolo di moderatore un signore sull a cinquantina, che sembra godere di un
discreto carisma all interno del gruppo, anche se a tratti ha fatto fatica a tenere le redini
della discussione. ¨ lui che ha presentato di volta in volta i vari punti all ordine del
giorno, ha raccolto le iscrizioni a parlare, ha regolato i tempi e gli interventi, ha cercato di
30
"tradizionalmente una riunione Ł definita come un incontro di due o piø persone per scopi di interazione e di
comunicazione focalizzata un veicolo primario di diffusione di informazioni, valutazione e presa di
decisione" (t.d.a.).
31
"implicano interazioni che possono essere viste in termini di flusso di informazioni all’interno di una rete di
partecipanti. Secondo le dimensioni del gruppo, sono possibili una variet di reti. Queste reti posson o essere
divise in due principali categorie: gerarchiche (centralizzate) e organiche (decentralizzate)" (t.d.a.).
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DEI GIOVANI 18
richiamare quelli che interrompevano o si sovrapponevano e ha fatto un riepilogo per cos
dire risolutivo alla fine di ogni punto in discus sione. Mancandomi elementi sulla storia
e sulla costituzione del RSF, non saprei dire se si tratti di una vera e propria carica
ufficiale di cui Ł stato investito dal gruppo, o di un incarico che si Ł assunto in maniera
informale, o altro. Modalit di discussione. Il dibattito Ł stato molto vivace: alcune
personalit abbastanza forti sembravano piuttosto a nsiose di dire la loro e molto convinte
delle loro idee. L ordine delle iscrizioni a parlare e dei punti all ordine del giorno Ł stato
rispettato a fatica: frequenti le interruzioni, le sovrapposizioni, le conversazioni laterali.
Ci sono state anche alcune brevi dispute su chi doveva intervenire
Conflitto. Presente ed esplicitato senza problemi: c erano oggettivamente divergenze di
proposte e di opinioni sulle cose da fare o da non fare, su se aderire e come alle varie
manifestazioni, sulle priorit , sulle alleanze poss ibili e sulle strategie implicate.
Processi decisionali. Anche qui, come in Lilliput, il momento decisionale sembra
alquanto critico. Non si Ł ricorso al voto per sciogliere i nodi a cui ho accennato prima,
ma Ł stata molto utile la mediazione e la sintesi del moderatore, che ha saputo gestire il
conflitto con notevole abilit e con soluzioni che alla fine sembrano aver lasciato tutti
sufficientemente soddisfatti. Nella maggioranza dei casi si Ł delegata l organizzazione di
iniziative, con le relative decisioni, a gruppi di lavoro. (dal resoconto del coordinamento
RSF del 3/11/01)
Dall osservazione emergono quindi due caratteristiche di queste riunioni: una vivace
conflittualit ed una certa difficolt nella presa di decisione, che viene pertanto rimandata il
piø possibile.
Oltre all osservazione, un altra metodologia spesso usata per lo studio delle riunioni Ł
l audioregistrazione e la trascrizione letterale delle stesse. Larrue e Trognon (1993), in una
ricerca su una riunione del Partito Comunista Francese, hanno analizzato la sequenza della
conversazione per verificare la funzionalit e i li miti del tradizionale meccanismo di
intervento a turno (turn-taking)32. Nelle riunioni della rete Lilliput non esisteva un
meccanismo di turn-taking, perchØ esse assumevano spesso la forma di discussioni informali,
soprattutto quando i partecipanti erano pochi: ognuno prendeva la parola quando riteneva
opportuno, e la fine del suo intervento era implicitamente segnalato dalla pausa finale del suo
discorso.
Non c Ł stata una leadership unitaria, nel senso che nessuno si Ł assunto l incarico di
moderare il dibattito. P. ad un certo punto si Ł offerta di raccogliere le iscrizioni a parlare,
ma poi ha lasciato perdere. (dal resoconto della riunione del nodo romano del 10/12/01).
Nelle riunioni del Social Forum, invece, forse proprio perchØ i partecipanti erano piø
numerosi, il moderatore si sforzava di dare un ordine alla discussione raccogliendo le
iscrizioni a parlare, ma il meccanismo non sempre funzionava. In entrambi i casi, comunque,
erano frequenti le interruzioni, le sovrapposizioni e le discussioni laterali tipiche delle
discussioni accese ma informali. Anche questo potrebbe essere un sintomo della crisi di forme
di partecipazione troppo formalizzate e strutturate, e della faticosa ricerca di nuovi metodi di
lavoro.
Modalit di discussione . All inizio, mentre uno dei partecipanti cominciava a leggere il
documento, gli altri lo ascoltavano in silenzio. Si aveva come l impressione che nessuno
32
A specific procedure is used to chair the meeting . This procedure involves two activities: turn allocation and
next-speaker designation. Turn allocation is done by the chairman in conjunction with the current speaker who
indicates when he is finished speaking, and the next speaker who begin to speak when his turn is granted him.
Designation of the next speaker is done by the chairman in accordance with a list of potential speakers, drawn up
from requests to speak as expressed by the meeting participants (p. 193). "Una specifica procedura vi ene usata
per presiedere la riunione. Questa procedura consiste in due fasi: assegnazione del turno ed indicazione
dell’oratore successivo. La designazione del turno Ł fatta dal moderatore assieme all’oratore precedente che
indica quando ha finito di parlare, e all’oratore successivo che comincia a parlare quando viene il suo turno. La
designazione dell’oratore successivo Ł fatta dal moderatore seguendo una lista di potenziali oratori, stilata
secondo l’ordine delle iscrizioni a parlare richieste dai partecipanti alla riunione" (t.d.a.).