“[...] l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica
del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile
con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.”
2
Per conseguire tale obiettivo sono stati formulati i piani d’azione “eEurope” che
mirano a creare condizioni eque di accesso per tutti i cittadini alle informazioni (e-
Information), ai beni (e-Goods), ai servizi (e-Services), all’apprendimento (e-
Learning), alla formazione (e-Training) e alle opportunità di lavoro (e-Working)
online.
L’Unione Europea riconosce come sia fondamentale per i Governi, i privati
cittadini e le imprese vivere e lavorare in una società dove le tecnologie ICT
offrano un valido e indispensabile supporto per le loro attività. Per questo è
altrettanto necessario che nessun cittadino venga escluso dalla società
dell’informazione ma anzi ne possa trarre vantaggio per migliorare la propria
indipendenza e la partecipazione alla vita sociale e politica. Tuttavia non tutti i
prodotti ed i servizi di utilità generale forniti tramite le tecnologie ICT sono
attualmente accessibili a disabili, anziani e persone disagiate e diventa, quindi,
imperativo tutelare questa fascia debole di popolazione - Come? - identificando
bisogni e necessità e sviluppando delle nuove modalità di accesso e integrazione
con le tecnologie della comunicazione e dell’informazione.
Una delle tanti iniziative intraprese dall’Unione Europea volta a favorire
l’inclusione sociale di ampi segmenti della popolazione europea è “Intelcities”
3
,
un progetto collegato al Sesto Programma Quadro di ricerca, che vede la città di
Siena protagonista di un esperimento il cui obiettivo è fornire servizi interattivi ai
cittadini svantaggiati (ma non solo) e alle imprese per mezzo di un set top box
(denominato SiBox) che sfrutta il potenziale di trasmissione offerto dalla rete in
fibra ottica che collega tutte le zone della città. Questo ai fini di un maggiore
coinvolgimento della popolazione, con particolare attenzione alle categorie deboli,
nell’amministrazione del territorio.
2
Commissione europea (2000), Consiglio europeo di Lisbona – Un programma di rinnovamento
economico e sociale per l’Europa, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle
Comunità europee, DOC/00/7
3
Acronimo di “Intelligent cities”: città intelligenti
II
Durante il periodo di lavorazione di questa tesi, ho avuto la possibilità di
partecipare e contribuire attivamente al progetto Intelcities e, in particolare,
all’attività di realizzazione e organizzazione dei contenuti e dell’interfaccia del
videoportale attraverso cui i cittadini senesi potranno ricevere dei servizi avanzati
e interattivi tramite il SiBox.
Nelle pagine che seguiranno ho cercato, quindi, di ricostruire il percorso da me
effettuato per poter conoscere e comprendere maggiormente le problematiche
connesse alla partecipazione elettronica e che hanno guidato me e il team di
lavoro nella fase di realizzazione del SiBox e del videoportale.
Nel primo capitolo (Società dell’informazione e Società della conoscenza)
presento una panoramica sulla società dell’informazione con una breve “storia”
sulle tappe che ne hanno segnato l’avvicinamento, per poi soffermarmi
sull’importanza del fenomeno della convergenza tecnologica che ha dato un
ulteriore spinta allo sviluppo delle tecnologie ICT. Il tutto senza tralasciare alcune
considerazioni sulle ricadute sociali e sui possibili ostacoli di varia natura che
possono rallentare lo sviluppo della società dell’informazione.
Successivamente, nel secondo capitolo (Le politiche dell’Unione Europea
nell’ambito della società dell’informazione), provo a tracciare l’evoluzione
delle politiche europee dedicate alla società dell’informazione, a partire dal “Libro
Bianco”
4
di Jacques Delors fino ad arrivare al piano d’azione eEurope 2005 e,
quindi, alla centralità del problema della partecipazione elettronica.
Non poteva mancare, inoltre, una breve analisi sulla realtà italiana e in
particolare sulla diffusione delle nuove tecnologie tra la popolazione alla quale ho
dedicato il terzo capitolo (L’Italia nella Società dell’informazione) dove
ricostruisco, inoltre, i passaggi legislativi che hanno portato ad un programma ad
hoc per lo sviluppo della società dell’informazione nel nostro Paese.
Una descrizione dettagliata e completa di cosa si intende con il termine e-
Inclusion o partecipazione elettronica è nel quarto capitolo (La partecipazione
elettronica o inclusione sociale) dove, partendo dal fenomeno del divario digitale
mondiale, ricostruisco il percorso effettuato dall’Unione Europea per adottare
4
Delors J. (1993), Crescita, competitività, occupazione - Le sfide e le vie da percorrere per
entrare nel XXI secolo - Libro bianco, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle
Comunità europee, COM(93) 700
III
delle politiche e delle strategie a favore delle fasce deboli della popolazione per
arrivare, infine, a descrivere la prima legge italiana sul tema dell’accessibilità dei
contenuti.
5
Il resoconto della mia attività all’interno del progetto Intelcities è interamente
riportato nel quinto e ultimo capitolo (L’esperienza di e-Inclusion svolta a
Siena nell’ambito del progetto europeo Intelcities) dove ripercorro le tappe
fondamentali che hanno caratterizzato lo sviluppo del set top box (SiBox), dei
servizi interattivi e del videoportale realizzato da Siena Innovazione in
collaborazione con altre aziende locali e nazionali.
6
Nel corso della trattazione ci si interrogherà circa le problematiche innescate
dall’integrazione tra tecnologie e accessibilità per le persone meno abili ma non
solo e in che modo i nuovi media e le nuove tecnologie possano diventare uno
strumento di mediazione tra cittadino e Pubblica Amministrazione, alla luce
dell’esperienza di e-Inclusion maturata durante lo svolgimento di Intelcities.
5
La legge 9 gennaio 2004 numero 4, conosciuta anche come “Legge Stanca”
6
In “Appendice” sono riportati i nomi e una scheda descrittiva di coloro che hanno collaborato al
progetto
IV
1. Società dell’informazione, innovazione e
conoscenza
Le nuove modalità di comunicazione caratterizzano e segnano la nostra epoca.
Spazio e tempo sono diventati parte di un’unica categoria nel momento in cui
sono intervenute le nuove tecnologie che hanno rivoluzionato anche le abitudini
legate alla vita personale e lavorativa.
Tramite i nuovi mezzi di comunicazione è possibile raggiungere luoghi e
persone, spesso anche non fisicamente, in modi e tempi diversi. L’informazione,
in particolare, ha il privilegio di viaggiare a diverse velocità di trasmissione
scegliendo strade e modalità sempre alternative.
Su questi principi si fonda la società dell’informazione, una società non
delineata da confini geografici e livelli sociali ma che ha come aspetto comune e
peculiare, la velocità della circolazione delle informazioni.
La rivoluzione introdotta dalle nuove tecnologie dell’informazione ha
interessato tutti i campi della società e, in particolare, quello economico.
All’internazionalizzazione della comunicazione si è affiancata quella
dell’economia che negli anni Ottanta e Novanta ha determinato i seguenti
processi:
riorganizzazione delle imprese (fusioni, delocalizzazione degli impianti
produttivi);
revisione delle politiche industriali ed economiche dei Paesi più avanzati;
crescente importanza del settore dei servizi accanto a quello propriamente
industriale;
maggiore importanza del ruolo umano: politiche di gestione delle risorse,
attenzione verso la soddisfazione della clientela e la loro fidelizzazione.
L’ultimo punto merita un ulteriore approfondimento dal momento che per la
prima volta la “risorsa uomo” diventa un parametro di valutazione economica.
L’uomo, sia produttore, venditore o acquirente, attraverso i propri comportamenti,
stili di vita, consumi materiali e culturali, guida il fenomeno chiamato
“globalizzazione” che, a sua volta, interessa l’economia e la società. L’uomo crea
aspettative in misura maggiore di quanto ne creino le imprese e le istituzioni e
1
queste si diffondono ad una velocità talmente elevata da coinvolgere tutto il
pianeta. Così facendo si creano contemporaneamente meccanismi di convergenza
planetaria e di differenziazione e presa di coscienza dei singoli individui. Il nostro
sviluppo sta nella connessione tra individualità e totalità offerta dalle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione.
E proprio grazie alla tecnologia che elabora strumenti sempre più potenti e
veloci per la raccolta, l’elaborazione e la trasmissione di dati in quella lingua
universale che è il codice binario e alla potenzialità di innovazione che è
alimentata proprio dalle nostre necessità, l’informazione viene “lavorata” ed
“elaborata” tanto da diventare conoscenza.
Rispetto al passato quindi, il ruolo dell’informazione è quello di un nuovo
capitale, di una preziosa merce di scambio che può essere accumulata, negata, o
addirittura imposta, e che diventa così una nuova fonte di potere. L’enorme
accelerazione e la riduzione dei costi per la memorizzazione e trasmissione delle
informazioni deve sviluppare, pertanto, degli strumenti il cui obiettivo sia la
diffusione della conoscenza. Questa, se si vuole che sia d’utilità per tutti, deve
essere sviluppata con una forte dimensione sociale in modo tale da diventare uno
strumento per una società più inclusiva e protesa all’apprendimento. Per questo
motivo diventa centrale considerare non più la proprietà di mezzi di produzione,
ma la proprietà delle tecnologie di raccolta, trattamento e diffusione
dell’informazione.
La convergenza, cui sarà dato ampio spazio nei paragrafi successivi, sebbene
sia fortemente connessa ai beni fisici deve investire nelle tecnologie “non
tradizionali” per trasmettere una “conoscenza” fruibile da più individui
contemporaneamente. Un grosso vantaggio economico derivato dalle nuove
tecnologie è costituito dal fatto che a viaggiare sono i dati e non le persone:
Esempio 1
Un ingegnere alle prese con un problema spinoso può affidarsi a pochi datati manuali
tecnici che ha nel proprio ufficio o presso altri consulenti che conosce e che può
contattare facilmente oppure può entrare in rete (sia Internet o una qualsiasi rete di
dati) e consultare altri colleghi sparsi nel mondo e con diverse esperienze. In questo
modo ha più probabilità di trovare una risposta innovativa.
2
Esempio 2
Un manager non ha bisogno di mettersi in viaggio per ore per recarsi ad un meeting
aziendale quando può benissimo parteciparvi tramite videoconferenza: risparmia
tempo e denaro.
Le autorità pubbliche hanno il compito di mantenere l’equilibrio tra produttori e
fruitori delle tecnologie che trasmettono la conoscenza e la politica deve
sviluppare degli strumenti dedicati a gestire il flusso dell’informazione. È
necessario, prima di tutto, evitare che si creino divisioni tra chi detiene e non
detiene l’informazione attraverso precise politiche volte a favorire l’inclusione
sociale
1
che garantiscano parità di opportunità, sicurezza, ma allo stesso tempo
adattabilità e flessibilità.
Se si considera “il sapere quale fattore economico” bisogna fare in modo che la
comunicazione tra i cittadini, le imprese e le istituzioni non sia più univoca ma
che si sviluppi in entrambe le direzioni a costi accessibili: chi riceve informazioni
le fornisce allo stesso tempo e viceversa. È l’interattività che possiamo oggi
ritrovare su Internet, ma non si può certamente sperare unicamente nelle
potenzialità che ci offre questa enorme rete. Si possono, infatti, progettare
soluzioni alternative per collegare i cittadini alle istituzioni attraverso altri media
(per esempio la televisione).
Considerare l’informazione un prodotto commerciabile non è, tuttavia,
un’invenzione della società dell’informazione (è diventata commerciabile con la
nascita dell’editoria come vedremo nel paragrafo successivo); la vera rivoluzione
è il valore aggiunto che si ottiene grazie al trattamento che permettono le nuove
tecnologie dell’informazione e della comunicazione. È, infatti, grazie alle reti di
connessione che oggi ci viene data la possibilità di accedere su scala mondiale a
grandi masse di dati e informazioni che permettono di generare nuove conoscenze
e creare, di conseguenza, valore.
È necessario, quindi, che un numero sempre maggiore di persone possa
diventare un “utente” in grado di accedere alla conoscenza arricchendola con i
propri contributi. Per fare ciò sono necessari alcuni presupposti:
contenimento dei costi delle apparecchiature informatiche e dei supporti su
cui registrare enormi quantità di dati (dischi rigidi, DVD, CD-ROM);
1
Per ulteriori informazioni consultare il Capitolo 4.
3
disporre di computer in grado di effettuare un trattamento estremamente
rapido delle informazioni;
creare programmi di facile utilizzo che agevolino la ricerca e la
condivisione di dati;
migliorare le tecnologie di connessione per velocizzare il trasferimento di
ingenti quantità di dati.
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, l’Unione Europea ha posto le
basi su cui costruire la società dell’informazione creando innanzitutto un quadro
normativo unitario
2
. È necessario, quindi, prestare attenzione non solo alla libertà
di mercato interno (libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi), alla
politica della concorrenza e alla politica commerciale comune, ma anche alla
costruzione delle reti transeuropee. Ad esse spetta il compito di:
favorire lo spostamento delle informazioni all’interno e all’esterno degli
Stati membri;
promuovere iniziative volte alla formazione professionale dei cittadini;
incentivare la nascita e lo sviluppo di forme di telelavoro.
Tali politiche saranno discusse con maggiore dettaglio nel prossimo capitolo.
2
Per esempio con la Strategia di Lisbona e i piani d’azione eEurope – Per ulteriori informazioni
consultare il Capitolo 2.
4
2. L’evoluzione verso la società dell’informazione
La comunicazione è sempre stata un elemento fondamentale della natura umana,
soprattutto quella verbale (la parola) che, infatti, ci distingue dalle altre specie
animali; pensieri ed emozioni difficilmente possono essere espressi senza l’uso
della parola.
Prendendo spunto da un articolo di Giancarlo Livraghi
3
trovo interessante
descrivere l’attuale sviluppo della società dell’informazione come una potente
ondata che sta attraversando il mare della comunicazione.
Secondo l’autore, ci sono già state tre “ondate” nella comunicazione mentre ora
siamo “travolti” dalla quarta. Queste ondate si accompagnano anche ai mutamenti
economici che si sono succeduti con la seguente transizione:
Agricoltura: le tribù nomadi occupano un territorio diventando stanziali;
si dedicano quindi alla raccolta, alla caccia, imparano a coltivare la terra e
ad allevare animali. L’uomo è così capace di modificare l’ambiente,
costruendo capanne e villaggi, case e città. Si inizia a pensare al futuro e
nasce il concetto di proprietà privata. Contemporaneamente si impara a
navigare, nascono le esplorazioni, i commerci e gli scambi. Si inventano
concetti del tutto nuovi: il denaro, il commercio e il diritto.
Industria: con l’avvento delle macchine la produzione e il trasporto non
sono più affidati alle braccia degli schiavi o agli animali da soma. Con le
fabbriche si ha la produzione di massa di beni a prezzi sempre più bassi
(tutto diventa più omogeneo, più standardizzato). Chi detiene il controllo
delle tecnologie e dei mezzi di produzione ha in mano il destino degli
uomini, delle imprese, delle nazioni che non è più determinato dalla
proprietà della terra.
Informazione: non è più il possesso delle risorse, né delle macchine per
trasformarle che conta ma la conoscenza. Il potere è nelle mani di chi può
controllare il flusso delle informazioni e di chi ha maggiori conoscenze.
L’occupazione, il lavoro, prima prevalentemente agricolo, poi soprattutto
industriale, oggi è prevalentemente “terziario”. Sono sempre meno gli
3
Bassat L. & Livraghi G. (2001), Il nuovo libro della pubblicità, Il Sole 24 Ore, Milano (Cap. 16)
5
agricoltori e gli operai e sempre più numerose le persone che si occupano
di rapporti umani e di scambio di informazioni.
I mutamenti successivi non escludono quelli precedenti: rimane infatti
l’agricoltura (se non ci fosse più moriremmo tutti di fame) e nell’era
dell’informazione rimane l’industria (è necessario continuare a produrre gli
oggetti di cui ci serviamo). Quello che cambia è l’elemento dominante.
Torniamo quindi alle ondate della comunicazione le quali, come i mutamenti
sopra elencati, non si annullano, ma si sovrappongono.
La prima ondata è la scrittura che ha determinato il primo grande
cambiamento nella comunicazione più di cinquemila anni fa. Prima ideografica,
poi fonetica, la scrittura ha ristrutturato l’organizzazione del sapere
precedentemente fondato sull’oralità. Tradizioni, folclore, canti e leggende
prendono una forma ben definita e possono essere trasferiti, conservati,
organizzati; le norme, le leggi e i costumi diventano “incisi nella pietra” o
arrotolati nei papiri.
È in questo momento che inizia il potere della conoscenza: i pochi che sanno
leggere e scrivere, i saggi e i dotti, possono influire sulle scelte dei potenti,
regolare gli scambi, definire i modi e i contenuti della cultura e tutto questo senza
armi né denaro
4
.
Dopo la scrittura fu un veneziano, Aldo Manuzio
5
che, utilizzando
l’innovazione tecnica della stampa messa a punto da Johann Gutenberg, diede
inizio ad una nuova attività: l’editoria. Comincia così, nel 1500, la “seconda
ondata” della comunicazione. Prima i libri; poi (già nel Seicento) le riviste
periodiche; poi i quotidiani. La parola può essere riprodotta, meccanicamente,
all’infinito.
4
Alcuni “nostalgici” pensano che con la diffusione della scrittura siano andati perduti valori
culturali e umani che erano propri della tradizione “orale”. Ci sono valori profondi in questa tesi;
ma non si può tornare indietro. Oggi anche la ricerca di quei valori si traduce, necessariamente, in
libri o altri testi scritti.
5
Aldo Pio Manuzio, in latino Aldus Manutius, vero nome Teobaldo Mannucci (1449-1515),
editore e tipografo a Venezia, è stato uno dei primi grandi editori ad usare i caratteri mobili. È
ritenuto il maggiore tipografo del suo tempo e il primo editore in senso moderno. Introdusse
numerose innovazioni destinate a segnare la storia della tipografia fino ai nostri giorni. Oggi porta
il suo nome il Progetto Manuzio (http://www.liberliber.it), archivio elettronico di testi in lingua
italiana. (Fonte: http://it.wikipedia.org)
6
Con l’avvento dell’editoria nonostante il numero di persone che sapevano
leggere e scrivere fosse ancora esiguo, l’informazione non è più il privilegio di chi
può disporre di un copista; né più affidata all’arbitrio con cui quel copista, per
ignoranza o per intenzione, può modificare il testo originale.
Nel 1895 Guglielmo Marconi scopre come usare le onde elettromagnetiche per
trasmettere dei segnali a distanza elevate, cosa che porterà alla nascita del
“telegrafo senza fili”. Nell’Ottocento nasce anche un altro nuovo strumento, il
telefono, che gradualmente si estende e contribuisce alla velocità di scambio. A
questo, seguiranno prima la radio, poi la televisione. Ci troviamo quindi nella
“terza ondata” della comunicazione che introduce un nuovo concetto: la
contemporaneità. Ciò che accade in Cina, in America, nel mondo, può essere
saputo in Italia (se non c’è qualche censura a impedirlo) pochi istanti dopo. Il
mondo è diventato più piccolo.
Qualcosa di profondo e irreversibile è avvenuto. La cultura umana non potrà mai
più essere “quella di prima”. I media elettrici accelerano l’informazione e, allo
stesso tempo, il loro sviluppo. Il mondo si restringe e acquista le dimensioni di un
villaggio dove tutti sanno di tutto e si crea una sorta di “insaziabile gusto paesano
per i pettegolezzi”, una voglia sfrenata di informazione
6
.
Rimane, tuttavia un problema: l’informazione è a senso unico. Pochi la
producono, molti la ricevono; chi ha le leve dell’informazione controlla la
conoscenza. Il resto dell’umanità subisce.
La comparsa della comunicazione di massa con la radio all’inizio del
Novecento coincise con l’avvento di regimi totalitari e autoritari (nazismo,
comunismo, fascismo) che fecero un uso massiccio della propaganda e dei mezzi
di comunicazione di massa. Oltre che dalla radio, la propaganda era consentita
dall’avvento della modernizzazione industriale, che aveva fatto spostare la
popolazione dalla campagna alla città rendendo così possibili concetti quali
“mercato di massa” e “pubblico di massa”: la propaganda poteva nascere nel
momento in cui nasceva una società di massa. Conseguentemente, i primi teorici
della comunicazione di massa, quasi sempre di ispirazione marxista, lanciarono
l’allarme contro gli effetti di indottrinamento e omologazione esercitati dai mass
6
McLuhan M., (1999), Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano [tit. orig.
Understanding media, 1964]
7
media, governati da “persuasori occulti” senza scrupoli o, perché no, dalla
crescente onnipresenza dei pubblicitari.
Da pochi anni, è nato qualcosa di completamente nuovo: con la comunicazione
elettronica rappresentata prevalentemente dalla rete Internet, è possibile, per
ognuno di noi, collocarci in un sistema in cui scegliamo come e dove trovare
informazioni e dove non siamo costretti solo ad ascoltare, ma possiamo anche
parlare. Con Internet diventiamo noi stessi “mass media”. È quella che Livraghi
definisce la “quarta ondata” della comunicazione.
Uno degli aspetti significativi dei nuovi media è la moltiplicazione dei canali e
dei contenuti, che consentirà un ampliamento delle scelte, una differenziazione dei
pubblici, un aumento della pervasività dei media ma anche una riduzione
dell’omogeneità dell’offerta e dei grandi rituali di consumo collettivo, salvo
alcuni grandi eventi che si svolgono
Attualmente, dalla lettura dei documenti ufficiali europei e nazionali, traspare
un forte ottimismo sulla società dell’informazione basato sulla certezza che
l’introduzione e la diffusione delle nuove tecnologie, Internet in particolare, stiano
determinando in maniera quasi automatica una società più democratica, più aperta
e solidale.
Ci si aspetta, quindi che ad ogni individuo sia data la possibilità di accedere
all’informazione in ogni sua forma e che le nuove tecnologie consentano a
chiunque di essere maggiormente coinvolto nella gestione della “cosa pubblica”.
Solamente in questo modo si avrà una nuova società più democratica.
8
3. La convergenza tecnologica
Un fenomeno direttamente legato allo sviluppo della società dell’informazione è
quello della convergenza tra le diverse tecnologie e tra i linguaggi e codici che le
caratterizzano.
Per comprendere meglio la relazione tra la convergenza e la società
dell’informazione è sufficiente riflettere su come oggi si sia avverato ciò che
Nicholas Negroponte descriveva nel “lontano” 1995 con le seguenti parole:
“Lo spostamento faticoso di musica registrata sotto forma di pezzi di
plastica, come pure il lento spostamento manuale di gran parte
dell’informazione sotto forma di libri, riviste, quotidiani e
videocassette sta per trasformarsi nello spostamento istantaneo e poco
costoso di dati elettronici che si muovono alla velocità della luce. In
questo modo l’informazione diventa veramente accessibile.”
7
Questa, secondo me, è un’ottima descrizione di cosa oggi abbia comportato per
noi la convergenza: una vera e propria trasformazione a più livelli della gestione
dei flussi comunicativi e, di conseguenza, una maggiore diffusione di
informazioni e dati su scala globale.
I protagonisti di tale trasformazione sono stati l’informatica e, naturalmente, il
computer. Grazie all’informatica, informazioni di tipo diverso possono essere
tutte ridotte allo stesso codice di base rappresentato da stringhe più o meno lunghe
composte da 0 e 1. Questa convergenza di codifica diventa anche una vera e
propria convergenza tecnologica nel momento in cui il computer si propone come
strumento in grado di gestire efficacemente grosse quantità di informazioni in
formato digitale; ecco allora che le funzioni di strumenti basati su tecnologie
totalmente diverse (televisione, radio, telecomunicazioni, ecc.) possono coesistere
in un unico dispositivo oppure in altri spesso diversi per interfaccia, ma il cui
“cuore” è costituito da un microchip, che permettono di acquisire, manipolare e
distribuire informazione direttamente in formato digitale.
La convergenza si ripercuote anche nell’economia: mercati culturali
tradizionalmente diversi (editoria, mercato cinematografico, mercato televisivo,
7
Negroponte N., Essere Digitali, Sperling & Kupfer, Milano, 1997 [tit. orig. Being Digital, 1995]
9
mercato della telefonia, ecc.) si integrano fra loro e con quella che storicamente è
stata la prima forma di mercato di informazione in formato digitale: il mercato del
software. Tale fenomeno non manca di avere conseguenze dal punto di vista degli
stili e dei linguaggi comunicativi, permettendo un vero e proprio salto di livello
nella possibilità di integrazione di codici comunicativi diversi.
La convergenza ha rivoluzionato il mondo della comunicazione al punto che i
media tradizionali (carta stampata, radio, televisioni) hanno dovuto ripensare le
proprie caratteristiche per poterne seguire l’evoluzione
8
.
Si assiste, inoltre, al passaggio dal mass medium al personal medium che
interessa sia i contenuti e i servizi, sia i terminali di fruizione e le interazioni con
essi. Gli apparecchi elettronici si integrano tra loro e possono essere utilizzati in
movimento, mentre viaggiamo; è l’era della portabilità che ci consente di accedere
ovunque ai contenuti dei nuovi media.
Viene introdotto un nuovo termine ICT (Information and Communication
Technlogy) che diventerà una parola chiave delle politiche europee rivolte allo
sviluppo della società dell’informazione.
La convergenza ha creato enormi potenzialità di sviluppo per le aziende che
operano all’interno dell’industria dell’informazione, ovvero per quelle che
producono e sviluppano i contenuti, come anche gli strumenti, siano essi
tecnologici, informatici o della comunicazione che ne permetteranno la gestione e
il trasferimento.
I settori maggiormente coinvolti sono l’industria degli audiovisivi, quella
editoriale, quella pubblicitaria, ma anche i produttori di hardware, software, i
servizi connessi con l’elaborazione dati e le industrie delle telecomunicazioni.
Internet è sicuramente lo strumento che è in grado di trainare la crescita di tutti
i settori grazie alla nascita dell’e-Commerce e grazie a tre fattori per cui si
instaura un legame tra una azienda e la rete:
domanda di servizi di sviluppo e realizzazione di siti web e applicazioni
WWW
necessità di connessione e accesso alla rete e utilizzo della stessa per le
telecomunicazioni
8
Per esempio provvedendo ad essere presenti su Internet con la costruzione di un sito o allegando
alle riviste dei CD-ROM che le arricchiscano con contenuti audio e video.
10
offerta di contenuti e servizi
Nelle pagine successive vedremo come la convergenza ha rivoluzionato i diversi
settori della comunicazione.
3.1. Il mercato audiovisivo
L’innovazione nel mercato dell’audiovisivo e dei contenuti si esprime attraverso
due processi: la convergenza digitale e la creazione di nuovi canali di trasmissione
tramite i quali gli utenti possono usufruire dei prodotti (canali TV a pagamento,
home entertainment, ecc.).
L’adozione delle tecnologie digitali nei vari settori della comunicazione ha
introdotto notevoli trasformazioni. Le tecnologie digitali fin da quando erano
associate alle industrie dei computer (microelettronica digitale, software e
trasmissione digitale) avevano già dimostrato la loro maggiore efficienza,
flessibilità, economicità e la capacità migliorare il potenziale creativo e favorire
l’innovazione.
L’informatica svolge un ruolo essenziale nella creazione e nella produzione del
contenuto, sia per il settore cinematografico che per quello delle trasmissioni
radiotelevisive. Grazie alla codifica digitale, i contenuti audio e video possono
essere modificati, trasformati e trasmessi
9
, alla stregua di qualsiasi altra
informazione.
Già a partire dagli anni Novanta il processo di digitalizzazione dei flussi
comunicativi è proseguito interessando i media cartacei e soprattutto la
televisione: nel 1994 debutta in America la TV digitale e nel 1995, si attivano dei
servizi simili anche in Europa con Canal Plus (Francia) e la DSTV, in seguito
Telepiù, in Italia.
Con l’avvento della TV satellitare, dopo l’entrata in funzione del satellite Hot
Bird II nel 1997, divenne evidente che la tecnologia digitale poteva essere usata in
maniera efficiente ed economica per diffondere i segnali radiotelevisivi: sembrava
particolarmente promettente la possibilità di far ricorso alla compressione digitale
(piuttosto che alla trasmissione analogica utilizzata in quel momento) per
9
L’unico limite è rappresentato dalla larghezza della banda di trasmissione dal momento che le
reti che gestiscono l’informazione sono naturalmente indifferenti alla natura del materiale
d’origine (immagine, suono o testo che sia).
11