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Introduzione
La parola “Baixaria”: tra lingua e società del Brasile è un breve studio
sociolinguistico e socioculturale condotto sull’uso attuale della parola portoghese
brasiliano “baixaria” come strumento linguistico per capire e interpretare importanti
aspetti sociologici e culturali del Brasile. La parola possiede una traduzione italiana:
“bassezza”, ma non vanta di un’equivalente di significato carico di allusioni sociali e
culturali come nel caso del Brasile, dove viene utilizzata dai parlanti per esprimere
discriminazione, pregiudizio, identificazione di uno stereotipo e superiorità rispetto a
un referente extralinguistico considerato volgare e inopportuno. A livello linguistico
ci si sofferma sull’ambiguità della parola, sull’assenza di definizione vera e propria e
sulla varietà di ambiti in cui può essere usata. A livello sociologico, antropologico e
culturale ci si sofferma sulle motivazioni che possano giustificare l’esistenza e l’uso
smisurato di tale parola in Brasile, operando degli studi basati sulle teorie di sociologi
e antropologi brasiliani del XX secolo che affermano l’esistenza della discriminazione
sociale, del razzismo e del pregiudizio radicato nell’identità brasiliana e ne
intraprendono analisi e interpretazioni. A livello storico si illustrano le fasi
fondamentali della colonizzazione del Brasile per poter presentare al lettore le classi
sociali vittime di discriminazione sociale e razziale fino al giorno d’oggi, per offrire
una visione totale della società e della cultura in questione fin dall’inizio della sua
esistenza, potendo così riconoscere alcuni passaggi importanti ai fini del
ricongiungimento tra lingua e società.
Lo studio è stato intrapreso dopo un breve soggiorno nello stato di Rio de Janeiro che
ha reso possibile rilevare la frequentissima occorrenza della parola tra i parlanti nativi,
in concomitanza con alcuni atteggiamenti peculiari del cittadino brasiliano che
verranno approfonditi nel corso dell’elaborato. La principale motivazione che
soggiace al presente lavoro consiste nel desiderio di valorizzare quel filo invisibile che
esiste tra dinamiche linguistiche e dinamiche socioculturali, specialmente in una
società complessa e delicata come quella del Brasile, sperando di creare fertili
circostanze per trasmettere un contributo alla comunità linguistica brasiliana che
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ancora non ha preso seria considerazione del fenomeno linguistico e sociale della
baixaria. Inoltre, si ha piacere di illustrare al lettore che non presenta particolare
familiarità con la cultura brasiliana una porzione di realtà partendo semplicemente da
una parola. Seguendo queste premesse, gli obbiettivi fissati consistono nella
presentazione, nel primo capitolo, della parola secondo la sua funzione discriminatoria
e pregiudizievole e nella dimostrazione della sua versatilità esclusivamente
contestualizzata nelle coordinate sociali brasiliane, fornendo esempi e materiale
empirico quale testi giornalistici online per comprovare l’occorrenza di una parola
considerata degradante in domini linguistici teoricamente elevati; si effettueranno
delle piccole analisi linguistiche di titoli estratti da giornali e blog brasiliani. Dopo il
primo impatto conoscitivo con la parola e dopo aver avuto un assaggio della sua
occorrenza in ambiti mediatici si presenta il caso di studio che appoggia la teoria
dell’importanza della baixaria come vero e proprio fenomeno nel paese, che ha
ricevuto attenzione da parte della Camera dei deputati e della Commissione per i Diritti
Umani e per le Minoranze per la prima volta nel 2002, la quale ha creato una campagna
per debellare la baixaria dalle programmazioni televisive al fine di tutelare i diritti
umani, in quanto considerata anticostituzionale e un pericolo per l’esempio trasmesso.
Nel concreto la campagna si propone di motivare i programmi televisivi a non
includere elementi che possano mettere a ridicolo le persone a causa di pregiudizi di
vario tipo; a non incentivare la violenza; a creare un ambiente che favorisca la libertà
di espressione senza diffondere stereotipi. La stessa campagna ha ricevuto critiche per
il tentativo di pulire l’immagine del paese togliendo dagli schermi televisivi materiali
che non rispecchiano gli ideali di buona apparenza del cittadino brasiliano, ricadendo
in vizi pregiudizievoli da parte della stessa classe dominante. Successivamente, nel
secondo capitolo, si effettua una scomposizione graduale dei possibili significati
extralinguistici della parola man mano che si presentano le teorie di cinque studiosi
simboleggianti nel loro campo, ovvero Gilberto Freyre, Sérgio Buarque de Holanda,
Florestan Fernandes, Roberto Da Matta e Darcy Ribeiro, presi come punto di
riferimento per analizzare a fondo le questioni principali per la comprensione della
parola a partire appunto dalle varie letture della società brasiliana: l’apparente
accettazione di una democrazia dove qualsiasi etnia è accettata dall’altra; l’identità
brasiliana fortemente contraddittoria, divisa tra estrema cordialità con i propri pari e
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tra riluttanza verso chi vive al di fuori del proprio circolo familiare; il pregiudizio di
non avere pregiudizio; l’importanza del colore di pelle per una vera integrazione e
ascesa sociale; un assetto politico, sociale ed economico costruito e mirato verso la
manutenzione della classe dominante al vertice della società, attraverso l’imposizione
della mentalità razzista e classista. Nel secondo capitolo sono proposti inoltre altri
esempi linguistici forniti direttamente dagli studiosi per ribadire l’importanza tra la
lingua e gli aspetti della società sopra menzionati, tra questi: l’utilizzo affettivo del
suffisso -inho (-ino in italiano) secondo Sérgio Buarque de Holanda; “sabe com quem
esta falando?” (“lei sa con chi sta parlando?) di Roberto Da Matta e “eu também já fui
negro” (“anch’io sono stato negro) di Darcy Ribeiro. Nel terzo capitolo si raccolgono
tutte le informazioni linguistiche del primo capitolo e teoriche del secondo capitolo
per formulare un’esposizione pragmatica della parola secondo le esigenze
comunicative della società delineata: la parola baixaria nasce dalla necessità dell’uomo
brasiliano di trovare una soluzione linguistica che rispetti la sua buona apparenza di
“uomo cordiale”, ma che a causa di ragioni storiche e identitarie che lo spingono a
voler prevalere sull’altro, sul diverso, sul negro e sul povero, deve trovare uno
strumento che gli permetta di farlo attraverso un linguaggio verbale ambiguo, che non
dichiari un esplicito conflitto sociale e razziale. Infine, si dedica l’ultima parte del
capitolo alla nascita e alla formazione della classe indigena e della classe negra, ovvero
le classi più penalizzate dal vecchio e dal moderno sistema coloniale. Con ciò si spera
che il lettore possa riconoscere alcuni atteggiamenti del colonizzatore portoghese del
XVI secolo nel parlante che utilizza la parola baixaria del XXI secolo.
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Capitolo 1: La parola baixaria in portoghese brasiliano: il suo significato, il suo
uso discriminatorio e il suo impatto socioculturale e mediatico
1.1 Presentazione della parola baixaria e contestualizzazione nella società
brasiliana
La parola baixaria è una parola portoghese usata e molto diffusa in Brasile per
descrivere certi tipi di persone, situazioni, modi di essere, persino luoghi ed eventi.
La parola attribuisce una connotazione estremamente negativa agli oggetti che
definisce, esplicitamente voluta e cercata dal parlante. Si tratta di sentimenti di
rifiuto, allontanamento, disprezzo e intenzione a ridicolizzare il referente
extralinguistico in questione. Il sostantivo trova definizioni come: qualcosa,
qualcuno, accaduto o discorso che indica volgarità, mancanza di rispetto,
crudeltà; o ancora: circostanza in cui i limiti etici, morali o estetici non vengono
rispettati; azione, affermazione o comportamento considerato vile, rude o
sgradevole.(https://www.dicio.com.br/baixaria/);
(https://dicionario.priberam.org/baixaria). Le definizioni possono essere tante ma
mai specifiche, poiché non esiste una vera e propria definizione di baixaria in
quanto la parola è molto generale e usata per moltissimi usi diversi. In italiano si
potrebbe tradurre la parola in bassezza, ovvero mancanza di moralità, dignità. È
senza dubbio interessante proporre un equivalente linguistico in italiano per
rendere l’idea, purtroppo questo non presenta lo stesso carico socioculturale che si
esprime in baixaria, è proprio per tale motivo che il presente lavoro si pone
l’obbiettivo di andare alla ricerca delle interpretazioni sociolinguistiche e
socioculturali della parola in portoghese per dimostrare la ricchezza esclusiva che
alcune parole in determinate lingue posseggono.
Tornando alla parola portoghese, la radice è baixo, in italiano basso, che è un
aggettivo molto più che comune e neutro nella maggior parte dei casi che si
conoscono. In portoghese brasiliano però, è stato aggiunto il suffisso -aria
all’aggettivo per attribuirgli un concetto in modo semplice e generico. Non è
difficile dunque percepire quale sia l’essenza del suo significato: l’inferiorità di
qualcosa o qualcuno, la pochezza morale e la collocazione linguistica in un certo
spazio extralinguistico che gli esseri umani considerano basso. Aldilà delle
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definizioni che si possono trovare nei vari dizionari dunque, baixaria racchiude un
significato extralinguistico molto più profondo e complesso se contestualizzato
nella società del Brasile attuale (e anche passata come vedremo nei prossimi
capitoli); osservare e studiare la struttura sociale esistente in Brasile, la sua storia
e le conseguenze culturali che ne scaturiscono per scoprire e capire tale significato
rappresenta proprio l’obbiettivo di quest’analisi sociolinguistica. La parola
baixaria in Brasile porta con sé un vero e proprio carico socioculturale che si
esprime ogni volta che essa è pronunciata. I concetti chiave necessari per
analizzare questo carico socioculturale sono il pregiudizio sociale e razziale, fino
a poter parlare di un pregiudizio universale intrinseco di cui il cittadino brasiliano
non è consapevole o è restio a riconoscere. Ma come si concretizzano queste
nozioni nel linguaggio quando si insinua che qualcosa o qualcuno è baixaria?
Cerchiamo di formulare delle esemplificazioni. Un cittadino brasiliano bianco,
benestante, residente in un buon quartiere, normalmente cattolico e normalmente
conservatore può definire baixaria un altro cittadino del suo stesso status sociale
ma di etnia negra o mulatta. L’esempio non si ferma qui, la questione è molto più
complessa e la parola può adempiere a diverse combinazioni di preconcetti.
Dunque, quello stesso cittadino appena descritto, potrebbe allo stesso tempo e allo
stesso modo considerare baixaria un cittadino della sua stessa etnia che è
disoccupato, con scarsa o inesistente educazione, che vive in una favela e
sopravvive di piccoli furti o spaccio di droga. Ma non solo. Nel caso in cui un suo
concittadino sia bianco e sia benestante, ha ancora la possibilità di fare qualcosa
che sia visto come baixaria, ad esempio: fare una scenata in un buon ristorante;
andare in giro per la strada ascoltando musica ad alto volume; andare in spiaggia
con un aspetto poco decoroso; dire o fare qualcosa in pubblico considerato fuori
dagli schemi delle buone maniere, e così via con mille altri esempi. L’aspetto
interessante è notare come un cittadino mulatto o negro, sia di classe alta sia di
classe bassa, possa fare le stesse identiche considerazioni verso un concittadino
bianco, sia di classe alta che di classe bassa. Una persona mulatta benestante
potrebbe deridere o ridicolizzare con molta naturalezza un’altra di etnia bianca e
di ceto inferiore per andare al lavoro con un aspetto esteriore non particolarmente
curato. Così come potrebbe evitare una persona negra a prescindere dal suo status