2
Occuparsi ogni giorno di minori vuol dire rendersi conto
dell’importanza di ogni gesto, di ogni parola; vuol dire imparare a
capire che essi non posseggono ancora gli “strumenti” di un adulto per
elaborare i singoli eventi; i bambini e gli adolescenti sono molto
attenti anche quando sembra che non ascoltino, è necessario avere la
consapevolezza che l’imitazione è una delle forme più forti di
apprendimento e che quindi essi saranno ciò che gli adulti oggi sono.
Dall’altra non potevamo soprassedere agli allarmanti fatti di cronaca,
che riguardano la pedofilia quale fenomeno assolutamente dilagante e
in continua emersione. L’amore per i giovani esisteva anche nel
passato, ma questo non rappresenta certo una prova a dimostrazione
della sua legittimità. Di nuovo c’è, però, il grande potere di
amplificazione e di diffusione dei mezzi di comunicazione di massa
(basti pensare ad Internet) e un fiorente turismo sessuale per
occidentali e giapponesi benestanti.
Il lavoro è organizzato in modo da collocare la legge contro la
pedofilia in un contesto circostanziato, che traccia, seppure a grandi
linee, da un lato la sessualità infantile e dall’altra la personalità dei
pedofili.
3
Si affronta la problematica della prevenzione e di un eventuale
recupero degli amanti di bambini, attraverso sperimentazioni nel
campo terapeutico o farmacologico.
Il cuore della tesi è rappresentato dal commento sistematico della
legge 269 del 1998, una vera innovazione per il nostro patrimonio
giuridico.
La nuova legge contro lo sfruttamento della prostituzione e della
pornografia minorile, sebbene intervenga con ritardo ad adempiere un
obbligo in tal senso assunto dal nostro Stato con la Convenzione di
New York del 20/11/1989, ha il merito di dettare una disciplina in
materia, completa, organica e dotata di adeguati mezzi sia repressivi
che preventivi di tale turpe fenomeno.
Ciò che appare in particolar modo da apprezzare, è il riuscito tentativo
di porre al centro della disciplina il minore nella sua individualità
umana. Ne è prova il fatto che mentre in passato lo sfruttamento della
prostituzione di un minore costituiva una mera circostanza aggravante
prevista dalla legge “Merlin”, con la nuova normativa sono state
create apposite autonome fattispecie delittuose.
4
Inoltre, la loro collocazione nel codice penale tra i delitti contro la
libertà e personalità individuale, rende palese l’intento del legislatore
di annoverare tali fattispecie come nuove forme di “schiavitù”,
particolarmente gravi perché in danno di fanciulli privati della loro
innocenza.
5
CAPITOLO 1
La sessualità tra normalità e patologia
1.1 Pederastia e pedofilia nell’antichità
Quando si affronta il complesso fenomeno della sessualità umana
non si può considerare soltanto il lato biologico. Altrettanto
importanti, nel determinare e dirigere i comportamenti, sono i
costumi, le tradizioni, le norme morali e sociali. Mentre quello
biologico è un dato pressoché costante, altri aspetti della sessualità
possono variare nel tempo e nello spazio
1
.
Se, per esempio, si fa un salto indietro nella Roma e nella Grecia
antiche, si comprende come alcune norme sul sesso non hanno un
carattere universale e come culture differenti possano adottare
comportamenti diversi
2
.
Nella città di Sparta, caratterizzata da costumi sessuali liberi, le donne
sposate non avevano l’obbligo della fedeltà e se la coppia non riusciva
ad avere figli, esse potevano ottenere dal marito il consenso per
intrattenere rapporti con un altro uomo.
1
Olivero Ferraris – Graziosi, Pedofilia, Editori Laterza, Roma-Bari, 2001
2
Lewinson R., Storia dei costumi sessuali, Il Saggiatore, Milano, 1970
6
La libertà di costume delle spartane era dettata dalla necessità di non
scendere al di sotto di un certo standard demografico, per non alterare
il rapporto numerico con altre popolazioni o città nemiche
3
.
Atene, invece, si distingueva per le norme sulla pederastia. Gli
ateniesi ritenevano che l’amore -anche fisico- che poteva legare un
adulto ad un giovinetto fosse una condizione favorevole alla
trasmissione del sapere e delle leggi della città. E così la pederastia
non era soltanto ammessa ma addirittura considerata un corollario
plausibile del rapporto docente-discente. L’amore provato da un
adulto saggio per un giovinetto consentiva di trasmettere in maniera
ottima la saggezza acquisita con l’età: un tipo di rapporto che non fa
parte della nostra mentalità e che si differenzia sia dall'omosessualità
sia dalla pedofilia così come oggi noi le intendiamo, perché gli
ateniesi di allora rivolgevano le loro attenzioni solo a ragazzi puberi e
consenzienti. Il sesso con i fanciulli (pedofilia), ossia con soggetti
prepuberi, era punito con condanne severe, fino alla pena di morte
4
.
Nell’antica Roma pederastia e omosessualità erano diffuse, senza però
quella giustificazione pedagogica e filosofica tipica dei greci.
3
Di Tondo – Guadagni, La storia antica oggi, Loescher Editore, Torino, 1993, pp. 221-222.
4
Di Tondo – Guadagni, La storia antica oggi, Loescher Editore, Torino, 1993, pp. 223-229.
7
La pedofilia era ufficialmente condannata; che tutta quanta la
questione, nonostante le norme vigenti, presentasse delle
contraddizioni e avesse sempre creato qualche problema sotto il
profilo morale e psicologico anche in epoca precristiana, lo dimostra il
fatto che Platone auspicava che gli abusi nei riguardi dei giovani
fossero proibiti dalla legge.
Nel corso del Medioevo e nei secoli successivi vi fu sempre una
diffusa promiscuità tra adulti e bambini, anche per la condivisione
degli spazi sia di giorno sia di notte
5
.
Quasi nessuno dormiva da solo e tanto meno i bambini che
rimanevano spesso nel letto o nella stanza dei genitori, o in quella di
altri parenti o servitori, anche quando erano ormai grandi. Ne
consegue che essi potevano non soltanto assistere o intuire le effusioni
sessuali degli adulti, ma anche essere facilmente oggetto di attenzioni
e molestie da parte di qualche membro della famiglia (famiglie
allargate di cui facevano parte anche zii e cugini, servitori e nonni) o
di qualcuno che fosse ospite della casa per periodi più o meno lunghi
6
.
5
Ariès P., Padri e figli nell’Europa medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari, 1994
6
Giallongo A., Il bambino medievale, Dedalo, Bari, 1999
8
Tale usanza rimase fino all’inizio del Seicento e oltre, non solo nel
popolo, ma anche tra i membri della nobiltà.
Un certo disagio doveva esistere se nella seconda metà del Seicento si
incominciò a guardare con riprovazione a questo tipo di abitudini e,
proprio alla corte di Francia, nacque una letteratura pedagogica ad uso
dei genitori e degli educatori, che aveva lo scopo di salvaguardare
l’innocenza infantile.
Si raccomandava di non far dormire più bambini nello stesso letto, di
evitare di coccolarli, di sorvegliare le loro letture, di non lasciarli soli
con i domestici.
S'incominciava a temere che certi giochi, certe licenze, certi linguaggi,
potessero travalicare i confini del gioco e lasciare tracce nella psiche
infantile ancora in formazione
7
.
Mano a mano che una fetta sempre più ampia della società migliorava
le proprie condizioni di vita, tra il Settecento e l’Ottocento emerse una
nuova attenzione nei confronti dell’infanzia e con essa anche una
diversa immagine, più consona ai ritmi della crescita fisica e psichica
8
.
7
DeMause L., The History of childhood, Condor Book, London, 1974
8
Erikson E., Infanzia e società, Armando, Roma (ed. or. 1963), 1989
9
Cominciò a diffondersi l’idea che la sensibilità di un bambino fosse
diversa da quella di un adulto, che ci fossero dei tempi dello sviluppo
da rispettare, che l’infanzia dovesse essere protetta, che i lavori
pesanti in tenera età e in ambienti promiscui potessero danneggiare il
fisico e la psiche, che i maltrattamenti non avevano soltanto l’effetto
di disciplinare i bambini, ma potevano anche rovinarne il carattere,
farli crescere o troppo paurosi o troppo aggressivi, con dei problemi di
relazione le cui conseguenze si sarebbero fatte sentire anche nelle età
successive
9
.
Si stava gradualmente diffondendo un nuovo atteggiamento
nei confronti della sessualità dei bambini e degli adolescenti.
9
Cunningham H., Storia dell’infanzia XVI-XX sec., Il Mulino, Bologna, 1997
10
1.2 La sessualità infantile
Va a Sigmund Freud il merito di essersi occupato in modo sistematico
della sessualità infantile. Lo studioso della psiche ha indicato una
rigida strutturazione in stadi, secondo cui il piacere erotico è dapprima
centrato nella zona della bocca (fase orale, zero-diciotto mesi), poi
nella zona dell’ano (fase anale, diciotto mesi-tre anni), quindi in
quella dei genitali (fase fallica, quattro-sei anni), per poi “congelarsi”
nel periodo di latenza (sei-dodici anni) e ricomparire nella fase
genitale (adolescenza). Molti non condividono tale suddivisione, ma è
innegabile che i bambini possono provare delle forme di piacere fisico
fin dalle prime fasi della vita
10
.
Per la psicoanalisi, esiste una forte analogia tra le pulsioni degli adulti
e quelle dei bambini e già nei primi anni di vita sarebbero operanti
quelle stesse pulsioni che producono i desideri sessuali dell’adulto. In
realtà la sessualità infantile è diversa e incompleta rispetto a quella
adulta. Anche ai bambini piace essere accarezzati, baciati, ma queste
manifestazioni non hanno ancora quella carica erotica che potranno
avere in seguito.
10
Riferimenti bibliografici:
Freud S., Tre saggi sulla teoria sessuale, vol.IV delle Opere di Freud, Bollati Boringhieri,
Torino (prima ed. 1905), 1970;
Giberti – Rossi, Manuale di psichiatria, Piccin Nuova Libreria, Padova, 1996
11
Gli ormoni hanno un ruolo importante nel desiderio sessuale e la
quantità di ormoni presenti nel corpo di un bambino è decisamente
inferiore a quella presente nel corpo di un ragazzo o di un adulto. In
più, l’esperienza ha la sua importanza. I bambini non possiedono
ancora le memorie e le aspettative di una mente adulta, essi vanno
scoprendo casualmente il piacere che il loro corpo può dare. Il tutto
secondo una gradualità scandita dallo sviluppo
11
.
Accade che i bambini che sono stati iniziati dagli adulti al sesso in
modo non traumatico (senza cioè aver provato paura o dolore)
assumano a loro volta degli atteggiamenti e delle movenze seduttive e
diano così l’impressione, a chi li osserva, di una carica erotica e di un
desiderio simile a quello di un adulto. Essi possono comportarsi in
quel modo per attirare l’attenzione dei grandi e per ripetere
un’esperienza che ha procurato loro piacere fisico. Ma possono anche
farlo perché hanno imparato un nuovo tipo di gioco e ora usano il loro
potere sugli altri. Alcuni possono utilizzare degli atteggiamenti
semplicemente perché imitano scene che hanno visto nella realtà
oppure in televisione e, negli ultimi tempi, su Internet.
11
Ajuriaguerra J., Manuale di psichiatria del bambino, Masson, Milano, 1979
12
Questo è un punto cruciale: se non si considera che nell’infanzia
l’imitazione è una delle forme di apprendimento più potenti, si rischia
di scambiare l’effetto per la causa e si può anche arrivare a pensare,
come sostengono alcuni, che le vere vittime siano i pedofili, sedotti
dai bambini
12
. Di questa spinta ad imitare esiste anche una spiegazione
fisiologica nei cosiddetti “neuroni specchio”, che si trovano nella
corteccia cerebrale e che entrano in funzione quando osserviamo
qualcuno che si muove sia in carne e ossa, sia in una rappresentazione
simbolica al computer o su altro schermo; questi neuroni preparano i
neuroni della corteccia motoria, che controllano i nostri muscoli, a
compiere un’azione simile a quella che stiamo guardando. Nei
bambini la spinta a imitare è più forte di quanto non sia negli adulti,
perché le strutture cerebrali che hanno un ruolo preminente sono
quelle che regolano la motricità e le azioni concrete, più coinvolte
negli interessi infantili
13
.
Le radici della sessualità sono già presenti nella vita uterina, quando
incominciano ad emergere le differenze tra i due sessi.
12
Olivero Ferraris – Graziosi, Pedofilia, Editori Laterza, Roma-Bari
13
AA.VV., Enciclopedia Medica, vol X, Fabbri Editori, Milano, 2000
13
All’inizio il cervello dei feti di sesso maschile e di sesso femminile si
rassomiglia: a causa di una specie di “risparmio” della natura, il
programma genetico fa sì che venga programmato per entrambi i sessi
un cervello di tipo “femminile”, dotato cioè di nuclei nervosi che
serviranno in futuro a regolare i cicli mensili, e di profonde differenze
tra i due emisferi cerebrali (quello di destra più empatico e percettivo,
quello di sinistra più razionale). Anche i maschi avrebbero un cervello
femminile se ad un certo punto, nel corso degli ultimi mesi dello
sviluppo fetale, i testicoli del feto non incominciassero a secernere gli
ormoni maschili, ossia gli androgeni. Questi ultimi agiscono sul
cervello, durante la gravidanza, e ne bloccano le caratteristiche
femminili
14
.
Indipendentemente dal sesso, nel feto incomincia a svilupparsi un
mondo di sensazioni e di esperienze, che col tempo saranno essenziali
per dar vita al piacere sessuale. Le esperienze del piacere e del
dispiacere sono il nucleo intorno al quale si costruisce la nostra
personalità.
14
AA.VV., Enciclopedia Medica, Fabbri Editori, Milano, 2000
14
Fin dagli ultimi mesi di gravidanza il feto è in grado di percepire
alcune sensazioni e di reagire a degli stimoli tattili; cosicché alla
nascita ha una capacità embrionale di differenziare le situazioni
piacevoli da quelle spiacevoli. Piacevole è, per esempio, l’esperienza
dell’allattamento, non soltanto perché soddisfa la fame, ma perché
provoca un piacere fisico, o, come preferiscono dire gli psicoanalisti,
di natura sessuale
15
.
Tra zero e tre anni l’erezione spontanea del pene o la tensione del
clitoride possono produrre delle sensazioni fugaci. Sono sensazioni
che si confondono con altre stimolazioni prodotte in altre parti del
corpo, per esempio, dal solletico. Questo è anche il motivo per cui in
questa età si preferisce parlare di sensualità piuttosto che di sessualità:
le sensazioni erotiche sono ad uno stato embrionale e sporadico in
quanto non sono ancora state risvegliate da quel flusso ormonale che è
essenziale per innescare le fasi mature della libido (ossia del desiderio
sessuale)
16
.
15
Ferraris A. – Oliverio A., La persona, la sessualità, l’amore, Loescher, Torino, 1994
16
Giberti – Rossi, Manuale di psichiatria, Piccin Nuova Libreria, Padova, 1996
15
Tra i quattro e i sei anni insorgono le prime fantasie a sfondo sessuale,
con la scoperta degli organi sessuali e delle differenze anatomiche tra i
sessi. Ed è anche a questa età che incomincia ad emergere il “senso
del pudore”, che secondo alcuni è legato a sensazioni che il bambino
prova, secondo altri, dipende soprattutto dal tipo di ambiente e di
cultura in cui il bambino vive e cresce
17
.
Sapere che esiste una sessualità infantile, seppure diversa da quella
adulta e adolescenziale, serve per capire come certe manipolazioni del
corpo del bambino possano suscitare delle sensazioni erotiche.
Serve soprattutto per capire come i pedofili possano procurare del
piacere fisico ai bambini, i quali possono a loro volta accettare e
addirittura ricercare la compagnia degli “amanti dei bambini”, se
questi però non hanno compiuto atti violenti e non li hanno
spaventati
18
.
17
Money J. – Musaph E., Sessuologia, Borla, Roma, 1978
18
Mussen P.H. – Conger J.J. – Kagan J., Lo sviluppo del bambino e la personalità, Zanichelli,
Bologna, 1994