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Dunque, la televisione è un mezzo educativo oppure una minaccia per una
maturazione equilibrata? Forse due facce della stessa medaglia che
lasciano il campo aperto a differenti prese di posizione.
Nel secondo capitolo si analizzano i vari aspetti che compongono il
binomio televisione–minore, partendo dalle modalità di fruizione, dal
rapporto tra programmi violenti e bambini aggressivi fino ad analizzare le
diverse opinioni di studiosi illustri quali Francois Mariet, Karl Popper e
Umberto Eco che espongono le loro teorie a favore o contro il grande
piccolo schermo.
Nella terza parte si affrontano le due concezioni, americana ed europea
per risolvere il problema di tenere sotto stretto controllo la tv: il v-chip e le
autoregolamentazioni si affrontano in una sfida diretta e chi ne esce
indiscussa vincitrice è l’Europa. Quindi ci si concentra sull’analisi delle
disposizioni europee che danno indicazioni e orientamenti generici (non
vincolanti) in materia radiotelevisiva ai vari stati membri.
Infine lo studio si delinea sempre più mostrando le leggi e i codici posti a
tutela dell’infanzia in Italia ed in Francia. Per entrambi i paesi viene
utilizzata la stessa griglia di analisi: prima si prendono in considerazione
10
le disposizioni giuridiche, in un secondo tempo sono affrontati i codici di
autodisciplina e per ultimi i testi interni redatti dalle singole emittenti.
Il lavoro viene concluso dall’esemplificazione di due casi pratici, ossia
dall’esame approfondito di ciò che viene fatto realmente dalle reti per
proteggere i minori. La scelta (assolutamente non casuale) è caduta su
Mediaset per l’Italia e TF1 per la Francia. Si tratta di verificare se
effettivamente le emittenti rispettano i regolamenti, se hanno iniziative per
salvaguardare i bambini e promuovere la cosiddetta media education.
Sarebbe stato scontato scegliere due reti pubbliche in quanto essendo tali
hanno quasi un obbligo istituzionale verso i bambini, il loro ruolo
pedagogico è forzato dalla loro stessa natura, è sembrato invece più
interessante studiare dei canali privati. Essendo infatti reti commerciali il
loro interessamento ai minori e più libero e privo da ogni
condizionamento.
Tutto il lavoro di ricerca è stato lungo e difficoltoso, per quanto esistano
numerosi studi che affrontano il tema della difesa dei minori in tv,
purtroppo sono spesso incompleti ed imprecisi visto che il panorama
legislativo è assai confuso ed intricato. Soprattutto in Italia, in cui leggi e
codici si sovrappongono e le modifiche, le rettifiche, lasciano spesso il
11
ricercatore colmo di dubbi se la tal norma sia ancora in vigore, se
quell’autorità è ancora vigente, se quella variazione è mai diventata
operativa. È risultato dunque estremamente difficile essere esaurienti e
chiari allo stesso tempo. Il costante sforzo teso verso la completezza mi ha
spinto ad attingere a varie fonti: oltre alle classiche ricerche bibliografiche
ho raccolto molto materiale dai siti internet ed è anche stato necessario
richiedere l’ausilio delle emittenti stesse. Senza la pronta disponibilità e
l’efficiente collaborazione di Mediaset la mia documentazione sarebbe
stata più ardua e lenta. Mediaset non solo mi ha aiutato nella compilazione
del quinto capitolo che si occupa espressamente della condotta di Canale5,
Italia1 e Retequattro verso l’infanzia, ma ha messo a mia completa
disposizione il loro centro analisi, studi e ricerche dotato di
un’attrezzatissima biblioteca dove ho trovato parecchi testi che ho avuto
modo di consultare con grandi risultati per il lavoro di ricerca. Il personale
stesso si è dimostrato sollecito e pronto a soddisfare qualsiasi mia
richiesta, ricordo in particolare due colloqui interessanti e proficui con il
Sig. Stelvio Manzocchi, Responsabile Marketing delle Campagne Sociali
Mediaset e la Sig.ra Maria Eleonora Lucchin della Direzione
Documentazione & Analisi Istituzionale.
12
Lo stesso doveroso ringraziamento è da rivolgere a TF1 senza la cui
cooperazione sarebbe stato per me impossibile compilare la parte relativa
all’emittente. Infatti non esiste alcuno scritto che documenti l’impegno di
TF1 verso l’infanzia, l’unica via percorribile è parlare direttamente con la
persona preposta all’incarico all’interno della rete. La gentilezza di M.
Edouard Boccon-Gibod, Direttore Aggiunto alla Direzione Generale,
responsabile dell’applicazione della segnaletica e referente al CSA, è stata
indescrivibile. Nonostante i numerosi impegni legati all’alta responsabilità
dei compiti affidatigli, M. Boccon-Gibod ha trovato il tempo di rilasciarmi
un’ampia intervista in cui mi ha illustrato tutti gli incarichi realizzati da
TF1 nell’ambito della protezione dei minori.
Tutti i miei sforzi sono volti a cercare di fare un pò di chiarezza sulla
situazione televisione/bambini, per verificare in ultima analisi se esistono
mezzi sufficienti per garantire il benessere dei minori ed il loro rispetto,
misure che salvaguardino da trasmissioni dannose e nocive per il loro
fragile equilibrio. Il problema si dimostra più complicato del previsto dato
che gli strumenti esistono sia in Italia che in Francia ma questo non
cambia la realtà dei palinsesti. Viene da chiedersi, perché dunque
continuiamo a vedere programmi pericolosi e privi di un qualsiasi intento
costruttivo e pedagogico? Perché non si fa nulla oggi per insegnare
13
realmente ai bambini ad essere domani telespettatori adulti consapevoli?
Perché tante parole e così pochi fatti?
Non sarò certo io a dare la soluzione ad una questione tanto complessa,
ma sollevare qualche interrogativo e risvegliare qualche coscienza
assopita, quello sì!
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I CAPITOLO
L’IMPEGNO MONDIALE VERSO L’INFANZIA
Sin dal lontano 1924 ci si è interessati ai problemi legati al bambino, alla
sua condizione di vulnerabilità rispetto agli adulti e dunque alla necessità
di tutelarlo nel suo sviluppo psichico e fisico. Organismi internazionali
quali l’ONU si sono sempre occupati dei fanciulli, coscienti
dell’importanza di un impegno a livello mondiale e della possibilità di
raggiungere meglio e più in fretta scopi importanti grazie alla
collaborazione di tanti paesi. La comunità internazionale ha cominciato
allora a definire i doveri che la società degli adulti ha nei confronti dei
bambini. Sono nate così numerose dichiarazioni e trattati internazionali
contenenti diverse disposizioni concernenti i bambini e la loro protezione.
Tuttavia l’interessamento ai bimbi è cambiato notevolmente, infatti
all’inizio e questo lo si riscontra dai primi documenti posti a loro tutela, si
trattava di garantire soltanto delle condizioni fisiche adeguate alla loro
15
crescita, si parlava dunque di dare nutrimento, cure mediche, protezione
dallo sfruttamento e così via. Si deve aspettare la seconda metà del
ventesimo secolo per trovare finalmente atti in cui non solo ci si
preoccupa delle condizioni fisiche di sviluppo, per altro importanti, ma
dove ci si occupa anche e soprattutto della maturazione psichica e morale
del minore. Essendo infatti in crescita e vulnerabile, necessita di essere
tutelato da possibili influenze negative e devono inoltre essergli forniti
tutti gli strumenti indispensabili all’acquisizione del senso critico e
dell’autonomia di pensiero. Si tratta di un importante passo avanti nella
concezione dello stato di bambino, che non è più un soggetto passivo nelle
mani dei genitori e degli insegnanti ma una persona con tanto di diritti,
che nessuno gli può negare. Vanno seguiti e protetti più degli altri
individui del genere umano perché più deboli e senza difese.
1.1 LA DICHIARAZIONE DI GINEVRA
Il movimento per i diritti dell’infanzia deve i suoi primi successi
all’impegno di Eglantyne Jebb, cittadina inglese e fondatrice del Save the
16
Children Fund1. Englantyne ha stilato una carta dei diritti dell’infanzia e
l’ha recapitata alla Società delle Nazioni Unite2. La dichiarazione è stata
adottata il 24 marzo 1924 a Ginevra. Essa enumera i diritti fondamentali
del bambino a tutela del suo benessere ma senza alcun valore
giuridicamente vincolante. Il documento conta soltanto 5 punti in cui si
pone l’accento sulla cura del fanciullo nelle sue condizioni di crescita
fisica.
1.2 LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL BAMBINO
Il 20 novembre 1959 i paesi membri delle Nazioni Unite riaffermando la
loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo e riconoscendo al bambino la
necessità di una particolare protezione a causa della sua immaturità fisica
ed intellettuale, proclamano la suddetta dichiarazione affinché il bimbo
abbia un’infanzia felice e possa godere di tutti i diritti che vi sono
enunciati. Questo documento, composto da dieci punti, contiene
l’enunciazione di alcuni diritti fondamentali come il diritto all’istruzione
1
http://www.horizons.org “Storia – Sai quali sono i tuoi diritti?”.
2
La Società delle Nazioni Unite, fondata nel 1919, è stata sostituita nel 1945 dall’Organizzazione delle
Nazioni Unite (ONU).
17
gratuita elementare, al nome e alla cittadinanza. Anche se più articolato, il
testo rimane ancora molto ristretto negli intenti rispetto alla dichiarazione
successiva e alle iniziative che hanno fatto seguito.
Ricordiamo i Patti dell’ONU del 1966, sono i primi trattati globali a
livello universale per la protezione dei diritti dell’uomo che comprendono
anche disposizioni specifiche sull’infanzia: il divieto di discriminazione, il
diritto alla protezione tramite la famiglia, la società, lo Stato, il diritto a un
nome e alla cittadinanza e la protezione del bambino in caso di risoluzione
del matrimonio. Sempre nell’ottica di sensibilizzare la comunità
internazionale sui bisogni dell’infanzia si è deciso di proclamare il 1979
anno internazionale del bambino. Il fanciullo comincia finalmente ad
essere considerato cittadino e soggetto con diritti e con determinate
caratteristiche diverse dagli adulti e quindi con esigenze proprie dovute
alla sua condizione particolare di crescita e di sviluppo.
18
1.3 LA CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI
DELL’INFANZIA
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva a New York in data
20 novembre 1989 la Dichiarazione Internazionale sui Diritti
dell’Infanzia3. Con questo documento si mira a raccogliere in un unico
corpo le varie disposizioni sui diritti dell’infanzia e a vincolare gli stati ad
un impegno attivo a favore dei piccoli. Questo testo è il risultato di oltre
10 anni di studi e ricerche che hanno portato a riconoscere ai bambini dei
diritti civili, politici, sociali, culturali ed economici. L’ONU approvando
questa legge internazionale ha dato all’UNICEF4 il compito di garantire e
promuovere la reale applicazione negli stati che l’hanno ratificata. Infatti
il paese che la approva è obbligato per legge ad attuare tutti i
provvedimenti necessari per adempiere agli obblighi nei confronti
dell’infanzia. A tale proposito è stato istituito un Comitato sui Diritti
dell’Infanzia per verificare l’applicazione della convenzione. I governi
sono vincolati a presentare un rapporto al comitato entro due anni dalla
ratifica e poi ogni cinque anni, specificando tutte le iniziative prese per
3
http://www.unicef.it “I diritti dei bambini nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia”.
4
Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, è un’agenzia delle Nazioni Unite fondata nel 1946 per aiutare
i bambini.
19
adeguare le leggi nazionali alla convenzione. Le suddette relazioni sono
lette ed esaminate dal comitato insediato a Ginevra, composto da dieci
esperti internazionali. Il collegio cerca con tutti i mezzi a sua disposizione
di trovare delle soluzioni e di aiutare gli stati aderenti alla Convenzione a
migliorare le condizioni di vita dei bambini.
È il trattato internazionale più approvato nel mondo: è stato firmato da
tutti i paesi tranne le Isole di Cook, l’Oman, la Somalia e gli Emirati
Arabi. Inoltre altri due stati lo hanno firmato ma non ratificato e sono la
Svizzera e gli Stati Uniti d’America5. Tale dichiarazione semplice eppure
articolata si compone di 54 articoli che raccolgono i diritti dell’infanzia
classificati in cinque categorie:
• I diritti di base: aver diritto alla vita, avere un nome, una
nazionalità, essere educato dai propri genitori.
• I diritti che garantiscono lo sviluppo: poter andare a scuola,
imparare una professione, avere degli svaghi, ricevere delle cure,
vivere in buone condizioni e in sicurezza.
5
http://www.adozioneminori.it
20
• I diritti alla protezione contro lo sfruttamento e gli abusi: essere
protetti dal lavoro minorile, dallo sfruttamento sessuale, dai
maltrattamenti in famiglia, dalla droga, dalla tortura, dalla pena di
morte e dalla separazione ingiustificata dalla famiglia.
• I diritti alla protezione sociale per i bambini che si trovano in una
situazione particolare: bambini handicappati, vittime di sevizie, di
violenza, di negligenza, di tortura e di conflitti armati.
• Il diritto alle “libertà fondamentali”: avere la libertà
d’informazione, di pensiero, d’associazione, di religione, di dare la
propria opinione, di partecipare alla vita culturale ed artistica.
In quest’ultima sezione troviamo l’articolo 176 che specifica chiaramente
il ruolo che devono avere i mass-media nella vita dei bambini:
a) Incoraggiare i mass-media a diffondere un’informazione e
programmi che presentino un’utilità sociale e culturale per il
fanciullo e che risultino conformi allo spirito dell’articolo 29;
b) Incoraggiare la cooperazione internazionale allo scopo di
promuovere la produzione, lo scambio e la diffusione di
6
Cit. articolo 17, Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, New York, 20 novembre 1989.
21
un’informazione e di programmi di questa natura provenienti da
diverse fonti culturali, nazionali ed internazionali;
c) Incoraggiare la produzione e la diffusione di libri per ragazzi;
d) Incoraggiare i mass-media a prestare particolare attenzione ai
bisogni linguistici dei bambini autoctoni o appartenenti a
minoranze;
e) Promuovere l’elaborazione di appropriati principi direttivi destinati
a tutelare il fanciullo contro l’informazione ed i programmi che
nuocciano al suo benessere, tenuto conto delle disposizioni degli
articoli 13 e 18.
Per la prima volta in un documento internazionale si riconosce ai mass-
media un immenso potere, soprattutto sui bambini così vulnerabili e si
sente la necessità di fissare delle regole universali precise perché tali
mezzi promuovano il benessere sociale, spirituale e morale degli
adolescenti.
Ricordiamoci infine che questa Carta dei diritti rappresenta soprattutto
uno statuto di doveri per tutti coloro che sono responsabili della tutela dei
bambini, è dunque a loro che questo testo si rivolge.
22
1.4 LA RESPONSABILITA’ INTERNAZIONALE VERSO I
BAMBINI E LA TELEVISIONE
Col passare del tempo ci si è resi conto di due cose estremamente
considerevoli, ossia: l’importanza della collaborazione tra paesi per poter
raggiungere nuovi traguardi nell’ambito della protezione dell’infanzia; il
posto sempre più rilevante che occupano i mass-media nella vita dei
bambini e quindi la necessità di vederli tutelati da strumenti di
comunicazione vecchi e nuovi che così come possono arricchire un
giovane con conoscenze ed informazioni, possono anche turbare o
addirittura compromettere il processo di crescita. È per questi motivi che
negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative che hanno coinvolto
diversi stati per discutere del rapporto tra i bambini e i mezzi di
comunicazione e come poter migliorare l’attuale situazione a beneficio
delle generazioni future.