A partire da Oreste Ranelletti, padre del Diritto Finanziario e fondatore della corretta metodologia
per l’analisi del fenomeno finanziario, quella della concezione sostanziale, poi perfezionatasi nel
tempo, è pressoché unanimemente riconosciuto, anche dai successivi teorici di tale disciplina
giuridica, che nello studio del fenomeno finanziario ci si avvalga dell’ausilio di altre Scienze, di
carattere economico e politico (per Ranelletti andavano considerate basi e presupposto per lo studio
di quelle giuridiche)
1
. Ebbene se l’oggetto del presente elaborato è il fenomeno finanziario
costituito dal Mezzogiorno d’Italia nel suo complesso, nelle sue ampie problematiche di sviluppo e
per come a tale fenomeno possa quindi opportunamente rapportarsi la normativa finanziaria, allora
il discorso non può non iniziare da un’analisi della situazione che il Mezzogiorno presenta, nel suo
contesto complessivo, come delineatosi in un arco di tempo almeno ventennale, dagli anni Novanta
ad oggi, desumibile dalla documentazione ufficiale reperibile sui siti internet istituzionali, ed in
particolare da quella del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica (DPS) presso il
Ministero dello Sviluppo Economico (MISE). Le scienze , dunque, che fungeranno da presupposto
o ausilio sono prevalentemente quelle economiche e statistiche. Più precisamente la principale
documentazione presa in considerazione, in ordine cronologico di pubblicazione, è la seguente:
-Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica Un contributo al disegno programmatico-
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica Dipartimento delle
Politiche di Sviluppo e Coesione- Anno 1999;
-Mezzogiorno: tendenze Aggiornamento Autunno 2000- Ministero del Tesoro, del Bilancio e
della Programmazione Economica Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione;
-Documento Strategico Mezzogiorno Linee per un nuovo programma Mezzogiorno 2007-2013-
Dicembre 2005;
-Rapporto Annuale 2008 del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica sugli
interventi nelle aree sottoutilizzate- Ministero dello Sviluppo Economico.
A tale documentazione inoltre si farà riferimento, non solo nel corso di questa parte iniziale ma
anche nel resto della trattazione. Tale documentazione, infine, va tenuto presente, quando non si
sofferma specificamente sul Mezzogiorno, offre uno studio prospettico che considera il
Mezzogiorno nel contesto europeo e nazionale, il che permette di evitare la parzialità dell’indagine
ed offre una più corretta visione d’insieme.
1
Amatucci, L’ordinamento giuridico della finanza pubblica, Napoli, 2007, pag. 27.
3
1. Resoconto della documentazione ufficiale di riferimento.
Lo sguardo retrospettivo sugli anni ’90 proposto sul Mezzogiorno dal contributo
programmatico dipartimentale evidenzia, innanzitutto, che << alla fine degli anni ’90 la
situazione economica e sociale del Mezzogiorno conserva aspetti di forte debolezza >>
2
, pur
apparendo in movimento e trasformazione << come mai lo è stata negli ultimi trenta anni.
Tuttavia, le tendenze spontanee della società e dell’economia non sembrano in grado, da
sole, di portare a compimento questa trasformazione; anzi, la trasformazione potrebbe
arrestarsi o addirittura invertirsi >>. Più in particolare si fa presente che il Mezzogiorno,
rispetto alle regioni arretrate d’Europa che negli ultimi venti anni hanno compiuto progressi,
anche molto ampi, nell’ambito degli obiettivi di convergenza regionale, sviluppando reddito,
occupazione e competitività, non si colloca tra le suddette regioni ma bensì tra quelle più
arretrate d’Europa i cui progressi compiuti sono assai limitati: << il tasso di crescita
dell’economia è stato contenuto; la dipendenza del reddito dell’area dai trasferimenti esterni
è rimasta alta; la disoccupazione è fortemente cresciuta ed è assai elevata >>. Tuttavia si
evidenziano alcuni mutamenti significativi a partire dal ’92-’93 in campo economico e
politico economico: << alcuni indicatori economici aggregati sono peggiorati. Ma altri
indicatori – di natalità imprenditoriale, di esportazione, di turismo, di contrasto della
criminalità – hanno mostrato segnali sorprendenti >>. Per cui il Mezzogiorno veniva
considerato, in tale analisi dipartimentale, << di fronte a una biforcazione: da una parte
l’opportunità di un balzo decisivo nello sviluppo, con una forte accelerazione della crescita;
dall’altra il rischio dell’impoverimento >> e che al fine di intraprendere l’uno o l’altro
percorso fosse decisiva una nuova politica economica nazionale che mirasse ad
<< accrescere la concorrenza in tutti i mercati >> ed intervenisse nel contesto economico e
sociale dell’area, elevandone permanentemente la qualità, affinché, rispettivamente, con la
concorrenzialità si assecondi la libertà di movimento delle risorse mobili (<< risparmi,
capacità imprenditoriale, lavoro specializzato >>) nell’Unione e se ne favorisca l’attrazione
nel Mezzogiorno, e con gli interventi di contesto, mediante investimenti pubblici in
infrastrutture, sicurezza, servizi, ambiente, si valorizzino le risorse immobili del
Mezzogiorno (<< risorse naturali, culturali e umane >>) e quindi si creino e moltiplichino
<< occasioni di buon investimento >>.
Sul piano più economico e statistico, lo studio dipartimentale del 1999 si sofferma, poi, sul
mercato del lavoro per evidenziare, dai relativi dati, la presenza di tre contestuali fenomeni
ritenuti indicativi della fallimentare debolezza dell’economia meridionale e della sua forte
diversità rispetto alle regioni europee più avanzate, che nel loro insieme sono considerate
<< forme di sottoutilizzazione delle capacità di lavoro >>
3
. Esse sono: il basso tasso di
attività, cioè la quota di persone in età lavorativa (15-64 anni), occupata o in cerca di
occupazione, con ribassi particolarmente forti per i giovani e le donne meridionali rispetto
alla media europea ed a quella, anch’essa comunque bassa, italiana; poi l’elevato tasso di
disoccupazione, all’interno della popolazione attiva, pari nel Mezzogiorno a circa il doppio
della media europea; ed infine l’ampia e cronica diffusione nel Meridione d’Italia del lavoro
sommerso, stimato dall’ISTAT in << circa 1/3 del volume complessivo di lavoro nella
produzione di beni e servizi destinabili alla vendita >>, fenomeno particolarmente presente
nel settore dell’edilizia. Quindi si evidenziano, ancora, peggioramenti nella situazione
2
Ministero del Tesoro,del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 1, Mezzogiorno: La biforcazione.
3
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 2, Occupazione, produttività e mercato del
lavoro.
4
occupazionale, con forti cali nel corso del periodo 1993-97 dovuti alla << ristrutturazione e
il risanamento di molte grandi imprese >>, a seguito dei processi di privatizzazione, ed una
assimilazione della struttura dell’occupazione nel Mezzogiorno, a partire dal 1998, a quella
media italiana ed europea, ma ovviamente su tassi di occupazione più bassi. Fattori negativi
incidenti sul mercato del lavoro vengono individuati nei servizi di trasporto, elettrici ed
idrici, bancari, di procedure amministrative, di relazioni fiduciarie fra gli operatori << e
nelle rigidità allocative che impediscono il rapido adeguamento dell’offerta di lavoro al
mutare delle condizioni di mercato >>, nonché << nel valore aggiunto per unità standard di
lavoro >>, che in alcuni settori, come quello manifatturiero, presentava nel 1996 un valore
del 19% inferiore alla media italiana, ma a cui corrispondeva un livello di retribuzioni
inferiore solo dell’ 8,5%, e cioè in ultima analisi una minore flessibilità del livello dei salari.
In genere le rigidità e la scarsa flessibilità nel mercato del lavoro sono considerati d’ostacolo
alla diffusione del lavoro regolare.
Nel paragrafo dedicato all’analisi dei trasferimenti, della crescita e degli investimenti, si
sottolineano delle fondamentali caratteristiche, ormai storiche, dell’economia meridionale, e
cioè quella di aver beneficiato a lungo di un << flusso costante di risorse pubbliche >>
4
che
compensava << la differenza tra il reddito prodotto nell’area e il reddito disponibile per
consumi e investimenti >>, ma soprattutto ha consentito di realizzare, con capitali di
provenienza esterna << importanti infrastrutture economiche e sociali >>. Tuttavia con
l’altrettanto importante effetto negativo di far si che l’economia meridionale fosse
condizionata dalla dipendenza da risorse pubbliche, << rallentandone lo sviluppo di lungo
periodo >>, quindi incapace di intraprendere un percorso di crescita sufficientemente
autonomo. Dal 1992 in poi, questo << scenario, politico ed economico >> viene
radicalmente a modificarsi, avviandosi nel nostro paese un grosso processo di risanamento
finanziario per rispettare gli impegni presi con il Trattato di Maastricht, e consentire
l’ingresso nell’Unione monetaria, che comporta la fine, proprio nel 1992, dell’intervento
straordinario per il Mezzogiorno. Il conseguente rallentamento del flusso di risorse
pubbliche, si evidenzia nello studio, comporta << una notevole decelerazione del tasso di
crescita dell’economia meridionale >>, aumentando mediamente nel periodo 1993-96 al
tasso (PIL) del solo 0,3% annuo, rispetto ad una media nazionale dell’1,5%; inoltre,
sussistendo nel Sud d’Italia un tasso di crescita della popolazione superiore alla media
europea, ciò ha comportato una << riapertura del divario di reddito pro capite tra
Mezzogiorno e media europea >>, manifestandosi il reddito pro capite nelle regioni del
Mezzogiorno in misura sensibilmente inferiore a quello della media comunitaria, grosso
modo fino al 75% di differenza. Gli aspetti positivi dell’economia meridionale del periodo
in esame vengono individuati nella crescita della << capacità di esportazione dell’area >>
5
:
dal 1992 al 1997 raddoppia il volume totale delle esportazioni, inizialmente favorito dalla
svalutazione della lira nel Settembre 1992 che ne permette la maggiore competitività, a
dimostrazione di come possono incidere sull’andamento dello sviluppo economico gli
interventi di carattere politico e finanziario, anche quando non sono specificamente
escogitati allo scopo. La crescita delle esportazioni trasforma anche la << struttura
esportativa del Mezzogiorno >>, andando a riguardare i tradizionali beni di consumo ove si
è affermato il Made in Italy: abbigliamento, calzature, mobili, ma anche meccanica e mezzi
di trasporto. Si sono creati dei veri e propri << distretti di esportazioni >>, come quello nella
provincia di Bari, volto all’esportazione di mobili, che quasi quadruplica le esportazioni dal
1992 al 1997, e caratterizzati da << imprese a proprietà e management locale >>. Migliora
anche la quota di presenze turistiche straniere nelle regioni meridionali, in particolare << nei
4
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 3, Trasferimenti, crescita e investimenti.
5
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 4, Il Mezzogiorno esportatore.
5
distretti turistici del napoletano, della Sicilia orientale e della Sardegna >>, aree rivitalizzate
anche dalla sensibile crescita dell’attività agrituristica, del tutto assente agli inizi degli anni
’90 e che a fine decennio rappresenta << il 30% dell’offerta agrituristica italiana >>.
Ciononostante << la quota del Mezzogiorno sul totale delle presenze turistiche internazionali
nel Sud dell’Unione Europea >>, rimane ancora bassa (5,7% nel 1997). Tuttavia lo sviluppo
delle esportazioni accresce anche il flusso dei traffici negli aeroporti e porti del Sud d’Italia.
In particolare il sistema portuale italiano registra << una profonda riorganizzazione
produttiva >>, che ne comporta una sensibile crescita di competitività, e tra i porti
meridionali quello di Gioia Tauro presenta i risultati migliori, diventando nel giro di tre anni
<< il primo porto di “transhipment” >> (trasbordo di merci da una nave all’altra) del
Mediterraneo.
Per quanto riguarda le imprese e i servizi lo studio dipartimentale riporta la trasformazione
negli anni ’90 nel tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno, che vede diminuire << il peso
delle imprese a partecipazione statale >>
6
ed aumentare quello delle piccole imprese,
soprattutto esportatrici, con un aumento in particolare nel settore terziario. Trasformazione
dovuta alla crisi di molte attività economiche preesistenti, alle privatizzazioni e alle
modifiche di molti assetti proprietari. Mutamenti significativi, negli anni ’90, si hanno anche
nel settore del commercio e nei servizi: nel commercio aumenta << la grande distribuzione
organizzata >>
7
e diminuisce il commercio al dettaglio, con paralleli risvolti occupazionali
di aumento dell’occupazione dipendente e riduzione di quella indipendente. Il sistema
bancario meridionale, basato su banche prevalentemente a partecipazione pubblica fino agli
inizi degli anni ’90, tra il 1992-97, a seguito di crisi ed ingenti perdite, è interessato da un
profondo risanamento finanziario che rinnova << gli assetti proprietari e il management
delle principali banche meridionali >>; permane comunque elevato il volume delle
sofferenze che incontrano negli impieghi le banche meridionali, soprattutto quelle minori:
22,1% nel 1998 rispetto al 9,2% del sistema bancario italiano.
In ultimo, dopo aver rilevato i mutamenti economici, lo studio dipartimentale evidenzia i
mutamenti sociali e politici intervenuti nel Mezzogiorno negli anni ‘90, ed in particolare se
ne sottolineano due: la maggiore capacità di governo delle città, dovuti ai benefici apportati
dalla riforma del sistema elettorale, che ha consentito una maggiore stabilità delle
amministrazioni rispetto al passato, e quindi anche una più incisiva azione amministrativa, e
che inoltre ha favorito la crescita della partecipazione politica; la complessiva diminuzione
della criminalità, dopo l’incremento avutosi alla fine degli anni ’80, nelle principali regioni
del Mezzogiorno (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), a seguito di << un’efficace azione
di contrasto delle forze dell’ordine >>
8
. Si evidenzia ancora che, dopo la legge del ’91 sullo
scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazioni criminali, per cui nel giro di 2
anni si è arrivati a sciogliere 76 amministrazioni comunali, diminuisce anche il fenomeno,
molto diffuso negli anni ’80, della penetrazione della criminalità organizzata nelle
amministrazioni locali.
Il successivo aggiornamento dell’autunno 2000 sulle tendenze in atto nel Mezzogiorno,
muove dal presupposto che il processo di qualificazione degli investimenti pubblici, in base
agli obiettivi del programma di sviluppo 2000-2006, considera << centrale la valutazione ex
ante e in itinere dei programmi e dei progetti >>
9
, nonché la << verifica ex post degli effetti
6
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 5, Le imprese: natalità e mortalità,
privatizzazioni e investimenti diretti.
7
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 6, I servizi: segnali di novità.
8
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Il Mezzogiorno: tendenze e politica economica, 1999, par. 8, Assetti sociopolitici.
9
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Mezzogiorno: tendenze, 2000, par. 1, Premessa.
6
sul territorio degli interventi realizzati >>.
Si osserva quindi, nello studio dipartimentale aggiornato, a proposito del sistema
imprenditoriale meridionale, la conferma di una significativa e costante crescita del numero
delle imprese nei settori dell’industria e dei servizi, con un incremento dal 1993 al 2000
dell’11,7% delle imprese non agricole. In particolare mostra dinamicità il settore dei servizi,
dove l’aumento è pari al 12,4%, e più specificamente << il comparto dei servizi alle
imprese >>
10
, in continua crescita grazie anche alla << minore presenza delle imprese
pubbliche nella produzione di beni e servizi >> e quindi alla maggiore concorrenza. I servizi
richiesti dalle imprese meridionali sono soprattutto << ad alto contenuto professionale >>
per il rinnovo dei processi produttivi aziendali, per << trasferire know how progettuale,
impiantistico, finanziario, introdurre sistemi di gestione delle risorse umane più moderni e
flessibili >>, ambiti in cui va riducendosi il ritardo di domanda delle imprese meridionali
rispetto a quelle del Centro-Nord. A partire dalla seconda metà degli anni ’90 si rinnova
l’interesse delle imprese estere, in particolare con investitori statunitensi e francesi, verso il
Mezzogiorno: gli investimenti esteri vanno a riguardare soprattutto i settori dell’elettronica e
delle telecomunicazioni, << segnalando l’interesse per un capitale umano assai ricco, specie
attorno ai rilevanti centri universitari >>. Si tratta di stabilimenti che nel complesso
misurano << grandezze simili a quelle di un’area come il Triveneto, ma ancora assai
modeste per le capacità potenziali dell’area >>. Si evidenziano poi miglioramenti
nell’andamento dell’occupazione
11
, in particolare anche nel tasso di attività femminile, ma
nel 2000 il tasso di disoccupazione, attestandosi al 21%, rimane ad un livello molto elevato
rispetto alla media UE. Si nota l’aumento della grave piaga del lavoro sommerso (del 9,5%
dal 1997 al 1999), pari in totale al 26% delle unità lavorative del Mezzogiorno; cresce
inoltre la flessibilità del lavoro (part time, contratti a tempo determinato). In positivo,
invece, si evidenzia la conferma della crescita delle esportazioni, in particolare << in aree
dove operano “clusters” (gruppi) di imprese (soprattutto Abruzzo, Campania e Puglia), sia
nei settori tradizionali di consumo >>
12
che in quelli a più elevato impiego di capitale e
tecnologie. Cresce infine anche il turismo
13
, che dal 12,2% nel 1993 passa al 14,4% del
1999.
Proseguendo l’analisi della sopraelencata documentazione, la successiva, in ordine
cronologico, è il Documento Strategico Mezzogiorno (anno 2005), che rientra nell’ambito
delle << linee guida per l’elaborazione del Quadro Strategico Nazionale per la politica di
coesione 2007-2013 >>
14
, redatto dal DPS con la << partecipazione delle Regioni del
Mezzogiorno >>, ed è frutto di incontri , discussioni ed approfondimenti tecnici, fornendo
quindi << un contributo di natura tecnico-amministrativa >> affinché si abbiano gli elementi
e le proposte di definizione del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013. Quindi l’analisi si
sofferma soprattutto sulle politiche aggiuntive per il Mezzogiorno del periodo 2000-2006,
nonché sull’impostazione della programmazione per il 2007-2013, delineando dunque un
quadro d’analisi sul Meridione concernente prevalentemente l’ultimo decennio, sempre in
un contesto nazionale e comunitario, ed in prospettiva anche oltre. Si tratta di un documento
unitario che ha lo scopo di accompagnare i Documenti Strategici Regionali delle otto
Regioni del Mezzogiorno al fine di fornire indicazioni su strumenti, regole, criteri comuni,
nonché proposte, da seguire nella loro attuazione.
10
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Mezzogiorno: tendenze, 2000, par. 2, Vitalità del sistema imprenditoriale.
11
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Mezzogiorno: tendenze, 2000, par. 3, Occupazione in crescita,disoccupazione e lavoro sommerso elevati.
12
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Mezzogiorno: tendenze, 2000, par. 4, Prosegue la crescita dell’export.
13
Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, Dipartimento Politiche di Sviluppo e
Coesione, Mezzogiorno: tendenze, 2000, par. 5, Accelera la crescita del turismo.
14
Dipartimento Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, pag. 1.
7
In via preliminare, nello studio si indicano i principali risultati scaturiti dal confronto con le
Regioni, e cioè la validità dell’impostazione generale della programmazione 2000-2006, su
cui è andata ad << innestarsi in una logica di continuità per le scelte più qualificanti >>
15
la
programmazione 2007-2013, e quindi la necessità di valorizzare, nell’attuazione di
quest’ultima, le positive esperienze acquisite; la necessità perciò di migliorare gli strumenti
adottati, di estendere la partecipazione, di mobilitare le responsabilità e di promuovere il
consenso, al fine di sostenere l’ideazione e l’attuazione delle politiche di sviluppo. Dal punto
di vista tecnico si ritiene necessaria << la fissazione di target finali per alcuni obiettivi di
servizio >>; si auspica, ancora, il rafforzamento << delle capacità istituzionali e dell’azione
complessiva della Pubblica Amministrazione >>, possibile come dimostra l’esperienza della
premialità. Si rileva che << i miglioramenti conseguiti stentano a fare sistema, risultando
ancora relativamente circoscritti, con una debole capacità di contaminazione >>, e che
questo sia innanzitutto un problema culturale; che sia indispensabile << la condivisione di
regole comuni fissate ex ante, dotate di una effettiva cogenza >> per evitare << possibili
derive >>; che ci si avvalga della programmazione di settore e della progettazione integrata
per stabilire le priorità nel sviluppare la programmazione, e che perciò è necessario
distinguere inequivocabilmente << tra le responsabilità e gli obiettivi delle politiche
ordinarie e le responsabilità e gli obiettivi delle politiche di sviluppo regionale >>, si
chiariscano gli ambiti e finalità degli interventi e dei relativi finanziamenti, cioè si abbia una
necessaria << specializzazione delle politiche di sviluppo regionale >>; che si abbia, infine,
una << consapevole convergenza delle politiche ordinarie, centrali e regionali, sugli obiettivi
delle politiche di sviluppo >> mediante << una chiara esplicitazione >> degli impegni
finanziari e normativi. Sempre in via preliminare, poi, si individuano gli ambiti di
intervento, in base all’esperienza acquisita, prevalentemente nei settori delle infrastrutture e
dei servizi, mentre in altri come l’istruzione, l’inclusione sociale, si auspicano strategie e
capacità innovative nell’ambito dei percorsi già intrapresi, ed in altri ancora (ricerca e
innovazione, internazionalizzazione, logistica) si tratta di dover approfondire le strategie da
adottare.
Nel Documento Strategico Mezzogiorno, poi, particolare interesse suscita il primo capitolo
dedicato << alla situazione economica, sociale, dell’ambiente, delle infrastrutture e delle
amministrazioni del Mezzogiorno…negli ultimi dieci anni >>
16
, evidenziandosi innanzitutto
che l’area in esame non può più considerarsi << omogeneamente in ritardo di sviluppo >>, e
che a partire dagli anni ’90 si registrano, nell’economia e nella società meridionale
<< l’emergere di spinte endogene verso un deciso cambiamento e segnali di potenziale
accelerazione nel processo di sviluppo >>, tanto che in questi anni si è manifestato un
progressivo << recupero di capacità di crescita che, per la prima volta dal dopoguerra, è stata
per un periodo sostenuto di tempo superiore a quello del Centro Nord >>. Tuttavia nel
complesso, da un punto di vista collettivo, questi segnali non sono << ancora chiari e
generalizzati >>, sia nel settore pubblico che in << quello della società civile e
produttiva >>: differenze, rispetto al resto del paese, permangono soprattutto nella dotazione
delle infrastrutture e nella << disponibilità di servizi >>. Dal punto di vista economico
17
, si
rileva che se negli anni ’50 e ’60 nel Mezzogiorno crebbero significativamente gli
investimenti, mentre dagli anni ’70 in poi << il tasso di crescita annuo del Mezzogiorno non
15
Dipartimento Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, Premessa, pag. 4-
9.
16
Dipartimento Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, cap. 1, Economia,
società, ambiente, infrastrutture e amministrazioni nelle regioni del Mezzogiorno: evoluzione recente e prospettive,
pag. 10-33.
17
Dipartimento Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.1,
Economia e società, pag. 11-22.
8
si è troppo discostato da quello italiano >>
18
, invece nella prima metà degli anni ’90 si
assiste ad una rilevante fase di disinvestimento, sia nel settore pubblico che in quello
privato, e solo nella seconda metà degli anni ’90 gli investimenti torneranno a crescere.
Tutto ciò ha significato soprattutto il permanere dei divari territoriali interni, << in
considerazione del fatto che il Centro-Nord d’Italia è divenuto dal dopoguerra una delle aree
più prospere d’Europa >>, a cui quindi non si è certo allineato il Mezzogiorno. Tra il 1996 e
il 2004 invece nel Mezzogiorno si ha un tasso di crescita medio di poco superiore a quello
del Centro-Nord, ma comunque è una crescita differenziata e disomogenea, quella nel
territorio meridionale, ove alcune province si presentano molto dinamiche mentre in altre
permangono situazioni di notevole arretramento. Negli anni 2004-2005, invece, le tendenze
economiche sono al peggioramento. La situazione occupazionale e gli << squilibri strutturali
del mercato del lavoro >>
19
permangono gravi: il tasso di occupazione complessiva per la
popolazione lavorativa (15-64 anni) dal ’95 al 2004 cresce molto meno rispetto al Centro
Nord, ed in particolare nella componente femminile (30,7% rispetto al 53,5% del Centro
Nord e al 55% della media UE25); come permangono elevati i tipici indici di sottosviluppo
rappresentati dalla << incidenza dell’economia sommersa >> e dalla << quota di famiglie
sotto la soglia di povertà relativa >>. Del resto, si rileva nello studio, se anche il lavoro
irregolare << non è presente solo nel Mezzogiorno, nell’area continua a mostrare valori
molto più elevati che, per molti versi, costituiscono la manifestazione più concreta di più
complesse dinamiche economiche e sociali che segnalano il perdurare di difficoltà dell’area
nell’instaurare un rapporto fiduciario tra Stato e società. Nel 2004 l’incidenza delle unità di
lavoro non regolari nel totale è del 22,8% nel Mezzogiorno, contro il 9,8% del
Centro-Nord >>. La quota delle famiglie povere, invece, secondo le stime ISTAT del 2004,
è pari al 25% del totale, riguardando circa il 27% della popolazione meridionale, mentre nel
Centro-Nord << la quota di popolazione interessata dal fenomeno è pari al 5,7%. In generale
tutti gli indicatori che approssimano situazioni di bisogno >> (accesso ai servizi pubblici,
come la sanità, oppure altri quali la situazione abitativa, la dispersione scolastica, etc.)
<< risultano nell’area sistematicamente più elevati che nel resto del Paese >>. Le attività
criminali, poi, riprendono a crescere dopo i progressi nella lotta alla criminalità riportati
nella prima metà degli anni ’90: nel Meridione in particolare è elevata << l’incidenza di
alcune tipologie di delitti connesse a fenomeni di criminalità organizzata e collegati a
ottenere controllo sulle attività economiche attraverso meccanismi intimidatori, come ad
esempio attentati dinamitardi o incendiari (nel 2003 oltre il 90% di tali delitti denunciati…è
commesso nel Mezzogiorno; il 77% nelle sole quattro regioni a più alta presenza di
associazioni criminali: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) >>. Nel periodo tra il 1995 e il
2000 sono fortemente riprese le migrazioni interne verso il Centro-Nord e le emigrazioni
verso l’estero, che vanno a riguardare soprattutto la componente più giovane e scolarizzata
(tra i 20 e i 35 anni) della popolazione: un fenomeno, si rileva giustamente nello studio,
considerato preoccupante poiché comporta << depauperamento dell’area dal punto di vista
delle migliori energie e del capitale umano >>. Cresce inoltre la presenza di immigrazione
straniera, anche se in misura inferiore rispetto alla media del paese (dallo 0,8% del Sud e
2,3% complessivamente dell’Italia nel 2001, all’1,3% per il Sud e 3,4% dell’Italia nel 2004).
Su questi temi certamente si ritornerà nel seguito della trattazione.
Per quanto riguarda l’istruzione, o meglio i tassi d’istruzione, << i valori del Sud non si
discostano, se non di poco, da quelli nazionali >>
20
, ma << un deficit di accumulazione di
18
Dipartimento Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.1.1 I
processi di crescita, pag. 11-12.
19
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.1.2,
Mercato del lavoro e dinamiche sociali, pag. 12-15.
20
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.1.3,
Capitale umano, ricerca, innovazione e società dell’informazione, pag. 15-19.
9
capitale umano si verifica al Mezzogiorno, invece, per una inferiore qualità delle
competenze acquisite nel sistema scolastico >>, ossia nella << qualità dell’istruzione >>:
indagini OCSE dimostrano infatti che le competenze dimostrate dagli studenti del
Mezzogiorno sono sui livelli più bassi, simili a quelli dei << paesi ultimi in graduatoria >>. I
processi educativi e formativi per la popolazione adulta presentano invece dati
insoddisfacenti per tutto il paese. Del resto, rispetto alle imprese del Centro-Nord, si registra
anche una minore sensibilità delle imprese meridionali a soddisfare la domanda di personale
considerando il livello di istruzione, nonché a formare il personale. Inoltre la probabilità di
trovare occupazione per i laureati meridionali è sensibilmente inferiore rispetto al
Centro-Nord.
Il settore della Ricerca e Sviluppo nel Mezzogiorno, poi, continua lo studio, presenta
dimensioni e spese molto più modeste rispetto al Centro-Nord, ma sono anche modesti, in
termini brevettuali, i risultati nazionali rispetto a quelli medi europei. Cresce invece
rapidamente, nel Mezzogiorno come nel resto del paese, << l’uso delle tecnologie
dell’informazione >>: internet si diffonde velocemente << nelle famiglie, nelle imprese e
nelle istituzioni >>.
Per quanto riguarda il turismo e l’internazionalizzazione, alcune delle indagini svolte si
rivelano particolarmente interessanti. Innanzitutto si evidenzia che nonostante i progressi
nelle esportazioni, di cui si è già detto, la quota di queste << sul totale nazionale rimane
modesta (attorno all’11% nel 2004) >>
21
; molto poche sono poi le imprese meridionali, tra
quelle multinazionali italiane, che investono all’estero, come pure bassa è la quota di
investimenti attratta dall’estero nel Mezzogiorno. Il turismo invece, pur continuando ad
accrescere la presenza straniera (dal 22% del 1995 al 27% del 2003), rispetto alla media
italiana presenta una domanda in tal senso ancora bassa, essendo in Italia la quota di
presenze straniere pari al 40% delle presenze turistiche totali. Il turismo al Sud presenta,
invero, delle significative caratteristiche: si tratta in buona parte di turismo di massa di
carattere locale, cioè dovuto alla domanda interna alla stessa area (il 50% delle presenze
turistiche proviene dallo stesso Sud), e poco ai flussi turistici che riguardano le coste del
Centro-Nord, e questo produce << effetti spesso pesanti sul sistema paesaggistico e
ambientale, incapaci di attivare circuiti virtuosi e uno sviluppo di una moderna industria
turistica >>. A questo poi lo studio associa dei dati emblematici sulle abitazioni nel
Mezzogiorno: si stima << una elevata consistenza di abitazioni non occupate >>, metà delle
quali << destinata a vacanza >> e pari a circa 1.300.000 abitazioni nel 2003, << che
sfuggono quasi completamente alle rilevazioni ufficiali sulle presenze turistiche >> e che
moltiplicherebbero di circa 4,5 volte le presenze turistiche ufficiali. Il dato, oltre ad essere
significativo nel delineare la struttura del turismo meridionale, degli impatti che ciò di fatto
comporta nella << gestione dei servizi pubblici locali (dalla depurazione delle acque allo
smaltimento dei rifiuti >>, etc., e trattandosi, poi, anche di un turismo prevalentemente
balneare, concentrato nei mesi estivi, nei cui confronti le amministrazioni locali mostrano
spesso scarsa attenzione), è molto importante nell’offrire un fondamentale ambito di
intervento alla norma finanziaria, e perciò su queste importanti problematiche si ritornerà
successivamente. << Le dinamiche internazionali del turismo >>, invece, apportano scarsi
benefici al Mezzogiorno, a causa della << frammentarietà e (dello) spontaneismo con cui si
è sviluppata l’offerta turistica >>, dell’offerta di ospitalità qualitativamente modesta << in
rapporto ai prezzi praticati >>, della << sostanziale carenza di servizi complementari >> e
della << scarsa attenzione alla qualità del territorio >>, le cui risorse spesso sono soggette ad
abbandono o degrado anziché a tutela. L’offerta turistica del Sud comunque, si dice nello
studio, comincia a presentarsi anche più variegata, con << sistemi d’offerta più articolati >>,
ancorati a risorse storico-culturali ed attrazioni in genere diverse dalla sola offerta balneare.
21
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.1.4,
Apertura internazionale e turismo, pag. 19-21.
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Riguardo invece al sistema creditizio nel Mezzogiorno, interessato negli anni ’90 da
un’ampia fase di ristrutturazione, esso continua a presentarsi squilibrato rispetto al Centro-
Nord, con un << grado di intensità creditizia >>
22
(la quota degli impieghi bancari sul PIL)
<< ancora molto basso… (26% nel 2003 contro il 56% del Centro-Nord) >>, e significative
differenze nei tassi di interesse praticati.
Importante e significativo, e perciò meritevole di successivi approfondimenti, è quanto si
evidenzia nello studio del 2005 sulle infrastrutture e i servizi infrastrutturali
23
, spesso
considerati settori ove il Mezzogiorno presenta ritardi storici: in realtà carenze esistono su
tutto il territorio nazionale, ma esse sono più gravi al Sud, dove comunque a tal fine non si
registra una situazione omogenea. Pur essendosi fatti significativi progressi nella
pianificazione, si dice nel documento, questi non hanno prodotto ancora risultati importanti,
<< tali da modificare i differenziali con il Centro-Nord >>
24
. Nei trasporti, per esempio, il
Mezzogiorno presenta sistematici differenziali negativi con il Centro-Nord, ad eccezione
delle infrastrutture stradali e tranne che per Sicilia e Basilicata, mentre in quelle ferroviarie
la Campania presenta valori migliori del Centro-Nord, come pure in quelle portuali Calabria
e Sardegna. Significativo è invece il dato << relativo alla dotazione di infrastrutture
interportuali >> che evidenzia emblematiche lacune in tutte le regioni meridionali nei servizi
per la logistica, dove indici molto bassi testimoniano la scarsa attenzione delle
amministrazioni meridionali verso quei servizi complementari che al contrario costituiscono
parte integrante delle stesse prestazioni infrastrutturali, ed incidono sensibilmente sulla
qualità dei servizi nel complesso offerti. Particolarmente carente poi è << la dotazione di reti
idriche di adduzione >>, critica è la situazione delle infrastrutture da depurazione delle
acque reflue e urbane, con dati drammatici per Campania e Sicilia. Per gli impianti di
gestione dei rifiuti ugualmente si evidenziano notevoli ritardi: << il recupero energetico da
trattamento dei rifiuti è sostanzialmente assente. La discarica risulta essere ancora l’opzione
di smaltimento principale, anche se in progressiva riduzione (al 2004 è pari al 73% contro il
93% del 2000) >>. Più in generale, per quanto riguarda la << gestione dell’ambiente e
dell’inquinamento,…la pianificazione e gestione del territorio si è rivelata inadeguata ad
affrontare problematiche ambientali, quali ad esempio il rischio idrogeologico e i diffusi
fenomeni di criminalità ambientale (discariche illegali, abusivismo edilizio). L’approccio è
stato quello di sanare danni già prodotti piuttosto che prevenirli >>
25
. Mancano le
infrastrutture di contenimento degli << impatti ambientali dei poli industriali (depurazione,
sistemi di gestione dei rifiuti speciali) >>. In tutto il paese si rileva poi la sussistenza di un
elevato rischio idrogeologico, aggravato dall’ << inadeguatezza della gestione e del
controllo del territorio >> e dall’insufficienza della pianificazione territoriale di settore. Tale
rischio è ben presente nel Mezzogiorno ed in particolare in Campania, ma anche in
Basilicata e Calabria, e ciononostante si rilevano ritardi nella << realizzazione delle opere
strutturali >> dovuti prevalentemente a ritardi o carenze nelle pianificazioni amministrative.
Nelle emissioni di gas serra, se in Italia si è complessivamente << lontano dagli obiettivi di
riduzione assunti…in sede internazionale ed europea >> (le emissioni aumentano del 5,6%
dal 1995 al 2002), nelle regioni del Mezzogiorno non si presentano certo miglioramenti, ma
permangono invece le difficoltà, anche nel solo monitoraggio della qualità dell’aria.
Venendo invece alle istituzioni ed alla capacità amministrativa, la cui efficacia è considerata
centrale per lo sviluppo, e che per favorirla queste sono state oggetto, nel decennio in esame
22
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.1.5, Il
credito alle imprese, pag. 21-22.
23
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.2,
Infrastrutture, servizi infrastrutturali e ambiente, pag. 22-27.
24
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.2.1,
Infrastrutture e servizi, pag. 22-25.
25
Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione, Documento Strategico Mezzogiorno, 2005, par. 1.2.2,
Gestione dell’ambiente e inquinamento, pag. 25-27.
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