6dell’informazione”, cioè delle “attività economiche svolte on line”
mediante la connessione di accesso alla rete globale Internet e la
presenza stabile in essa degli operatori economici per mezzo di un
sito web.
La scelta di indirizzare questo lavoro verso l’analisi di taluni aspetti della
New Economy, è legata all’importanza del ruolo che essi rivestono nel
mercato e per il mercato.
La New Economy rappresenta il più rivoluzionario sistema di
informazione mai sperimentato all’interno della rete commerciale.
L’uso dei più recenti metodi informatici consente l’accelerazione della
creazione del valore economico attraverso la produzione e l'uso
dell'informazione, ossia attraverso la differenza tra il valore d'uso
dell'informazione prodotta ed il suo costo. Viviamo in un mondo
information - intensive, dove la capacità di generare e diffondere la
conoscenza "fa differenza".
La nozione di commercio e le sue caratteristiche peculiarità si modellano
sulla falsariga di quelle della società civile, e con esse vivono in un
continuo e progressivo divenire, arricchendosi, negli ultimi anni sempre
più frequentemente, di nuovi soggetti e contenuti.
Il commercio, come sappiamo, è un’attività volta alla
produzione,trasformazione e circolazione dei beni e questa definizione è
valida qualunque sia il grado di sviluppo economico e tecnologico di una
società, ciò che cambia invece è il mercato, rectius, i mercati.
I mercati sono molteplici e indicativamente vi sono tanti mercati quante
sono le conformazioni giuridiche dei rapporti di scambio. Internet è per
l’appunto uno di questi. Le sue caratteristiche consistono nella
impossibilità di porvi dei confini geografici e temporali, di delimitarne i
7prodotti e gli operatori, di applicarvi, almeno in apparenza, vincoli
legislativi e amministrativi.
Internet è quindi un mercato del tutto particolare, non è localizzato da
un punto di vista territoriale, non rispetta orari e non ha limitazioni
merceologiche, lo si potrebbe quindi definire come «il mercato» vista la
sua sconfinata possibilità di far scambiare beni e servizi.
Ma l’aspetto ancora più rivoluzionario riguarda le modalità con cui si
realizza questo fenomeno, modalità che ci portano a definire il
commercio elettronico e il mercato di Internet come una nuova idea di
mercato, dove i rapporti tra produttori e utilizzatori sono radicalmente
diversi e non più mediati da nessun tipo di distribuzione.
Queste modalità sono state intensamente studiate ed è ormai evidente
che una delle ragioni del successo di Internet, e della new-economy in
senso lato, consiste nei cosiddetti feedback positivi di rete, altresì definiti
esternalità di rete: l’utilizzatore infatti considera più vantaggioso essere
connesso ad una grande rete di vendita e acquisto con infinite
opportunità commerciali piuttosto che ad una piccola rete, reale o
virtuale che sia, e questo genera degli effetti positivi in relazione alla
domanda legati all’immediata e delocalizzata disponibilità dei beni
richiesti. A ciò si aggiunga il venir meno dei feedback negativi legati ai
problemi organizzativi e logistici tipici della grande distribuzione.
In ragione di queste ed altre considerazioni il commercio elettronico non
deve essere considerato una semplice modalità di vendita bensì un nuovo
modo di approccio al mercato, una nuova idea di mercato.
Tuttavia, benché l’avvento e l’evoluzione del web abbiano creato un
sistema all’interno del quale il consumatore può trovare, in ogni
momento, molteplici soluzioni idonee a soddisfare le sue esigenze più
disparate, la rete nasconde numerose problematiche concernenti vari
8aspetti quali la sicurezza delle transazioni, la privacy, la mancanza di
fisicità del bene che si acquista, problemi legati alla tassazione etc.
Questo novero di problematiche comporta, non di rado, tutta una serie
di comportamenti diffidenti del consumatore che, sebbene attratto dalla
moltitudine di soluzioni prospettate dal commercio elettronico, non
ultima i suoi acquisti preferendo come strumento di spesa i canali
tradizionali.
In questo quadro, si è ritenuto opportuno analizzare come strumento di
attuazione della New Economy il fenomeno del commercio elettronico.
Il lavoro si articola in 4 capitoli :
1. La nascita e le origini storiche della new economy.
2. La disciplina comunitaria e nazionale del commercio elettronico.
3. Vantaggi e rischi del commercio elettronico.
4. Commercio elettronico ed imposizione indiretta.
Attraverso questi capitoli verrà analizzato lo scenario attuale
dell’economia mondiale e i fenomeni che lo caratterizzano, vale a dire la
nascita della new economy e i suoi tratti distintivi, con particolare
riferimento alla definizione di commercio elettronico ed all’analisi dei
vari tipi di e-commerce.
Il secondo capitolo si occupa in via più specifica della normativa
nazionale e comunitaria in materia di commercio elettronico, con
riferimento alla direttiva comunitaria 2000/31/CE ed al D.LGS.
70/2003 di attuazione della suddetta direttiva in ambito nazionale.
Il terzo capitolo è caratterizzato dall’approfondimento delle tematiche
inerenti i vantaggi e i rischi connessi al fenomeno dell’ e-commerce con
riferimento alla tutela della privacy delle varie parti coinvolte nelle
transazioni e dei dati personali nonché della sicurezza dei pagamenti
effettuati via internet.
9Infine si analizzeranno i profili fiscali delle operazioni, in quanto la
transnazionalità, insita nella stessa struttura di Internet, impone
l’emanazione di una regola certa in ordine alla identificazione della legge
applicabile alle transazioni effettuate, con particolare riferimento al
regime IVA applicato sulle movimentazioni di merce da un Paese
all’altro e delle relative aliquote.
10
CAPITOLO I
LA NEW ECONOMY E LA GLOBALIZZAZIONE
1.1 NASCITA E RADICI STORICHE DELLA NEW ECONOMY.
Lo sconvolgimento apportato dalla new economy1 al sistema produttivo
occidentale è paragonabile, secondo molti Autori, solo ai cambiamenti
avvenuti ad inizio Novecento con la seconda rivoluzione industriale2 .
La dimensione globale della nuova economia è legata alla straordinaria
diffusione delle tecnologie informatiche e delle reti di telecomunicazione.
“La new economy può essere definita come una forma di scambio
economico che sfrutta le enormi potenzialità delle information and
communication technologies sviluppando dei peculiari meccanismi di
processo3”
Il termine new economy allude simbolicamente ad un fenomeno di
matrice statunitense, paese che, per primo e meglio degli altri, ha
intrapreso il cammino verso una nuova frontiera caratterizzata da
eccezionale sviluppo economico. La new economy, può essere definita
1 Sulla new economy si rimanda a: RAMPINI F., 2000, “New economy: una
rivoluzione in corso.”, Laterza, Bari.
2
Infatti nacque l’industria pesante caratterizzata da un’assenza di flessibilità, da una
produzione che mira a sfruttare le economie di scala ed ha come risultato finale
prodotti “pesanti”, importanti, che impiega un’ingente quantità di materie prime. Si
tratta di una produzione completamente supply-driven, in altre parole non soggetta ai
dettami della domanda di beni, ma alla capacità dell’industria di produrne una certa
quantità, lavora per fasi successive, con assoluta linearità e quindi su tempi lunghi.
3 RUSSO P., 2000, “New economy, new human kind”, Rivista il Mulino, n. 5 , Il
Mulino, Bologna.
1.1 Nascita e radici storiche della new economy. 1.2 Lo scenario di riferimento della new
economy: la globalizzazione. 1.3 I caratteri della globalizzazione. 1.4 Lo spostamento del
centro di gravità nella produzione mondiale. 1.5 Nuovo rapporto tra Stato e impresa. La
fine dello Stato – Nazione. 1.6 Le ICT ed il funzionamento dei mercati. 1.7 Il
commercio elettronico: origine storica, definizione e tipi. 1.8 Il commercio elettronico
business to business; business to consumer; intra business; administration to community.
11
quale prodotto di un nuovo mondo di comunicazione chiamato internet
e della diffusione planetaria delle tecnologie dell'informazione.
Sebbene è solo dal 1996 che è entrato nel corrente uso, il termine new
economy viene usato per indicare questa nuova realtà, i cui presupposti
vanno cercati in America, precisamente nella California degli anni ’60.
Il fenomeno ha attraversato tre fasi distinte cronologicamente.
Negli anni sessanta e settanta le aziende californiane divennero le prime
produttrici al mondo di hardware (unità funzionale del computer), vale a
dire delle componenti strutturali dei computers. Dalla produzione dei
microprocessori le aziende californiane passarono poi a produrre i
computer stessi, in concorrenza con la IBM della East Coast
statunitense.4
Nella seconda fase vennero sviluppati e commercializzati su larga scala i
softwares (programmi con istruzioni operative per elaborazioni
informatiche). Di questo settore la Microsoft di Seattle divenne ben
presto regina incontrastata. Una caratteristica della seconda fase è la
redditvità marginale crescente che accompagnava la commercializzazione
dei softwares: benchè la ricerca per sviluppare un nuovo software sia
costosa, ma una volta che il prodotto si sarà affermato sul mercato
fabbricarne copie in gran quantità potrà costare pochissimo.
La premessa della terza fase si trova già nella prima e seconda fase.
Ufficialmente si fa risalire l’idea di connettere in rete i computer al
sistema Arianet, (1969), sistema di connessione e dialogo tra due o più
computers voluto e sviluppato dal Pentagono.
Bisogna però attendere gli anni ottanta perché alcune università inizino
ad usufruire delle potenzialità di ARIANET per scambiare tra loro
informazioni scientifiche. Quanto alla possibilità di reperire nella rete
4 RUSSO P., in op cit.
12
esattamente le informazioni desiderate. Nei primi anni Novanta uno
scienziato inglese, Tim Berners-Lee, inventò il sistema WWW (World
Wide Web) che permette tuttora di muoversi all’interno Rete seguendo
precise gerarchie d’informazioni. Il primo browser (programma di
software collegato ad Internet che consente la navigazione nella Rete per
la consultazione di dati o di file) commerciale risale al 1994, la Netscape
mise gli acquirenti in grado di muoversi e “navigare” da un sito all’altro
semplicemente “cliccando” l’indirizzo Internet di ogni sito.
Aveva così inizio la terza ondata del fenomeno.
Tre sono le qualità che contraddistinguono il fenomeno:
interconnessione, velocità, immaterialità.5
Le ICT (informations and comunications technologies) permettono a
milioni di utenti, privati o aziende che siano, di trovarsi nello stesso non-
luogo al medesimo istante. Nell’economia digitale vengono ribaltati i due
parametri di spazio e tempo nel loro aspetto più profondo. La Rete ha
portato il valore dello spazio a zero: l’interconnessione permette al
lontano di divenire vicino e alla periferia di divenire centro. Il tempo si
trasforma in un oggetto in grado di espandersi o contrarsi a seconda
delle situazioni e degli usi. Paradossalmente essere più veloci, agire con la
massima rapidità in un arco temporale che si estende al massimo,
aumenta l’incidenza dei “tempi morti” sul sistema.
La velocità e la qualità sono percepite dalle imprese come fattori critici di
successo nella nuova economia, esse sono il valore aggiunto al prodotto.
Esiste però anche un altro aspetto della velocità, la necessità di innovare
continuamente, fattore questo ritenuto indispensabile per guidare la
creazione di ricchezza nel lungo termine.
Nella new economy di notevole importanza è anche l’aspetto finanziario.
5 NEW ECONOMY, 02.03.2001, supplemento de “Il Sole24Ore”.
13
In questo quadro, infatti, il nuovo volto del commercio, che sfrutta
appieno le potenzialità della rete, è il commercio elettronico (e-
commerce). Si tratta di una forma di scambio commerciale che,
avvenendo in Rete, non incontra limitazioni fisiche o geografiche di
sorta, amplificando in misura esponenziale le potenzialità di circolazione
di un bene. I beni scambiati sono stati inizialmente, soprattutto, gli
“information goods” ossia tutti quei beni che possono essere espressi in
forma digitale come, ad esempio, i film, la musica, le quotazioni
azionarie, le notizie, i softwares e le pagine web.
Mentre il commercio “business to consumer” (BtoC) incontra ancora
qualche ostacolo, soprattutto in Europa, per la sua affermazione,
all’interno degli scambi commerciali ascrivibili alla new economy, elevata
incidenza hanno, viceversa, gli scambi “business to business” (BtoB). Si
tratta di scambi che non sono orientati all’acquirente finale del prodotto,
ma che vedono protagoniste le aziende collocate a uno dei tanti livelli
intermedi della lunga catena produttiva che porta al prodotto stesso. È
un aumento non solo in termini di volume delle transazioni, ma un
modello di BtoB sostanzialmente differente rispetto al precedente. Siamo
in presenza di motore delle transazioni proprio differente. A causa del
maggior flusso d’informazione tra i venditori, le imprese incontrano
vantaggi crescenti quali una generale compressione dei costi di
transazione, un approvvigionamento più rapido ed efficiente.
Il BtoC incontra tuttora barriere alla diffusione nella velocità d’accesso,
nella diffusione dei computers, nel costo dei collegamenti. Manca inoltre
in molti Paesi una legislazione atta a tutelare la privacy e a scongiurare la
possibilità di frodi.
La risorsa critica dell’economia digitale è l’informazione. Tre elementi
guidano l’utilizzo dell’informazione:
14
- capacità di averne accesso;
- capacità di assimilarla;
- capacità di agire sulla base delle informazioni ricevute.
La categoria dell’accesso è senza dubbio una delle più efficaci per leggere
la realtà sociale della new economy.6 L’influenza che la new economy ha
avuto, in meno di un decennio, nella società non è stato meno profonda
dei cambiamenti apportati al sistema economico. La categoria
dell’accesso spiega perché se nell’epoca della “old economy”
l’aspirazione degli individui era il possesso, nell’epoca odierna essi
aspirerebbero invece alla fruizione. Obiettivo dell’acquirente verrebbe ad
essere quindi la prestazione garantita del bene e non il possesso. Poiché
nell’era di internet il governo perderà sempre più il suo ruolo di
collettore d’informazioni per i cittadini, sostituito dai mass media e dalla
rete, dovrà trasformarsi da distributore a regolatore e facilitatore dello
scambio informativo. Soltanto con una popolazione istruita, le
informazioni potranno essere sfruttate, scambiate, valorizzate in modo
da creare un bacino mondiale di vera conoscenza.7
Le capacità di assimilare e di gestire le informazioni ricevute fanno
riferimento ad un aspetto che contraddistingue la new economy. Accanto
alla maggiore importanza che le tecnologie dell’informazione hanno
assunto, le informazioni stesse necessitano di competenze specifiche per
essere sfruttate in tutto il loro potenziale. Il “capitale intellettuale”, è
sempre più una risorsa critica per le imprese al pari del capitale. Si è
creato un divario tra quei Paesi in cui i cittadini hanno ricevuto
6 CHIARABRANDO M., TASSARA G, TERRACINA S.,2000, “Parlare globale –
guida ragionata ai linguaggi dell’impresa”, Sperling & Kupfer Editori.
7 Cfr. ALDRICH e MASERA, 2002, “Il mercato digitale – strategie e modelli per
dominare la nuova economia”, Il sole 24 Ore, Milano, traduzione dal testo inglese
“Mastering the Digital Market Place”, 1999, A. T. KEARNEY.
15
un’istruzione elevata e completa che li ha messi in grado di interagire
globalmente. Storicamente le competenze tecnologiche erano detenute
soltanto da un pugno di nazioni che poi le esportavano, ma d’ora in
avanti non sarà più vero. Questo significa che le società più potenti
dell’economia digitale saranno quelle con il numero maggiore di “utenti
delle informazioni” istruiti, vale a dire quelle che hanno investito
sull’istruzione di grado superiore ed universitaria a forte connotazione
tecnologica.
1.2 LO SCENARIO DI RIFERIMENTO DELLA NEW ECONOMY:
LA GLOBALIZZAZIONE.
L’avvento di internet e l’affermarsi della new economy rappresentano le
caratteristiche salienti della società che si sta affermando e che viene
definita come la società dell’informazione, ossia una società basata
sull’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione che
riesce ad instaurare una nuova gestione dei rapporti tra le istituzioni, i
cittadini, le imprese, la politica e l’economia. Queste tecnologie hanno
ormai assunto i termini di una vera e propria rivoluzione tecnologica, che
per la sua importanza e il suo impatto può essere paragonata
all’invenzione della stampa nel XV secolo e dei mezzi di comunicazione
di massa tra il XIX e il XX secolo; ma mentre queste ultime hanno
richiesto cinquecento anni per essere realizzate e per manifestare i loro
effetti, la rivoluzione della comunicazione elettronica si manifesta in un
periodo di tempo molto ridotto.
Il mercato mondiale dell’Ict-Informationanl and Comunication
Technologies, stimato nel 1998 in 1445 miliardi di ECU, è cresciuto
notevolmente e rapidamente negli ultimi anni, e soprattutto, nel corso
degli ultimi due anni il mercato europeo sta rapidamente riducendo il
16
distacco con gli Stati Uniti. Infatti come rivelano i dati del rapporto Eito-
European Information Technology Observatory (ed.2001), il mercato
europeo dell’Ict rappresenta con il 30%, quasi un terzo del mercato
mondiale e si avvicina alla quota di mercato americano del 36%.
L’investimento dell’Europa nelle nuove tecnologie ed in particolare la
diffusione di internet sono il fondamento per la realizzazione della
cosiddetta Information Society.8
Lo sviluppo di internet consente di intravedere un mondo nel quale il
costo dell’informazione tende a ridursi se non ad annullarsi, e la
conoscenza, bene primario della nuova società, diviene accessibile a tutti.
Si è visto come internet offra la possibilità al consumatore di costruirsi
percorsi personalizzati per le sue scelte. Per le imprese internet
rappresenta la globalizzazione del mercato. È in questo contesto che
internet è stato definito come “autostrada dell’informazione”.
Caratteristica prioritaria delle autostrade dell’informazione è il fatto di
non rappresentare un unico sistema di trasporto, ma la combinazione
flessibile e mutevole di molteplici forme di comunicazione digitale ad alta
velocità, dalle tradizionali linee telefoniche alle reti radiotelevisive e
satellitari, alle reti di computer. Come i sistemi di comunicazione
introdotti verso la metà del secolo scorso, (reti ferroviarie, telegrafo,
navigazione a vapore) hanno reso possibile il movimento delle merci e
dei messaggi originando la produzione di massa, così le autostrade
dell’informazione generano cambiamenti di vasta portata sull’economia e
sulla società.
Globalizzazione dei mercati e sviluppo dell’ICT rappresentano dunque le
premesse di riferimento della new economy.9
8 WRISTON W. B., 2000, “La tecnologia della libertà”, in Biblioteca della Libertà,
XXXV, n.155.
9 RAMPINI F., in op. cit..
17
1.3 I CARATTERI DELLA GLOBALIZZAZIONE.
Analizziamo ora quali sono le novità apportate dal fenomeno della
globalizzazione.
La prima novità è sicuramente il fatto che l’integrazione economica
influisce direttamente, e più di prima, sulle decisioni delle imprese,
nell’organizzazione della produzione e nell’utilizzo del lavoro. Infatti, il
volume dei beni e servizi scambiati, la facilità e la velocità dello scambio
di informazioni, il ruolo dominante della finanza, il peso delle aspettative
dei detentori di titolo di stato e di azioni, non hanno precedenti.
La seconda novità è di natura tecnica: tutto ciò che si scambia tende ad
essere scambiato su scala mondiale.
La terza novità è la competizione fra stati. Il livello di integrazione fra
stati pone tutti i paesi di fronte allo stesso dilemma: da un lato, i pericoli
della globalizzazione pongono l’accento sulla necessità di estesi sistemi di
sicurezza sociale, ma nello steso tempo l’accresciuta globalizzazione
restringe i poteri degli stati nazionali. Nel regime globale la competizione
influenza ogni scelta macroeconomica, dai salari all’imposizione fiscale,
dalle politiche ambientali all’efficienza della pubblica amministrazione.
La quarta e ultima novità è rappresentata dall’innovazione tecnologica
che interagisce con le forze della globalizzazione modificando
radicalmente le condizioni macroeconomiche. I prezzi di beni e servizi
hi-tech sono calati drasticamente, si ha una tendenza alla moderazione
salariale in quanto i lavoratori temono la conseguente riduzione di posti
di lavoro o il trasferimento della produzione in altri paesi, e la
concorrenza induce le imprese a limitare gli aumenti dei prezzi.10
Fondamentale è stato il ruolo delle istituzioni internazionali che hanno
costruito le condizioni della globalizzazione . Tali istituzioni, dal G7 al
10 RUSSO P., in op. cit.
18
FMI, dall’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economici) al WTO (world trade organization) alle Banche regionali di
sviluppo, hanno infatti, a livello internazionale, liberalizzato la finanza e il
commercio di beni e servizi; aperto le frontiere valutarie; introdotto una
maggiore flessibilità dei salari e delle norme di lavoro, che hanno
sicuramente contribuito ad alimentare la globalizzazione.
1.4 LO SPOSTAMENTO DEL CENTRO DI GRAVITA’ NELLA
PRODUZIONE MONDIALE.
Oggi i numerosi investimenti delle imprese in India, Cina e America
Latina, i cosiddetti “paesi emergenti”, provocano nei paesi industriali
allarme sociale. Nei paesi ricchi infatti, in diversi settori, l’apparato
produttivo è stato smontato; intere filiere si sono trasferite là dove i costi
del lavoro sono più bassi.
Il capitale, per definizione, è più mobile del lavoro e gli investimenti si
orientano verso quei paesi che dispongono di immense riserve di
manodopera11.
Gli investimenti diretti nei mercati emergenti sono passati da 20 a 100
milioni di dollari solo in Cina. Un investimento è “diretto” in quanto
viene utilizzato per aprire una filiale all’estero o per acquisire il controllo
di un’impresa straniera già esistente, allo scopo di stabilire relazioni
economiche durature. Uno dei risultati è il profilarsi di nuovi attriti
commerciali, non quelli storici tra Giappone e Stati Uniti, tra Giappone
ed Europa o tra Stati Uniti ed Europa, ma tra paesi industrializzati e
paesi emergenti.
11 ALDRICH F. e MASERA P.,in op. cit.
19
I cinque grandi mercati emergenti, Cina, India, Indonesia, Brasile e
Russia sono in ascesa e sperano di raggiungere nel 2020 una quota di
produzione mondiale del 35%. La sfida, dunque, per i paesi occidentali e
per il Giappone è enorme.
In particolare Cina e India si presentano come terreni fertili per la net -
economy in quanto presentano al loro interno, una cultura
imprenditoriale locale, dei centri di eccellenza tecnologici, dai quali
escono ottimi ingegneri e manager; che possono essere un punto di
riferimento per i capitalisti occidentali e locali che decidono di investire
in quei paesi. Inoltre, il sistema economico della nuova generazione
(legato alle nuove tecnologie), ha bisogno di infrastrutture più leggere
rispetto al passato. I telefonini e i computer infatti sono sempre più
wireless, senza fili e senza cavi, e quindi non c’è la necessità di quelle
opere mastodontiche, costosissime e indispensabili per instaurare le linee
telefoniche o per le telecomunicazioni. Basteranno delle antenne messe
nei punti strategici per garantire ottimi servizi di telecomunicazione.
Anche per i paesi emergenti si aprono quindi opportunità di crescita in
questo nuovo settore. Si prevedono buone opportunità soprattutto per il
b2b (business - to-business). Le grandi aziende occidentali hanno rilocato
il loro comparto produttivo in quelle aree del mondo caratterizzate dal
basso costo di manodopera. Tali aziende hanno rapporti con fornitori
dei paesi emergenti, e ciò rappresenta un buon punto di partenza, ossia
tecnologie e sistemi di comunicazione già avanzati.
La crescente globalizzazione non produce solamente opportunità di
crescita per i paesi emergenti e riduzioni dei costi di produzione per
quelli industrializzati; sono in atto infatti dei grandi cambiamenti che
vanno a minare il vecchio equilibrio economico sociale.