Abstract
La tesi presentata ha come obiettivo di ricerca l’individuazione di comportamenti non-
verbali peculiari che, reciprocamente scambiati fra una diade, determinano la
negoziazione di un impegno congiunto. La ricerca si sviluppa a partire dalla cornice
teorica intersoggettiva e si inserisce tra gli studi recenti della cognizione sociale
sull’embodiment. Per l’analisi si è utilizzato un approccio etologico e nello specifico
l’Ethological Coding System for Interviews (ECSI, Troisi, 1999).
In particolare, ho osservato il comportamento non verbale mostrato da 21 soggetti che
hanno preso in carico l’impegno congiunto e li ho comparati con quelli ottenuti dai
partecipanti che hanno violato l’accordo, analizzandone le differenze.
La domanda della ricerca risulta inoltre focalizzata nel comprendere, rispetto alle
categorie di comportamento ECSI, quale tipo di scambio interattivo stia intervenendo nel
rapporto diadico sia a livello della comunicazione non verbale che della comunicazione
verbale.
I risultati hanno dimostrato la presenza di indicatori impliciti nella presa in carico
dell’impegno congiunto, sia da parte dello sperimentatore che del soggetto sperimentale,
che possono essere considerati predittivi del suo buon esito.
The aim of the research in my thesis is the identification of non-verbal behaviors that,
mutually exchanged in a dyadic relationship, determine the negotiation of joint
commitment. In this research joint commitment has been analyzed within the
intersubjective and social cognition framework. For the analysis it was used an ethological
approach and specifically the Ethological Coding System for Interviews (ECSI, Troisi,
1999). In particular, I observed the non verbal behavior of the 21 subjects who took in
charge the joint commitment and compared with those obtained by participants who have
violated the agreement, by analyzing the differences.
The aim of the research in my thesis is also focused on understanding, in relation to the
ECSI categories, what type of interactive exchange is intervening in the dyadic
relationship both at the level of non-verbal communication and verbal communication.
Results showed the presence of embedded indicators in taking in charge of the joint
commitment, both from the experimenter and the experimental subject, that can be
considered predictive of its success.
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Introduzione
Il lavoro presentato in questa Tesi si sviluppa a partire dalla cornice teorica intersoggettiva
e si inserisce tra gli studi recenti sulla cognizione sociale, con l’obiettivo di esplorare e,
per quanto possibile, approfondire il tema degli indicatori embodied nella situazione di
impegno congiunto. A tale scopo sono stati analizzati i comportamenti verbali e non
verbali peculiari che, reciprocamente scambiati in una diade, determinano la negoziazione
dell’impegno congiunto.
In particolare, il contributo che questa Tesi si propone di dare è quello di comprendere,
rispetto alle categorie di comportamento ECSI (Troisi, 1999), quale tipo di scambio
interattivo stia avvenendo nel rapporto diadico tra sperimentatore e soggetto sperimentale
sia nel gruppo dei soggetti che hanno preso in carico l’impegno congiunto, che in quelli
che l’hanno violato, al fine di individuare eventuali differenze. Inoltre, è stata analizzata la
comunicazione verbale al fine di verificarne la concordanza con la comunicazione non
verbale.
La ricerca è stata articolata in varie fasi. In principio venne proposto un impegno
congiunto a delle studentesse dell’Università di Bergamo, resesi disponibili a collaborare.
Tale impegno risultò volutamente gravoso e richiedeva costanza ed attenzione, sia ai
soggetti sperimentali che allo sperimentatore. Venne monitorato il ciclo di vita
dell’impegno e il modo in cui venne portato a termine dai soggetti coinvolti,
successivamente venne registrata la violazione dell’impegno congiunto da parte dello
sperimentatore, il quale comunicò ai soggetti di non aver mantenuto l’accordo. La
registrazione video della presa in carico dell’impegno congiunto costituisce il materiale
sul quale ho condotto l’indagine relativa ai comportamenti non-verbali e verbali in una
relazione diadica, per comprendere come due soggetti interagiscono e costituiscono
insieme significati condivisi durante la negoziazione intersoggettiva di un impegno,
proprio grazie al coordinamento dell’interazione attraverso il linguaggio del corpo.
Successivamente, ho svolto un’analisi qualitativa al fine di verificare la concordanza tra
comunicazione verbale e non verbale.
L’approccio teorico, a fondamento di questo lavoro, è ispirato alla Teoria dei Soggetti
Plurali di Margaret Gilbert, ed è strettamente connesso a quello di intersoggettività, in
quanto il contesto nel quale si sviluppa non può prescindere dall’influenzamento reciproco
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caratterizzante le interazioni fra gli individui. In una visione intersoggettiva embodied
della comunicazione, il comportamento di ciascun soggetto si crea attraverso il processo
di coordinazione congiunta, nelle sequenze d’azioni non verbali. In ogni momento,
qualsiasi azione in una relazione viene definita congiuntamente dal comportamento di
entrambi i partner, all’interno di uno spazio intersoggettivo. Secondo la prospettiva
embodied della cognizione non è possibile localizzare la mente esclusivamente in
determinate strutture cerebrali perché essa risiede nel corpo ed è inserita nel mondo
con il quale interagisce. Da qui nasce l’idea secondo la quale la principale modalità
con cui gli individui entrano in relazione con il mondo è di tipo corporeo. “La
cognizione dunque non solo è incarnata, ma è anche situata, ed è tale perché
incarnata” (Gallagher, Zahavi, 2008, p. 201): il corpo plasma il modo in cui
percepiamo e pensiamo il mondo. L’espressione del corpo è perciò fondamentale dal
momento che si compie attraverso il comportamento e con esso ogni individuo veicola
l’intenzione (Safran et al., 2001).
Il presente elaborato è organizzato in due parti.
La prima parte introduce l’inquadramento teorico della ricerca sperimentale, ed è divisa in
tre capitoli. Con tale suddivisione intendo gettare un’adeguata base per la comprensione
dell’importanza dei due livelli su cui il joint commitment si gioca: il livello non verbale
della comunicazione e quello dell’intersoggettività.
Il primo capitolo, concepito in un’ottica introduttiva, si apre con l’esposizione dei
principali modelli teorici della comunicazione: da un modello lineare, fino ad arrivare al
modello circolare proposto dalla scuola di Palo Alto. Sempre in questo capitolo, ho preso
in esame la teoria inerente il rapporto tra la comunicazione verbale e non verbale.
Il secondo capitolo, concepito come una sorta di ponte fra i due capitoli, prende in
considerazione il corpo come veicolo della comunicazione non verbale e propone le più
recenti teorie sull’intersoggettività e sulla concezione embodied dell’azione sociale e della
cognizione, nonché il contributo delle neuroscienze grazie alle implicazioni dei neuroni
specchio. La parte teorica termina con il terzo capitolo, la chiave di volta per la
comprensione di questo lavoro, dedicato alla definizione dei concetti di “impegno
congiunto” e di “violazione” concepiti nella teoria originaria di Gilbert di impegno e
sviluppate dalle recenti ricerche di Carassa, Colombetti e Morganti.
La seconda parte della tesi riguarda la ricerca sperimentale condotta.
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Innanzitutto, il capitolo quattro offre un quadro metodologico degli strumenti utilizzati per
l’analisi della comunicazione non verbale e verbale: il sistema di codifica ECSI (Troisi,
1999) per l’analisi del non verbale; ed un’analisi qualitativa per quanto riguarda il
comportamento verbale.
Nel capitolo susseguente viene esposta la procedura sperimentale della ricerca. Essa
illustra le ipotesi che hanno mosso lo studio presentato e ne mostra gli obiettivi;
descrive il campione, il setting sperimentale, le fasi della ricerca e l’analisi dei dati.
I risultati di ricerca ottenuti e la relativa discussione sono oggetto del capitolo sei ed in
ultimo, nel capitolo sette, si trovano le conclusioni, i possibili sviluppi futuri della
ricerca e le implicazioni che essa potrebbe avere nella pratica clinica.
9
PARTE
PRIMA
INQUADRAMENTO
TEORICO
11
CAPITOLO
1
La
comunicazione
Modelli
teorici
della
comunicazione
Il soggetto umano è un essere comunicante, così come un essere pensante, emotivo e
sociale. La comunicazione non va pertanto considerata semplicemente come un mezzo e
uno strumento, bensì come una dimensione psicologica costitutiva del soggetto (Anolli,
2002).
Nel corso dell’ultimo secolo si sono sviluppati modelli della comunicazione che, partendo
dalla visione di questa come di un semplice passaggio d'informazioni da un'emittente ad
un destinatario, sono andati accrescendosi grazie ai contributi di nuove conoscenze
derivanti da diverse discipline. Non esiste, infatti, ramo della conoscenza umana che non
abbia fornito nuovi concetti riguardo alle teorie sulla comunicazione.
Sono stati di notevole importanza per lo sviluppo dai modelli lineari a quelli circolari della
comunicazione, i risultati derivanti dall'analisi delle molteplici modalità comunicative (dai
canali verbali a quelli non verbali), e l'introduzione del concetto di contesto, il quale ha
reso la comunicazione un'attività umana complessa ed articolata. Essa è diventata un
oggetto di studio per molte discipline, tra le quali la matematica, la filosofia, la semiotica,
la sociologia, la psicologia.
Obiettivo del presente capitolo è analizzare i diversi punti di vista sulla comunicazione per
fornire una generale cornice teorica di riferimento, senza pretese di esaustività data la
complessità dell’argomento trattato. Obiettivo del presente capitolo è di analizzare i
diversi punti di vista sulla comunicazione, a partire da un modello lineare, ad uno semi-
circolare, fino a giungere ad un modello circolare, che coglie la comunicazione nella sua
complessità.
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Il
modello
della
“trasmissione
d’informazioni” -‐
Modello
lineare
Nonostante la sua grande rilevanza, l’indagine scientifica sulla comunicazione è
un’acquisizione piuttosto recente nelle scienze umane, poiché le prime ricerche risalgono
alla fine degli anni Quaranta. Lo studio della comunicazione è stato reso possibile
dall’introduzione del concetto generale di informazione, intesa né come notizia, né come
conoscenza, bensì come differenza fra due o più elementi (Anolli, 2002). Alcune delle più
illustri definizioni di “cibernetica” comprendono per la prima volta il concetto di
“trasmissione di informazioni”. Secondo Wiener, in “Cybernetics” (1948), la cibernetica è
appunto “la scienza della regolazione e della trasmissione di notizie negli esseri viventi e
nelle macchine” e “scienza della comunicazione e del controllo” (1950). Stafford Beer
(1991) parla di cibernetica “come scienza dell’informazione”, Warren Mc Culloch (1965)
“come gnosologia che si interessa della generazione del sapere attraverso la
comunicazione”. Il modello matematico elaborato da Shannon e Weaver (1949) focalizza
l’attenzione sul passaggio di un segnale (o messaggio) da una fonte A (emittente)
attraverso un trasmettitore (per esempio, la voce) lungo un canale (per esempio, il filo del
telefono) a un destinatario B (ricevente) grazie ad un recettore (per esempio, l’apparato
acustico). L’emittente può trasmettere il messaggio in modi differenti (parole, gesti,
espressioni, mimiche ecc.), ma è importante che lo codifichi in modo tale che il
destinatario riesca a decodificarlo senza errori. Il canale può inficiare il processo di
comunicazione, ad esempio se una qualsiasi fonte di rumore disturba la ricezione del
messaggio da parte del ricevente. Condizione necessaria alla trasmissione delle
informazioni quindi, è che il segnale possieda una buona qualità per superare la soglia di
ricezione ed arrivare al destinatario. Il modello, infatti, si basava sull’idea che non
dovevano esserci né distorsioni di significato, né dispersioni di dati nel passaggio da
emittente a ricevente. La comunicazione avviene nella misura in cui è possibile questa
trasmissione. In questa prospettiva l’informazione non consiste in ciò che è stato detto
dalla fonte, bensì in ciò che è probabile che passi dall’emittente al ricevente. Una delle
critiche a questo modello, venne da Eco (1975) che affermava l'eccessivo riduzionismo di
un fenomeno complesso come la comunicazione e la totale assenza d'attenzione per il
significato che le informazioni veicolano.