4
Introduzione
La comunicazione politica nell’Europa occidentale contemporanea sta
attraversando da tempo un periodo di radicale trasformazione, che coinvolge sia la
forma sia i contenuti attraverso i quali la competizione elettorale si svolge. Accade
sempre più di frequente che la ricerca accademica si interroghi sulle tematiche della
leaderizzazione e della popolarizzazione
1
della politica, fenomeni che trovano la loro
espressione anche e soprattutto nelle nuove piattaforme mediali attraverso le quali i
politici ottengono il consenso: i social media.
La rottura sociale avvenuta in tutta Europa tra i partiti tradizionali e la cittadinanza,
l’avvento di nuovi strumenti di comunicazione, e la caduta delle ideologie hanno dato
vita da un lato a forme innovative di partecipazione alla vita attiva, dall’altro a
possibilità nuove per gli attori politici
2
. Dopo l’avvento dei cosiddetti “partiti
pigliatutto” e la progressiva perdita di fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle
istituzioni, una nuova stagione è nata nella politica occidentale: quella del successo dei
partiti “populisti”.
La ricerca politica e sociale si interroga già da molto tempo riguardo alla natura
del nuovo fenomeno populista e alle possibilità offerte alla comunicazione politica dai
social media. Questi due fenomeni subiscono influenze reciproche
3
e vanno
approfonditi proprio nei loro punti di contatto e nelle loro interazioni, per poter definire
un quadro generale della comunicazione politica contemporanea che sia il più esaustivo
e limpido possibile.
Non si può dunque comprendere l’ondata di successo dei partiti populisti in Occidente
senza approfondire il loro legame con il web 2.0. Allo stesso modo per poter indagare
riguardo alle nuove forme di comunicazione e alle numerose possibilità offerte dai
social media, è necessario analizzare le strategie comunicative adottate dai principali
leader politici su queste nuove piattaforme, che fanno parte ormai della vita di tutti i
giorni dei cittadini europei.
I social media infatti hanno compiuto ormai il loro ingresso definitivo nel
mondo della politica contemporanea, sia come arene di dibattitto virtuale e quindi come
1
Mazzoleni G., Sfardini A., La popolarizzazione della politica: ruolo dei media e implicazioni per la
cittadinanza, Altre Modernità, Università degli Studi di Milano, 2010.
2
Grandi R. & Vaccari C., Come si vincono le elezioni, Roma, Carocci, 2013.
3
Engesser S., Ernst N., Esser F., Büchel F., Populism and social media: how politicians spread a
fragmented ideology, Information, Communication & Society, 2017.
5
espressione dell’opinione pubblica, sia come strumenti per l’acquisizione di consenso
per le nuove formazioni politiche. Il web 2.0 rappresenta un ulteriore passo in avanti
operato dalla comunicazione politica verso la pratica della disintermediazione e la
rottura di tutti quei canali istituzionali attraverso i quali dare forma all’azione politica.
Sui social media i politici rimangono in contatto costante con i propri seguaci
4
, e vanno
alla ricerca di nuovi utenti ai quali comunicare la propria visione del mondo.
Da un lato il linguaggio diventa più schietto e diretto, si distanzia dal “politichese” ed
è accessibile a tutti; la possibilità di condividere varie tipologie di contenuti
multimediali permette di rendere la comunicazione più interattiva, inclusiva e fruibile.
Dall’altro l’intermediazione giornalistica viene meno, e con essa anche le regole di
deontologia professionale orientate alla verificabilità delle notizie
5
; i partiti tradizionali
subiscono frequenti attacchi e sono soggetti alla gogna mediatica, i nuovi leader politici
si ergono a uomini della strada pronti a sovvertire le istituzioni dal basso, “in nome del
popolo”.
L’ondata di populismo che sta attraversando l’Europa è un fenomeno per certi
versi ibrido, poiché porta con sé istanze e linguaggi nuovi, ma rievoca dinamiche
politiche e sociali che affondano le loro radici nel passato. Uno studio delle differenti
manifestazioni del populismo nella storia recente è dunque utile per interrogarsi circa
la natura di questo fenomeno, ma è limitante perché non tiene conto dei diversi contesti
nei quali esso si manifesta e dei differenti canali di comunicazione attraverso i quali si
diffonde.
La letteratura si è a lungo interrogata riguardo al primo aspetto, sviluppando un
dibattito tra i sostenitori del populismo come “ideologia leggera”
6
e tra chi invece
rinforza la tesi del populismo come pratica discorsiva
7
. Entrambe le prospettive hanno
fornito molteplici letture attraverso le quali interpretare questo fenomeno, che però non
può essere analizzato nella sua essenza, ma va affrontato studiando il contesto
all’interno del quale è immerso.
Il populismo contemporaneo deve essere inoltre messo in relazione con le
dinamiche di personalizzazione e di disintermediazione che caratterizzano la politica
postmoderna, mantenendo però una divisione concettuale tra ciò che può essere
4
N. Ernst, S. Engesser, F. Büchel, S. Blassnig, F. Esser, Extreme parties and populism: an analysis of
Facebook and Twitter across six countries, Information, Communication and Society, Routledge, 2017.
5
Bracciale R. & Martella A., Define the populist political communication style: the case of Italian
political leaders on Twitter, Information, Communication & Society, 2017.
6
Mudde C. e Rovira Kaltwasser C., Populism, The Oxford Handbook of Political Ideologies, 2013.
7
Aslanidis P., Is Populism an Ideology? A Refutation and a New Perspective, Political Studies, 2015.
6
definito come populismo e ciò che invece appartiene all’affermazione della leadership
politica ai giorni nostri.
Proprio per questo motivo è necessario analizzare le nuove forme di comunicazione
politica online e le relazioni che il populismo intrattiene con i social media. Per studiare
l’esperienza di una formazione populista è dunque importante focalizzare l’attenzione
sul contesto del Paese nel quale quel partito è nato, ponendo l’attenzione sui legami tra
i partiti, le istituzioni e l’opinione pubblica, che condizionano in modo differente le
scelte elettorali.
Soprattutto però risulta decisivo ai fini dell’analisi studiare la comunicazione e la
narrazione che un leader o un partito costruiscono attraverso l’utilizzo dei social media.
Con questa ricerca si è voluto infatti approfondire il rapporto tra populismo e
social media studiando un caso specifico, quello della campagna elettorale su Twitter
per le elezioni politiche italiane del 2018.
L’Italia, definita come «terra promessa del populismo»
8
, rappresenta un caso
particolare all’interno della politica europea, principalmente per due motivi.
Innanzitutto sul piano politico sono numerose le esperienze di partiti e movimenti
populisti nati dopo la caduta dei partiti di massa, che può convenzionalmente essere
collocata agli inizi degli anni Novanta, ma che si è compiuta solo dopo un lungo
processo causato dalla combinazione di fattori sociali, politici ed economici.
In secondo luogo perché all’interno della storia di questo Paese è possibile evidenziare
alcuni momenti che hanno determinato la rottura di quei legami sociali che avevano
mantenuto la solidità della struttura partitocratica fino agli anni Settanta.
L’avvento del populismo in Italia dunque non può essere definito come
sorprendente e, anzi, è possibile determinare nella storia politica italiana un dibattito
continuo che si sviluppa sulla dialettica del populismo vs populismo
9
.
Le diverse esperienze populiste che hanno segnato la storia politica di questo Paese
sono legate da elementi comuni e allo stesso tempo divise da fattori di rottura, e
descrivono un continuum temporale che parte dalla fine degli anni Ottanta e arriva fino
ai giorni nostri. Queste differenti esperienze però non vanno confuse tra loro e devono
essere invece contestualizzate nei periodi specifici nei quali sono emerse.
Contemporaneamente è necessario studiare anche i principali strumenti di
comunicazione che hanno permesso a questi partiti di acquisire consenso durante gli
8
Tarchi M., Italy: the promised land of populism?, Contemporary Italian Politics, 2015.
9
Verbeek B. & Zaslove A., Italy: a case of mutating populism?, Democratization, 2016.
7
anni. Infatti, nonostante le dinamiche di rottura sociale e di disaffezione alla politica
siano stati elementi decisivi per il successo dei partiti populisti in Italia, è indubbio che
i mezzi di comunicazione abbiano contribuito enormemente al successo di queste
formazioni. Poiché il contesto analizzato è stato quello delle elezioni politiche italiane
del 2018, era inevitabile che l’oggetto di studio legato al populismo fosse proprio la
comunicazione sui social media dei diversi leader politici in gara.
La piattaforma scelta per l’analisi è stata Twitter, a causa dello stretto rapporto
che i politici hanno intrattenuto con questo strumento sin dalla sua nascita
10
. Anche i
leader italiani, in ritardo rispetto ai loro colleghi americani, hanno ormai fatto
l’abitudine a questa piattaforma, che offre numerose possibilità ai candidati politici in
merito alla costruzione di una comunità, al mantenimento di un rapporto diretto con i
propri seguaci e riguardo alla pubblicazione di contenuti multimediali di vario genere.
Inoltre Twitter possiede una vocazione narrativa e informativa che ben si sposano con
le caratteristiche della politica postmoderna e, allo stesso tempo, gli account creati su
questa piattaforma in molti casi fungono da canale comunicativo ufficiale per molte
aziende, personaggi pubblici e inevitabilmente per i politici.
Se, in un certo senso, un leader adotta una tipo di comunicazione più informale quando
pubblica dei messaggi sulle altre piattaforme, quando agisce su Twitter solitamente
adotta uno stile più consono al ruolo che ricopre e meno legato alla parte umana del
suo personaggio. In poche parole, Twitter è il canale prioritario per le dichiarazioni e
le prese di posizione ufficiali per molti leader politici contemporanei.
Dunque, attraverso l’analisi della comunicazione su Twitter dei sei principali
candidati per le elezioni politiche italiane del 2018, si vuole indagare sulla possibile
presenza di un “contagio populista” all’interno della comunicazione delle diverse forze
in gara. Questa ricerca farà inoltre emergere le scelte comunicative adottate dai leader
in merito all’utilizzo dello strumento, alla costruzione di una narrazione, al rapporto
con i propri seguaci. L’obiettivo è quello di fornire un quadro generale legato alla
manifestazione del populismo su Twitter nel contesto italiano, che tenga conto anche
del linguaggio utilizzato dai leader e delle intenzioni che hanno mosso le loro scelte
comunicative durante la campagna elettorale del 2018.
Il lavoro di ricerca è suddiviso in due parti: il quadro teorico e l’analisi.
Nella prima parte si passa in rassegna il dibattito esistente intorno al concetto
di populismo, per determinare se esso sia da considerare come un’ideologia “leggera”
10
Bentivegna S., A colpi di tweet. La politica in prima persona, Bologna, Il Mulino, 2015.
8
oppure come una pratica discorsiva. Dopo aver esposto le caratteristiche dei due filoni
di pensiero, si cerca di fornire una definizione operativa del concetto in previsione
dell’analisi, abbracciando i suggerimenti indicati dalla teoria dei frames di Paris
Aslanidis
11
e dall’impianto metodologico di Ernesto Laclau
12
.
In secondo luogo si affrontano le relazioni e i rapporti che il populismo intrattiene con
i media e più nello specifico con i social media nell’era della politica postmoderna, per
due motivi. Da un lato per cercare di trovare punti di contatto tra le dinamiche della
politica contemporanea e il framing populista, dall’altro per tenere questi due ambiti
separati sul piano della definizione dei concetti.
Infine si opera una contestualizzazione dell’argomento facendo riferimento alla storia
recente italiana, cercando di indagare le cause sociali e politiche della definizione di
questo Paese come “terra promessa del populismo”. Si affrontano dunque in modo
riassuntivo le questioni sociali che hanno causato la rottura tra il sistema dei partiti
tradizionali e l’opinione pubblica, per poi passare alle conseguenze politiche che questo
fatto storico ha portato con sé, attraverso l’analisi delle principali forze populiste
italiane dagli anni Novanta ad oggi.
La seconda parte invece è dedicata alla presentazione e alla discussione dei
risultati ricavati dall’analisi dei tweet dei principali leader italiani durante il periodo di
gennaio e febbraio 2018 (cioè quello relativo alla campagna elettorale). Dopo aver
definito la metodologia e le domande di ricerca, l’analisi viene divisa in due capitoli.
Nel primo sono considerate le dimensioni che appartengono al populismo e che
contribuiscono alla costruzione di messaggi populisti di diverso tipo. Attraverso il
commento dei dati e l’esposizione di alcuni tweet esemplificativi, si delineano le
differenti narrazioni costruite dai leader durante la campagna elettorale, e si risponde
alle prime due domande di ricerca (RQ1 e RQ2).
Nel secondo invece le dimensioni del populismo sono messe in relazione con quelle
dello stile comunicativo e dello scopo retorico adottate dai candidati durante la
campagna elettorale su Twitter, per determinare il rapporto esistente tra esse e il
framing populista (risposte a RQ3 e RQ4).
In conclusione, l’obiettivo di questa ricerca non è solo quello di tracciare un
quadro generale rispetto alla comunicazione politica populista su Twitter in occasione
delle elezioni politiche italiane del 2018. Attraverso uno sguardo ampio sul dibattito
letterario intorno ai temi emersi fino ad ora e un’analisi legata invece ad un contesto
11
Aslanidis P., Is Populism an Ideology? A Refutation and a New Perspective, Political Studies, 2015.
12
Laclau E., La Ragione Populista, Bari, Laterza, 2008.
9
specifico, si vogliono mettere in luce le principali dinamiche sottese al rapporto tra
populismo e social network, tentando di fornire nuove linee di interpretazione della
comunicazione politica contemporanea.
11
1. Alla ricerca di una definizione
1.1 Una natura ambivalente
«Uno spettro si aggira per il mondo: il populismo»
13
. Con queste parole nel
1969 Ghita Ionescu ed Ernest Gellner si interrogavano riguardo all’essenza di un
fenomeno politico difficile da cogliere nella sua interezza. Nonostante i loro studi si
focalizzassero su Nord America, America Latina, Africa, Russia ed Europa dell’Est
14
,
questa frase – parafrasi dell’incipit del Manifesto del Partito Comunista – è ancora utile
per chi prova ad indagare la condizione attuale in cui vivono le democrazie occidentali.
Definire il populismo come “uno spettro” non aiuta di certo a chiarire il concetto, ma
può rivelarsi un’introduzione efficace allo studio di un fenomeno ormai quotidiano
nelle pratiche della politica occidentale, ma estremamente ambiguo nella sua forma e
diffusione.
In letteratura il populismo è stato affrontato seguendo metodologie differenti,
ma la sua natura rimane incerta. Non esiste tutt’ora una definizione unanime che possa
garantire chiarezza ad un concetto vago, che si avvale di forme diverse a seconda del
tempo e del contesto. Esistono tuttavia due filoni principali attraverso i quali gli studiosi
si sono approcciati al populismo.
Il primo, che ha come capostipiti Michael Freeden
15
e Cas Mudde
16
, affronta il
fenomeno considerandolo nella sua essenza e nei suoi contenuti, affidandogli lo status
di ideologia. Il secondo invece, che deriva principalmente da Ernesto Laclau
17
, tenta di
studiare il populismo attraverso un’analisi dei suoi legami con la società e con i
differenti contesti nei quali si diffonde. Seguendo l’esempio di Filipe Carreira da Silva
e Mónica Brito Vieira, possiamo definire il primo approccio “ontico”
18
, ovvero legato
allo studio del fenomeno nella sua interezza e nei suoi contenuti; il secondo verrà
chiamato invece “logico”
19
, perché identifica il populismo come una modo di fare
13
G. Ionescu, E. Gellner (a cura di), London School of Economics and Political Science, Populism: Its
Meanings and National Characteristics, Weidenfeld & Nicolson, 1969.
14
G. Mazzoleni, Populism and the Media, in D. Albertazzi e D. McDonnell (a cura di), Twenty-First
Century Populism, Palgrave Macmillan, 2008.
15
M. Freeden, Ideologies and Political Theory: A Conceptual Approach, Oxford, 1996.
16
C. Mudde, The Populist Zeitgeist, Government and Opposition Ltd, 2004.
17
E. Laclau, La Ragione Populista, Bari, Laterza, 2008.
18
F. Carreira da Silva e M. Brito Vieira, Populism as a logic of political action, European Journal of
Social Theory, 2018.
19
Ibidem.
12
politica – una logica appunto – e ne studia i legami con la società e con i differenti
contesti.
Come detto prima però, anche in letteratura la definizione rimane ambivalente,
ed è necessario approfondire entrambi gli approcci per giungere ad una conclusione
concettuale che possa permettere di iniziare questo lavoro di ricerca. Probabilmente è
proprio in questa ambiguità di fondo che risiede la vera essenza del populismo:
sfruttando questa natura camaleontica, i principali leader populisti hanno conquistato
la scena nelle democrazie occidentali.
Risulta infatti difficile credere che esista un cuore pulsante all’interno di questo
fenomeno politico, una vera essenza comune a tutti i movimenti populisti, tanto che si
debba parlare di ideologia e non di semplice pratica discorsiva.
Per tentare di fare luce intorno a questo problema, è necessario richiamare brevemente
alla memoria la storia dei partiti populisti nell’Europa occidentale dopo la Seconda
Guerra Mondiale, e affrontare dettagliatamente i due principali approcci al populismo
esistenti in letteratura: quello ontico e quello logico.
1.2 Cenni storici
Esistono tratti comuni tra i principali movimenti o partiti che sono stati definiti
come “populisti” dal dopoguerra ad oggi?
Uno di questi fattori è sicuramente la presenza di situazioni di crisi economica e/o
sociale
20
nei Paesi in cui sono nate formazioni populiste. Ad esempio il dopoguerra in
Italia, periodo di grande transizione politica e sociale, ha prodotto un substrato culturale
che ha portato alla nascita del movimento dell’Uomo Qualunque, fondato nel 1944 dal
commediografo-giornalista Guglielmo Giannini. Quest’ultimo, facendo leva sul
sentimento di smarrimento che parte della popolazione viveva dopo la guerra civile, è
riuscito – seppur per breve tempo – a manifestare «un disagio di carattere prepolitico
di quella parte d’Italia turbata e sospettosa di fronte al coro dissonante delle voci
antifasciste»
21
. Allo stesso modo, circa dieci anni dopo in Francia «la catastrofe della
Quarta Repubblica [..] fece da palcoscenico all’apparizione del cartolaio Pierre Poujade
e ai suoi infuocati messaggi a ribellarsi allo strapotere dei partiti»
22
.
Il qualunquismo e il poujadismo, sfruttando il periodo di transizione dalla
dittatura al pluralismo democratico, riuscirono dunque a diffondere un messaggio
20
M. Tarchi, Italia populista, Bologna, Il Mulino, 2015.
21
S. Colarizi, Storia politica della Repubblica 1943-2006, Bari, Laterza, 2011, p.25.
22
M. Tarchi, Italia populista, Bologna, Il Mulino, 2015, p.96.
13
antipartitico e antipolitico, fondato sul contrasto tra popolo onesto e unito e partiti
corrotti e divisi tra loro. Il contesto di crisi venne dunque sfruttato dai soggetti populisti
come accusa nei confronti dei partiti che non erano riusciti ad affrontare i problemi del
popolo e, al contrario, si dividevano e combattevano gli uni contro gli altri. Da una
situazione di crisi sociale può nascere dunque un sentimento di sfiducia da parte dei
cittadini nei confronti della classe politica, che spesso sfocia nell’avversione per la
partitocrazia. Le due esperienze furono brevi - soprattutto quella di Giannini - ma
nonostante questo significative, e rappresentano gli archetipi dei movimenti populisti
europei.
Si deve però aspettare gli anni Ottanta per trovare nella scena politica europea
una nuova, e in molti aspetti diversa, esperienza populista. Gli anni che seguirono il
dopoguerra in Europa furono contraddistinti da una generale ripresa economica e
sociale: i partiti di massa si consolidarono amministrando gli Stati e ottenendo il
consenso dei cittadini, che si abituarono in fretta alle pratiche democratiche e al
pluralismo. Questo rapporto idillico che legava i cittadini ai partiti ebbe però vita breve,
e si ruppe tra gli anni Settanta e Ottanta in molti Stati europei. La retorica
dell’antipolitica tornò con prepotenza e questa volta, a differenza di quanto accaduto
con Giannini e Poujade, riuscì ad ottenere il consenso di molti cittadini.
In questo caso il fattore comune tra le esperienze populiste fu la convergenza
tra la retorica dell’antipolitica e l’espressione di sentimenti nazionalisti. In Francia
Jean-Marie Le Pen, eletto nel 1956 deputato nelle liste dell’Uff
23
(il partito di Poujade),
era diventato il presidente di un nuovo movimento da lui stesso fondato: il Front
National, che nel 1984 ottenne l’11,2% dei voti alle elezioni per il Parlamento
europeo
24
. In Austria invece nel 1986 «Jörg Haider [..] assunse la guida della
Freiheitliche Partei Österreichs (Fpo), un partito liberalnazionale in crisi di consensi,
spostandone a destra l’asse e innescando, con l’assunzione di un programma e di una
retorica apertamente populisti [..] un circolo virtuoso di successi elettorali»
25
.
I due partiti continuarono a godere di consensi fino agli inizi del nuovo millennio, e
scatenarono un’ondata del fenomeno populista e nazionalista in tutta Europa, con
l’esperienza del Republikaner di Franz Schönhuber in Germania, del British National
Party in Inghilterra, e delle rivendicazioni regionaliste del Vlaams Blok nelle fiandre
belghe e della Lega Nord in Italia. Sentimenti nazionalisti e retorica dell’antipolitica
23
Ibidem, p.107.
24
Ibidem, p.106.
25
Ibidem, p.107.
14
hanno costituito l’humus ideale per la nascita di un’ondata euroscettica che, sebbene
attraverso forme differenti (in un continuum che va dagli Eurocritici fino agli Anti-
europei
26
) ha accomunato molti dei partiti populisti a partire dai primi anni 2000, ed ha
portato a un «primo risultato di convergenza»
27
alle elezioni del Parlamento europeo
nel 2014.
Attualmente, come detto in precedenza, lo “spettro” del populismo si aggira in
tutta Europa, e i partiti populisti si pongono ormai come veri competitors elettorali per
i partiti tradizionali. In molti casi alcune formazioni hanno ottenuto un grande successo
alle urne: alle elezioni politiche del 2017 in Francia il Front National (Fn) di Marine
Le Pen è arrivato al ballottaggio, dove ha ottenuto più di dieci milioni di voti
28
; in
Germania Alternative für Deutschland (AfD), partito euroscettico di destra, ha
sorpassato quota cinque milioni di voti
29
.
In alcuni casi i partiti populisti hanno addirittura contribuito a formare i governi di
alcuni paesi: in Spagna il movimento Podemos, dopo aver raggiunto il 22% alle
elezioni politiche del 2016
30
, ha appoggiato la nascita del governo socialista di Pedro
Sánchez dopo aver votato la sfiducia al Presidente Rajoy l’1 giugno 2018
31
. In Italia
infine, dopo una costante crescita elettorale, il Movimento 5 Stelle si è confermato
come primo partito in Parlamento, e ha formato un governo con un altro partito
populista: la Lega di Matteo Salvini, nata sulle ceneri della Lega Nord
32
.
Ha invece perso ormai vigore l’esperienza di UKIP in Gran Bretagna: il partito, nato
principalmente in chiave anti-europea, ha perso consensi dopo aver raggiunto il suo
principale obiettivo: la vittoria del “Leave” al referendum sulla permanenza del Regno
Unito nell’Unione Europea
33
.
26
F. Garcìa Lupato e F. Tronconi, Il Movimento 5 Stelle e Podemos: eurofobici o eurocritici? In D.
Pasquinucci e L. Verzichelli (a cura di), Contro l’Europa?, Bologna, Il Mulino, 2016: All’interno di
questo studio vengono elencate le tipologie di atteggiamento che i partiti possono manifestare nei
confronti dell’Unione Europea secondo P. Kopecky e C. Mudde. Tra gli Eurottimisti, tendenzialmente
favorevoli al progetto di integrazione europea, si distinguono gli Euroentusiasti e gli Europragmatici; tra
gli Europessimisti invece ci sono gli Eurocritici, che si oppongono ad alcune politiche mirate dell’Unione
Europea e vogliono cambiarle, e gli Anti-europei, che sono contro il progetto di integrazione europea a
priori.
27
M. Tarchi, Italia populista, Bologna, Il Mulino, 2015, p.114.
28
La Repubblica, redazione, Presidenziali Francia - Ballottaggio - Risultati definitivi, in
ww.repubblica.it, 10/05/2017.
29
La Repubblica, redazione, Elezioni Germania – Risultati – La Germania nel complesso, in
www.repubblica.it, 25/09/2017.
30
La Repubblica, redazione, Elezioni Spagna – Congreso – Risultati, in www.repubblica.it, 27/06/2016.
31
O. Ciai, Spagna, Rajoy sfiduciato, Sanchez nuovo premier, in www.repubblica.it, 01/06/2018.
32
C. Lopapa, Governo, Conte accetta l’incarico e presenta la lista: 18 ministri, 5 le donne, in
ww.repubblica.it, 31/05/2018.
33
A. De Gregorio, A. Marinelli, B. Montini, V. Santarpia, Brexit, i risultati del referendum, in
www.corriere.it, 24/06/2016.