iii
dimenticata e solo ora si sta, a poco a poco, riscoprendo la sua validità
letteraria.
E’ di particolare interesse la biografia di Anna Banti, una paziente
ricostruzione della vita personale ed artistica della scrittrice napoletana
tramite le opere di narrativa e di giornalismo, le lettere e le testimonianze.
L’interesse della Banti per le donne che hanno conquistato terreno nella
società dei loro tempi non viene riflesso solo nella critica delle opere
seraiane, considerata come una tra le migliori critiche, ma anche tramite il
suo romanzo Artemisia. Quest’opera narra la storia di Artemisia
Gentileschi, pittrice caravaggesca che è una delle figure femminili più
affascinanti della prima metà del Seicento. Anche questo è un romanzo
del tutto al femminile perché si tratta di un immaginario diario a due tra
due donne che furono artiste, al di là del tempo e della storia. Quello che
è interessante è che la Banti presenti un personaggio che sostiene con le
parole e con le sue opere il diritto di una parità di spirito tra i due sessi.
Ovviamente sono i principi femministi che sono anche a cuore della
Serao e che emergono nelle sue opere letterarie, malgrado la sua visione a
volte tradizionale della donna. A proposito della mancanza di popolarità
della Serao a pochi anni dalla sua morte, la Banti confessa di non aver
immaginato di
iv
dover incontrare un personaggio che a meno di quarant’anni dalla morte, era già
preda del mito, ma, proprio del mito, cancellato, vanificato.
5
Allora per quale motivo Matilde Serao è da considerare oggi degna di studio e di analisi? Questa
scrittrice, che raggiunge l’apice della sua carriera giornalistica e letteraria verso la fine dell’Ottocento,
riesce a cogliere un tipo di umanità centrata su figure fragili, generalmente femminili, sullo sfondo
quasi costante di una Napoli colorita e varia nella sua profonda miseria durante gli anni postunitari.
Si tratta di una donna dinamica che visse per i suoi due grandi amori : la famiglia e la passione per il
giornalismo e la letteratura. Infatti, era una tra i migliori in campo giornalistico, nonostante all’epoca
fosse considerato un ambiente esclusivamente maschile. Si può immaginare come fosse difficile la sua
scalata verso il successo, anche a causa dei tiri mancini che riceveva dai colleghi maschi, specialmente
da Edoardo Scarfoglio che poi divenne suo marito e con cui poi diresse per anni il quotidiano Il
Mattino.
Il suo lavoro si concentra sull’analisi dell’animo e della condizione femminile, visto che scrive
innanzitutto per un pubblico composto di donne appartenenti a tutti gli strati sociali. E non esita
minimamente a denunciare le ingiustizie sociali, mentre partecipa attivamente alla sua realtà
ambientale, quella dei bassi napoletani dove è cresciuta lei stessa in mezzo alla miseria e alla povertà
assoluta.
In tanti anni di carriera, la Serao scrive un’ottantina di opere, tra romanzi,
racconti, saggi e raccolte di articoli. Con suo marito fonda tre giornali e
del quarto rimane direttrice per oltre vent’anni. Tramite le sue opere
veriste e i suoi servizi giornalistici, costringe il governo ad aprire la più
grande inchiesta parlamentare, prima di Tangentopoli, sulla corruzione
politica e sui legami tra la classe dirigente e la criminalità organizzata.
6
5
G. BUZZI, Invito alla lettura di Matilde Serao, Milano, Mursia, 1981, p. 160.
6
A. GHIRELLI, Donna Matilde. La Serao, “’a Signora” di Napoli, la prima donna che diresse un
quotidiano, Venezia, Marsilio, 1995, p. 17.
v
La sua narrativa è colma di autentico realismo, riflesso tramite un
linguaggio sciolto e diretto, frutto del suo lungo tirocinio giornalistico.
Per tutta la vita, malgrado la popolarità raggiunta, continua a sentirsi
vicina alla gente comune e alla vivace piccola borghesia meridionale, in
tutta la loro complessità colorata di folclore, tradizioni, superstizioni e
semplicità.
7
Eppure la letteratura italiana non dà neanche oggi la dovuta
importanza a questa scrittrice partenopea. Secondo alcuni critici è
verista, secondo altri, imita i veristi e basta. C’è chi sostiene che è la
George Sand italiana, c’è invece chi critica negativamente le sue
opere mettendo in dubbio la loro genuinità.
8
Per chi invece la sa
apprezzare a fondo, Matilde Serao sarà sempre nota per aver
promosso il fatto sociale all’altezza di arte: nelle sue pagine migliori,
verità concreta e verità poetica s’intersecano.
9
E cos’è questo se non
Verismo autentico?
Non vi è alcun dubbio sul fatto che anche la Serao si deve considerare
verista. Anzi, secondo Michele Prisco, la Serao addirittura riesce a
superare, nelle sue pagine migliori, anche le regole del Naturalismo.
7
F. ULIVI, Gli altri narratori dell’età verista ne “La letteratura verista”, Torino, Eri, 1972, p. 103.
8
M. PRISCO, Matilde Serao, cit., p. 7.
9
W. DE NUNZIO SCHILARDI, L’infanzia abbandonata nel romanzo sociale dell’Ottocento (Ranieri,
Mastriani, Serao), in “Otto / Novecento”, N. 6, Azzate, 1994, p. 77.
vi
In tal modo diventa artista vera che ubbidisce solo a se stessa. E più
mostra le sue radici napoletane, più è sincera e universale.
10
Infatti, il Momigliano la definisce la più grande pittrice di folle che
abbia dato il nostro verismo.
11
La stessa Serao dichiara di aver scritto
delle novelle corali, ove il movimento viene tutto dalla massa, ove
l’anima è nella moltitudine.
12
Si tratta della moltitudine di gente
povera, specialmente fanciulle, osservate e ritratte nella loro
quotidianità di dolori e disfatte che incontrano nella loro lotta per
l’esistenza.
La maggioranza dei critici individua quattro tappe nella sua attività
letteraria. Nella prima la Serao è piena di sentimento e fantasia tipici del
Romanticismo e si fa interprete della piccola borghesia napoletana. Nella
seconda si lascia influenzare dal giornalismo e scrive opere di influenza
politica, o di costumi napoletani o attorno a una causa sociale. In
un’altra tappa la Serao si allontana dal verismo provinciale e scrive opere
romanzesche di tendenza psicologico-spirituale dovuto all’ammirazione
per il francese Paul Bourget. Infine ritorna all’ispirazione giovanile del
realismo di provincia ma senza la freschezza di una volta.
13
10
M. SERAO, Mal di Napoli, a c. di R. Reim, Roma, Editori Riuniti, 1996, p. XV.
11
Matilde Serao (1856 – 1927), a c. della Redazione Virtuale, Milano, in
http://www.italialibri.net/autori/seraom/html, p. 1.
12
R. BERTACCHINI, Matilde Serao, in “Documenti e prefazioni del romanzo italiano dell’800”,
Roma, Universale studium testi e documenti, 1969, p. 345.
13
Serao Matilde ne “I narratori 1850–1957”, a c. di L. Russo, Milano, Principato, 1958, pp. 157 – 160.
vii
Eppure molti critici affermano che alla Serao manca il verismo vero e
proprio, quello che invece traspare in maniera molto ovvia dalle opere
verghiane. Nella seguente citazione di Carlo Nazzaro notiamo come la
stessa Serao ammette che il suo non era il Verismo come avrebbe dovuto
essere, e che lei avrebbe voluto e potuto fare un romanzo verista. Ma
come risulta chiaro dall’intervista concessa a Ugo Ojetti, il fatto di
portare la gonna, il fatto stesso di essere donna, alla fine dell’Ottocento,
le impediva di farlo:
Prese quindi a parlare più lentamente, perché l’emozione le aveva per un momento
fatto gonfiare la gola. “Il romanzo – disse – il romanzo verista come lo intendo io, sì
che l’avrei voluto scrivere, e lo avrei anche potuto; ma …”. Il volto della scrittrice si
incupì improvvisamente e un’ombra passò su quel volto grasso, come se una tenda,
sulla finestra che affacciava nella Galleria, si fosse abbassata.
“E’ il romanzo della grande ingiustizia – disse – della suprema ingiustizia sociale,
il romanzo della donna umiliata nel suo tragico crollo: il romanzo che nessuno ha
scritto. Ed io l’avrei scritto. Ma … mannaggia chesta ccà …; tutta colpa di
questa!”. E la Signora prese il lembo della gonna e lo scosse con ira e dispetto.
14
Ecco perché scrive maggiormente per le donne, perché anche lei, essendo donna, conosce tutte le
difficoltà di farcela, in un ambiente come il suo, quello del giornalismo, popolato quasi esclusivamente
di uomini. Questo indica anche perché le sue opere migliori delineano i profili femminili delle donne
durante questa tappa storica, particolare perché la gente si stava adeguando alla nuova realtà
postunitaria con tutte le difficoltà che questo comportava.
Le prime opere seraiane come Cuore infermo e Leggende napoletane subiscono l’influenza del
Romanticismo ma già lì la scrittrice presenta alcuni temi sociali che poi sviluppa in pieno nelle sue
opere maggiori. Solo quando si afferma in campo giornalistico cominciano le opere d’indagine e
14
A. GHIRELLI, Donna Matilde, cit., pp. 200-201.
viii
comincia a subentrare la vena verista in opere come Piccole anime e Fantasia in cui è più che evidente
il fascino del Verga e la sua influenza sulla Serao.
Ma lo sfondo si sposta, dalla Sicilia del Verga alla Napoli della Serao, una città conosciuta soprattutto
attraverso le sue canzoni strazianti in cui vi è una poesia che riflette il dolore della povertà e l’intensità
dei sentimenti dei napoletani. Quindi la fase decisiva è quella verista durante la quale scrive le sue
opere migliori come Il ventre di Napoli e Il paese di cuccagna. Sono opere che mostrano la grande
influenza del giornalismo sull’opera narrativa perché sono indagini sulla decadenza e sulla povertà dei
partenopei. E’ un tema molto a cuore della Serao che cerca sempre di indagare i motivi delle
sofferenze dei suoi concittadini, in particolar modo delle donne, e allo stesso tempo di rappresentare la
sua città attraverso una miriade di colori folcloristici e tradizionali.
Dopo un periodo di decadenza perché comincia a scrivere opere lontane
dalla sua realtà quotidiana, con descrizioni di passioni tumultuose,
lussuosi salotti, problemi esistenziali, la Serao si rende conto di aver
raggiunto il suo momento di gloria con le opere veriste e cerca di
introdurre, anche nelle opere spiritualistiche, vari elementi veristi, in
opere come Suor Giovanna della Croce e Storia di due anime.
Questa tesi vorrebbe concentrarsi particolarmente sulla vena verista della Serao. Nella ricerca che ho
fatto, ho notato che molti critici e studiosi hanno dato importanza alle sue due opere maggiori,
trascurando però le opere considerate “minori”. Questa tesi vorrebbe riscoprire il valore di queste
opere per tanto tempo emarginate, senza però togliere l’importanza alle due opere principali.
Comunque, anche nelle opere considerate, in un certo senso di serie B, l’influenza del Verismo si sente
particolarmente ed è ancora più affascinante per me, appunto perché poco sfruttata dagli studiosi di
questa scrittrice.
Nei vari scritti, indipendentemente da quale veste la Serao decida di dargli, sia romantica che verista o
spiritualistica, convivono molti elementi: realtà e sogno, idillio e dramma, distacco e
compartecipazione patetica, documenti di vita e indagini psicologiche, denuncia della miseria e
ix
conformismo. E il suo pubblico apprezza appunto questa sua capacità di venire incontro a tutte queste
aspettative inconciliabili.
15
Matilde Serao. Incisione da Donna Paola,
Roma, 1897.
16
Matilde Serao nel 1927.
17
15
T. SCAPPATICCI, Il pubblico della Serao, in “Problemi”, vol. XXIX, Palermo, Palumbo, 1995,
p. 295.
16
Serao, Matilde, in “Dizionario enciclopedico della letteratura italiana”, vol. V, a c. di G. Petronio,
Bari, Laterza / Unedi, 1968.
17
Matilde Serao, in Storia della letteratura italiana dal Romanticismo al Pirandello con un’appendice
fino ai giorni nostri, vol. IV, Torino, UTET, 1962.
1
C A P I T O L O
P R I M O
I primi tentativi veristi di
Matilde Serao
2
1.1 Sfondo sociale durante gli esordi della Serao
I due eventi che hanno influssi notevoli sull’Ottocento, la
rivoluzione francese e quella industriale, favoriscono sul
piano sociale l’ascesa della borghesia e il formarsi del
proletariato. E’ un fenomeno che parte dall’Inghilterra e
dalla Francia e influenza tutta l’Europa. Gli scrittori
decidono di esplorare la realtà sociale, economica e politica,
talvolta denunciandola, altre volte cercando di riprodurla
oggettivamente sulla pagina scritta. L’affacciarsi delle
nuove classi subalterne porta con sé un profondo interesse
per gli usi, i costumi, le tradizioni e la cultura popolare.
Nella seconda metà dell’Ottocento la nuova concezione della
società e la voglia di conoscenza sono alla base di movimenti
letterari che aspirano alla riproduzione scientifica della
realtà. Nascono così il Naturalismo francese e il Verismo
italiano. Grazie a questi due movimenti si costruisce un
rapporto fra individuo e storia, perché l’umanità è il frutto
degli avvenimenti storici determinati dalla dimensione-
tempo.
3
La ricerca di nuovi modi per rappresentare una realtà nuova si traduce in
espliciti programmi di movimenti artistici e letterari. Il Realismo e il
Naturalismo in Europa e il Verismo in Italia, con la loro ricerca
dell’impersonalità definiscono un diverso modo di rappresentazione da
parte dell’autore. Anche i generi letterari si modificano per lasciar spazio
alle nuove forme. Nasce il romanzo popolare che nella seconda metà del
secolo diventa il romanzo d’appendice centrato sui temi della miseria e
delle condizioni di vita nei bassifondi urbani. Altre forme letterarie sono
il romanzo realistico di Balzac, Flaubert e dei Goncourt, il romanzo
sperimentale-naturalistico di Zola, il romanzo verista del Capuana e del
Verga e la narrazione breve (racconto o novella) di Maupassant, Verga e
Serao.
1.1.1 Mutamenti culturali
Scappaticci insiste che la situazione durante la seconda metà
dell’Ottocento è particolarmente difficile nel Meridione che cerca di
riscattarsi, sul piano culturale, adottando tendenze di pensiero europee. Il
Positivismo penetra in ambienti come quello napoletano intenti a
prendere possesso del reale portando alla luce aspetti ignorati della vita
nazionale. Si fa attenzione a cogliere specifiche condizioni ambientali
4
essendo gli autori animati dalla volontà di scoprire il vero e di distaccarsi
dal soggettivismo tipico del Romanticismo.
18
Negli anni settanta dell’Ottocento, sopravvive ancora il Romanticismo e
all’inizio del decennio successivo, anche in Italia, nascono le prime opere
di gusto decadente. E’ questo il periodo in cui comincia a scrivere la
Serao e in cui De Sanctis riflette su Zola e sul suo Realismo, mentre
Vittorio Pica si lascia influenzare dal Naturalismo francese.
E’ in questa tensione, fra la voglia di nuovo e il condizionamento della
tradizione, che si apre l’attività della giovane Matilde Serao. La ragazza
ventenne porta nei suoi esordi narrativi il bagaglio di un’infanzia
trascorsa nelle difficoltà finanziarie di una famiglia piccolo-borghese.
Anche la sua esperienza scolastica e lavorativa lascia profonde tracce
nella sua attività letteraria. Purtroppo, gli studi alla Scuola Normale non
le garantiscono una buona base culturale, e questo spiega perché molti
critici insistono sull’ignoranza della sua esperienza artistica. Eppure, le
ovvie carenza scolastiche si accompagnano ad una volontà di aggiornarsi
e ad una curiosità rispetto alla vita quotidiana. Ed è così che riesce ad
acquistare un’ottima padronanza narrativa.
1.1.2 Riflessioni linguistiche
18
T. SCAPPATICCI, Introduzione a Serao, Bari, Laterza, 1995, pp. 4 – 5.
5
Malgrado le tanti correnti culturali, dal censimento fatto dopo l’Unità
risulta che il 75% della popolazione italiana è analfabeta, e solo il 10%
può leggere. Quelli di cultura media sono pochi, circa 150.000 (di cui
due terzi provengono dal nord) degli italiani hanno compiuto studi
superiori e solo 40.000 di essi hanno fatto gli studi universitari. Per
quanto riguarda la lingua si nota che borghesi e nobili sono uniti dalla
lingua scritta mentre nel parlato, sia i colti che gli analfabeti, si esprimono
nei dialetti locali. Così nel 1861 gli italofoni sono 600.000 di cui 400.000
toscani e 70.000 romani.
19
Questo spiega perché l’italiano era una lingua
solo letteraria, priva di vocaboli per esprimere lavori, strumenti,
tradizioni, abitudini, che invece si potevano esprimere perfettamente in
dialetto. Quindi molte parole dialettale o regionali penetrano nella
letteratura specialmente quella verista.
20
La questione della lingua è il motivo per cui non esiste una letteratura
popolare, specialmente nel campo della narrativa. Ecco allora la proposta
di Manzoni, che nel 1868 ai tempi del ministro Broglio, propone di
estendere alla penisola intera il parlato dei fiorentini colti partendo dai
suoi Promessi sposi. Ovviamente, il fatto di educare iniziando dai gradini
più bassi dell’istruzione pubblica richiede un incremento di libri per i
giovanissimi. Ma l’idea viene opposta dai sostenitori del Classicismo
19
F. DE NICOLA, Il romanzo in Italia nella seconda metà dell’Ottocento: evoluzione e tipologia in
“Otto/Novecento”, n. 5, Azzate, 1995, p. 144.
20
B. MIGLIORINI, I. BALDELLI, Breve storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni Editore, 1984,
p. 306.
6
specialmente da Carducci e dai sostenitori dei dialetti. Tullio De Mauro
chiama questo fenomeno liberalismo linguistico grazie al quale la lingua
ha un lessico prevalentemente toscano ma arricchito da dialettismi e
vocaboli stranieri.
21
A garantire poi il successo del romanzo in Italia contribuisce la stampa
della seconda metà dell’Ottocento. Infatti, la gente legge di più per
conoscere le vicende politiche e militari dell’epoca. I quotidiani iniziano
a promuovere il romanzo diffondendo il feuilleton, un’appendice
narrativa che riporta le successive puntate dei romanzi.
22
Come anche in
Francia, in Italia i feuilleton risultano, per tema e scrittura, una sorta di
ampliamento degli stessi quotidiani. Ecco quindi gli argomenti di
cronaca nera (omicidi, rapine, imbrogli) e di cronaca rosa (amori, rivalità,
tradimenti), tutti aventi uno sfondo ambientale reperibile nelle realtà
locali.
La Petrignani evidenzia a proposito un’importante citazione della stessa
Serao:
Il romanzo italiano non può esistere per ora; tutti i romanzi che noi facciamo sono
parti, elementi, coefficienti del futuro romanzo italiano integro e perfetto; essi sono,
se non per altro, per l’argomento, essenzialmente regionali.
23
21
T. DE MAURO, Storia linguistica dell’Italia unita, Bari, Laterza, 1965, p. 42.
22
F. DE NICOLA, Il romanzo in Italia, cit., p. 145.
23
M. SERAO, Cuore infermo, a c. di S. Petrignani, Roma, Lucarini, 1988, introd.
7
Questo elemento rende complesso il rapporto tra i lettori di oggi e la
generazione verista. Inoltre non bisogna confondere la regionalità di cui
parla la Serao con il folclore perché sono due cose ben distinte.
Le scrittrici dell’epoca vedevano i loro scritti pubblicati in periodici e
riviste dell’alta e della media società. Questi scritti avevano come base i
principi regionali e veristi che delineavano oggettivamente le classi
sociali sfruttate del sud. Caterina Percoto descrive il Friuli, Grazia
Deledda la Sardegna, Neera il nord, Maria Messina i villaggi siciliani
mentre la Serao descrive i bassi partenopei.
1.2 La narrativa seraiana
Trovo che, come scrittrice, Matilde Serao è capacissima di attirare un
pubblico vario. Sperimenta diverse soluzioni narrative (bozzetti, novelle,
romanzi sociali, romanzi psicologici, e così via). Poi si adegua ai
mutamenti culturali e del gusto passando dal Verismo allo Spiritualismo,
dalle tecniche popolari a quelle spiritualistiche, rifacendo anche le sue
vecchie opere per mantenere costante il rapporto con i lettori. Secondo
Scappaticci, manca quindi nella Serao la coerenza dei veristi siciliani che,
per rimanere fedeli alle loro idee, a volte ebbero clamorosi insuccessi
editoriali.
24
24
T. SCAPPATICCI, Il pubblico della Serao, cit., pp. 270 – 271.