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Se fossi giunto in una stagione che non è né l’estate né l’inverno non troveresti
nulla di ciò.
Tu, senza dubbio, figlio mio, leggi i giornali quotidianamente, ascolti la radio e vai
al cinema una o due volte alla settimana. Se dovessi cadere ammalato, hai diritto ad
essere curato in un ospedale, e se hai un figlio, ha diritto di ricevere l’istruzione a
scuola. So figlio mio che tu odi le strade scure e ami vedere la luce elettrica che
splende nella notte. Tu non sei entusiasta di camminare a piedi, e cavalcare gli asini
ti provoca dolore al di dietro.
Oh! Figlio mio, desidero le strade asfaltate della città, i mezzi di trasporto
moderni… le belle e comode vetture. Da noi non c’è nulla di tutto ciò…noi siamo
gente che vive di quanto Dio ci dà.
Domani lascerai il nostro villaggio, sono sicuro di ciò, e fai bene. Che ci guadagni
da questi stenti? Noi siamo gente dalla pelle dura, non come la pelle dei turisti.
Ormai siamo abituati a questa vita rude, infatti noi l’amiamo, ma non chiediamo ad
alcuno di sopportare una simile vita di disagi con noi.
Domani te ne andrai figlio mio ― lo so, ma prima che tu parta ti mostro una cosa
sola di cui si può dire che siamo orgogliosi. Abbiamo nelle città i musei ― luoghi
che custodiscono la storia del paese e la gloria del passato. La cosa che desidero
mostrarti, si può definire un museo. E’ la sola cosa che sostengo debba essere vista
dai nostri turisti.
Una volta venne da noi un predicatore mandatoci dallo stato per soggiornare da noi
un mese. Arrivò nel periodo in cui non si videro zanzare più grosse di quella
stagione. Il viso dell’uomo si gonfiò il primo giorno. Resistette e fece con noi la
preghiera della sera il secondo giorno. Dopo la preghiera ci parlò della gioia di
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vivere nella natura. Il terzo giorno si ammalò di malaria, fu colpito dalla dissenteria,
e i suoi occhi erano completamente fuori uso. Gli andai a far visita quello stesso
pomeriggio e lo trovai buttato sul letto; al suo capezzale c’era un ragazzo che
teneva lontane le mosche. Gli dissi: “O šayh, non c’è nulla in questo paese― anche
se mi piacerebbe mostrarti la palma di Wad Hāmid”.
Non mi chiese cosa fosse la palma di Wad Hāmid ― ma sono propenso a pensare
che ne abbia sentito parlare, perché no? Ma egli sollevò il viso verso di me, quel
viso che sembrava un polmone di mucca macellata. I suoi occhi erano chiusi, come
dissi, ma sapevo che nascondeva dietro la calma, la sua amarezza.
Mi disse: “O Dio, se la vostra palma fosse la palma di Jandal, voi, i musulmani che
combatterono Ali e Mu’awiya, io fossi l’arbitro tra le parti e nelle mie mani fosse il
vostro destino, non muoverei un palmo dal suo posto”. Sputò a terra come per
insultarci e voltò la testa. Dopo di che sentimmo che lo šayh aveva spedito un
telegramma a colui che l’aveva mandato qui, nel quale diceva: “Le zanzare mi
hanno mangiato il collo, la malaria mi ha bruciato la pelle e la dissenteria si è
piantata con i suoi denti nelle mie viscere. Venite a prendermi. Dio vi benedica.
Questa gente non ha bisogno di me né di un altro predicatore”.
L’uomo se ne andò e il governo non ci mandò altri predicatori dopo quello.
Ma, il nostro villaggio, figlio mio, ha visto grandi uomini provvisti di potere e
influenza, i nomi dei quali sono nel paese come tamburi che non credevamo
potessero mai venire qua. Essi vennero, mio Dio, in grande comitiva.
Ormai siamo arrivati… abbi pazienza figlio mio ― fra un po’ soffierà la brezza
pomeridiana e darà sollievo alla sofferenza causata da questi insetti al tuo viso. E’
qui…la palma di Wad Hāmid: guarda come tende la sua superba cima verso il cielo.
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Guarda le radici conficcate nel terreno. Guardane il tronco robusto e massiccio
come la corporatura delle donne in carne e i rami alti come se fossero la criniera di
un vivace destriero.
Nel pomeriggio, quando il sole si inclina, la palma estende la sua ombra da questa
alta collina fino al di là del fiume, e fa ombra a coloro che si siedono sull’altra
sponda. La mattina, quando sorge il sole, l’ombra della palma si estende sulla terra
coltivata e sulle case fino a raggiungere il cimitero. Non ti sembra un aquila mitica
che estende le sue ali sul paese e su tutto ciò che esso contiene?
Una volta il governo decise di tagliarla volendovi organizzare un’impresa agricola,
e dissero che il posto di questa palma era il luogo migliore per costruirvi una pompa
per l’acqua.
La gente del nostro villaggio, come puoi vedere, è dedita tutta alle proprie
preoccupazioni giornaliere, non ricordo si sia mai ribellata ad alcunché. Quando,
però, apprese l’ordine di tagliare la palma, insorse contro questo come se fossero
una sola persona e sbarrò le strade per il commissariato.
Era l’epoca del governo straniero. Anche le mosche e le zanzare diedero il loro
aiuto. Si sollevò un tumulto intorno all’uomo, sostenendo che se avesse tagliato la
palma avremmo combattuto contro il governo fino all’ultimo uomo. Le zanzare
fecero il loro lavoro sul viso di quell’uomo. Poi le carte si dispersero nell’acqua e lo
sentimmo gridare: “L’albero… è salvo…non ci sarà nessuna impresa”. Così né la
pompa idraulica né l’impresa (agricola) sono arrivati qui… ma la nostra palma è
rimasta con noi.
Su! Figlio mio, andiamo a casa, questa non è ora per parlare fuori casa. Questa è
l’ora che precede il tramonto, ora in cui si estende l’attività dell’esercito delle
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zanzare prima che vadano a dormire. In questo momento, non ti proteggi dalle
zanzare se non sei molto pratico del posto e non hai la pelle dura come la nostra.
Guarda, figlio mio, la palma altera, superba, fiera come se… come se fosse un
antico idolo. In qualsiasi parte del villaggio tu sia, la vedi… ma la vedi anche se sei
a quattro villaggi da qui.
Domani lascerai il nostro villaggio, su questo non c’è dubbio; le impressioni della
breve passeggiata che abbiamo fatto appaiono sul tuo viso, nel tuo sguardo, sulle
tue mani. Prima che tu parta, però, finirò il racconto sulla palma, la palma di Wad
Hāmid. Prego, figlio mio. Fa come fossi a casa tua!
Mi chiedi chi piantò la palma?
Nessuno la piantò figlio mio. La terra dov’è cresciuta è una terra coltivabile? Non
vedi che è pietrosa, e vedi la maggior altitudine del piano rispetto alle sponde del
fiume come il piedistallo di una statua, e il fiume si piega sotto di essa come un
serpente sacro degli antichi egizi? Nessuno, figlio mio, la piantò. Bevi il tuo tè,
figlio mio. Ne hai bisogno dopo la prova a cui ti sei esposto.
L’opinione dominante è che sia cresciuta da sola, poiché nessuno ricorda di averla
vista diversa da come la si vede ora. I nostri figli aprirono gli occhi e la trovarono
che vegliava sul villaggio. Noi, quando riandiamo indietro ai ricordi dell’infanzia,
fino a quel punto divisorio oltre il quale non ricordi nulla, soccorre la nostre menti
la palma gigante che si erige sulla riva, ogni cosa al di là di quella è un talismano,
essa è come il confine tra la notte e il giorno. E’ come quella bella luce che non è
l’alba ma anticipa il suo sorgere. Pensi figlio mio, di riuscire a seguire ciò che dico?
Senti ciò che provo e non sono capace di esprimere? Ogni generazione trova la
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palma come se fosse nata col luogo e fosse cresciuta con esso. Siede con la gente di
questo villaggio e l’ascolta raccontare i suoi sogni.
Un uomo si sveglia dal sonno e racconta ai vicini di aver visto sé stesso in un
terreno sabbioso e la sabbia era bianca come l’argento puro. Camminava e i suoi
piedi sprofondavano in essa e proseguiva con difficoltà. Camminò e camminò
finchè sopraggiunsero la sete e la fame mentre la sabbia si allungava all’infinito
intorno a lui. Poi risalì una collina, e quando raggiunse la cima vide una foresta di
palme al centro della quale c’era una palma, una palma alta. La palma era rispetto
alle altre come una sola capra tra i cammelli. L’uomo discese la collina e trovò che
la terra si arrotolava davanti a lui. Così fu che dopo qualche passo si trovò sotto la
palma di Wad Hāmid. Trovò un vaso contenente latte schiumoso e denso che era
stato appena munto, quindi ne bevve finchè si dissetò, ma la quantità di latte nel
vaso non diminuì. I vicini gli dissero “Rallegrati del sollievo dopo una
tribolazione”.
Puoi sentire una delle nostre donne raccontare ad una sua amica: “Era come se fossi
in una nave che procedeva attraverso un canale nel mare e se allungavo le mani
toccavo le rive di ciascun lato. Mi vidi sulla cima di un onda che mi portò di peso
fino a toccare quasi le nuvole, poi mi gettò nella più profonda oscurità. Avevo paura
e cominciai a urlare ma era come se la mia voce si fosse bloccata in gola.
Improvvisamente trovai un canale d’acqua che si allargava un pochino. Vidi che
sulle due sponde c’erano degli alberi neri che al posto delle foglie avevano spine, le
loro cime erano come le teste dei falchi. Poi, vidi le due sponde chiudersi su di me e
sembrava che quegli alberi mi venissero contro. Il panico si impadronì di me e
gridai con tutta la voce che mi restava: “O Wad Hāmid!”.
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Allora vidi un uomo dal viso luminoso che aveva una lunga barba bianca che gli
copriva il petto, vestito di bianco immacolato e avente nelle mani il rosario. Mi
posò la mano sulla fronte e disse: “Non temere” e calmò la mia paura. Vidi che le
sponde si allargarono e l’acqua defluì placidamente. Vidi a destra i campi di grano
maturo, ruote idrauliche in funzione e buoi che pascolavano. Sulla riva vidi la
palma di Wad Hāmid . La barca si fermò sotto la palma, l’uomo uscì da questa
prima di me, legò la barca e mi allungò la mano per farmi uscire. In seguito mi colpì
gentilmente col rosario sulla spalla e raccolse da terra un dattero che mi mise in
mano. Quando mi voltai, non lo trovai più”. Le disse l’amica: “Questo è Wad
Hāmid… ti ammalerai gravemente e sarai sul punto di morire, ma guarirai. E’
necessario il miracolo di Wad Hāmid sotto l’albero!” E così fu, figlio mio. Non c’è
donna, bambino o vecchio che sogni durante la notte senza vedere la palma di Wad
Hāmid in un momento del sogno.
Mi chiedi perchè si chiama Wad Hāmid? Si paziente figlio mio, un altro bicchiere
di tè?
All’inizio dell’indipendenza giunse da noi un funzionario dello stato; questi ci disse
che il governo aveva intenzione di installare una stazione per la fermata del battello.
Ci disse che al governo nazionale piaceva aiutarci a farci evolvere ed era entusiasta;
mentre parlava il suo viso si illuminava. Vide, però, che i volti che gli erano intorno
non accoglievano ciò che proponeva. Noi, figlio mio, non viaggiamo molto, ma se
vogliamo spostarci per un affare – come la registrazione di una terra o il seguire un
processo di divorzio – montiamo sui nostri asini un intera mattinata e poi prendiamo
il battello alla stazione del villaggio vicino. Ormai siamo abituati così, figlio mio, e
noi, per questo usiamo gli asini. Non ci allettava che il funzionario non vedesse che
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il viso della gente non mostrava entusiasmo per la notizia. In un attimo,
l’entusiasmo del funzionario svanì e terminò la frase balbettando.
Dopo un momento di silenzio qualcuno gli chiese: “Dove si verrà a trovare la
stazione?” Il funzionario rispose che non c’era che un luogo per costruirla… presso
la palma.
Anche se, in quell’istante, avessi portato una donna e l’avessi fermata nuda, come
quando la mise al mondo sua madre, in mezzo a quegli uomini, non avresti causato
tanto stupore quanto ne fece quella frase.
Uno di loro si precipitò verso il funzionario e gli disse: “Il battello passa di qui il
mercoledì, e se costruisci la stazione qui, esso si fermerà da noi il mercoledì
pomeriggio”. Disse allora il funzionario che la sosta del battello nella loro stazione
era prevista alle quattro del pomeriggio del mercoledì.
L’uomo replicò: “Ma questo è il giorno in cui visitiamo la tomba di Wad Hamid
presso la palma, e prendiamo le nostre donne e i nostri bambini e facciamo i nostri
voti… facciamo questo ogni settimana”.
Il funzionario ribattè ridendo: “Allora cambiate giorno!” Anche se quell’uomo
avesse detto, in quell’istante, che ognuno di loro era un bastardo, non si si sarebbero
arrabbiati come si arrabbiarono per quella frase.
Si scatenarono come se fossero una sola persona, si gettarono sull’uomo e
l’avrebbero ucciso se non fossi intervenuto e l’avessi tolto dai loro artigli. Lo misi
su un asino e gli dissi di mettersi in salvo. Così il battello continuò a non fermarsi
da noi. E quando c’è una faccenda continuiamo a condurci in viaggio cavalcando i
nostri asini un intera mattinata per prendere il battello nel paese vicino. Ci
contentiamo, però, di visitare la tomba di Wad Hamid con le nostre donne e i nostri
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bambini e porgere le nostre offerte ogni mercoledì, come facevano i nostri padri e i
padri dei nostri padri prima di noi.
Concedimi, figlio mio, il tempo necessario per fare la preghiera del tramonto..
diciamo che la preghiera del tramonto è strana, se non la fai in tempo muori…
“Servi di Dio virtuosi…testimonio che non c’è dio all’infuori di Dio e testimonio
che Maometto è suo servo e profeta…pace su di loro misericordia di Dio”.
Ah, ah questa schiena mi duole da una settimana.
Che cosa pensi, figlio mio? Lo so che è vecchia…Magari fossi giovane!... Quando
ero giovane mangiavo mezzo agnello a colazione, bevevo il latte di cinque mucche
e sollevavo un sacco di datteri con una sola mano.
Mente chi dice di avermi battuto. Mi chiamavano il “coccodrillo”.
Una volta nuotando nel Nilo spingevo col torace una barca, contenete grano, verso
l’altra sponda…di notte.
Sull’altra sponda c’erano alcuni uomini alla noria. Quando mi videro spingere
l’imbarcazione verso di loro, si strapparono i vestiti e spaventati fuggirono.
Li chiamai: “o gente non picchiatevi a quel modo, per Dio! Non mi riconoscete?
Sono il coccodrillo. Per Dio! I diavoli si spaventerebbero della vostra ripugnante
indole”.
Figlio mio, mi chiedi cosa facciamo quando siamo malati?
Rido perché so che ti frulla per la testa…voi, nelle città, vi precipitate negli ospedali
al più lieve malanno. Se ti ferisci un dito ti affretti dal “dottore” che te lo avvolge in
una fascia e lo appende alla nuca per qualche tempo, e lo stesso fai quando non stai
bene.
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Una volta stavo lavorando nel campo quando qualcosa mi morse il dito. Questo
dito! Mi alzai in piedi e mi girai cercando nell’erba. Ed ecco un serpente che si
nascondeva.
Ti giuro che era lungo come il mio braccio. Lo presi per la testa e lo schiacciai con
due dita. Poi mi morsi il dito morso ( dal serpente) e ne succhiai il sangue. Presi una
manciata di polvere e la frizionai sulla ferita!
Ma questo esempio è un fatto insignificante! Come affrontiamo le disgrazie?
Questa nostra vicina … aveva una volta un tumore alla gola e rimase ferma, buttata
sul letto per due mesi.
Una notte ebbe una febbre molto alta, si alzò con la febbre all’alba portandosi
fino… si figlio mio, fino alla palma di Wad Hamid. La donna testimone
dell’avvenimento raccontò: “Ero ferma sotto la palma, affermò, e non avevo le
forze per reggermi in piedi. Chiamai ad alta voce: “O Wad Hamid ― sono venuta
da te per avere rifugio e protezione ― dormirò qui presso la tua tomba e sotto la tua
palma affinché tu mi faccia morire o mi lasci vivere. Non lascerò questo posto a
meno che non si realizzi una delle due condizioni.”
La donna continuò il suo racconto dicendo: “Mi accovacciai, ed ebbi paura. Presto
fui vinta dal sonno. Ero in uno stato tra il sogno e la veglia quando delle voci
salmodiarono il corano e poi una luce, come la lama di un coltello, brillò fino ad
unire le due rive. Vidi la palma e mi prosternai in adorazione. Il mio cuore era in
tale agitazione che pensai mi sarebbe uscito dalla bocca.
Vidi un venerabile vecchio con la barba bianca e un mantello che avanzava verso
me e sul cui viso c’era un sorriso. Mi colpì col suo rosario sulla testa e mi
rimproverò dicendomi: “Alzati”.
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Giuro che mi alzai e non sapevo come riuscivo a stare in piedi e tornai a casa senza
sapere come ci fossi giunta.
Arrivò l’alba e svegliai mio marito, i miei figli e le mie figlie e raccontai loro
l’accaduto; accesi il fuoco e posizionai su esso il recipiente per il tè.
Dissi alle mie figlie di urlare di gioia e il villaggio si presentò da noi.
Giuro che dopo di allora guarii e non mi ammalai più!”
Si figlio mio, siamo persone che non conosciamo le strade per gli ospedali. Per le
piccole questioni come i morsi degli scorpioni, febbre, lussazione e frattura siamo
costretti a stare a letto finchè guariamo. Per i problemi ci rechiamo alla palma.
Ti racconto, figlio mio, la storia di Wad Hamid o preferisci coricarti? Solitamente
non vi coricate se non a notte fonda ― questo so di voi. Noi, invece, ci corichiamo
quando si coricano gli uccelli, le mosche cessano di tormentare i buoi, le foglie
degli alberi si fermano, i polli si riuniscono nell’aia sui loro piccoli e le capre
dormono su un lato dopo essersi trascinate durante il giorno alla ricerca di foraggio.
Noi e i nostri animali siamo simili: ci svegliamo quando loro si svegliano e ci
corichiamo quando si coricano loro, i nostri respiri sono unisoni, si elevano come se
fossero uno solo. Mio padre mi raccontò ciò che gli disse mio nonno: “Wad Hamid
era servo di un uomo dissoluto. Egli (Wad Hamid) era un santo di Dio che si
nascondeva e non praticava il suo credo apertamente per non essere ucciso dal suo
padrone malvagio. Allorché non riuscì più a sopportare la vita con quell’infedele,
pregò Dio affinché lo liberasse.
Una voce gli gridò di stendere il suo tappeto per la preghiera sull’acqua e quando
(questo) si fosse fermato su una sponda sarebbe dovuto scendere. Scese dal tappeto
nel luogo dove c’è ora la palma, che era un luogo desolato. L’uomo stava da solo e
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pregava tutto il giorno. Quando scendeva la notte, arrivava un uomo con piatti
colmi di cibo così mangiava e proseguiva le preghiere fino al sorgere dell’alba. Ciò
accadde prima che il villaggio fosse costruito.
E’ come se questo villaggio con la sua gente, i mercati e gli edifici ormai respirasse
la terra. Mente chi dice di sapere la storia delle sue origini.
Gli altri paesi sorgono piccoli e poi si ingrandiscono. Il nostro, invece, è sorto tutto
in una volta. La sua popolazione non aumenta di numero né diminuisce e la sua
fisionomia non cambia.
Da quando esiste il villaggio, si ricorda la palma di Wad Hamid.
Si narra che nessuno ricorda come sia nata e cresciuta, come nessuno sa come la
palma sia cresciuta dalla terra rocciosa elevandosi sulla riva e crescendo in alto
come una sentinella.
Quando ti presi per farti fare la visita, forse ricordi figlio mio, il recinto di ferro che
circondava la palma e la tavola di pietra che si erigeva sul monumento di pietra con
la scritta “Wad Hamid”? Ricordi la volta con la mezzaluna dorata sopra la tomba?
Questa è la sola cosa che trovi nel nostro villaggio da quando Dio lo creò. Ora ti
racconto tutta la sua storia.
Quando te ne andrai domani ― partirai senza dubbio, gonfio in viso e con gli occhi
infiammati ― sarebbe meglio, figlio mio, che tu non ci maledicessi e che invece
pensassi a noi benevolmente e che pensassi al racconto di stanotte così forse
troveresti che la tua visita qui non sarà stata del tutto un male.
Ricordi che avevamo, qualche anno fa, dei rappresentanti di governo, dei partiti
politici e un grande tumulto? Noi non sapevamo nulla né dell’uno né dell’altro.
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Le strade, talvolta, sembravano deprimenti agli stranieri trovatisi sulle nostre porte e
fungevano proprio come le onde del mare che spazzano l’erba straniera. Nessuno di
loro permane più di una notte da noi: ma essi ci comunicano le notizie clamorose
della capitale.
Un giorno, ci avvisarono che il governo, il quale aveva scacciato l’imperialismo, già
lo rimpiazzava con un altro governo più rumoroso e rappresentativo. Chiedemmo
loro: “Che cosa è cambiato?”, ma non ci vollero rispondere; per quanto riguarda
noi, da quando i nostri padri si opposero alla stazione presso la palma, nessuno ha
più pensato di disturbare la nostra serenità. Trascorsero due anni senza conoscere la
forma di governo, fosse esso nero o bianco. I suoi emissari passavano per il
villaggio senza fermarvisi e noi ringraziavamo Dio che aveva smesso di farli
arrivare e di doverli ricevere; finché passati quattro anni un nuovo governo si
insediò al posto del primo ― e come se questa nuova autorità volesse avvertirci
della sua esistenza, ci svegliammo un certo giorno con un funzionario che aveva un
cappello enorme e una testa piccola, e che era accompagnato da due soldati. Questi,
presso la palma, prendevano misure in lungo e in largo.
Chiedemmo loro informazioni e ci risposero che il governo voleva costruire una
stazione per la fermata del battello sotto la palma.
Ribattemmo loro: “Ma noi, abbiamo già rifiutato questa perché pensate che
l’accetteremo ora?”
Dissero: “Il governo che ammutolì dinanzi a voi era un governo debole, ma la
situazione è cambiata ormai.” Non mi dilungherò, ma li prendemmo per la nuca, li
gettammo in acqua e tornammo ai nostri lavori.
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Non era passata una settimana che arrivò un plotone di soldati e alla sua testa quel
funzionario dalla testa piccola e il cappello grande che ordinò di arrestare questo
quello e quell’altro fino ad arrestare venti uomini tra i quali c’ero anch’io. Ci
portarono in carcere dove stemmo per un mese.
Un giorno vennero i soldati, gli stessi che ci avevano imprigionato e ci aprirono le
porte. Chiedemmo loro informazioni ma non ci dissero nulla. Usciti di prigione
però trovammo una grande folla.
Appena le persone vestite per bene ci videro, ci acclamarono, ci chiamarono e ci
abbracciarono; erano disgustosamente profumate e sui loro polsi brillavano orologi
d’oro.
Ci portarono in grande processione alle nostre famiglie. Trovammo una grande
moltitudine, senza inizio né fine, e carri fermi con cavalli e cammelli.
Ci dicemmo l’un l’altro: “Il baccano della metropoli è ormai giunto anche da noi”.
Ci fermarono, eravamo una ventina di uomini in fila e la gente ci passava vicino e ci
stringeva le mani…il Primo Ministro… il presidente del Parlamento… il presidente
del Senato…il rappresentante di questo o quell’altro circolo… ci guardavamo l’un
l’altro senza capire ciò che succedeva intorno a noi eccetto che le nostre braccia
erano stanche per tutte le strette di mano da parte di tutti quei presidenti e
parlamentari. Poi ci portarono attraverso la grande folla verso la palma e la tomba.
Il primo ministro pose la prima pietra del monumento che tu hai visto, la cupola che
tu hai visto e il muro che hai visto.
Come in un istante si scatena l’uragano e poi se ne va, sparì quella folla così come
era venuta e non trascorse la notte da noi… a causa delle zanzare. Quell’anno erano
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grosse e grasse; s’insediarono ed eguagliarono quelle dell’anno in cui venne il
predicatore.
Ci narrò uno di quegli stranieri che si trovò per le nostre strade, la storia di tutto
quel clamore, tempo dopo, e disse: “La gente non era soddisfatta di quel governo da
quando era salito al potere. Essi sapevano che non sarebbe giunto lì se non avesse
corrotto un certo numero di deputati. Attesero l’occasione propizia. L’opposizione
cercava la scintilla che facesse accendere il fuoco.
Quando si presentò l’incidente della palma, durante il quale vi presero e vi misero
in prigione, i giornali pubblicarono la notizia e il discorso infuocato che aveva fatto
il presidente del governo, nel quale aveva detto: “Quale tirannia ha raggiunto questo
governo che inizia ad intromettersi nel credo della gente, e nelle sue cose più
sacre!” L’oratore aveva assunto una posizione che gli aveva conferito solennità, poi
aveva continuato con voce soffocata dall’emozione: “Chiedano al nostro rispettabile
primo ministro della palma di Wad Hamid. Chiedano come abbia permesso che
fosse inviato l’esercito e i suoi aiutanti a profanare quel luogo puro e sacro?” La
gente aveva cominciato a gridare.
Il cuore della gente rispose in ogni paese all’incidente della palma come non aveva
mai fatto prima. Forse il motivo è che in ogni villaggio di questa regione c’è, come
in questo villaggio, un simbolo come la palma di Wad Hamid e al gente lo vede nei
propri sogni.
Dopo un mese di tumulti, grida e atmosfera infiammata cinquanta deputati del
governo furono costretti a ritirare il loro sostegno. I loro circoli li avevano avvisati
che sarebbero stati banditi, e che se non si ritiravano, essi sceglievano di lavarsene
le mani.
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Così il governo cadde e ritornò quello precedente al potere, e il giornale principale
del paese scrisse: “La palma di Wad Hamid è divenuta il simbolo del risveglio del
popolo”.
Da quel giorno avevamo ignorato l’esistenza del nuovo governo. Da quel giorno
nessuno dei grandi giganti tra la gente che venne da noi è più tornato.
Noi ringraziamo Dio che ci ha risparmiato la fatica di stringere loro la mano. La
nostra vita ha ripreso i ritmi di prima, senza pompa per l’acqua, né impresa agricola,
né stazione per il battello.
La palma è rimasta dov’era, getta la sua ombra sulla riva meridionale nel
pomeriggio e, la mattina la sua ombra si estende sui campi e le case fino a
raggiungere il cimitero. Il fiume scorre sotto la palma come se fosse il serpente
sacro dei serpenti delle fiabe.
Il nostro villaggio è stato dotato di un monumento di marmo e di un recinto di ferro
e di una cupola con la mezzaluna dorata.
Quando l’uomo finì di parlare, mi guardò e sul suo viso apparve un sorriso
misterioso ai lati della bocca come il timido tremolio di una lampada.
Gli chiesi: “Quando costruirete la pompa per l’acqua, l’impresa agricola e la
stazione per il battello?”
Scosse la testa un istante, poi mi rispose “Quando la gente andando a dormire non
vedrà più la palma nei suoi sogni”.
Gli chiesi: “Quando succederà ciò?”
Rispose: “Ti ho menzionato i miei figli che vivono nel capoluogo e studiano a
scuola. Non li accompagnai io là, ma furono loro ad andarsene di propria iniziativa.
Spero che restino dove sono e non ritornino.
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Quando i figli dei miei figli usciranno da scuola e si moltiplicheranno tra noi i
giovani con spirito straniero, forse allora ( il battello) si fermerà da noi… sotto la
palma di Wad Hamid.”
Domandai: “Pensi che la palma sarà tagliata un giorno?”
Mi guardò stancamente, come se volesse trasferirmi attraverso gli occhi stanchi e
annebbiati qualcosa che non riusciva a comunicare con le parole: “Non ci sarà
bisogno di tagliare la palma, né motivo per togliere la tomba. La questione che è
sfuggita a tutta questa gente è che c’è un luogo esteso per tutte queste cose ―
ampio per la palma, la tomba, la pompa per l’acqua e la stazione per il battello”.
Dopo aver taciuto qualche istante mi guardò con uno sguardo che non saprei come
descrivere, ma che mi lasciò un sentimento di tristezza ― tristezza per qualcosa che
non ero capace di definire.
Poi disse: “Tu, senza dubbio, partirai domani. Quando raggiungerai la tua meta ci
ricorderai in un modo migliore e non sarai duro nel giudicarci”.