3
Al contrario degli artisti della generazione precedente che si
erano limitati ad illustrare le caratteristiche della società coloniale
spesso non andando oltre la semplice descrizione, gli scrittori che
operano dopo il 1950 indagano la società coloniale in modo più
attento e approfondito portando l’attenzione su concetti chiave quali
l’identità personale e nazionale, le implicazioni del nazionalismo
politico e la liberazione dal dominio coloniale. Il passato, ricreato in
termini immaginativi, offre a questi scrittori la possibilità di mostrare
le pesanti e complesse conseguenze che la storia coloniale ha prodotto
sulla personalità degli uomini e delle donne dell’arcipelago caraibico;
la preoccupazione per la schiavitù sofferta e l’attenzione per la storia
emergono così in opere diverse per tono e genere narrativo quali i
romanzi di V. S. Naipaul o le poesie di Derek Walcott. Naturalmente
certe tematiche richiedono approcci nuovi e radicali; in uno scrittore
come Lamming, ad esempio, la parola “storia” non sta a significare
una semplice successione di eventi, ma un qualcosa di più attivo: “the
creation of a situation offering antagonistic opposition and a challenge
of survival that had to be met by all involved”
3
.
Negli anni ’70 la letteratura caraibica si interessa soprattutto alle
questioni del dopo-indipendenza dando spazio al rammarico e alla
delusione provata da artisti e intellettuali nel constatare come i Caraibi
indipendenti dal governo coloniale non rispecchiassero le aspettative
di una nazione in cui le divisioni di razza e di classe fossero superate
in nome di una vera unità. Negli anni ‘80, gli autori caraibici -
Jamaica Kincaid, David Dabydeen e Caryl Phillips- fanno
dell’esperienza della diaspora il tema fondamentale delle loro opere. A
fianco della tradizione maschile è importante ricordare che va
affermandosene anche una femminile, mentre le maggiori innovazioni
hanno interessato la poesia.
3
Lamming, G., The Pleasures of Exile, The University of Michigan Press, 1992,
p.36
4
George Lamming: la vita e le opere.
Nato a Barbados da una famiglia contadina l’8 giugno 1927,
George Lamming ha vissuto nell’isola caraibica fino al 1946, anno a
cui risale l’inizio di un lungo esilio che lo vedrà dapprima a Trinidad
nelle vesti di insegnante e poi a Londra. E’ comunque il 1950 a
rappresentare la svolta decisiva nella sua vita e nella sua produzione
artistica; l’arrivo in Inghilterra, all’età di ventitre anni su una nave che,
fra i tanti, trasporta anche Sam Selvon, all’epoca un giovane aspirante
scrittore come lui, provoca nel suo animo una profonda crisi che lo
porta ad interrogarsi sulla sua identità in quanto afro-caraibico. Londra
non risponde affatto alle aspettative del giovane Lamming che qualche
anno più tardi affermerà:
Migration was not a word I would have used to describe what I
was doing when I sailed with other West Indians to England in
1950. We simply thought that we were going to an England
which had been planted in our childhood consciousness as a
heritage and a place of welcome … Today I shudder to think
how a country , so foreign to our own insticts, could have
achieved the miracle of being called Mother.
4
E’ in Inghilterra che lo scrittore, fino ad allora interessato alla
poesia, si scopre romanziere; è qui che, destreggiandosi fra vari lavori
in fabbrica, inizia a scrivere il suo primo romanzo, In The Castle of
My Skin, che viene pubblicato da Michael Joseph nel 1953 e che oggi,
a più da quarant’anni dalla sua prima uscita, è considerato un classico
della letteratura caraibica in lingua inglese. Nelle vicende del piccolo
G., Lamming ricostruisce il mondo della sua infanzia e della sua
adolescenza a Barbados negli anni ’30 e ’40; la storia di G. si inserisce
in quella di un intero villaggio contadino che sta vivendo un periodo
di importanti cambiamenti sociali. Il suo intento è quello di offrire
un’ottica diversa da quella comunemente proposta dagli europei: così
4
Lamming, G., “In the Castle of My Skin: Thirty Years After”, Conversations, p.49
5
come Arrow of God di Achebe, In the Castle si iscrive in quella
narrativa che rappresenta in maniera del tutto nuova la società
indigena e rivede le prospettive attraverso le quali il passato è stato
tradizionalmente rappresentato. Definito da Gikandi come “the most
powerful narrative critique of the psychology of colonisation”
5
, il
romanzo è un esempio eccellente per una generazione di scrittori
africani e caraibici di come la letteratura non sia prerogativa esclusiva
della cultura europea. Ngugi wa Thiong’o ha affermato che fu proprio
In the Castle of My Skin a mostrargli la via da percorrere in quanto
scrittore Kikuyu e pan-africanista; nel 1958 il libro valse a Lamming il
Somerset Maughan Award per la letteratura, mentre Sartre lo scelse
per la sua serie Les Temps Modernes.
Nel 1954 esce The Emigrants, opera che, come il titolo
suggerisce, è consacrata al movimento migratorio dai Caraibi verso la
Gran Bretagna che nel corso degli anni ’50 interessò circa
duecentocinquanta mila indiani occidentali; lo scrittore racconta la
storia di un gruppo di persone diverse tra loro per nazionalità ed
estrazione sociale che lasciano le isole caraibiche in cerca di un “better
break”. Diviso in tre parti – “A Voyage”, “Rooms and Residents” e
“Another Time” - , il romanzo si sofferma dapprima sui sogni e le
speranze degli emigranti per poi mostrarne la grande disillusione e il
profondo malessere psichico nel duro scontro con la realtà londinese.
Il tema dell’emigrazione e dell’esilio, già anticipato da Lamming in In
the Castle, diventa ora centrale.
Of Age and Innocence, pubblicato nel 1958, completa il
romanzo precedente descrivendo il ritorno in patria dell’emigrante.
Isaac Shephard e Mark Kennedy incarnano, infatti, due diversi
stereotipi dell’emigrante che, dopo aver trascorso un lungo periodo
all’estero, fa ritorno a casa: Shephard è una sorta di Messia che in
Inghilterra ha maturato la consapevolezza storico-sociale necessaria
per la rivolta coloniale; Mark è colui che si è inserito nella società
5
Gikandi, S, Writing in Limbo, Cornell University Press, Ithaca and London, 1992,
p.70
6
inglese e si è addirittura sposato con una giovane inglese, ed ora è
incapace di ritrovarsi in sintonia con la sua terra. Definito dallo stesso
autore come un romanzo esplicitamente politico, Of Age and
Innocence è interamente ambientato a San Cristobal, l’isola
immaginaria che d’ora in poi sarà utilizzata da Lamming per indicare
l’intero arcipelago caraibico.
6
L’isola sta vivendo un momento storico
importante: stanno per aver luogo le prime elezioni politiche.
Abilmente strutturato in modo da riflettere la complessità
multirazziale delle Indie Occidentali, il romanzo drammatizza le
tensioni razziali che la popolazione caraibica deve superare al fine di
ottenere unità e vera indipendenza.
Anche Season of Adventure è ambientato a San Cristobal;
l’indipendenza è stata da poco raggiunta e Fola, la protagonista,
compie un viaggio tormentoso alla ricerca delle proprie radici, viaggio
che la porta a ribellarsi contro gli atteggiamenti della media classe
borghese a cui appartiene. Il dramma soggettivo della ragazza
esemplifica la storia di una parte consistente della comunità caraibica;
la sua ricerca indica il processo che il popolo nero deve intraprendere
per potere definire la propria identità.
Nello stesso anno, il 1960, esce un’altra opera di Lamming, The
Pleasures of Exile. Si tratta di una raccolta di saggi di politica
culturale che raccoglie i ricordi e le riflessioni dello scrittore in
“esilio” a Londra e le considerazioni maturate durante i suoi viaggi nei
Caraibi, in Africa Occidentale e negli Stati Uniti. E’ un lavoro di ‘
self-inquiry and cultural assessment in the context of Caribbean life’
7
e anticipa le preoccupazioni della critica post-coloniale con la politica
di migrazione, l’ibridità culturale e le prerogative del discorso sulle
minoranze.
6
Abbandonando i riferimenti specifici alle singole isole dell’arcipelago e
inglobandole tutte nell’isola fittizia di San Cristobal, Lamming dimostra di aver
sviluppato una visione federalista dei Caraibi.
7
Pouchet Paquet, S., “Foreward” to Lamming,G., The Pleasures of Exile, The
University of Michigan Press, 1992, vii.
7
Nel 1971, ad oltre dieci anni dalla pubblicazione di Season of
Adventure, uscirono simultaneamente, l’uno pubblicato a Londra e
l’altro a New York, quelli che finora restano gli ultimi due romanzi di
Lamming: Water with Berries e Natives of My Person. Nel frattempo
lo scrittore aveva partecipato all’edizione dei numeri speciali di “New
World Quarterly” in occasione dell’indipendenza di Barbados e della
Guyana e nel 1966 era stato membro della giuria del “Casa de las
America Literary Prize”.
Mentre i primi quattro romanzi di Lamming descrivevano
alcuni momenti fondamentali nella storia caraibica di questo secolo
quali le sommosse degli anni ’30, il grande esodo degli anni ’50 verso
la metropoli britannica, la caduta del colonialismo e l’indipendenza,
ed infine le contraddizione del mondo post-coloniale, con le ultime
due opere l’autore si addentra nell’analisi del passato. Egli adotta il
genere allegorico e dimostra di avere acquisito una padronanza
stilistica che a tratti mancava nei primi romanzi.
Water with Berries è una riscrittura post-coloniale di The
Tempest di Shakespeare in cui i protagonisti sono gli eredi moderni di
Prospero, Calibano, Miranda, Ferdinand e Ariel. Ambientato a Londra
nel secondo dopoguerra il romanzo racconta quindici giorni di tre
artisti caraibici -Reger, Derek e Teeton- che rappresentano quella
vasta parte di emigrati che non faranno più ritorno in patria.
Natives of My Person ritorna, invece, alle origini della storia
coloniale e narra un viaggio compiuto nel XVI sec. dal regno fittizio
di Lime Stone, simbolo della Gran Bretagna e dell’Europa, all’isola di
San Cristobal passando per la costa africana. Al primo livello di
lettura, quello realistico, se ne affiancano almeno altri due: uno
psicologico-etico-conoscitivo e uno allegorico. Il viaggio della
Reconnaissance è anche un viaggio simbolico nella psiche del
“bianco”, un’esplorazione delle sue insicurezze e delle sue paure nel
rapporto con l’altro sesso e con razze diverse dalla sua; inoltre, il
microcosmo della nave propone la situazione di un moderno stato
8
caraibico in cui sotto la maschera dell’indipendenza si celano ancora
strutture di potere tipicamente coloniali.
Dal 1972 Lamming non ha pubblicato alcun romanzo, ma ha
continuato a scrivere saggi, a tenere conferenze e a partecipare
attivamente alla vita sociale dei Caraibi. Nel 1974 ha diretto “Meet
Me in Golden Square”, una messa in scena drammatica dei tumulti
che scoppiarono a Barbados nel 1937. Da molti anni è tornato a vivere
nei Caraibi, nonostante trascorra lunghi periodi nelle università e nei
colleges stranieri tenendo lezioni e seminari. Ha ricevuto molti premi
e riconoscimenti internazionali tra i quali un dottorato onorario
all’Università delle Indie Occidentali.