musicoterapeuta e i componenti del gruppo, favorendo così il
benessere psico – fisico di ogni individuo.
La musicoterapia è un ottimo strumento anche per favorire
l’integrazione sociale e culturale, perché è più immediato
rispetto a quello verbale.
Persone che non parlano la stessa lingua possono trovarsi a
condividere emozioni e stati d’animo che permettono una
migliore comunicabilità; oggi essa infatti è consigliata a partire
dalla scuola primaria perché le classi ormai sono sempre più
multietniche e multirazziali per il numero sempre più elevato di
stranieri in Italia.
Nella mia tesi il primo capitolo è dedicato proprio alle
principali caratteristiche della musicoterapica come pratica per
raggiungere il benessere psico-fisico di ogni persona,
indipendentemente dalle problematiche riscontrabili.
Ho ritenuto inoltre opportuno citare i principi teorici dell’Iso
(su cui si basa l’identità sonora di ogni individuo) che stanno
alla base della terapia musicale.
Ognuno di noi ha una propria identità sonora, in cui si possono
riconoscere: l’Iso universale, gestaltico, complementare e
gruppale.
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Durante le sedute di musicoterapia è importante aprire tutti i
canali di comunicazione per giungere a uno sviluppo delle
proprie capacità, un rafforzamento dell’Io, un miglioramento
delle relazioni interpersonali e della socializzazione.
Al termine del primo capitolo ho voluto invece accennare alla
pratica dell’euritmia iniziata negli anni Venti da Rudolf
Steiner, per sottolineare come la musica fosse già utilizzata da
tempo in ambito pedagogico per facilitare un migliore sviluppo
cognitivo – comportamentale nei bambini.
Si riteneva già che l’ascolto attivo e la pratica musicale
associata al movimento corporeo aiutassero a sviluppare la
creatività e le potenzialità cognitive, ritenute una chiave per il
raggiungimento dell’equilibrio psico-fisico.
Nel secondo capitolo ho spiegato come la musica riesca a
indurre un’intensificazione o uno smorzamento di emozioni
esistenti e riesca a produrre degli effetti emotivi in base al
ritmo, al timbro e alla velocità del brano che si ascolta.
Ci sono delle musiche che suscitano allegria, spensieratezza,
buon umore e altre che producono sensazioni più tristi proprio
per gli specifici contenuti mentali che la musica stessa evoca.
5
È stato dimostrato che il significato musicale si costituisce nei
vissuti profondi e indistinti dell’individuo e nelle soluzioni
musicali previste dal sistema formale dei suoni: infatti, le
affordance provenienti dagli aspetti formali della musica si
incontrano sempre con il mondo esperienziale del soggetto
generando risultati musicali significativi.
Nel terzo capitolo, infine, ho sottolineato come la
musicoterapia può essere un ausilio in ambito scolastico per
stimolare gli alunni all’apprendimento e per favorire una buona
relazione educativa tra alunni e insegnanti, concepita come
momento autenticamente costruttivo e dinamico per la
costruzione della conoscenza.
La terapia musicale diviene un ottimo sostegno soprattutto per i
bambini con problemi comportamentali, relazionali e con
handicap dichiarati, facilitando l’integrazione e
l’apprendimento, poiché la musicoterapia offre una serie
ricchissima di possibilità espressive, in quanto veicolo dei
flussi emozionali dell’immaginario individuale e collettivo.
L’intervento musicoterapeutico può essere previsto all’interno
di spazi curricolari ordinari con l’intero gruppo classe, ma può
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si può anche creare un ambito operativo più ristretto per i
soggetti con particolari problematiche.
Per i bambini autistici è stato dimostrato che la musicoterapia
ha portato parecchi benefici a livello relazionale e cognitivo
facendo uscire questi soggetti dal loro silenzio e dal loro
isolamento.
Nel quarto capitolo ho inserito un’esperienza di laboratorio
musicale effettuata insieme alla Prof.ssa Anna Ambrosini che
segue l’approccio metodologico di RITMIA, perciò è stata
sottolineata l’importanza della gestualità, della respirazione,
del gioco e del silenzio con lo scopo di enfatizzare la
percezione degli elementi sonori e dei movimenti che li
accompagnano.
Criterio fondamentale del laboratorio, svoltosi nella scuola
primaria di Mozzate (Co) con gli alunni delle classi III- IV- V
è stata la creazione di momenti nei quali i singoli bambini
potessero stare bene nel rispetto delle loro caratteristiche e dei
loro bisogni.
Per creare un coinvolgimento emotivo che li facilitasse
nell’attuazione delle fasi del gioco, sono stati costruiti in classe
strumenti musicali (flauto, maracas) con l’utilizzo di materiale
7
di recupero; inoltre, per aiutarli a rilassarsi prima della
stimolazione sonora si sono sperimentate diverse tecniche di
respirazione provenienti dalle posizioni yoga: ciò ha permesso
loro di partecipare all’attività musicale liberi da qualsiasi
tensione.
Sono stati svolti diversi giochi con l’utilizzo di vari strumenti
che hanno coinvolto i bambini sviluppando la loro creatività e
la loro fantasia.
Effettivamente, ho potuto costatare che al termine del modulo
di dodici ore, i bambini sono rimasti entusiasti delle attività
svolte e sono stati piacevolmente coinvolti dall’insegnante;
soprattutto, ne hanno avuto maggior beneficio quegli alunni
più chiusi e timidi perché sono riusciti attraverso i giochi
musicali e integrarsi meglio con il gruppo-classe divertendosi e
partecipando attivamente con i compagni alle diverse attività
proposte.
Ritengo perciò che una buona educazione musicale in classe
aiuti davvero a migliorare gli aspetti cognitivi, emotivi e psico-
motori negli alunni della scuola primaria; perciò mi è sembrato
utile e interessante, infine, inserire nell’appendice alcune
schede con illustrati specifici esercizi musicali che qualsiasi
8
insegnante, pur non essendo musicoterapeuta, potrebbe
proporre in aula ai propri alunni stimolando così il loro
sviluppo emotivo e cognitivo.
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CAPITOLO PRIMO
LA MUSICOTERAPIA PER
FAVORIRE LA CRESCITA
ARMONICA DI OGNI INDIVIDUO
1.1 Premessa
Il linguaggio musicale è oggi come nel passato un mezzo
rapido ed incisivo per l’espressione e la comunicazione dei
sentimenti umani e come tale offre un potenziale enorme sia
sul piano strettamente ispirativo per la amplificazione di un
preciso stato emotivo, che si trasforma in creazione, sia sul
pian o più squisitamente relazionale, dove la tensione emotivo-
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affettiva, sottesa al processo creativo, apre il grosso capitolo di
ciò che oggi viene denominato “musicoterapia” e che può
risultare di fondamentale importanza per l’approccio e la
gestione di alcune patologie così come per la loro prevenzione.
È indubbio ormai che la musicoterapia come disciplina ha
ottenuto in campo internazionale un suo livello di credibilità,
che si è tradotta in alcuni paesi addirittura in un riconoscimento
della figura
professionale dell’operatore che la espleta con annesso Albo e
Codice Deontologico.
1
Con il termine musicoterapia si intende l’utilizzo della musica
e degli elementi musicali (armonia, melodia, ritmo,timbro) per
favorire l’integrazione fisica, psicologica ed emotiva
dell’individuo.
È stato dimostrato che il canto, i suoni, la musica possono
guarire i mali del corpo e dell’anima.
Sin dall’antichità si hanno notizie della musica per fini
terapeutici, ma il riconoscimento come disciplina specifica ed
1
Cfr. DI FRANCO G., DE MICHELE R., Musicoterapia in Italia, Idelson, Napoli, 1995.
11
efficace risale ai primi del secolo scorso quando si iniziarono
ad effettuare vere e proprie ricerche scientifiche sulle
modificazioni fisiologiche indotte dalla musica attraverso la
misurazione dei suoi effetti sulla respirazione, il ritmo
cardiaco, la circolazione e la pressione sanguigna.
Si conoscono due principali indirizzi di pensiero: uno
prettamente medico e uno pedagogico.
Sull’onda di questi studi è nata la musicoterapia, introdotta in
Italia negli anni Settanta, una metodica che considera il corpo
umano
un’enorme cassa di risonanza dentro cui penetrano e si
espandono le onde sonore.
2
L’uomo entra in contatto con la musica già nella vita
intrauterina, ascoltando il battito cardiaco, la respirazione e la
circolazione sanguigna materna. A questi suoni si associano
tutti quelli esterni che, in qualche modo, influenzeranno la vita
futura.
Le risposte degli esseri umani alla musica vanno ben oltre il
2
Cfr. CREMASCHI TROVESI G., Musicoterapia, arte della comunicazione, Edizioni Scientifiche, MAGI, 1996, Roma.
12
suono. La musica può essere sperimentata fisiologicamente,
con cambiamenti della frequenza cardiaca, attraverso il
movimento, lo stato d’animo e le emozioni, ma anche
cognitivamente, tramite conoscenza e memoria.
Il fenomeno musicale può avere importanti effetti positivi o
negativi sulla sfera affettiva dell’individuo e sul suo stesso
equilibrio psicofisico.
La musica, infatti, superando i filtri logici e analitici della
mente, riesce ad entrare direttamente in contatto con i
sentimenti e le passioni più profonde e a stimolare la memoria
e l’immaginazione fino a provocare vere e proprie reazioni
fisiche.
Ascoltare e “fare” musica in prima persona, dunque può
rilassare divertire, attivare le energie fisiche e mentali, favorire
il contatto con le parti più profonde di noi stessi.
Non bisogna, però, dimenticare che il suono è una forza
potente che può anche disorientare e irritare fino a condurre
alla perdita di coscienza.
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Il sovraeccitamento psicofisico causato da un eccesso di
stimolazioni sonore, per esempio, è dannoso!
La musica, infatti, ha un duplice effetto psicoterapico sia
nell’ambito fisiologico che psichico, infatti, riuscendo a far
evocare sensazioni e stati d’animo, può far scattare meccanismi
inconsci e aiuta così a rafforzare l’IO facendo da ponte tra
conscio e inconscio.
Può aiutare a sbloccare repressioni e resistenze permettendo
agli impulsi ed ai complessi che producono conflitti e disturbi
neuro – psichici di affiorare a livello di coscienza, anche
attraverso il processo catartico (tensione – liberazione).
Invia segnali al cervello ed in particolare al sistema libico, la
zona cerebrale detentrice dei più arcani sentimenti ed istinti
posseduti dall’uomo riguardo ad una filogenesi evolutiva di
tutto il sistema nervoso centrale.
3
La musica sembra essere l’unica funzione superiore
dell’encefalo, che direttamente coinvolge in uguale misura
l’emisfero destro e l’emisfero sinistro.
3
Ibi, pp.67-69;
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