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capillare diffusione consente di mettere in collegamento istantaneo
punti che si trovano agli antipodi del pianeta. Essa ha fornito
l'infrastruttura tecnologica per superare l'eterogeneità delle forme
comunicative, traducendo qualsiasi tipo di informazione nel formato
digitale. Internet costituisce anche uno degli strumenti privilegiati per
prefigurare configurazioni socio-culturali quali l'intelligenza collettiva
(Lévy, 1997): essendo un mezzo interattivo e comunitario, essa
permette a ricercatori e studenti di tutto il mondo di scambiare idee,
articoli, immagini, esperienze e osservazioni. La Rete è anche ciò che
maggiormente si avvicina alla versione di senso comune del villaggio
globale: è possibile "incontrare" persone provenienti da qualsiasi
angolo della Terra e allo stesso tempo "chiacchierare" con loro con
un'intimità simile a quella della comunicazione faccia a faccia. In
questo senso Internet consente l'esistenza di comunità virtuali che
vedono il dibattito tra individui accomunati dagli stessi valori e dagli
stessi interessi.
Questo è ciò che Internet è stato finora. Essa si accinge a
giocare un ruolo di primo piano nell'economia mondiale come
mercato globale. Mettendo in contatto diretto produttori e
consumatori, la Rete favorisce quella disintermediazione che li
avvantaggia entrambi. In secondo luogo l'interattività del medium
permette ai venditori di avere un feedback, di conoscere in maniera
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approfondita quali sono le reali esigenze del consumatore, per potergli
così offrire un servizio di qualità più elevata. Infine, e forse questo è
l'elemento più innovativo, Internet concede uno spazio a chiunque
voglia lanciarsi nella new economy: non è solo la multinazionale ad
avere una pagina web, ma anche il negozio di provincia. Quest'ultimo
ha quindi la possibilità di rivolgersi ad una clientela ben più vasta di
quella a cui è abituato, ad un costo estremamente inferiore a quello
necessario per creare delle filiali all'estero.
Le opportunità che Internet offre all'industria discografica non
si limitano al commercio elettronico, che consente di sfogliare
cataloghi sconfinati senza muoversi da casa per acquistare dischi
introvabili nei negozi. Internet permette anche agli artisti indipendenti
di farsi conoscere in tutto il mondo, scavalcando il sistema distributivo
tradizionale. Consente ai navigatori di ascoltare brani in anteprima,
ma allo stesso tempo solleva questioni molto delicate relative alla
pirateria e alla violazione del diritto d'autore. Inoltre scardina i
paradigmi della comunicazione di massa introducendo la
personalizzazione dell'informazione: l'utente riceve solamente le
notizie riguardanti i suoi artisti preferiti.
Questo studio intende analizzare i nessi tra industria musicale e
Internet, individuando le coordinate e le prospettive che il mezzo
presenta riguardo alla diffusione di musica e all'informazione
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musicale. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra Internet e case
discografiche, studiando le possibili direzioni in cui gli attuali
equilibri di potere potrebbero venire riconfigurati da Internet. Punto di
partenza è lo studio del mercato musicale. Il primo capitolo è
interamente dedicato all'industria discografica e si sviluppa intorno a
tre nuclei concettuali. Il primo paragrafo si occupa dell'evoluzione
delle tecnologie e dei supporti che si sono succeduti nel settore
fonografico. La funzione informativa e discorsiva svolta dagli
intermediari culturali (radio, televisione e riviste) sarà oggetto del
secondo paragrafo, mentre il terzo prende in esame le logiche del
music business, analizzando le etichette discografiche, distinte in
majors e indies, e la loro funzione.
Le caratteristiche della Rete vengono esaminate nel secondo
capitolo considerandone tre aspetti rilevanti per il nostro lavoro. In
primo luogo la comunicazione mediata dal computer abbatte le
distanze spazio-temporali, consentendo a utenti che si trovano in
qualsiasi parte del mondo di interagire in tempo reale. In secondo
luogo la Rete è ritenuta un importante fattore di globalizzazione, la
quale rischia di imporre lo stile di vita americano a livello mondiale
ma al contempo permette alle "nicchie culturali" di interagire nelle
comunità virtuali del ciberspazio, superando i confini nazionali. Infine
l'interattività della tecnologia ipertestuale, che trasforma il lettore in
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autore, e la totale assenza di controllo sulla Rete, per cui ognuno può
farsi udire con la stessa intensità, hanno indotto a ritenere Internet un
medium democratico; allo stesso tempo tuttavia la sua stessa
"democraticità" favorisce lo sfruttamento illegale del lavoro dei
musicisti.
Il terzo capitolo intende studiare le riconfigurazioni dell'assetto
del mercato discografico con la Rete. Partendo dalla presentazione dei
formati di file fruibili attraverso il computer, si analizzano i servizi
che Internet offre ai consumatori di musica, quali ad esempio le
comunità virtuali, luogo di ritrovo dei fans e al contempo strumento
della new economy. Nel ciberspazio si ritrovano tanto i mezzi di
comunicazione tradizionali quanto nuovi mediatori culturali, che
insieme costituiscono i cosiddetti infomediari, taste makers musicali
dell'era di Internet. Quest'ultimo viene utilizzato dagli artisti come
efficace spazio promozionale, canale distributivo ma anche
collegamento con i fans, che talvolta vengono chiamati a partecipare
alla realizzazione di brani musicali.
Lo studio si conclude con un capitolo che affronta le strategie
che le case discografiche stanno approntando per adeguarsi alla
rivoluzione che Internet ha determinato nel mondo musicale. Assi
portanti di questa sezione sono l'analisi dei siti web di quattro
etichette, due majors e due indipendenti, e le interviste ai rispettivi
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responsabili Internet. Scopo dell'indagine è quello di capire con quali
obiettivi Internet viene utilizzato dalle diverse tipologie di labels, con
quali risultati, e soprattutto se la posizione di supremazia delle majors
può essere messa in discussione proprio grazie all'impiego di Internet.
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Capitolo 1 - Industria discografica e produzione
culturale
"La musica, espressione artistica e strumento di comunicazione
sociale, ha accompagnato l'uomo lungo tutta la sua storia, suonata e
cantata nelle dimore, nelle tende dei nomadi, nelle piazze, nelle corti,
nei teatri di città e paesi antichi, moderni e contemporanei" (Silva,
Ramello, 1999, p. 1). Eppure la maggior parte della musica che
ascoltiamo è registrata. Nel momento in cui può essere riprodotta, la
musica finisce di essere arte per diventare oggetto di consumo,
alimentando uno dei più fiorenti business.
1.1 Tecnologie e supporti
Michele Sorice individua nel 1902 una data fondamentale per
l'industria discografica moderna. E' infatti in quell'anno che il tenore
napoletano Enrico Caruso registra a Milano il suo primo disco,
riprodotto in migliaia di copie "in un'epoca in cui al massimo se ne
stampavano di solito poche centinaia (…), che raggiungevano un
numero limitato di amatori" (Sorice, 1998, p. 9). La nascita
dell'industria discografica segna quindi "il passaggio da una fruizione
dedicata ai musicofili a un consumo più allargato" (p. 22).
In ambito sociologico il termine "industria discografica"
richiama inevitabilmente quello di "industria culturale" proprio di
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Theodor W. Adorno e Max Horkheimer, spiegato nel capitolo
omonimo della Dialettica dell'Illuminismo. Secondo i due sociologi
della Scuola di Francoforte, "l'industria culturale può vantarsi di aver
attuato energicamente, ed eretto a principio la trasposizione - spesso
maldestra - dell'arte nella sfera del consumo, di aver liberato
l'amusement delle sue ingenuità più moleste e di aver migliorato la
confezione delle merci" (1944, p.145). In altre parole, l'arte ha smesso
di essere tale nel momento in cui ha iniziato ad essere riprodotta in
serie ed ha così perso la sua aura (Benjamin, 1936). Di conseguenza
anche la musica diventa un oggetto culturale di massa, viene
commercializzata come ogni altra merce.
La trasformazione dell'arte in oggetto culturale avvenne nella
seconda metà del XIX secolo. "Nel 1877 la musica cominciò a
diventare un oggetto" (Eisenberg, 1997, p. 25). La reificazione della
musica, sostiene il critico musicale americano Eisenberg, ebbe inizio
quando Thomas Alva Edison registrò un "Hello!" per mezzo del
fonografo, strumento di sua invenzione, che attraverso la dinamica dei
fluidi permetteva l'incisione dei suoni su cilindri e il loro successivo
riascolto. La paternità del fonografo fu tuttavia messa in discussione
dal poeta e fotografo francese Charles Cros che nello stesso anno
realizzò un apparecchio, il Paléophone, che applicava lo stesso
principio a dischi di cristallo (Silva, Ramello, 1999). Francesco Silva
13
e Giovanni Ramello, d'accordo con Eisenberg, sostengono che
l'invenzione del fonografo abbia aperto "le porte a un mercato
veramente di massa, dove l'informazione si fonde con
l'intrattenimento, con la formazione, con le attività ludiche e quelle
lavorative, fino a permeare ogni aspetto del vivere sociale" (Silva,
Ramello, 1999, p. 13).
Il fonografo veniva installato nei luoghi pubblici "e sfruttato
ludicamente consentendo di ascoltare individualmente brani di musica
per pochi centesimi" (Abruzzese-Dal Lago, 1999, p. 100), in quanto
gli imprenditori non avevano ancora intuito che l'uso domestico
avrebbe fruttato molto di più. Fu il tedesco Emil Berliner a portare la
musica nelle case attraverso il disco, "strumento per la diffusione della
musica e in particolare delle grandi arie d'opera", inventando il
grammofono. L'invenzione consisteva in un apparecchio con braccio
grammofonico, movimento a manovella e puntina di iridio che solca il
rivestimento di cera di un disco di zinco. Dall'originale disco di zinco
bisognava però ottenere la matrice per la riproduzione in copie. Nel
1893, una matrice di gommalacca produsse dischi da 17,8 cm, con una
velocità di 120 giri al minuto. Nel 1900 il numero di grammofoni
nelle case americane era di cinquecentomila.
Peppino Ortoleva distingue alcuni momenti fondamentali
nell'evoluzione del sistema dei media. La prima fase va dal 1875 al
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1914 ed è quella della prima industrializzazione. Nel 1875, afferma
Ortoleva, ha inizio "l'industrializzazione della cultura di massa", e
prosegue: "La prima autentica «rivoluzione industriale» nel settore
delle comunicazioni coincide, non solo cronologicamente, con quella
che viene convenzionalmente definita «seconda rivoluzione
industriale» per quanto riguarda il sistema economico nel suo
insieme." (Ortoleva, 1995, p. 76). Tale processo tuttavia non proseguì
in modo omogeneo in tutti i settori della comunicazione, anzi, questo
momento storico fu caratterizzato da notevoli squilibri economici e
organizzativi tra un settore e un altro. Per quanto concerne il settore
fonografico, esso fu dominato da grandi aziende che agivano su un
mercato internazionale (come l'inglese EMI) fino al primo conflitto
mondiale. Solo l'evento bellico avrebbe promosso lo sviluppo di
imprese nazionali, per mezzo dell'imposizione di barriere insuperabili
tra i mercati dell'Europa centrale e quelli dell'Europa occidentale e
meridionale.
Una "svolta di sistema" (p. 83) è quella a cui si assiste tra il
1914-1945: in questa seconda fase le innovazioni in campo
tecnologico subiscono un'accelerazione senza precedenti. Ortoleva
nota come le nuove tecnologie dell'epoca focalizzassero l'attenzione
proprio sulla parola parlata: "parlata era la radio, parlato il cinema
sonoro, ma non va dimenticata l'importanza del magnetofono,
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strumento capace di fissare la parola e di riprodurla a distanza di
tempo e di spazio, e del microfono collegato agli altoparlanti, capace
di ampliare la piazza dominata da un oratore a dimensioni prima
impensabili" (p. 87). Questo strumento fu promosso in modo
particolare da Hitler, che lo riteneva determinante per la sua attività
propagandistica, e al termine del conflitto l'apparecchio fu preso come
modello dagli americani per realizzare il German Magnetophon
(Silva, Ramello, 1999).
Un altro elemento fondamentale di questo periodo è
l'omogeneizzazione del pubblico: i mass media comportarono un
"livello di circolazione culturale fra le diverse classi" (Ortoleva, 1995,
p. 88) mai incontrato fino ad allora. Non è dunque un caso che proprio
in quegli anni si iniziò a parlare correntemente di comunicazioni di
massa. Infine, se da un lato la tecnologia moderna ha dato la
possibilità ad un unico emittente di raggiungere contemporaneamente
una molteplicità di spettatori, dall'altro ha trovato nella casa, spazio
privato per eccellenza, il luogo privilegiato della fruizione di
spettacoli e informazione, paradossalmente una delle attività tipiche
della vita pubblica. "La radio era stata rapidamente tradotta in
comunicazione asimmetrica, centralizzando il dire in una sola stazione
emittente e diffondendo l'ascoltare in innumerevoli stazioni riceventi,
distribuite su luoghi domestici della collettività" (Abruzzese, 1995, p.
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58). La casa diventa un "terminale" che può essere collegato con il
mondo esterno in qualsiasi momento della giornata (Ortoleva, 1995).
L'ultima fase, che abbraccia l'arco di tempo dalla seconda
guerra mondiale agli anni Settanta, vede la televisione soppiantare la
radio. Eppure la casetta delle emozioni ha saputo adattarsi alla nuova
situazione, smettendo di essere un medium generalista (come la
televisione) per diventare invece medium altamente specializzato.
Inoltre la radio si è rinnovata anche nei contenuti: nata come mezzo di
intrattenimento e informazione, è poi diventata medium di
accompagnamento, proponendo "flusso di notizie musica e
chiacchiere" (p. 95).
In questo stesso periodo si susseguirono diversi supporti
tecnici. Il formato a 78 giri (RPM), diffuso fino agli anni Cinquanta,
aveva rivelato i suoi limiti sul piano della qualità della riproduzione,
della resistenza all'usura e della durata della registrazione.
Quest'ultimo aspetto veniva percepito come un vero problema dalle
emittenti radiofoniche, che si trovavano a dover far fronte alla
necessità di registrare air time di lunga durata con dei 78 giri che al
massimo potevano contenere quattro minuti di musica. Nacquero
quindi il cosiddetto long playing, ovvero il 33 giri, e il 45 giri, detto
singolo. La gommalacca veniva sostituita dal vinile che, "per la sua
compattezza, permetteva di realizzare circa ottocento metri di
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microsolco, ovvero mezz'ora di musica per lato del disco. La qualità
sonora, misurata dal rapporto segnale/rumore, contemporaneamente,
passava dai 30 dB dei 78 giri (nel migliore dei casi) a circa 50-60 dB"
(Silva, Ramello, 1999, p. 23). L'affermazione di questi due formati fu
definitivamente sancita da una strategia commerciale vincente: per
promuovere un artista veniva pubblicato un 45 giri, contenente due
brani, di cui uno (l'A-side) svolgeva la funzione di "assaggio" del 33
che lo conteneva. Nel 1975 i Queen realizzarono il primo video
promozionale della storia per il brano "Bohemian Rapsody", ma è
soprattutto dopo la nascita dell'emittente musicale MTV datata 1981
che la strategia commerciale di cui sopra fa un uso sistematico di un
videoclip che accompagni il singolo (Negus, 1992).
Negli anni Settanta al long-playing si affianca un nuovo tipo di
supporto: la Philips inventa la compact cassette. Figlia del
magnetofono, questa tecnologia introduceva una grande novità: la
possibilità per gli ascoltatori di registrare i propri fonogrammi. Di
conseguenza, la libertà di registrazione che la cassetta garantiva
veniva compensata dal dilagare della pirateria e della violazione del
diritto d'autore.
Un'altra tappa fondamentale del settore fonografico è
rappresentata dal compact disc, un supporto in policarbonato di 12 cm
di diametro, prodotto da Philips e Sony negli anni Ottanta. Il CD si
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basa sul sistema binario definito Pulse Code Modulation, secondo il
quale "un segnale continuo può essere «scorporato» in un numero
finito di campioni, custoditi mediante la rappresentazione binaria e,
all'occasione, rimontati nel segnale originario" (Silva, Ramello, 1999,
p. 28). Con una durata di 75 minuti, una qualità ottima e l'assenza di
deterioramento all'uso in quanto non vi era più attrito tra puntina e
disco (il CD viene letto dal laser), il compact disc era pronto a sferrare
il colpo di grazia al vinile. Il successo di questo supporto fu tale che i
consumatori ricompravano nel nuovo formato digitale i dischi che già
possedevano in formato LP. Non fu altrettanto fortunato il DAT
(Digital Audio Tape), prodotto dalla Sony Corporation nel 1990, che
rendeva possibile la duplicazione digitale e fu pertanto duramente
osteggiato dalla Recording Industry Association of America e le
etichette discografiche. "L'esistenza del DAT fu (…) relegata al
settore professionale, anche a causa del fatto che nessuna impresa
fonografica mise in circolazione un catalogo sufficientemente ampio,
né compì una promozione sufficientemente convinta da stimolarne
l'adozione da parte dei consumatori" (p. 29). Stessa fine o quasi fece il
DCC Philips (Digital Compact Cassette), simile al DAT, mentre
meglio andò al MiniDisc della Sony, una sorta di floppy disc di
dimensioni più contenute.
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La linea di tendenza che si registra attualmente è quella verso
"la realizzazione di sistemi integrati di intrattenimento/comunicazione
dove un ruolo centrale viene giocato dal PC che funge da
collegamento intelligente con le altre periferiche" (p. 30). Un primo
passo verso la multimedialità è segnato dal CD-ROM, supporto di sola
lettura (ROM sta per read only memory) con capacità di
memorizzazione di gran lunga superiore a quella del floppy disk e in
grado di offrire all'utente una serie di informazioni interattive tra le
quali il suono non è che una sola componente. Grazie al CD-ROM è
possibile, ad esempio, ascoltare un brano musicale attraverso le casse
del computer e contemporaneamente vederne il videoclip sullo
schermo. Una tappa importante per quanto riguarda la gestione
integrata di informazioni per l'intrattenimento è rappresentata dal
DVD (Digital Versatile Disc), introdotto nel 1997. Discendente del
compact disc, il DVD utilizza una tecnologia più avanzata che gli
consente di memorizzare una quantità di dati sette volte superiore
rispetto a quella contenibile dal suo progenitore. Per questo motivo il
Digital Versatile Disc è adatto ad applicazioni nell'ambito video, oltre
che audio, con una qualità superiore a quella del CD-ROM. Infine, il
futuro della musica sarà il Digital Audio Broadcasting (DAB), ovvero
la trasmissione video e audio digitale attraverso Internet.